Intempestivi

Contro la normalità

Il Tav, è chiaro da tempo, non è solo un treno ad alta velocità, è anche l’emblema di questo mondo fatto di merci, del sempre più veloce, del profitto ad ogni costo, dello sfruttamento nei confronti degli individui e della natura. Per questo forse la protesta contro di esso è una protesta così sentita. Perché spinge a vedere la totalità delle cose, il filo che lega tutte le questioni. Una linea ferroviaria che si vuole realizzare a scapito di chi vive i luoghi in cui verrà costruita, rovinandogli l’esistenza per decenni, occupando quei posti per renderli un cantiere protetto da filo spinato e check point militari. Una sorta di minimondo riproducibile ovunque, passando sopra le persone, i corpi, i sogni, in due parole la vita di ognuno. Ma se a riprodursi e moltiplicarsi è anche la protesta allora tutto può cambiare. Ed è quello che sta accadendo in tutta Italia, con squarci anche in Europa. C’è la consapevolezza, chiara o intuita, che ciò che è in ballo è molto di più della realizzazione del Tav in Val Susa. Perché mentre si lotta si ha bene in mente che la solidarietà è quasi sconosciuta tra chi vive i suoi rapporti nel mondo attuale. Che la devastazione dell’ambiente sta raggiungendo un punto di non ritorno (o forse lo ha già raggiunto), in tutto il pianeta. Che la militarizzazione dei luoghi in cui viviamo, dalle città alle valli, sta per soffocarci. Che il regime democratico, anche quello dal volto pulito o tecnico è un cane da guardia, feroce e assassino.
Ciò che si ha in mente è questo ordine di cose, iniquo e insopportabile.
Dopo la caduta di un anarchico da un traliccio in Val Susa, solidarietà e complicità sono andate estendendosi. Non importa dove; ciò che ribolle nelle vene è spontaneo e più immediato di qualsiasi riflessione o analisi. Una pressione e un’agitazione diffusa sono linfa per la lotta contro l’alta velocità ma anche per tutto ciò che è in ballo. Gli schemi tuttavia non rappresentano una valida bussola da seguire. Agire da individui in fondo è fare ciò che ci si sente di fare, in Val Susa come altrove, da soli o insieme agli altri.
La discussione può essere sempre d’aiuto anche quando è opportuno essere tempestivi. La polemica, a volte un po’ tarata, al contrario non muove gli animi, li appesantisce.

 

[1/3/2012]