L'imprevisto

Brulotti

L'imprevisto

Talvolta viene da pensare che sia una vera disgrazia il fatto che la rivoluzione "di riferimento" per gli anarchici sia quella avvenuta in Spagna nel 1936. Una rivoluzione nata come reazione rabbiosa, determinata e consapevole, a un colpo di Stato. Una rivoluzione che poteva contare su una grande organizzazione anarchica specifica, che a sua volta influenzava il più grande sindacato del paese. Una rivoluzione che vide l'ingresso degli anarchici nel governo e la loro accettazione della militarizzazione in nome dell'urgenza delle cose, delle necessità tattiche del momento. Tre disgrazie racchiuse in un'unica esperienza che, a furia d'essere sbandierata come modello storico, hanno conficcato nel cervello di molti anarchici l'idea che la rivoluzione sociale necessiti: a) di una sottostante motivazione ideale di ordine superiore; b) di un appoggio popolare quantitativamente significativo; c) di un opportunismo agile e scattante, pronto a sbarazzarsi di qualsiasi principio ritenuto troppo ingombrante. Una vera disgrazia: così, laddove manchino questi tre elementi, o se ne rifiuti anche uno solo di essi, per molti non resta che la rassegnazione o la lotta intesa come duello privato. Eppure...

Scheda nera

Intempestivi

Scheda nera

«Vai a votare, puoi anche fare a meno di mettere una croce, ma la scheda mettila almeno nell’urna» — così ci bisbiglia nell’orecchio la buona coscienza democratica.
Questa voce, demenziale quante poche altre, è in vena di concessioni: in effetti può capitare che in una elezione non ci siano candidati capaci di riscuotere la nostra fiducia, e quindi in simili casi è anche giustificato non votare per nessuno.
Ma alle urne, bisogna comunque andarci.
Perché è un diritto, strappato attraverso enormi sacrifici alla più feroce tirannia.
Perché è un dovere, che ogni bravo cittadino è tenuto a rispettare.
Con la nostra scheda bianca, con la nostra scheda nulla, dimostreremo che la nostra parte in ogni modo l’avremo fatta.

La caduta degli idoli

Brulotti

La caduta degli idoli

Aldo Wjollo

L’anima umana sarà sempre un quesito irrisolubile.
L’uomo nel corso dei secoli si era costruito pazientemente, faticosamente e dolorando molti e pesanti altari. Su ogni altare poi volle mettere un idolo incoronandolo di bellezza e di scienza, di lavoro e di arte, perché gli facesse la vita bella e gli desse la gioia.
Idoli che invece fecero vile l’uomo, idoli che lo fecero deviare dalla via luminosa che lo doveva condurre alla gioia, alla bellezza, alla vita sana del piacere. Idoli che vollero le loro vittime, ancor calde e fumanti, idoli sanguinari che, insaziabili, vollero essere soddisfatti.
L’amore pel prossimo: che dal biondo Cristo in poi ha avvelenato l’animo dell’uomo come l’acido più potente.
La Famiglia: che al suo culto ha incatenato l’uomo colle catene infrangibili del dovere e dell’onore.
La Pietà: che fece dell’uomo destinato ad essere un dio, l’essere il più vile e il più debole.

Lettera a Mussolini

Brulotti

Lettera a Mussolini

Errico Malatesta

Caro Mussolini,
Io non ho potuto vedere finora nessun numero del Popolo d'Italia che, a quanto io sappia, a Londra non viene.
Ma un'amico mi scrive che esso, criticando la mia opinione sulla situazione attuale e sulla condotta che dovrebbero tenere i rivoluzionari, dice che io cado in contraddizione, poiché, se è vero come io penso, che la sconfitta della Germania potrebbe far scoppiare la rivoluzione in quel paese, è chiaro che il dovere dei rivoluzionari è quello di aiutare a sconfiggerla. Permettimi di rispondere.
La rivoluzione in Germania potrebbe impedire i tristi effetti che altrimenti risulteranno dalla guerra, qualunque sia la parte vincitrice, e determinare un cambiamento radicale in tutta la costituzione politico-sociale dell'Europa; e quella rivoluzione non appare possibile se non nel caso che l'impero tedesco sia sonoramente battuto.

Il popolo

Brulotti

Il popolo

[Paolo Schicchi]

Il popolo è la bestia più vigliacca,
Che sotto il sole abbia mangiato paglia:
Ora senza fiatar porta tre sacca,
Ed ora a dorso nudo scalcia e raglia.

 

Ma sempre fuori di luogo e alla ventura;
Sicché può dir chi lo conosce a fondo
E bene addentro nella sua natura:
Popolo e ciuco son lo stesso mondo.

Anarchici nella rivoluzione russa

Brecce

L’azione degli anarchici nella rivoluzione russa

Kasimir Teslar

L’esercito rosso aveva un’altra missione, cioè quella di sottomettere il popolo russo e tutti gli altri popoli, come il Caucaso e l’Ucraina. Il suo compito era la liquidazione dell’insurrezione e della rivoluzione. L’esercito rosso era necessario per proteggere la Ceka, il governo, la burocrazia e il formalismo; era necessario per sottomettere i contadini, per esigere le imposte, per riprendere ai lavoratori le fabbriche, le officine, le case, le ferrovie, le miniere e le terre al fine di statalizzarle; era necessario per le requisizioni, per le fucilazioni dei contadini, per gli incendi dei villaggi ribelli, per imporre la legge, per fare rispettare i decreti di Sua Maestà Lenin e di Sua Eccellenza Trotzki, per difendere la Banca dello Stato, per impedire la distruzione delle prigioni, per obbligare l’Intesa a riconoscere il nuovo governo russo, per difendere e far trionfare l’imperialismo rosso dello stato marxista, come nel Caucaso, nell’Ucraina, nella Finlandia e in tante altre regioni sottomesse dagli zar e dai Khan di Mosca e che l’imperialismo rosso dei bolscevichi, col pretesto dell’internazionalismo (!), non intendeva e non intende liberare. Per tutto ciò era necessario un esercito regolare e in special modo per combattere la potente invasione dell’anarchismo e per impedire il trionfo della Rivoluzione sociale.
Coll’apparizione dello Stato per eccellenza, incomincia la lotta dell’individuo contro lo stato, la lotta dei contadini per il libero ed autonomo villaggio, la lotta degli operai contro il nuovo padrone e sfruttatore, la lotta dei lavoratori del braccio e del pensiero contro la più tremenda forma di schiavitù.

In marcia

Intempestivi

In marcia

Queste riflessioni ce le ha suscitate la lettura del comunicato intitolato Tra sciacalli, provocatori ed egoismi apparso sul sito Notav.info all'indomani dell'arresto di due anarchici torinesi, accusati di essere gli autori materiali del ferimento di Roberto Adinolfi, amministratore delegato dell'Ansaldo Nucleare, avvenuto a Genova lo scorso maggio.
Nonostante lo stesso procuratore capo di Torino, Gian Carlo Caselli, abbia esplicitamente precisato che i due accusati non hanno alcun rapporto con il movimento Notav, un giornalista noto per il suo astio nei confronti dei contestatori valsusini ha approfittato dell'occasione per pubblicare un articolo in cui evoca fantomatici collegamenti fra i pochissimi che sparano alle gambe di manager di Stato ed i moltissimi che lanciano pietre contro un cantiere dello Stato.
Tanto è bastato a quel sito, legato all'area dell'autonomia torinese nonché referente "di movimento" di quella lotta trasversale, per dare fiato alle trombe.

Res communis ou res nullius ?

Ostrogoto [fr]

Res communis ou res nullius ?

C’est désormais devenu un refrain récurrent, inévitable, quasi obsessionnel. Il pointe son nez dans chaque discours, il prend place dans tous les débats, il est conjugué à toutes les sauces. Partout où il y a une situation de lutte, une lueur de dissensus, une étincelle de conflit, vous pouvez être certains que quelqu’un commencera à vous parler de bien commun. Au début, ce mot réexhumé (et d’origine catholique, comme on l’a déjà vu) ne servait qu’à indiquer un élément naturel comme l’eau. Puis, lorsque quelques uns se sont rendus compte combien ce refrain fonctionnait, à quel point il était en mesure d’attirer l’attention et de grimper au hit parade du consensus politique, tout s’est rapidement transformé en « bien commun ». Pour le défendre, des comités et des listes électorales citoyennes prolifèrent un peu partout.

Res communis o res nullius?

Brulotti

Res communis o res nullius?

È ormai diventato un ritornello ricorrente, inevitabile, quasi ossessivo. Fa capolino in ogni discorso, tiene banco in tutti i dibattiti, viene coniugato in tutte le maniere.
Laddove c'è una situazione di lotta, un barlume di dissenso, una scintilla di conflitto, potete star certi che qualcuno vi inizierà a parlare di bene comune.
All'inizio la riesumazione di questo termine — che, come abbiamo già avuto modo di vedere, è di origine cattolica — serviva ad indicare solo un elemento "naturale" come l'acqua.
Poi, appena qualcuno si è accorto di quanto il ritornello funzionasse, di quanto fosse in grado di acchiappare l'attenzione e far salire in vetta alla hit-parade del consenso politico, tutto si è rapidamente trasformato in «bene comune».
E in sua difesa proliferano un po' dappertutto comitati e liste civiche.

Lo stalin

Miraggi

Lo stalin

Armand Robin

I miei, contadini, operai, che nulla inganna, né può ingannare,
m'hanno detto: «Su ogni paese c'è odor di merda;
Tutti i giorni c'è un po' più odor di merda;
Ogni giorno si uccide un popolo per aumentare la merda;

 

Giorni di merda, radio di merda, manifesti di merda
Con grandi parole di merda annunciano progressi di merda;
I giudici non somministrano più che sentenze di merda;
Persino noi, lavoratori, si vuole che siamo di merda...

Quanto è lunga una scorciatoia?

Brulotti

Quanto è lunga una scorciatoia?

Richard Greeman

Poiché ogni economia capitalista nazionale entra in competizione con tutte le altre, i ricchi in ogni paese mobiliteranno inevitabilmente i poveri come carne da cannone nelle guerre fratricide contro altre nazioni capitaliste. Per esempio, durante gli anni trenta i nazionalsocialisti di Hitler utilizzarono questo tipo di propaganda per indirizzare il popolo (Volk) tedesco contro il capitalismo ebreo internazionale e l’Impero britannico, mentre i militaristi giapponesi imponevano l’unità nazionale contro la penetrazione in Asia del capitale bianco europeo. Simili illusioni sono pericolose. Il denaro non ha razza, né colore, né nazionalità. Il capitalismo era già globale fin dai suoi inizi lungo le rotte commerciali internazionali della fine del Medio Evo, e la Borsa non si è mai distinta per il suo patriottismo.
Inoltre, il capitalismo non è riformabile. Battersi per portare il capitalismo a cambiare natura è realista quanto cercare di convincere di convertire un pescecane alla dieta vegetariana — e all’incirca altrettanto rischioso.

Schiuma

Brulotti

Schiuma

Boris Vian

«Perché ci disprezzano tanto?» domandò Chloe. «Non mi sembra che lavorare sia poi così bello…».
«A loro hanno raccontato così» disse Colin. «In generale si dice che lavorare sia la cosa migliore. Di fatto però non lo pensa nessuno. Si fa così un po’ per abitudine, e un po’ proprio per non pensarci troppo».
«In ogni caso, è stupido fare un lavoro che potrebbe essere fatto solo dalle macchine».
«Le macchine bisogna costruirle» disse Colin. «Chi lo farà?».
«Ah, certo». Disse Chloe. «Per fare un uovo, ci vuole una gallina, una volta che abbiamo la gallina, possiamo avere un sacco di uova. Dunque la cosa migliore è cominciare dalla gallina».
«Bisognerebbe però sapere» disse Colin «chi è che impedisce di fare altre macchine. Si vuole che manchi il tempo. La gente perde tutto il suo tempo a vivere, e così non gliene resta più per lavorare».

Entends-tu ?

Ostrogoto [fr]

Entends-tu ?

Il n’existe pas d’échappatoire à la réalité. Cette réalité totale qui se prétend définitive, et qui tente d’empêcher tout écart et toute déviation du sens unique imposé par le pouvoir politique et économique. Cette réalité qui ramène toute perspective aux tristes paraboles de l’augmentation des budgets ou des sondages d’opinion. Cette réalité qui a infesté chaque recoin de la vie avec des checkpoints et des caméras de vidéosurveillance, des sirènes d’alarme et des limites de sécurité. Mais ce monde misérable dont on ne peut s’évader est en train de se décomposer sous nos yeux. Et quand l’air se remplit de tensions, il suffit d’une petite étincelle pour provoquer une explosion.

Senti?

Papiri

Senti?

 

Non esiste fuga dalla realtà. Questa realtà totale, che si pretende definitiva, e che tenta di impedire ogni scarto ed ogni deviazione dal senso unico imposto dal potere politico ed economico. Questa realtà che riconduce ogni prospettiva alle tristi parabole della crescita di bilancio e dei sondaggi di opinione. Questa realtà che ha infestato ogni angolo della vita con posti di blocco e telecamere di sorveglianza, sirene d’allarme e limiti di sicurezza.
Ma questo mondo miserabile da cui non possiamo evadere si sta decomponendo sotto i nostri occhi. E quando l’aria si riempie di tensioni, basta una piccola scintilla per provocare un’esplosione. Ecco perché lo Stato è oggi costretto a reprimere chiunque lo contesti, in qualche caso perfino chi osa a malapena rimproverarlo per la sua cattiva amministrazione. Perché ogni contestazione, foss’anche la più banale, è un fiammifero che si accende.
E nessun governo, nessun partito è in grado di controllare il vento.
 
La risposta dello Stato è stata data, ancora, il 13 giugno con l’operazione Ardire e successivamente con nuove inchieste: decine di anarchici arrestati, indagati, perquisiti. Un monito per tutti, perché le teste si devono abbassare, le bocche si devono imbavagliare, gli occhi si devono chiudere. Ma è un monito che non raccoglieremo mai.
Fra i prigionieri di questo mondo, noi traiamo forza dalla non partecipazione, dalla diserzione, dall’astensione da tutti gli obblighi a cui ci convocano, dal conflitto permanente con le istituzioni. E continueremo a sostenere che se da questa realtà non si può fuggire, la si può comunque attaccare nelle sue innumerevoli rughe d’espressione. Da soli o in compagnia, di giorno o di notte, coi fatti e con le parole.
Sentite? Il vento si sta alzando...
 
[per chi vuole copie del manifesto il prezzo è di 20 centesimi l'uno più spese spedizione.

Avec les pieds...

Ostrogoto [fr]

Avec les pieds bien appuyés sur les nuages

Lorsque souffle la tempête, certains vont de l’avant avec courage et passion, soutenus par la force de leurs propre idées. Devant eux s’annonce un monde sans exploités ni exploiteurs, sans cages physiques ni morales, et cette liberté, ils ne la souhaitent pas seulement pour eux, mais aussi pour tous ceux qui, les yeux ouverts et avec les pieds bien sur terre, se rendent compte de l’esclavage quotidien qui les enserre. Ce sont les anarchistes, souvent dénigrés et emprisonnés ; ils désirent ici et maintenant l’utopie d’une vie digne d’être vécue.

Con i piedi fortemente...

Brulotti

Con i piedi fortemente appoggiati alle nuvole

Quando la tempesta è in atto c’è chi va avanti con coraggio e passione, sostenuto dalla forza delle proprie idee. Davanti a sé prospetta un mondo senza sfruttati né sfruttatori, senza gabbie fisiche né morali, e questa libertà non la auspica solo per sé ma anche per tutti coloro che, con gli occhi aperti e i piedi ben saldi, si rendono conto della schiavitù quotidiana che li attanaglia. Sono gli anarchici, spesso denigrati e imprigionati; desiderano qui ed ora l’utopia di una vita degna di essere vissuta.
Questa è la pericolosità che li contraddistingue, per la quale vengono perseguiti dallo Stato e tacciati di terrorismo. Indomiti, non sono disposti ad annichilire se stessi e le proprie menti davanti al consumo della merce o a vivere una realtà virtuale davanti ad un computer. Si ostinano a comunicare, a scrivere e ad incontrarsi, a rivoltarsi contro ciò che ritengono intollerabile: una devastazione ambientale, una fabbrica di morte, il lavoro alienante, una galera.
Negli ultimi mesi le operazioni repressive dello Stato contro anarchici e ribelli sono state innumerevoli. Le più recenti sono state mosse all’ombra del famigerato 270bis, “associazione sovversiva con finalità di eversione dell’ordine democratico”. Articolo che permette di rinchiudere per un po’ di tempo gli indesiderati dal Potere. Articolo usato in tre diverse operazioni giudiziarie: l’operazione “Ardire”, l’operazione “Mangiafuoco”, fino all’ultima operazione nei confronti di compagni trentini.

Vittoria di Hitler?

Brulotti

Vittoria di Hitler?

Jacques Ellul

Si parla tanto di democrazia e di libertà. Ma nessuno vuole più viverle. Ci siamo abituati a pensare che lo Stato provveda a tutto e, qualora le cose vadano male, a ritenerlo responsabile. Che dire, se non che pretendiamo che lo Stato si faccia carico interamente della vita della nazione? Una reale libertà, a chi interessa? Una limitazione dei diritti dello Stato apparirebbe una follia. Gli operai sono i primi a reclamare una dittatura. Resta solo da sapere chi la farà. Il movimento a favore della libertà politica ed economica è scarsamente sostenuto tranne che in America, e laggiù solo dai “capitalisti” che desiderano scrollarsi di dosso la tutela dello Stato.
La totalità delle persone è ben disposta ad accettare un governo dittatoriale e un’economia di Stato. La generale statalizzazione è quasi un fatto compiuto o in divenire e il disinteresse della popolazione nei confronti delle dispute politiche, che è innegabile, è un grave sintomo di quella mentalità che è senza alcun dubbio “pre-fascista”.
Potremmo tentare di reagire. Ma in nome di cosa? La libertà ha fatto vibrare l’intero paese finché si è trattato di liberarsi dal Crucco. Ora ha perso tutto il suo significato. Libertà rispetto allo Stato? Nessuno se ne cura.