Pareri sulla rivoluzione

Brulotti

Pareri sulla rivoluzione

Alcuni Pidocchiosi [Vittorio Pini]

Finché le masse sono forzate a tutto produrre e nulla consumare, finché a loro si nega il pane materiale, il letto per dormire, il fuoco per scaldarsi, gli abiti per coprirsi, e tutto quanto è indispensabile alla vita; non potran mai arrivare alla loro emancipazione morale, poiché lo stato di sua vita è come una specie di assopito abbrutimento, il loro cervello è stracco quanto le loro membra, e non han forza di pensare, né di apprezzare le frasi di un libro o gli articoli di un giornale, poiché la loro intelligenza non coltivata ed abbrutita dall’eccessivo lavoro, non arriva a comprendere il vero senso di questi moralisti in frase.
No, miei cari dottoroni; questa massa avvilita, affamata, insultata e sfruttata in tutti i modi, non intende il vostro sistema di emanciparla, e fede ne sia la propaganda sterile che voi fate, ma al contrario, essa ben comprende che è per suo bene scannare il padrone, bruciare la puzzolente stamberga, impossessarsi dei bei palazzi ch’ella stessa ha fabbricato, sfondare le casseforti, atterrare qualsiasi autorità; appiccando re, ministri, senatori, deputati, procuratori, avvocati, questori, prefetti ed i loro tirapiedi che fanno seguito.

Biz %1’iz

Ostrogoto (tr)

Biz %1’iz

Sizi gördük. Sizi duyduk. Şimdi her yerdesiniz. Kim olduğunuzu biliyoruz. Kapitalizmin yarattığı olumsuzlukların artmasına ve devletin görevini suistimal etmesine karşı protestolar düzenleyen %99’sunuz. Seçim reformları, toplumsal alternatifler, ekonomik yardımlar, siyasi önlemler talep eden %99’sunuz. Geleceğinizi kaybetmekten, şu ana kadar yaşadığınız gibi ( bir iş, bir ücret, ev için kredi, emekli maaşı alamamaktan) yaşayamamaktan dertli %99’sunuz. En azından bu kadarcık bir hayat… En fazlasından iyi bir kariyer… İstediğiniz şey bu. Krizin faturasını ödemek istemiyorsunuz.

Tra un ricordo sbiadito...

Brulotti

Tra un ricordo sbiadito e un vivo presente

(A proposito dell'affondamento della Kater i Rades)

A prima vista potrebbe sembrare un'opera meritoria: una scultura che ricorda una tragedia potrà far si che quell'avvenimento rimanga impresso indelebilmente nella mente di chi vi passerà vicino. Eppure qualcosa non torna...
Il 28 marzo 1997 una nave carica di immigrati albanesi viene affondata al largo del canale di Otranto dalla nave Sibilla della marina militare italiana, provocando ottantuno vittime. Non è stato il caso, non sono state le condizioni del mare particolarmente avverse, vi sono stati dei responsabili precisi. La giustizia, quella democratica, ha fatto il suo corso, trovando, come spesso accade in questi casi, una soluzione alla “Ponzio Pilato”. Poco importa la sua conclusione, lo Stato non condanna mai se stesso. Ora di questa tragedia si vorrebbe fare un evento da commemorare con un'opera scultorea apprezzabile da addetti ai lavori come un'importante opera d'arte.

Lasciami senza salvezza

Miraggi

Lasciami senza salvezza

Ibn al-Hadjadj (941-1001)

Oh mio Dio lasciami senza pietà,
Oh mio Dio lasciami senza salvezza,
Tutta la vita con una mano su una natica
E nell’altra un bicchiere di vino.

 

Servimi quel vino
Che i versetti del Corano proibiscono a questa gente.
Servimi, in compagnia del prete,
Lo pisceremo all’inferno.

La nave dei folli

Brulotti

La nave dei folli

Theodore W. Kaczynski

C'era una volta una nave comandata da un capitano e dai suoi secondi, così vanitosi della loro abilità di manovra, così pieni di hybris e talmente imbevuti di sé da diventare folli. Fecero rotta verso nord, navigarono così a lungo da incontrare iceberg e pezzi di banchisa, ma continuarono a navigare in quella direzione, in acque sempre più pericolose, al solo scopo di procurarsi occasioni per gesta marinare sempre più brillanti.
Mentre il battello raggiungeva latitudini via via più elevate, i passeggeri e l’equipaggio erano sempre meno a proprio agio. Cominciarono a litigare e a lamentarsi delle proprie condizioni di vita.
— Che il diavolo mi porti – sbottò un marinaio di seconda classe – se questo non è il peggior viaggio che abbia mai fatto. Il ponte è lustro di ghiaccio. Quando sono di vedetta, il vento trafigge la mia giacca come un coltello; ogni volta che faccio prendere una mano di terzaroli alla vela di trinchetto, ci vuol davvero poco per congelarmi le dita; e per tutto questo, non guadagno che cinque miserabili scellini al mese!

Parigi, 21/12/11, in rue Ordener ...

Brecce

Parigi, 21 dicembre 1911, in rue Ordener...

Richard Parry

Malgrado il freddo e la pioggia incessante era ancora un giovedì mattina discretamente attivo in rue Ordener, ma non abbastanza da non far notare ad un curioso macellaio la lussuosa limousine parcheggiata davanti al numero 142, sul lato opposto della strada. Era là fin dalle otto di mattina ed era ancora là venti minuti dopo, con le tendine tirate, il motore ancora acceso e l’autista — con cappotto grigioscuro, cappello grigio e occhiali protettivi — seduto pazientemente al volante con un altro uomo, vestito uguale, ma col cappello grigio scuro quasi calato fino a coprire gli occhi. Forse il macellaio si stava domandando perché una macchina così bella avesse le ruote e il predellino così infangati. Qualsiasi fosse la ragione, Bonnot non poteva aiutarlo, ma notando lo sguardo fisso un po’ troppo interessato dell’uomo decise di spostarsi. Avanzò lentamente fino al numero 148.
Dietro, con indosso una bombetta nera ed un largo impermeabile, Raymond stava sul bordo del sedile coi nervi tesi accanto a un misterioso quarto uomo. Sedevano in silenzio, in compagnia solo dell’ovattato ticchettio della pioggia. Octave scambiò qualche parola con Jules e guardò l’orologio; non mancava molto ormai. I suoi occhi erano fissi sull’angolo della strada, dove aspettava di veder comparire la sua vittima.

Un colpo di lima

Brulotti

Un colpo di lima

Giuseppe Ciancabilla. Il suo nome continua ad essere misconosciuto, talvolta esecrato, persino all’interno di quel movimento anarchico a cui seppe dare un impulso non indifferente. Del resto, da chi dovrebbe essere ricordato? Non certo dai fedeli sudditi di un ordine costituito che egli detestava e ha combattuto con tutte le sue forze. Tanto meno dagli storici di Movimento, i quali hanno tutto l’interesse a dimenticarlo. Perchè mai gli scribi di una sinistra dedita a corteggiare il potere dovrebbero ricordare uno dei primi redattori dell’Avanti!, passato all’anarchismo dopo aver denunciato i tradimenti e l’impotenza di ogni parlamentarismo? Quanto a quei cattedratici desiderosi di valorizzare la tradizione più presentabile e rispettabile dell’anarchismo agli occhi delle masse (e di quello Stato da cui vengono salariati), sempre lesti a ricostruire e a commentare con perizia ogni minima riflessione di un Malatesta, ogni contributo di un Fabbri, ogni lirismo di un Gori, ogni revisione di un Berneri... perchè dovrebbero perdere tempo con chi ha contribuito a dare una cattiva reputazione all’anarchia, difendendo prima la lima di Luccheni e poi le rivoltelle di Bresci e di Czolgosz?

Wir sind die 1%

Ostrogoto [de]

Wir sind die 1%

Wir haben euch gesehen. Wir haben euch gehört. Heutzutage seid ihr überall. Wir wissen wer ihr seid. Die 99%, die gegen die Exzesse des Kapitalismus und die Missbräuche des Staates protestieren. Ihr seid die 99%, die Wahlreformen, soziale Alternativen, ökonomische Subventionen und politische Maßnahmen fordern. Ihr seid die 99%, die Angst haben ihre Zukunft zu verlieren, nicht länger im Stande zu sein zu leben, wie ihr es bis jetzt getan habt: einen Job, ein Gehalt, eine Hypothek, eine Pension. Im schlechtesten Fall überleben und im besten Fall eine Karriere. Das fordert ihr.

Brief an die anarchistische Galaxie

Ostrogoto [de]

Brief an die anarchistische Galaxie

Ohne Einladung, dringen wir mit diesem Brief in eine Debatte ein, die nicht die unsere ist. Eine Debatte, die nie die unsere sein wird, da sie sich auf einem Terrain abspielt, das uns für die Suche nach aufständischen Perspektiven und damit einhergehenden anarchistischen Ideen und Aktivitäten unfruchtbar scheint. Aber wieso dann, könnte man sich fragen, einen solchen Brief verfassen?

Мы, один процент

Ostrogoto (ru)

Мы, один процент

Мы видели вас. Мы слышали вас. Вы повсюду. Мы знаем, кто вы. Вы те 99 процентов, которые протестуют против излишков капитализма и злоупотреблений государства. Вы те 99 процентов, которые требуют избирательных реформ, социальных альтернатив, экономических субсидий и политических мер. Вы те 99 процентов, которые зажаты стахом потерять ваше будующее, быть неспособными жить дальше так, как вы это делали до сих пор: работа, зарплата, кредит на квартиру, пенсия. Минимум, дать вам жить. Максимум, делать карьеру. Вот, чего вы просите. Вы не хотите оплачивать "кризис", вы хотите, чтобы всё вновь стало, как прежде. Чтобы никто не отключал ваших экранов, которые день за днем осушили вашу жизнь, лишая её всякого смысла и эмоций , осуждая её на грустное выживание. И всё это вы требуете от правительств и банков, чтобы наконец-то была демократия: правители, которые заинтересованы не властью, а всеобщим благом, банкиры, которые заинтересованы не прибылью, но счастьем населения. Как в сказках, как в фильмах.

Incazzati neri

Intempestivi

Incazzati neri

Martedì 13/12 a Firenze. Due uomini vengono uccisi, altri tre feriti gravemente. Sono tutti senegalesi. Sono venditori ambulanti. Sono poveri e stranieri. Per questo sono finiti nel mirino di un fanatico di destra, razzista come tutti i fascisti.

Politici e media hanno inutilmente cercato di presentare l’assassino come un pazzo che ha compiuto un gesto deplorevole e doloroso, da biasimare stringendosi assieme il tempo di un funerale. Il vanitoso e inconsistente Matteo Renzi ha proclamato il lutto cittadino, offrendosi di rimpatriare le salme: allontanare i cadaveri in fretta, per meglio dimenticarli e poter tornare alla “normalità”. In una città ormai diventata uno shopping-museum aperto a tutte le banconote, senza distinzioni di valuta, bastano dieci minuti di serrata per esprimere il cordoglio bottegaio.
Gli spari di Firenze seguono a poche ore di distanza il rogo di Torino, dove alcuni cittadini perbene hanno incendiato un campo rom, abitato da altri poveri, da altri stranieri. No, non si tratta di una coincidenza. Sono le conseguenze del veleno che da tempo ammorba l’aria che respiriamo.

Continua a parlarmi

Brulotti

Continua a parlarmi

Alfredo Bonanno

Il più delle volte guardiamo lo "straniero" con sospetto, col sospetto che sempre ci viene dalla differenza non ancora codificata. Cosa ci porterà lo "straniero"? Di certo delle novità, e queste come saranno? Potranno essere buone o cattive, comunque turberanno i nostri equilibri, i sonni (e i sogni) che spesso facciamo tra un brusco risveglio e l'altro.
Da qui la necessità di non scoprirci più di tanto. I confini del nostro mondo personale, il nostro mondo quello che siamo disposti a difendere fino alla morte, perché è di esso che ne va quando rischiamo l'avventura dell'ignoto, questi confini si irrigidiscono e propongono uno schema interpretativo. Lo "straniero", uomo o problema non fa differenza, viene così catalogato nell'ambito dei nostri schemi, diluiamo la forma nella struttura, la comprimiamo a forza, pretendiamo che l'altro si adegui alle nostre necessità. Così, dopo averlo ucciso, in modo rituale per quel che possiamo e nell'ambito delle nostre capacità di uccisori, lo riproduciamo adatto ai nostri scopi, perfino a continuare ad alimentare i nostri pruriti, sogni e sonni compresi.

Qu'est-ce que le terrorisme?

Ostrogoto [fr]

Qu'est-ce que le terrorisme?

Maré Almani

En mai 1898, le roi Umberto I, préoccupé par les nouvelles qui lui parviennent de Milan où venait d’éclater une grève générale, confiait au général Bava Beccaris le soin de réprimer la révolte. L’ordre est donné aux soldats de tirer à vue, et Bava Beccaris fait ouvrir le feu sur la ville à coups de canon. Le bilan est de 80 morts et 450 blessés. Fier du devoir accompli, le général télégraphe au roi que Milan est désormais «pacifiée». Le chef de gouvernement, le marquis Di Rudini, fait interdire plus de cent journaux d’opposition, les Bourses du Travail, les cercles socialistes, les Sociétés mutualistes, mais aussi pas moins de 70 comités diocésains et 2500 comités paroissiaux.

Nous sommes le 1 %

Ostrogoto [fr]

Nous sommes le 1 %

Nous vous avons vu. Nous vous avons entendu. Vous êtes désormais partout. Nous savons qui vous êtes. Vous êtes ces 99 % qui protestent contre les excès du capitalisme et les abus de l’Etat. Vous êtes les 99 % qui exigent des réformes électorales, des alternatives sociales, des subventions économiques et des mesures politiques. Vous êtes les 99 % angoissés de perdre votre futur, de n’être plus capables de vivre comme vous l’avez fait jusqu’à présent : un boulot, un revenu, un crédit pour la maison, une retraite. Vous laisser vivre, au minimum. Faire carrière, au maximum.

Les marchands de la vie

Ostrogoto [fr]

Les marchands de la vie

Val Basilio

Dans son œuvre la plus connue parue il y a trente ans, un situationniste belge – dont la subjectivité radicale déjà périmée est aujourd’hui en état de décomposition avancée – notait que «s’il était humain, le pouvoir ne s’auto-congratulerait jamais assez des rencontres qu’il a su empêcher».
Une de ces rencontres évitées, selon la propre thèse de l’auteur, a été celle de l’anarchiste français Albert Libertad avec l’artiste italien Giorgio de Chirico. Tous deux entendaient dénoncer l’œuvre d’anéantissement organisée par l’ordre social contre l’individu, le premier en brûlant ses papiers, et le second en peignant des têtes sans visage. Mieux vaut n’avoir ni nom ni visage, plutôt que d’être le simple reflet des conventions sociales.

Was ist Terrorismus ?

Ostrogoto [de]

Was ist Terrorismus?

Maré Almani

Sich zu fragen, was denn Terrorismus ist, ist eine der Fragen, die sich zu stellen unnütz erscheinen, denn es ist klar, dass man eine eindeutige Antwort erhalten wird. Doch in Realität – wenn man sie genau formuliert –, ruft sie erstaunliche Reaktionen hervor. Die Antworten sind tatsächlich stehts verschieden und widersprüchlich. «Der Terrorismus, das ist die Gewalt jener, die den Staat bekämpfen» sagen die Einen; «Terrorismus ist die Gewalt des Staates» sagen die Andern; «aber nein, Terrorismus ist jegliche gewalttätige politische Handlung, woher auch immer sie kommt» erwidern die Letzten. Ganz zu schweigen von den Debatten die sich eröffnen angesichts der Unterscheidungen, in Bezug auf die Art und Weise: Zum Beispiel, ist der Terrorismus einzig Gewalt gegen Personen oder auch gegen Dinge? Muss er unbedingt durch politische Forderungen motiviert sein oder charaktarisiert er sich ausschliesslich durch die Panik, die er verbreitet?

Wat is terrorisme ?

Ostrogoto [nl]

Wat is terrorisme ?

Maré Almani

Je afvragen wat terrorisme is, is één van die vragen die schijnbaar nutteloos zijn omdat ze ertoe bestemd is een éénduidig antwoord te krijgen. In werkelijkheid – wanneer ze op een rigoureuze manier gesteld wordt – laat ze niet na verbazingwekkende reacties op te wekken. De antwoorden zijn eigenlijk altijd verschillend en tegenstrijdig. “Terrorisme, dat is het geweld van diegenen die tegen de Staat vechten,” zullen sommigen zeggen; “terrorisme, dat is het geweld van de Staat” zullen anderen antwoorden; “maar nee, terrorisme is elke daad van politiek geweld, uit welke hoek ze ook komt” zullen de laatsten verduidelijken. Laten we het maar niet hebben over de debatten die losbarsten over de onderscheiden die daarna gemaakt kunnen worden: zoals bijvoorbeeeld, is terrorisme enkel het geweld tegen personen, of ook tegen dingen? Moet het noodzakelijkerwijs een motivatie van politieke orde hebben, of wordt het alleen gekenmerkt door de paniek die het zaait?

Rifiuti

Brulotti

Rifiuti

Nel mese di maggio [2008] il presunto rapimento di una bambina per mano di una Rom sedicenne, doverosamente pompato dai media, accende gli animi a Ponticelli, quartiere della periferia napoletana. I residenti insorgono e attaccano a più riprese il campo nomadi, incendiandolo col lancio di bottiglie molotov; gli abitanti del campo sono costretti a lasciare le loro abitazioni scortati dalla polizia.
Nello stesso periodo, i residenti di numerosi quartieri napoletani pongono fine, a modo loro, alla cosiddetta “emergenza rifiuti”, appiccando il fuoco ai mucchi di spazzatura ammassati per le strade. Il fuoco è la costante delle due storie, ma non è l’unica.
In un caso si incendia la spazzatura, gli scarti dei prodotti che la società mercantile ci impone di consumare, una società che trasforma tutto in merce ed attribuisce a ogni cosa un valore d’acquisto. Nell’altro caso si incendia la “spazzatura sociale”, gli scarti umani che la società dello sfruttamento tende ad escludere e per cui non c’è spazio al suo interno, perché anch’essi sono lo scarto di una merce, la merce umana, il cui valore d’acquisto è dato dalla loro forza lavoro: quella che serve la si compra, il resto si butta. È un discorso vecchio, se pensiamo che i Rom sono passati dai camini dei forni crematori così come la spazzatura passa dai camini degli inceneritori.

Wij zijn de 1%

Ostrogoto [nl]

Wij zijn de 1%

We hebben jullie gezien. We hebben jullie gehoord. Tegenwoordig zijn jullie overal. We weten wie jullie zijn. Die 99% die protesteert tegen de excessen van het kapitalisme en de misbruiken van de Staat. Jullie zijn die 99% die electorale hervormingen, sociale alternatieven, economische subsidies en politieke maatregelen eist. Jullie zijn de 99% die bang zijn jullie toekomst te verliezen, niet langer in staat te zijn om te leven zoals jullie tot nu toe gedaan hebben: een baan, een salaris, een hypotheek, een pensioen. Overleven, op z'n minst. En op z'n best een carrière.

We Are the 1%

Ostrogoto [en]

We Are the 1%

We’ve seen you. We’ve heard you. Now you are everywhere. We know who you are. You are the 99% who protest against against the excesses of capitalism and the abuses of the State. You are the 99% who demand electoral reforms, social alternatives, economic aid, political measures. You are the 99% distressed at losing your future, at no longer being able to live as you have up to now: a job, a wage, a loan for your house, a pension. Live and let live, as a minimum. A career, as a maximum. This is what you ask.

I mercanti della vita

Brulotti

I mercanti della vita

Val Basilio

Ciò che sta a cuore non può diventare merce. Non importa di cosa si tratti: la memoria di due giustiziati, l’opera di uno scrittore, il sapore di un cibo, l’ambiente naturale, una idea. Ciò che sta a cuore è un’espressione di vita. E non è mai troppo tardi per rammentare che la vita non può essere ridotta a oggetto di sfruttamento commerciale. Essa non ha prezzo, ha solo la pretesa di avere un significato. Ma oggi siamo talmente circondati dalle merci, abituati da sempre a mettere mano al portafoglio per ottenere ciò che è già nostro, che nulla sembra più toccarci, nulla sembra più starci a cuore. Non ci si può innamorare di un prodotto incellofanato. Spenta ogni emozione in noi, restiamo soli con la nostra indifferenza. Quando ogni manifestazione umana è stata ricondotta entro i limiti in cui è possibile lo sfruttamento commerciale, quando non è sopravvissuto pressoché nulla che non possa diventare oggetto di un’attività lucrativa, quando l’ammontare del proprio conto in banca è il miglior biglietto da visita, è ora che la brutalità prenda il sopravvento sull’indifferenza e sulla rassegnazione.

A poco a poco

Brulotti

La teoria dell'a poco a poco

Come in materia di pedagogia morale, quelli che si atteggiano a Catoni sono sempre i più indecenti figuri che rimproverano agli altri le turpitudini di cui essi sono stati generalmente maestri, anche nel campo della sociologia troviamo i Catoni da strapazzo, i pedagogi presuntuosi, ignoranti che rimproverano a certi partiti o a certe scuole politiche i grandi salti teorici che essi, il loro partiti o le loro scuole filosofiche hanno compiuto sul terreno pratico dei fatti.
Non perderemo il nostro tempo a dimostrare l'assurdità di questo principio, sedicente scientifico, che non riposa su alcuna legge certa, positiva della natura (poiché in qualunque campo della vita assistiamo alla produzione dei fenomeni che trasformano repentinamente un dato numero di cose) e ci limiteremo semplicemente ad osservare che questi apostoli della teoria evoluzionista son generalmente dei buoni conservatori, dei buoni borghesi, che hanno accumulato in fretta delle discrete fortune, obbedendo ben poco a quella legge dell'«a poco a poco» e del lento divenire, di cui si dichiarano coraggiosamente partigiani.

Istigazione a delinquere!

Brulotti

Istigazione a delinquere!

La contestazione di questo reato è il perno su cui è ruotato il teorema accusatorio della Corte d’Assise d’Appello di Lecce, servito a condannare [9 dicembre 2010] per associazione sovversiva 12 anarchici, con pene comprese tra un anno e cinque anni e cinque mesi. Siamo stati accusati di aver istigato gli immigrati internati nell’ex CPT “Regina Pacis” di San Foca affinché dessero vita a rivolte, evasioni, distruzioni del centro. È convincimento utile allo Stato e ai suoi servitori quello di credere che le rivolte nei CPT (ora chiamati CIE) siano frutto di un lavoro di istigazione svolto da pochi sovversivi, e non già pratica endemica alla stessa condizione di reclusione: quando un essere vivente è rinchiuso, spesso si ribella. La storia dei CIE, dalla loro nascita nel 1998 ad oggi, è la dimostrazione più chiara di questa affermazione.

Blanqui

Autopsia

Blanqui o l'insurrezione di Stato

Con Louis Auguste Blanqui (1805-1881) potremmo al massimo sentirci debitori di uno slogan e di un libro. Il primo è quel Né Dio né Padrone che diede il titolo al giornale da lui fondato nel novembre 1880, pochi mesi prima della sua scomparsa. Il secondo è l’avvincente L’eternità attraverso gli astri, meditazioni sull’esistenza di mondi paralleli e sull’eterno ritorno. Un grido di battaglia e un’opera filosofica di astronomia: tutto qui ciò che merita di essere ricordato di Blanqui. Il resto lo lasciamo volentieri nella pattumiera della storia, dagli altri suoi giornali (come La Patria è in pericolo) alla sua politica avanguardista ed autoritaria.

Non tutti condividono questa considerazione, tant’è che in questo ultimo periodo c’è chi si sta dando un certo da fare per riportare in auge il suo nome che sembrava destinato all’oblio. La sua riscoperta è stata iniziata dai sovversivi di stampo autoritario più vitaminici e meno ingessati, abili annusatori dell’aria del tempo. Di fronte al franare sempre più impetuoso di questa società, di fronte al continuo divampare dei fuochi delle sommosse, si saranno accorti che dietro l’angolo è più probabile (ed anche più desiderabile) che sia in arrivo un’insurrezione piuttosto che una vittoria elettorale dell’estrema sinistra (che si ritroverebbe per altro a dover gestire e risolvere una situazione senza vie d’uscita indolori).

Nel passato, il presente

Brulotti

Nel passato, il presente

Sono circa 1300 l’anno, in Italia, i morti sul lavoro, le “morti bianche”. Un lento stillicidio, una vera e propria guerra che va avanti, inesorabile, da tempo. Tutti gli schieramenti politici non fanno altro che un gran strillare, invocare nuove regole, aspre sanzioni e altro ancora, ma si guardano bene dall’indicare i reali mandanti di questi omicidi “bianchi”. E lo fanno per un motivo ben preciso, perchè i mandanti sono essi stessi. Da destra come da sinistra, da Modigliani e Tarantelli, alle leggi cosiddette “Treu” e “Biagi”, con il complice collaborazionismo di tutti i sindacati e su richiesta ben precisa di Confindustria e organi simili, le politiche del lavoro nell’ultimo quarto di secolo sono andate sempre in un’unica direzione, quella della deregolamentazione selvaggia e dello smantellamento sistematico di tutte le vecchie conquiste operaie; quella della concertazione tra padroni e sindacati su flessibilità lavorativa e straordinari, forme di lavoro precarie, atipiche e parasubordinate, e tanto altro ancora.
Negli ultimi mesi molte sono state le stragi che hanno colpito l’opinione pubblica, ma una in particolare si è impressa nell’immaginario collettivo, forse perchè verificatasi a Torino, la vecchia capitale operaia, o per le modalità particolarmente brutali della morte di sette operai, una morte avvenuta dopo atroci sofferenze durate anche molti giorni.

Ai dottori della mente

Brulotti

Ai dottori della mente

Signori, Signore,
un semplice pezzo di carta, un diploma di laurea, vi concede il diritto di soppesare la mente. Questa attività pretenziosa la esercitate con il vostro comprendonio. Lasciateci ridere. La credulità popolare attribuisce alla psichiatria, alla psicanalisi e all’ausiliaria psicologia chissà quali lumi rivelatori. Nella considerazione della vostra professione, il nostro parere è preventivo. Non intendiamo qui discutere il valore ed il fondamento della vostra scienza, né le cause dei cosiddetti disturbi psichici. Ma per cento casi in cui si scatena la confusione fra la materia e lo spirito, quanti sono i tentativi da parte vostra di avvicinare il mondo cerebrale in cui vivono i vostri pazienti senza la pretesa di adeguarli alla normalità? Ad esempio, quanti di voi credono che il sogno del demente precoce, le immagini di cui è preda siano tutt’altro che un’insalata di parole? Quanti di voi pensano che una vita trascorsa nelle convulsioni dettate delle ossessioni individuali sia altrettanto legittima di una vita trascorsa negli obblighi imposti dalle convenzioni sociali?

Prova teknike

Ostrogoto (sq)

Prova teknike

E shtune 15 tetor duhet te ishte dita boterore e indinjimit.

Ne te gjithe boten ishin parashikuar qindra manifestime ne shenje proteste kunder nje sistemi social qe tashme nuk eshte me ne gjendje as te garantoj nje fare mbijetese ne kembim te bindjes. Per kete, ne Rome, kishin lene takim gjithe jetimet qaramane te nje Demokracie te tradhetuar, te nje Kushtetute te shkelur, te nje te Drejte te mohuar.
Ne fillim donin te dilnin pompoze mbi pallatet e Pushtetit per t'i 'pushtuar', por kapitulluan nga kercenimi i policeve e u drejtuan ne periferi vetem e vetem per t'u autoparaqitur.

Seulement des mots ?

Ostrogoto [fr]

Seulement des mots ?

Vous avez vu la rage de beaucoup d’indignés, le 15 octobre dernier à Rome, face à ceux qui brisaient les vitres de plusieurs banques, ou des objets sacrés. Ils les ont insultés, bousculés, démasqués au grand bonheur des policiers. Ils n’acceptaient pas leur présence dans le cortège. Les gens qui protestent contre le massacre social imposé par le marché ont trouvé intolérable que l’on puisse endommager une banque. Ceux qui descendent dans la rue, fatigués d’une vie d’obéissance, se sont mis en colère.