La funzione dello Stato

Brulotti

La funzione dello Stato

Una delle superstizioni più diffuse del nostro tempo è che lo Stato sia una specie di provvidenza capace e disposta a soddisfare i bisogni, gli interessi e le aspirazioni di tutti coloro che, per numero, per ricchezza o per abilità, riescono a farsi ascoltare dagli uomini che ne esercitano il potere.
In un certo senso, ciò può essere vero per alcune categorie privilegiate che lo Stato può soddisfare a spese delle moltitudini diseredate ed operose. Ma non può mai essere vero né per la grande maggioranza né per la totalità dei cittadini. E ciò per due ragioni fondamentali: primo perché lo Stato non ha se non quel che riceve, o, per meglio dire, confisca ai sudditi; se restituisse a questi tutto quel che ha confiscato, la sua esistenza non sarebbe materialmente possibile; e se lo fosse, diverrebbe inutile. Secondo, lo Stato è sempre un organismo creato dalla minoranza privilegiata a difesa e tutela dei propri privilegi, e la sua missione non è già di estendere a tutti i benefici inerenti ai monopoli dei pochi, ma di assicurare a questi la parte maggiore e migliore dei frutti del lavoro di tutti.

Mitä on terrorismi ?

Ostrogoto (fi)

Mitä on terrorismi ?

Maré Almani

Toukokuussa 1898 kuningas Umberto I, huolestuneena uutisista joiden mukaan Milanossa oli puhjennut yleislakko, uskoi kenraali Bava Beccarisille tehtäväksi kapinan kukistamisen. Sotilaille annetaan käsky ampua vapaasti ja Bava Beccaris avaa tulen kaupunkia vastaan tykinlaukauksella. Lopputuloksena 80 kuollutta ja 450 haavoittunutta. Velvollisuutensa täyttämisestä ylpeä kenraali lähettää kuninkaalle sähkeen, että Milano on nyt "rauhoitettu". Hallituksen johtaja markiisi Di Rudini kieltää yli sata opposition sanomalehteä, ammattiyhdistysten talot (Bourses du Travail), sosialistipiirit, keskinäiset yhtiöt sekä ainakin 70 maakuntaneuvostoa ja 2 500 pitäjänneuvostoa. Lisäksi Rooman, Napolin, Padovan ja Bolognan yliopistot suljetaan samalla kun tehdään tuhansia pidätyksiä. Umberto I lähettää välittömästi onnittelusähkeen Bava Beccarisille ja myöntää hänelle Savoijin ritarikunnan ristin "arvokkaista palveluksista laillisen yhteiskuntajärjestyksen ja sivilisaation hyväksi".

Avviso ai passeggeri

Intempestivi

Avviso ai passeggeri

Lo siamo tutti. Attraversiamo questa esistenza sulla terra sapendo d’essere di passaggio. Anche perché non teniamo in mano il volante che guida il viaggio della nostra vita, non ne controlliamo né la velocità, né la durata, né la destinazione. Viviamo questa esperienza, la sola a nostra disposizione, accontentandoci per lo più di guardare fuori dal finestrino. Come passeggeri, appunto. Ben sapendo che nulla dura in eterno, che prima o poi si arriva al capolinea e si scende.

 

Abbiamo imparato che tutta la nostra vita è transitoria e precaria. Non possiamo scegliere noi le immagini che ci sfrecciano davanti al finestrino, né chi ci siede accanto. Quel che capita, capita; inutile protestare, per di più ci è vietato rivolgere la parola all’autista. Ecco perché nulla di quanto accade sembra toccarci. Se i passeggeri di un mezzo pubblico assistono muti e immobili ad un’aggressione, i passeggeri della vita assistono muti e immobili ad ogni sopruso. Anziché spronarci a realizzare qui ed ora i nostri desideri, in fretta prima che sia troppo tardi, la caducità della vita ci ha reso ciechi, insensibili, rassegnati.

I tempi non sono maturi!

Brulotti

I tempi non sono maturi!

Carlo Cafiero

Repetita juvant

Io so che i nemici maggiori del progresso non sono i despoti, i tiranni, gli oscurantisti. Questi, nel loro assurdo, fanno meglio apparire direi quasi i vantaggi, le bellezze della idea del progresso, e così, in un certo senso, gli servono mirabilmente. I maggiori nemici del progresso sono i falsi liberali, i moderati. Essi che acconsentono alle nostre idee, ma come idee; — essi che amano, come lor piace di dire, la giustizia e la libertà, ma per proclamarle poi in fatto utopie, — che all’ultimo raziocinio, all’ultima pietra che cade nella loro fortezza ci fanno la carità di un ultimo consiglio, e ci sussurrano: I tempi non sono maturi
I tempi non sono maturi! — Ecco come s’insulta all’umanità, al diritto, alla giustizia. — Ecco la più insulsa delle offese, e la più cretina delle risposte.

Opportunità

Brulotti

Opportunità

La recente concessione della semilibertà a Marino Occhipinti, componente della cosiddetta “banda della Uno bianca” che, condannato all'ergastolo, dopo aver scontato 17 anni di carcere potrà ora uscire la mattina per recarsi al lavoro e far rientro in cella la sera, ha sollevato il consueto vespaio di polemiche e le incredulità – se vogliamo comprensibili – dei familiari delle vittime. Non riescono a spiegarsi, costoro, come pure la maggioranza dell'opinione pubblica, come sia possibile che autori di numerosi omicidi, commessi peraltro, nel caso specifico, da gente che indossava la divisa, possano uscire dal carcere dopo un periodo relativamente breve.
Figli di un accanito giustizialismo forcaiolo, quando accadono fatti del genere si vorrebbero vedere i responsabili scomparire nel ventre delle patrie galere affinché non vi riemergano più, se non in posizione orizzontale ben custoditi in un parallelepipedo di legno. Ci si affida, nello svolgimento di tale mansione, allo Stato, ma si esprime fastidio, stupore e perplessità quando quello Stato, nell'applicazione rigorosa delle leggi che lo amministrano, sputa fuori questi figuri dopo anni che sono sembrati troppo pochi e troppo veloci nel loro trascorrere. Con lo sguardo accecato dallo sgomento e la mente ottenebrata dall'incredulità, non si riesce a cogliere l'opportunità che una tale situazione offre.

Il ruggito delle blatte

Macchianera

Il ruggito delle blatte

Epidemia di rabbia in Spagna (1996-2007)
Ed. laramaccia, Teramo 2010

 

Dopo averne degustato tempo fa un estratto su internet che aveva destato la nostra curiosità, siamo riusciti infine a leggere per intero l’opuscolo a cura delle edizioni “laramaccia” di Teramo. Si tratta della traduzione di un testo apparso nel 2008 sulla rivista spagnola Resquicios, a firma Le Tigri di Sutullena.
Vivessero nella giungla, le tigri sarebbero selvatiche. Saprebbero d’istinto che libertà è sinonimo di avventura e rischio. Vivendo a Sutullena, sono tigri addomesticate. Mangiano quando qualcuno dà loro da mangiare ed il resto della giornata lo trascorrono a girare in tondo nella gabbia, spalancando le fauci a chi non gode delle loro simpatie. Ambiscono alla libertà, ma non osano tentare di conquistarla per timore della frusta. Sono furbe, loro, aspettano il momento propizio, quando qualcosa di esterno aprirà d’incanto i cancelli: l’avvento di condizioni storiche oggettive adeguate, l’identificazione sociologica di un soggetto collettivo rivoluzionario, la formulazione erudita di una teoria radicale globale. E aspettano, aspettano, aspettano...

Il lungo giorno

Miraggi

Il lungo giorno

G. R.

Un giorno Sua Eccellenza il Conte andò nei campi a sorvegliare il lavoro dei suoi servi. Essi lavoravano diligentemente da mattina a sera, ma a Sua Eccellenza non parve abbastanza. Il giorno era troppo corto per i suoi gusti. Perciò radunò la gente e disse:
- Il giorno è troppo corto e voi non lavorate abbastanza. Bisognerà allungare il giorno. A chi ci riuscirà darò un ducato d’oro.
Un giovane si fece avanti e disse che aveva inventato una macchina per allungare il giorno. Prese una enorme ruota da carro, fissò la ruota ad un asse, vi aggiunse una manovella, e la macchina fu pronta.
Il Conte scosse la testa e disse:
- Ma questa è solo una ruota con una manovella!
- Certamente, ma è un’ottima macchina. L’unico inconveniente è che dovete girarla voi stesso, altrimenti il giorno non si allungherà. E deve essere girata senza interruzioni, dall’alba al tramonto. - Bene, - disse il Conte, - se non c’è altra soluzione, lo farò io.

È morto il dittatore

Brulotti

È morto il dittatore

Cizeta [Costantino Zonchello]

21 gennaio 1924
Nikolai Lenin è morto. La Russia è in lutto. Il piccolo mondo comunista, che guardava a lui come ad oracolo, ha messo le gramaglie.
Così la notizia ufficiale. Con le doverose posteriori informazioni sugli onori tributati all'uomo.
E sulla notizia ufficiale i commenti più disparati, le previsioni più cervellotiche. Come se dall'esistenza o dalla morte d'un uomo dipendono veramente l'avvenire, la prosperità o l'indigenza d'un gran popolo e del mondo.
Denigratori ed ammiratori han voluto vedere nell'uomo che dalla rivoluzione ha avuto tutti gli onori ufficiali la figura centrale, quasi la causa e la forza della rivoluzione stessa.
Per noi Nicolai Lenin rimane memorabile come uno dei più grandi politicanti che siansi mai affacciati nella storia ad imbrigliare e soffocare una rivoluzione; mentre è ancora da dimostrarsi che il suo partito abbia avuto una grande forza propulsiva nello scatenamento della rivolta che rovesciò Kerensky, è fuori discussione che seppe barcamenarsi, scroccare la simpatia ed al momento giusto sostituirsi al popolo nel grande scombussolamento della rapida svalorizzazione degli uomini rovesciati.

Fatti non fummo

Intempestivi

Fatti non fummo a viver come bruti

Siamo felici della vita che facciamo? Pensiamo di condurre un'esistenza piena, bella, degna di essere vissuta? Stiamo esaudendo i nostri sogni? Stiamo realizzando i nostri desideri? Oppure i nostri giorni assomigliano sempre di più ad un incubo?

Secondo le statistiche, sta aumentando vertiginosamente il numero dei suicidi. Si ammazzano imprenditori in difficoltà, si ammazzano disoccupati, si ammazzano tutti coloro che non riescono a dare un senso alla propria esistenza. E più il nostro sistema sociale sprofonda nella palude del profitto economico cui tutto deve essere assoggettato, più cresce questa disperazione che spinge a dire addio alla vita. Se ciò accade nel “mondo libero”, figurarsi cosa può avvenire in luoghi come le prigioni! Qui i “suicidi” stanno diventando la normalità.

Buttiamoli fuori bordo

Intempestivi

Buttiamoli fuori bordo, cazzo!

Quel che è accaduto all'isola del Giglio, l'incredibile naufragio di una nave da crociera a pochi metri dalla costa, è proprio una metafora del mondo in cui viviamo.
Un'imbarcazione mastodontica, gioiello dell'industria navale, con tutti i confort, ipertecnologica, adibita al trasporto di persone a fini di puro divertimento. Più che una nave, un albergo galleggiante. Un vero e proprio simbolo del lusso e dello sfarzo, ma di quel lusso e di quello sfarzo finti e stucchevoli, alla portata di molte tasche. I veri ricchi, si sa, non viaggiano su navi da crociera, possiedono le proprie imbarcazioni private. Non si mescolano coi cafoni arricchiti, con quella classe media che si può permettere di sborsare un migliaio di euro per una crociera. Una settimana di “piacere” organizzato, patinato, catalogato, per sentirsi al di sopra dell'inferno in cui si danna il volgo innumere, per sentirsi alle porte del paradiso dei privilegiati.

Internazionalismo pratico

Contropelo

Internazionalismo pratico

Alfredo M. Bonanno

Manifestazioni di massa potrebbero altrettanto bene essere organizzate contro questi centri reali del potere, risultando non meno (se non di più) efficaci. Solo che questi centri reali dovrebbero essere individuati e ciò riporta il discorso alle effettive possibilità del movimento rivoluzionario di avere le necessarie informazioni. Ma queste informazioni non vengono regalate da nessuno, devono essere espropriate, cioè sottratte, rubate, violentemente prese a quegli organismi che le tutelano e le difendono con ferocia proprio perché consci della loro grande importanza. Quanto è invece più facile leggere semplicemente il giornale e apprendere che il giorno tale, nel tale paese, c’è la tale manifestazione? Si fa prima, si corre allora all’appuntamento, qualcosa a metà tra gita in campagna ed esercitazione sado-masochista per ragazzi muscolosi, incerti tra l’essere boy-scout o hooligan. In alcuni paesi, come l’Inghilterra, ad esempio, queste occasioni sono momenti molto ricercati per dare sfogo a quello che potrebbe essere definito lo sport nazionale più recente e praticato, cioè fare a botte con la polizia.

La parola che mi porta

Miraggi

La parola che mi porta

Nato a Mosca, Georges Schwartz (1905-1987) trascorre la sua esistenza in Francia, a Vitry. Medico omeopata dei poveri, presta le sue cure soprattutto ai barboni, agli immigrati, ai marginali, a coloro che non hanno accesso ai servizi sanitari statali. Fuori dall'ambulatorio si dedica alla poesia, di cui si considera un umile servitore, tanto da scegliersi lo pseudonimo letterario di Paul Valet. Per lui la poesia non è un innocuo passatempo, ma uno strumento di bellezza e di lotta per la libertà, come testimoniano gli stessi titoli delle sue raccolte (Senza museruola, Parole d'assalto, Astri di non-sottomissione).
Durante la guerra partecipa alla Resistenza e alla Liberazione rifiuta sia di suonare i pifferi della propaganda (ben sapendo che «una stretta fraterna senza patria né partito è più forte di tutte le dottrine dei dottori» e che «non si libera l'uomo dai suoi maledetti Stati condannandolo a vita da un modello di Stato») che di trasferirsi a Parigi e fare carriera nel bel mondo delle lettere. Negli anni successivi «l'eremita di Vitry» alzerà la voce contro le raffinerie di petrolio che inquinano la Senna, Parigi, ed i suoi abitanti, meritandosi così l'odio feroce di industrie e sindacati, uniti nella difesa del posto di lavoro. Viene minacciato dai loro dirigenti, bastonato in mezzo alla strada dai loro scagnozzi, denunciato per ingiurie e calunnia dai loro avvocati. A lungo resisterà, solo contro tutti, fino a crollare e a conoscere l'orrore degli ospedali psichiatrici.

Dalla Politica alla Vita

Contropelo

Dalla Politica alla Vita

Wolfi Landstreicher

L’approccio frammentario e l’esigenza politica di incasellare porta inoltre la sinistra a valorizzare le persone in base all’appartenenza ai diversi gruppi di oppressi e sfruttati: «lavoratori», «donne», «immigrati», «gay e lesbiche», «persone di colore» e così via. Questo incasellamento sta alla base di una politica identitaria, particolare forma di falsa opposizione: le persone oppresse scelgono di identificarsi in una data categoria sociale, un preteso atto di sfida alla propria oppressione che viceversa contribuisce a rafforzarla. Infatti, l’identificazione continua in un ruolo sociale inibisce la capacità di analizzare la propria situazione in questa società, e di agire in quanto individui contro la propria oppressione, garantendo la continuazione dei rapporti sociali che la determinano. In fondo le persone sono utili alle manovre politiche della sinistra solo in quanto membri di categorie sociali, perché nel contesto democratico tali categorie possono diventare gruppi di pressione e blocchi di potere.
La logica politica della sinistra coi suoi fabbisogni organizzativi — l’adesione alla democrazia e all’illusione quantitativa, e la valorizzazione delle persone in funzione della loro appartenenza a una data categoria sociale — è implicitamente collettivista e liquida l’individuo in quanto tale. Come non riconoscere nei reiterati appelli agli individui di sacrificarsi alle più svariate cause, ai programmi, all’organizzazione..., le ideologie manipolatrici dell’identità collettiva, della responsabilità collettiva, della colpa collettiva.

Uomo senza mondo

Contropelo

Uomo senza mondo

Günther Anders

«Uomini senza mondo» erano e restano coloro che sono costretti a vivere all'interno di un mondo che non è il loro; un mondo che, sebbene venga prodotto e tenuto in funzione dal loro lavoro quotidiano, «non è costruito per loro», non è qui per loro; all'interno di un mondo per il quale sono presenti e in funzione del quale sono certo pensati e utilizzati, ma i cui modelli, scopi, linguaggio e gusto non sono comunque loro, né sono loro concessi.
In altre parole: poiché l'operaio vive solo per un mondo appartenente ad altri, per un mondo in cui altri si devono sentire a casa propria, non è neppure sfiorato dalla fondamentale caratterizzazione heideggeriana dell'essere umano eo ipso come essere-nel-mondo. Egli vive infatti non tanto nel, ma solo all'interno del mondo — all'interno del mondo appartenente ad altri, appunto alla classe dominante anche se le catene che lo legano a questo mondo altrui sono state rese tanto morbide e duttili da apparirgli mondo, e persino come suo mondo, al punto che non riesce più a immaginarne uno diverso e non vuole assolutamente perderlo: un mondo che egli difende come proprio anche con i denti e le unghie. La sua lotta per il posto di lavoro, sul quale l'operaio produce spesso cose prive di senso o, peggio, che provocano catastrofi, e al quale afferma di avere sacrosanto diritto, è prova di quanto poco esso viva nel suo mondo; è prova che l'operaio — senza che ne abbia coscienza — è senza mondo.

La Comune di Kronstadt

Brecce

La Comune di Kronstadt

Hugo Treni [Ugo Fedeli]

«I marinai rivoltosi di Kronstadt
non volevano i controrivoluzionari,
ma non volevano neanche noi»
dal discorso di Lenin al X Congresso del P.C.

 

Kronstadt è stata sempre, nella Russia tanto zarista che kerenskiana e bolscevica, la roccaforte del sovversivismo, il più grande centro rivoluzionario, la cittadella dell’idea e dell’azione rivoluzionaria nella Rivoluzione. Anche nel 1905, la prima Rivoluzione ebbe fra i suoi combattenti i forti e eroici marinai dì Kronstadt.
Così pure nell’attuale Rivoluzione, Kronstadt fu sempre prima in ogni azione rivoluzionaria, i suoi elementi avanzati, massime gli anarchici, furono sempre in prima linea, nei posti di maggior pericolo, di grande responsabilità, dove si sospingeva avanti la Rivoluzione coi propri corpi.

Ao Confronto Mortal

Ostrogoto (pt)

Ao Confronto Mortal Contra o Existente, Seus Defensores e Seus Falsos Críticos

Podemos traduzi-lo " Em duelo mortal com o existente, seus defensores e seus falsos críticos", não sem fazer certas correções semânticas que podem ser de utilidade para entender este titulo tão interessante como de difícil tradução. A expressão " ai ferri corti com..." é usada pra caracterizar como um ponto de não retorno, de ruptura iminente e violenta de uma relação com algo/alguém. "Ferri corti" é utilizado para falar de armas brancas (poderia ser "adagas" ou "punhais") que constituíam o último estágio de um típico duelo mortal do século passado, a luta com armas curtas, que se desenvolvia corpo a corpo e onde tinha especial importância a destreza e rapidez dos combatentes, que lutavam para defender uma certa forma de honra. Todos estes núcleos significativos formam parte da constelação semântica desta bela expressão.

Ai ferri corti. Romper con esta realidad, sus defensores y sus falsos críticos

Ostrogoto [es]

Ai ferri corti. Romper con esta realidad, sus defensores y sus falsos críticos

Podemos traducirlo “En duelo a muerte con lo existente, sus defensores y sus falsos críticos”, no sin hacer ciertas aclaraciones semánticas que pueden ser de utilidad para entender esta locución tan interesante como difícil de traducir. La expresión “ai ferri corti con...” se usa para caracterizar un punto de no retorno, de ruptura inminente y violenta de una relación con algo/alguien. “Ferri corti” se usa para hablar de las armas blancas (podría ser “dagas” o “puñales”) que constituían el último estadio de un típico duelo de los siglos pasados, la lucha con armas cortas, que se desarrollaba cuerpo a cuerpo y donde tenía especial importancia la destreza y rapidez de los contendientes, que luchaban para defender una cierta forma de honor. Todos estos núcleos forman parte de la constelación semántica de esta bella expresión.

Met getrokken dolken tegenover het Bestaande

Ostrogoto [nl]

Met getrokken dolken tegenover het Bestaande, haar verdedigers en haar valse critici

Het leven is niets meer dan een onophoudelijke zoektocht naar iets om je aan vast te klampen. Je staat ’s ochtends op en vindt jezelf enkele uren later in bed terug, als een zielige pendelaar tussen een gebrek aan verlangen en vermoeidheid. De tijd gaat voorbij en spoort ons minder en minder aan. Sociale verplichtingen breken ons de ruggengraat niet langer omdat we gewoon geworden zijn om ze overal met ons mee te dragen. We gehoorzamen zonder de moeite te doen ‘ja’ te zeggen. De dood wordt betaald met het leven, schreef de dichter vanuit een ander loopgraaf.

A couteaux tirés

Ostrogoto [fr]

A couteaux tirés avec l’Existant, ses défenseurs et ses faux critiques

La vie n’est qu’une recherche continue de quelque chose à quoi s’agripper. On se lève le matin pour retourner se coucher, un stock d’heures plus tard, tristes banlieusards oscillant entre le vide des désirs et la fatigue. Le temps passe et nous gouverne comme un aiguillon toujours moins fastidieux. Le fardeau des obligations sociales ne semble désormais plus à même de courber nos épaules, tant nous le portons partout avec nous. Nous obéissons sans prendre la peine de dire oui. La mort se paie en vivant, écrivait le poète depuis une autre tranchée.

Leggenda e realtà del fronte unico

Brulotti

Leggenda e realtà del fronte unico

L’idea ricorrente di un fronte unico di tutte le forze rivoluzionarie in lotta contro il fronte unico di tutti i poteri e di tutti gli interessi costituiti, trae le sue origini, per una parte dalla lusinga del numero, che è sempre uno degli elementi decisivi nell’evoluzione delle società, e per l’altra dalla credenza, assai più diffusa che esatta, che tutte le forze rivoluzionarie siano scaturite da un comune alveo nel seno della società in dissoluzione.

Per quel che riguarda il numero, in tempi normali la somma dei rivoluzionari coscienti e militanti è sempre una minoranza infima, come una minoranza infima è la somma dei reazionari consapevoli e attivi, perché le forme sociali in cui viviamo sono in tal modo costituite da scoraggiare, così presso le masse diseredate come presso le minoranze privilegiate l’indipendenza del giudizio, l’autonomia delle coscienze, la libertà di pensiero e di esperimento.
Invece, come se gli insegnamenti dell’esperienza e i consigli della ragione fossero ugualmente vani, l’illusione del fronte unico tra i partiti d’avanguardia è più che mai vegeta. Di fronte al fascismo che incalza totalitario e brutale, lo invocano i gregari, che vedono con terrore calpestata ogni più mite speranza di emancipazione sociale; lo desiderano i capi stessi come ultimo rimedio ai propri errori ed alle proprie colpe inespiabili.

In ogni caso nessun rimorso

Macchianera

In ogni caso nessun rimorso

In ogni caso nessun rimorso
Pino Cacucci
Tea due - Longanesi e C., Milano 1996
Feltrinelli, Milano 2003

 

È possibile che tra le idee, i fatti, le persone e il tempo, i rapporti si siano ingarbugliati fino a non riuscire più a riconoscerne i contorni. È altrettanto possibile che ciò che è vissuto sotto il segno della libertà, anche di quella più selvaggia, finisca col trasformarsi in strumento di addomesticamento.
Si ha un bel ripetersi che dopo tutto certi fatti e persone sono fuori moda e oramai superati, ma il rinnovato interesse manifestato da molti nell'affrontare argomenti del passato, tacendo però l'autentico significato di ciò che è stato, non può cambiarne a posteriori la realtà. Troppi percorsi pretesi nuovi sono la triste parodia di vie già battute, perché si possano sacrificare queste ultime, e chi le ha percorse, alla demagogia che presenta ogni cosa come soffocata dalle erbe cresciute col tempo.

I due Socialismi...

Brulotti

I due Socialismi di Errico Malatesta

Il Reprobo [Giovanni Gavilli]

Quando un individualista prende la parola in pubblico per confutare la vecchia maniera d’intendere l’anarchismo e i suoi mezzi di lotta, i comunisti arricciano il naso, fan boccacce e, scrollando la testa, mormorano per lo più: «che imbecille!».
Codesta loro irritazione non mi offende; la credo naturalissima; le persone religiose — non importa se adoratrici d’iddio e dell’umanità o dell’onestà — si sentono maledettamente urtare nel loro apparato mentale, nei loro sentimenti, nella loro fede dalle miscredenze, delle intollerabili verità messe in mostra dagli anarchici, nemici d’ogni mezzo termine, di ogni superstizione, di ogni schiavistica rinunzia. E quando, non sapendo con chi hanno a che fare, i comunisti s’impegnano in una discussione delle loro idealità e dei loro metodi, spesso se ne ritraggono sdegnosi, fingendosi offesi dalla sincerità dei loro avversari. E nemmeno questo loro contegno mi sdegna o mi offende; la fuga è fuga e qualche volta il migliore dei ripieghi per colui che, messo a tu per tu con la realtà, si sente costretto a confessarsene vinto. Concediamo qualche cosa — ed io concedo moltissimo — all’amor proprio, quantunque ormai la critica lo abbia dimostrato un vecchio pregiudizio.

Percey Bysse Shelley

Autopsia

Percey Bysse Shelley

Nino dal Vespro

L'aquilotto sta sempre in alto, e le oche lo guardano con mal celata invidia.
E lo dissero: un perverso, un irregolare. E un irregolare di fatti lo fu, in quanto egli si distaccava dalla mentalità accettata dalla sua classe, nel suo secolo.
Fanciullo, non l'attrae la vita puerile che interessa gli altri fanciulli; e scruta, per interrogare, gli abissi: costruisce barchette di carta e le affida alla corrente delle acque, mentre il suo sguardo le segue con interesse, e il suo animo si allena ad una lotta impari colla materia. Già sente dell'animo suo, sensibile per ogni forma di giogo e di tirannide, i fremiti della ribellione:
«Era una mattina di maggio. Io pestavo le zolle scintillanti di rugiada: piangevo e non sapevo perché. L'aria era fresca; la natura penetrava in fondo all'animo mio. Un rumore colpì le mie orecchie; ahimè! Da una scuola vicina venivano i lamenti dei fanciulli, eco e simbolo del mondo, nel quale io non dovevo trovare un giorno che tiranni e schiavi…
Ah!, esclamai a me stesso, l'ingiustizia e la tirannide sono troppo spaventose! Io sarò giusto e savio e dolce e libero; possa Iddio concedermene la forza! Il forte che tiranneggia il debole mi cagiona troppo dolore; e questo sentimento non si cancellerà!».

Denaro e Logos

Contropelo

Denaro e Logos

M.D.P.

L’invenzione della moneta ha svolto un’azione rivoluzionaria su tutta una serie di piani, accelerando un processo sociale di cui essa stessa era uno degli effetti fondamentali: lo sviluppo, nell’economia greca, di un settore commerciale marittimo estendentesi anche a prodotti di consumo corrente, e la creazione di un nuovo tipo di ricchezza radicalmente differente dalla ricchezza in terre e di una nuova classe di ricchi, la cui azione è stata decisiva nella ristrutturazione sociale e politica della città. Nascono una nuova mentalità e una nuova morale. Tutta l’immagine tradizionale dell’eccellenza umana dovuta a nobiltà di stirpe e virtù guerriere è messa in discussione è più tardi distrutta dal potere del denaro. La moneta è diventata un segno sociale di valore: essa dà prestigio e potere. Sorta come un artifizio umano atto a garantire la comodità degli scambi tra popoli commercianti, la moneta stabilisce tra valori d’uso che sono in se stessi qualitativamente diversi, un comune denominatore e una comune misura. Le merci per poter essere scambiate devono essere paragonate tra loro, devono essere rese equivalenti l’una all’altra mediante un processo di astrazione che trascura la diversità per ricercare l’uniformità, per ricercare quell’elemento quantitativo ed astratto che è il valore di scambio. Ogni merce è simile ad ogni altra; così un uomo vale un altro purché possieda la medesima quantità di denaro. La legge scritta ribadisce, nel suo processo di astrazione, il processo di quantificazione instaurato dalla circolazione del denaro: tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge come di fronte al denaro; tutti possono accedere alla cosa pubblica e al governo della città, con i poteri proporzionali al loro censo, e tutti possono acquisire ricchezze mediante la tesaurizzazione, il commercio e la speculazione, indipendentemente dalla famiglia di appartenenza, dalla religione degli avi e dai costumi della stirpe.