Intempestivi

Verticalismi

L’identificazione del nemico. Questo sarebbe, secondo un recensore, uno dei meriti della lotta contro il TAV in Val Susa e del libro che quella lotta racconta, ovvero “A sarà düra. Storie di vita e di militanza NoTav”, edito da Derive Approdi e curato dal centro sociale Askatasuna di Torino. Ammesso che questo sia realmente un merito del libro, le serate di presentazione che si tengono in giro per l’italico stivale non sono da meno, nel senso che, anche nel corso di queste, qualche nemico è possibile identificarlo. Nemici della libertà individuale, per esempio, da riconoscere in coloro che ci spiegano come la lotta in generale, ed in Val Susa in particolare, per raggiungere i suoi scopi non possa mai essere portata avanti, fino in fondo, in maniera orizzontale. Ci spiegano, i militanti, come ad un certo momento sia assolutamente necessaria una verticalizzazione delle lotte, un momento in cui alcuni prendano per la testa le lotte ed i movimenti che le portano avanti, e le guidino verso la vittoria, verso risultati politici che altrimenti non potrebbero essere raggiunti. Nella pratica ciò è possibile costituendo una sorta di organizzazione leninista.
Come conseguenza di tale modo di guardare alle lotte, ed alla vita, in una serata nel Salento il militante che presentava il libro ha affermato che, naturalmente, quando accadono episodi che si ritengono dannosi per il proseguimento delle proteste – dannosi nella loro stessa essenza oppure perché il contesto sociale non è ancora pronto ad un tale livello di scontro – è giusto che il movimento prenda le distanze; tutto ciò dopo essersi dilungato su quanto sia variegato questo movimento, e sulla bellezza di questa pluralità di componenti, che ne esprimono la ricchezza. A questo punto una giusta domanda è stata rivolta: come fa, il movimento, nella pratica, a decidere di dissociarsi da qualcosa che non condivide, essendo così variegato? Si fa una assemblea fra tutte le componenti? La risposta è stata che non si è ad un tale grado di formalismo, quindi ci si sente tra un po’ di persone che siano riconosciute dal movimento, e si prepara il comunicato. Non è dato sapere, purtroppo, e ragioni contingenti hanno impedito di approfondire, cosa significhi essere riconosciuti dal movimento… Che sia qualcosa che si acquisisce per prossimità territoriale? In base alle iniziative a cui si partecipa o in base alle ore di militanza spese in valle? Magari qualcuno avrà modo di approfondire in una delle prossime presentazioni.
Alla luce di quanto affermato sull’essere pronti ad un certo livello di scontro, è stato curioso ascoltare dal militante in questione come lui stesso abbia dovuto salvare, dopo la caduta di un compagno da un traliccio, un giornalista dalle grinfie di alcuni vecchietti particolarmente ostili: la loro ostilità, non era forse segno della maturazione e del raggiungimento del livello di scontro idoneo a quello che era il loro proposito? Certo, chi parlava non poteva ammettere che quella mossa sia stata frutto di mero calcolo politico, tenuto conto della convinzione di poter sfruttare – seppure con pochi margini, come ammesso – la presenza dei giornalisti in Val Susa, ragion per cui è stata mossa una critica a coloro che, con dogma quasi religioso, sono ostili a queste figure. Senza che fossero nominati chiaramente, qualcuno in sala ha avvertito un certo riferimento agli anarchici.
Riferimento che appariva tutt’altro che velato nella critica a chi non condivide la formula della rappresentanza, mentre si tessevano invece le lodi e la giustezza del condurre la lotta anche su questo fronte. Una lotta, è stato affermato, portatrice di frutti notevoli, quale l’elezione di un NoTav come presidente della Comunità Montana, e la vittoria di liste civiche NoTav contro liste congiunte PD/PDL in alcuni comuni della valle. Forti di ciò, le imminenti elezioni politiche sono un momento a cui, a dire del militante, il movimento NoTav guarda con attenzione…
Un richiamo al passato per capire il presente. Nel corso della serata non si è potuto fare a meno di parlare degli inizi della lotta contro il Tav in Val Susa; grande enfasi è stata data al fatto che si sia riusciti a raggiungere mobilitazioni di massa in una lotta iniziata da appena un paio di studiosi, e poco più, molti anni fa. La presenza in sala di qualche vecchio con la memoria non completamente sbiadita ha fatto notare che, circa 15 anni fa, c’erano anche altri oppositori al Tav, che avevano iniziato un percorso di lotta con una certa lungimiranza, pagando anche duramente. Due di loro, chiamati Sole e Baleno, addirittura con la vita. A tale osservazione, il militante ha risposto che ora, a distanza di anni, quella storia è stata, in un certo senso, assimilata e digerita dal movimento, ma che a suo tempo quei fatti hanno impedito e bloccato, per un paio d’anni, la prosecuzione di un percorso di lotta. E comunque, a lui, quella storia non era ancora chiara… Anche su questa chiarezza non è stato possibile approfondire, ma l’insinuazione lasciava aperta ogni possibilità su chi fossero davvero questi due che sono morti, o sulla possibilità che fossero manovrati da qualcuno, oppure… Mors tua, vita mea: la lotta fino alle estreme conseguenze di alcuni compagni è terreno su cui si edifica la lotta politica dei militanti.
Ma in fondo, oggi, tutto ciò non conta più nulla: il movimento è cresciuto ed ha in sé chi pretende di autocandidarsi alla sua guida. La memoria storica può essere seppellita e giacere insieme a coloro che non ci sono più. Requiescat in Pace.

 

[22/02/2013]