Centralismo e Anarchismo

Brulotti

Centralismo e Anarchismo

Secondo noi, i moti sono falliti perché avevamo paura di non essere abbastanza organizzati, preparati e armati, prima; poi perché non eravamo abbastanza decisi, volitivi, audaci e autonomi, cioè anarchici. Dimenticammo l'imprevisto della storia. Perché non c'era – e non ce n'è – maturità di coscienze. Perché abbiamo trascurato di creare un movimento autonomo anarchico, separato dai partiti politici, i quali ci hanno soffocato, annullandoci. In certi momenti della storia, la storia è nelle mani delle minoranze iniziatrici fuse con le folle rivoltose, fra mezzo le quali c'è il posto naturale degli anarchici.
Bisogna aver il coraggio civile di confessare che non esiste una corrente – o moto – anarchica dinamica che operi con indipendenza, energia, e decisione nei movimenti di popolo, che si fonda con la massa, che faccia da sé, che si inserisca in essi per estenderli, generalizzarli e trascinare gli «altri» – non con gli accordi bastardi – ma con l'esempio, con le necessità perentorie dei fatti compiuti. Si ha paura di guastare e perturbare gli ordini delle Centrali...

Vattimix in Val Susa

Brulotti

Vattimix in Val Susa

Cinto con l'alloro dell'europarlamento, anche il celebre filosofo del pensiero molle Gianni Vattimo è giunto a bagnarsi all'acquasantiera valsusina. Inchinatosi alla Valle-che-resiste, tutti i suoi peccati gli sono stati naturalmente mondati. Perché grande è la grazia del Movimento NoTav. Dopo il rito di accettazione, al filosofo è stato dato un nuovo nome ed ha potuto rendersi immediatamente utile. Così Teresio Vattimix ha distribuito qualche briciola del suo sommo sapere nel corso di cene filosofiche a cui erano invitati perfino gli zotici valligiani.
Ma perché no? Dopo Agnolettix e Chiesax, i delatori di Genova 2001 che facevano capolino nelle conferenze stampa NoTav, dopo Imposimatix e Pepinix, magistrati incaricati di spiegare al popolo che il cantiere è illegale, illegittimo e anticostituzionale, cosa c'è di strano se anche Vattimix si mette al servizio del Movimento?

Riflessioni sulla guerra

Contropelo

Riflessioni sulla guerra

Simone Weil

La situazione attuale, e lo stato d’animo che suscita, rimettono una volta di più all’ordine del giorno il problema della guerra. Oggi noi viviamo nella perenne attesa di una guerra; il pericolo è forse immaginario, ma la sensazione di pericolo esiste, e ne costituisce un fattore non trascurabile. Ebbene, l’unica reazione che sia dato constatare è il panico, non tanto il panico del coraggio di fronte alla minaccia di una carneficina, quanto il panico degli animi di fronte ai problemi che pone tale minaccia. Ed è proprio nel movimento operaio che si avverte di più lo smarrimento. Il rischio, se non ci impegniamo in un serio tentativo di analisi, è che un giorno o l’altro la guerra ci sorprenda incapaci non solo di agire, ma perfino di giudicare. Per prima cosa bisogna fare un bilancio delle tradizioni sulle quali abbiamo finora vissuto più o meno coscientemente.
Fino all’ultimo dopoguerra il movimento rivoluzionario, nelle sue diverse forme, non aveva nulla in comune con il pacifismo.

A chi non vuole il gasdotto

Brulotti

A chi non vuole il gasdotto

Del gasdotto che il consorzio TAP intende realizzare e far approdare a San Foca conosciamo ormai ogni dettaglio: lunghezza, profondità, quantità di gas trasportato, diametro e materiale dei tubi, percorso… ne parlano i media locali e nazionali, se ne discute al bar e nel salone dei barbieri, è argomento di discussione quotidiano tra gli oppositori, ma… come fare per fermarlo? Come intendiamo realmente opporci alla costruzione del gasdotto? Quali sono le pratiche che concretamente pensiamo di mettere in campo, quando inizieranno i lavori e anche prima? Sembra, questo, un interrogativo che nessuno si pone, un punto su cui non valga la pena riflettere, un dettaglio trascurabile…

È stata proprio la giornata di oggi a suggerirci l’interrogativo. Pensiamo che, domani, basterà un flash-mob di tamburelli a convincere TAP, coi suoi tecnici e operai, a interrompere i lavori? Difficile credere che il ritmo della pizzica terrà lontano gli scavi.

Italie : Quelques lignes sur le TAP

Ostrogoto [fr]

Italie : Quelques lignes sur le TAP

Un bref résumé

Le gazoduc ou méthanoduc TAP (Trans Adriatic Pipeline) devrait parcourir environ 900 km, partant de la Mer Caspienne pour atterrir dans le Salento [extrémité Sud des Pouilles, NdT], sur le rivage de San Foca (province de Lecce), pour transporter du gaz naturel. Fin juin, le consortium de Shah Deniz en Azerbaïdjan, composé entre autres de British Petroleum, Total et Statoil, a fait son choix en faveur du Tap, le préférant au projet Nabucco qui aurait dû parcourir la Roumanie, la Bulgarie, la Hongrie et l’Autriche. Le projet Tap, holding composé de Axpo (suisse), E.On (allemand) et Statoil (norvégien), a été considéré d’intérêt stratégique par le gouvernement italien et l’Union Européenne et approvisionnera le marché européen du gaz.

La guerra dei trent'anni

Intempestivi

La guerra dei trent'anni

Trent'anni. Sono passati trent'anni esatti da quella calda estate del 1983, quando il progetto di costruire una base militare in Sicilia attirò sull'isola molti uomini e donne decisi ad opporsi. Oggi la storia pare ripetersi. All'epoca il paese che doveva ospitare i missili Cruise era Comiso, oggi invece a dover ospitare i radar dell'esercito statunitense è Niscemi.
Ma gli anni non sono trascorsi invano, la lezione del passato è servita. Il 9 agosto 2013 i manifestanti che si riconoscono nei Comitati No Muos sono riusciti ad entrare nell'area proibita, superando il cordone delle forze dell'ordine e tagliando le reti di recinzione. Allora, il tentativo di bloccare i lavori fallì, scatenando violente cariche della polizia. Fu così che terminò l'8 agosto 1983 il corteo dell'IMAC, campeggio a cui presero parte pacifisti ed attivisti del frastagliato arcipelago della sinistra.

Osanna

Brulotti

Osanna all'anarchismo

Volin

Di dove cominciare, amici? Si è tanto vissuto, tanto pensato, tanto provato durante questi anni tempestosi e sovrannaturali.... E come vissuto, come pensato, come provato! Con tutto il proprio cuore e tutti i propri pensieri, con tutti i propri nervi e la propria essenza, con tutto l'essere e con tutto il sangue... Da dove cominciare, amici?
Certamente, voi attendete da me molto di nuovo, molte cose interessanti e importanti, molte cose straordinarie. Voi cercherete in queste righe qualcosa di nuovo e di straordinario. Ma non sarò io costretto ad ingannare la vostra attesa? Non dovrò io disilludervi?
Io sono come un viaggiatore scampato miracolosamente ad una terribile tempesta e rigettato — abbandonato e spezzato — su rive straniere e inospitali, senza posto per riposarvi la mia testa e coprire la mia nudità, strappato dal passato e dalle cose della lotta e dai libri, i miei amici, e dagli amici: i lottatori... Tutto ciò che mi era sacro è stato spazzato dall'uragano, disperso dai venti, portato via dal torrente. Io stesso devo raccogliermi pezzo a pezzo per mettermi insieme...

Germinal!

Brulotti

Germinal!

Rastignac [Vincenzo Morello]

Angiolillo, dunque, è un assassino: è convenuto. Ma perché non potrebbe essere anche un martire? Ciò difficilmente vorrà essere ammesso. Se è un assassino, per il colpo di revolver tirato contro Canovas del Castillo, è un martire per il peso della condanna sotto il quale è rimasto soffocato. Gettate fango quanto volete, sul pugno che ha stretto e diretto l’arma omicida! Ma non potete fare a meno di gettare, dopo, una corona di giacinti sulla testa che si è inclinata così dignitosamente nella morte. Questo anarchico, cioè questo distruttore dell’ordine sociale che ha la sua base nella famiglia, questo anarchico, il quale ha chiesto in grazia al carceriere che fosse seppellita con lui l’ultima lettera di sua madre; questo assassino che, forte nella sua coscienza e nel suo ideale, non ha sentito il bisogno, nell’ultim’ora, di raccomandarsi né agli uomini né a Dio, e il cui ultimo respiro si è confuso con una dolce parola di augurio e di speranza per il mondo: — Germinal! Questo anarchico, questo assassino, questo condannato, questo soffocato è della buona stoffa dei martiri e degli eroi, che non disonorano l’umanità.

Alcune righe sul TAP

Brulotti

Alcune righe sul TAP

Un breve riassunto

 

Il gasdotto o metanodotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) dovrebbe compiere un tragitto di circa 900 km, partendo dal Mar Caspio per approdare nel Salento, sulla riva di San Foca (Le), per trasportare gas naturale. A fine giugno il consorzio di Shah Deniz in Azerbajgian composto, tra gli altri, da British Petroleum, Total e Statoil ha fatto la sua scelta a favore del Tap, preferendolo al progetto Nabucco che avrebbe dovuto percorrere Romania, Bulgaria, Ungheria, Austria. Il progetto Tap, holding composta da Axpo (svizzera), E.On (tedesca), Statoil (norvegese), è stato considerato di interesse strategico dal governo italiano e dall’Unione Europea e andrà a servire il mercato europeo del gas.

 

Alcune domande

 

L’opposizione al Tap, o a una qualsiasi nocività, così come una lotta contro un carcere, costituisce la classica “lotta parziale”; parziale, per essere chiari, non in un’accezione negativa, ma nel senso di definire un aspetto particolare. Avere però un orizzonte allargato, in tutto quello che si fa e nelle lotte che si conducono, provare a individuare potere e autorità, di qualunque tipo, in ogni loro configurazione e tentare di opporsi ad esse è l’auspicio che ci si pone. La prospettiva dovrebbe essere alla base del proprio agire, un pensiero che ci accompagna costantemente, oltreché una modalità di approccio alle lotte. Quando ci si oppone alla guerra, alle nocività, a una galera, alla repressione, allo sfruttamento, all’autorità, alla morale, bisognerebbe tenere sempre a mente tutti questi aspetti e provare ad avere una visione di insieme. Un esempio: quando ci si oppone ad una centrale nucleare, ci si oppone alla nocività che essa rappresenta, alla distruzione ambientale irreversibile, ma ciò che si tiene a mente è anche l’uso che si farà di quella energia nucleare, il suo utilizzo per continuare a riprodurre un sistema economico-industriale di sfruttamento, o a perpetuare la vita super tecnologica e super controllata delle città a misura di merce piuttosto che a misura di uomo. Questo esempio, che può essere valido per molte altre fattispecie, pone un problema. Ci si può occupare di una lotta settorializzando, separando, differenziando?

È la crisi...

Intempestivi

È la crisi...

Luigi Bertoni

Ecco le parole che oggi servono a spiegare tutto: disoccupazione, mancanza di abitazioni, espulsioni, caro-vita, ribasso di salari, aumento di imposte, di tasse, diritti di dogana, proibizione d'importazione, ecc. tutto un regime che prima della guerra sarebbe parso insopportabile, e al quale la massa si rassegna molto bene oggi, dopo la vittoria del diritto e della libertà. Perché questa vittoria produce degli effetti che bisogna sempre pagare caramente...
Noi abbiamo bene, a dire il vero, una Società delle Nazioni per garantirci la pace, questo bene supremo, e facilitare i rapporti tra i popoli; ma in realtà, ci sono più guerre dopo la pace di Versailles che prima del 1914, e mai le comunicazioni tra i popoli non sono state più difficili e non hanno incontrato più ostacoli.
È inutile cercare di comprendere o domandare delle spiegazioni. Contentatevi di ripetere con tutti: C'è la crisi! — altrimenti detto: un flagello naturale contro il quale non c'è nulla da fare.