Nucleare mai più

Intempestivi

Nucleare mai più

Delittore Gavia

Il movimento antagonista è chiamato, sul fronte della lotta contro il nucleare, a fare delle scelte di primaria importanza.

I sostenitori di una opposizione morbida, legata alle proposte di referendum [1987], cercano di portare questa lotta nell’ambito istituzionale, adottando le forme del dissenso democratico-radicale. In senso contrario si pongono gli antagonisti, i quali, molto più coe­rentemente, indicano nella scelta dell’opposizione dura la strada da praticare e ciò perché ritengono indispensabile che la lotta si incentri sull’attacco diretto contro gli attuali rapporti di dominio, spingendo gli sfruttati alla conflittualità permanente. È proprio su questa conflittualità, sostengono gli antagonisti, che si può rivendicare non solo un’autonomia del movimento degli sfruttati, ma anche il suo libero sviluppo in senso antistituzionale e anticapitalista in tutte le situazioni di lotta nel territorio.

Limitare il problema antinucleare alla chiusura delle centrali elettronucleari in funzione o ad impedire quelle in costruzione, significa non scalfire lo sviluppo della tecnologia dell’atomo. Infatti, la critica antinucleare si è finora per lo più limitata al dettaglio, puntando su argomentazioni superficiali come quelle che riguardano i rischi dell’uso civile dell’atomo dal punto di vista biologico ed ecologico, oppure limitandosi a criticare una scelta del genere da un punto di vista economico perché non produttiva. L’analisi sociale del problema è rimasta in ombra o è stata trattata marginalmente. È su quest’ultima che secondo noi bisogna centrare l’attenzione.

Utilità e danno della storia

Brulotti

Sull'utilità e il danno della storia per la vita

Friedrich Nietzsche

Certo, noi abbiamo bisogno di storia, ma ne abbiamo bisogno in modo diverso da come ne ha bisogno l’ozioso raffinato nel giardino del sapere, sebbene costui guardi sdegnosamente alle nostre dure e sgraziate occorrenze e necessità. Ossia ne abbiamo bisogno per la vita e per l’azione, non per il comodo ritrarci dalla vita e dall’azione, o addirittura per abbellimento della vita egoistica e dell’azione vile e cattiva. Solo in quanto la storia serva la vita, vogliamo servire la storia: ma c’è un modo di coltivare la storia e una valutazione di essa, in cui la vita intristisce degenera. Sperimentare questo fenomeno da notevoli sintomi della nostra epoca, è oggi necessario quanto può essere doloroso.

...e gli altri predicatori della morte!

Brulotti

...e gli altri predicatori della morte!

Enrico Arrigoni

Due sono le categorie dei predicatori della morte. Alla prima appartengono i religiosi, coloro che credono ad una seconda vita, ad una vita eterna fatta di gioia. Costoro, naturalmente, cercano di dimostrare la vanità e la mediocrità della nostra vita terrena, per esaltare la vita che troveremo al di là della nostra morte fisica. La gioia è un peccato! La lotta, la rivolta, il piacere, la conoscenza sono peccati; vanità è ogni nostro sforzo per elevarci, vanità e peccato è ogni nostro tentativo per liberarci dalla schiavitù, per appropriarci del benessere.
L'umiltà, la rassegnazione, la rinuncia a tutti i piaceri, il disprezzo per la vita sono dei requisiti indispensabili per chi aspira alla vita eterna.
Alla seconda categoria appartengono i pessimisti e, in una certa misura, i fatalisti, coloro che in ogni azione umana vedono il dito del destino.

L'imbarazzo della scelta

Brulotti

L'imbarazzo della scelta

Noi crediamo che parlare di MUOS significhi parlare di guerra, proble­ma non staccato dall’insieme della situazione sociale, ma assolutamen­te connesso con le “normali” condizioni di oppressione con cui faccia­mo i conti quotidianamente. La guerra è la condizione vitale, normale, dell’esistenza del potere, così come il controllo sociale. Il problema del MUOS, quindi della guerra e del militarismo, vanno inquadrati in una certa ottica. Intendiamo fare un discorso preciso. Non vogliamo limi­tarci ad evidenziare le atrocità della guerra, le dinamiche e gli interessi del colonialismo economico, politico e militare. Intendiamo dire di più. Crediamo che in una prospettiva di lotta contro il militarismo, la guerra e lo sviluppo tecnologico che li sostiene, sia necessario fare uno studio attento e dettagliato sui vari tipi di presenza militare sul territorio e la loro funzione in senso repressivo (caserme, carceri, istituzioni e strut­ture militari, industrie belliche o collegate a questo settore, apparati della propaganda bellicista, ditte legate allo sviluppo di progetti milita­ri ecc.), impostare correttamente le analisi e indicare i mezzi e gli obiettivi. Crediamo fondamentale proiettarsi versa una prospettiva di attacco contro uomini e strutture che la guerra la rendono possibile.
Quanto proposto nelle pagine successive tiene conto delle riflessioni appena fatte.

Politica o etica?

Intempestivi

Politica o etica?

Dunque, la tecnica ha ucciso l'etica. Davanti ad una qualsiasi questione, l'essere umano non si chiede più cosa è giusto, ma cosa funziona. Non se lo chiede più perché ormai, nel nostro mondo dominato in ogni suo aspetto dalla tecnica, viene dato per scontato che giusto è ciò che funziona. Le idee diventano strumenti, da valutare non per il loro significato ma per il loro modo d'uso, per la funzionalità, per l’efficienza. Tutto ciò, come è stato più volte denunciato, è sicuramente una delle conseguenze dell'intromissione in ogni ambito dell'esistenza umana della tecnica. Ma sarebbe un errore credere che ciò sia riscontrabile solo in questi ultimi decenni infestati da computer e telefoni cellulari, schermi al plasma ed immagini tridimensionali.
Cos'altro è la politica se non la tecnica applicata all'azione trasformatrice dei rapporti sociali? E si pensa davvero che nel lontano passato non si sia seguita questa stessa logica? Si pensa davvero che la tara politica infesti solo la classe dirigente, uomini e donne assetati di potere, e non chiunque è pronto a scendere a compromessi con l'etica?

Torniamo all’economia reale?

Brulotti

Torniamo all’economia reale?

C. G. D.

Si sente dire e si legge dappertutto che per combattere la «crisi finanziaria» bisogna — e basterebbe — «tornare all’economia reale». La realtà! Ecco qualcosa che suona in modo rassicurante. Cosa c’è di più tangibile, di più oggettivo della realtà?
Ora, tanto per partire dal dizionario, la parola realtà deriva da réellité (dal basso latino realitas), che nel XIV secolo significava «contratto reso libero». Nella nostra epoca, nell’epoca dei mass media, la realtà del mondo — e in particolar modo dell’economia, che è la sua legge naturale — è il contratto sociale, reso «reale» dall’assorbimento quotidiano della verità telediffusa del mondo. In altre parole: ogni qualvolta accendo la televisione o la radio, o mi connetto sul sito di un giornale, si presuppone che io dia conferma della mia accettazione del contratto sociale. Si vede che, lungi dall’offrire un sostegno materiale solido, tutto è finzione in questa realtà. Finzione, il contratto sociale; finzione, le «notizie» mediaticamente distillate; e finzione il racconto capitalista dei tempi eroici, quando non si pensava che a produrre per il bene di tutti.

Spalline e Massacri

Miraggi

Spalline e Massacri

Georges Darien

Il colonnello Gabarrot raccontava belle storie.
Diceva che i Russi erano furfanti, che i Prussiani erano banditi, e che gli Inglesi valevano ancor meno. Talvolta mi mostrava la sua croce di ufficiale della Legion d'Onore, che aveva conquistato a forza di sciabolate e che conservava in una bella scatola nera; se ne avessi voluta una simile, da grande, non dovevo far altro che ammazzare molti Russi, molti Prussiani, e soprattutto molti Inglesi. — Disgraziatamente, diceva, non si ammazza più, oggigiorno la gente è diventata sentimentale.
E sogghignava.
Mio padre gli faceva osservare che si ammazzava ancora parecchio. La Crimea, per esempio. Il colonnello ammetteva che la Crimea andava benissimo. Ammazzare dei Russi, niente di meglio; non se ne sbudellano mai abbastanza. Ma perché allearsi con gli Inglesi?

Qu'est-ce que le terrorisme ?

Ostrogoto [fr]

Qu'est-ce que le terrorisme ?

Maré Almani

En mai 1898, le roi Umberto I, préoccupé par les nouvelles qui lui parviennent de Milan où venait d’éclater une grève générale, confiait au général Bava Beccaris le soin de réprimer la révolte. L’ordre est donné aux soldats de tirer à vue, et Bava Beccaris fait ouvrir le feu sur la ville à coups de canon. Le bilan est de 80 morts et 450 blessés. Fier du devoir accompli, le général télégraphe au roi que Milan est désormais «pacifiée». Le chef de gouvernement, le marquis Di Rudini, fait interdire plus de cent journaux d’opposition, les Bourses du Travail, les cercles socialistes, les Sociétés mutualistes, mais aussi pas moins de 70 comités diocésains et 2500 comités paroissiaux. De plus, les Universités de Rome, Naples, Padoue et Bologne sont fermées, tandis que se déroulent des milliers d’arrestations. Umberto I envoie immédiatement un télégramme de félicitations à Bava Beccaris et le décore de la croix de l’Ordre Militaire de Savoie «pour les précieux services rendus aux institutions et à la civilisation». Deux ans plus tard, le 29 juillet 1900, l’anarchiste Gaetano Bresci allège le roi Umberto I du poids de ses responsabilités en le tuant à Monza.

Che cos'è il terrorismo?

Contropelo

Che cos'è il terrorismo?

Maré Almani

Domandarsi cosa sia il terrorismo è uno di quegli interrogativi che in apparenza è inutile porre perché destinati a una risposta univoca, ma che in realtà — se formulati in modo rigoroso — non mancano di suscitare reazioni sorprendenti. Le risposte infatti sono sempre varie e contraddittorie. «Terrorismo è la violenza di chi combatte lo Stato», diranno alcuni; «terrorismo è la violenza dello Stato», ribatteranno altri; «macché, terrorismo è qualsiasi atto di violenza politica da qualsiasi parte provenga», preciseranno altri ancora. Per non parlare delle dispute che si aprono di fronte alle ulteriori distinzioni che si possono fare al riguardo; ad esempio, il terrorismo è solo la violenza contro le persone o anche quella contro le cose? Deve possedere necessariamente una motivazione d’ordine politico? O si caratterizza solo per il panico che semina?
La molteplicità di significati assegnati a questo termine è sospetta.

Zonder ophouden

Ostrogoto [nl]

Zonder ophouden

Over de recente repressieve slagen tegen anarchisten en antiautoritairen op het Belgisch grondgebied

Anarchistische individualiteiten

Sinds verschillende jaren volgden de verschillende momenten waarop druk werd uitgeoefend tegen anarchisten en antiautoritairen op het Belgisch grondgebied elkaar op; De huiszoekingen die plaatsvonden in september 2013 in drie woningen in Brussel, Gent en Leuven zijn er de laatste aflevering van. Eind mei werden drie andere woonsten en de anarchistische bibliotheek Acrata reeds doorzocht. Deze initiatieven van de onderzoeksrechter Isabelle Panou situeren zich in het kader van een onderzoek naar "terroristische organisatie, bendevorming en opzettelijke brandstichtingen". Dat onderzoek werd geopend in 2008.

Sans relâche

Ostrogoto [fr]

Sans relâche

des individualités anarchistes

Petit rappel des faits
Depuis plusieurs années, différents coups de pression contre des anarchistes et des antiautoritaires sur le territoire belge se sont succédés. Les perquisitions qui ont eu lieu en septembre 2013 dans cinq domiciles à Bruxelles, Gand et Louvain en sont le dernier épisode. Fin mai, trois autres domiciles et la bibliothèque anarchiste Acrata avaient déjà été perquisitionnés. Ces initiatives de la juge d'instruction Isabelle Panou se situent dans le cadre d'une enquête pour « organisation terroriste, association de malfaiteurs et incendies volontaires », ouverte en 2008.

La tecnica uccide l'etica

Brulotti

La tecnica uccide l'etica

Jacques Ellul

La preoccupazione maggiore dell'immensa maggioranza degli uomini del nostro tempo è cercare in tutte le cose il metodo in assoluto più efficace.
È ormai superata l'epoca del principio «il fine giustifica i mezzi»: oggi il mezzo si giustifica da sé.
Più esattamente, a giustificarlo è la sua efficacia. Viene dichiarato «bene» ciò che funziona, «male» ciò che fallisce.
Costituendo la tecnica l'ambito dei mezzi, è verso di essa che l'uomo volge a poco a poco ogni suo sguardo.
Così il fenomeno tecnico sfugge poco alla volta a un vero e proprio controllo: nessun giudizio può essergli condotto contro.
Quand'anche l'uomo giungesse a deplorare questo o quell'effetto di tale o tal altro mezzo, il mezzo stesso non viene mai messo in discussione.

Quel che non fanno i compagni

Brulotti

Quel che non fanno i compagni

Troppo bello per essere vero, non poteva durare a lungo. Ed infatti è durata solo un mesetto la tregua del signor Movimento No Tav con la propria smania dissociazionista.
Dopo le polemiche scoppiate sulla sua pronità nel diffondere dubbi sulla paternità del sabotaggio ai danni della Geomont avvenuto il 30 agosto, costui pareva finalmente persuaso a starsene zitto davanti agli attacchi contro le ditte coinvolte nella costruzione del Tav. Non che lo avessero colpito le critiche di parte anarchica che gli erano piovute addosso, per carità. L'ombrello della politica ripara da ben altro. Ma insomma, diciamolo, non poteva accettare di essere «scavalcato a sinistra» da un esegeta delle Sacre Scritture (ieri Il Capitale, oggi la Bibbia) come lo scrittore Erri De Luca. Se persino lui aveva capito ed era pronto a sostenere pubblicamente che contro un'opera mostruosa come il Tav era più che giustificato il ricorso al sabotaggio, se financo alcuni suoi colleghi radical-chic del bel mondo della cultura e dello spettacolo avevano espresso solidarietà all'ex militante di Lotta Continua affascinato dal cristianesimo (immediatamente linciato per le sue parole dalla canea reazionaria), poteva il signor Movimento No Tav fare la figura del pompiere più fesso?

Assassini!!!

Intempestivi

Assassini!!!

L’ennesima strage si è compiuta nel Mediterraneo, l’ultima di una lunghissima serie che da anni insanguina i mari che circondano l’Italia. Ancora una volta si sono levate alte le voci di pietà di tutta la società civile; ancora una volta si sono alzati cori di sdegno da parte delle varie forze politiche, ancora una volta giornali e tv si sono scagliati ferocemente contro il racket che organizza i cosiddetti “viaggi della speranza” e contro gli scafisti senza scrupoli. Ancora una volta, degli esseri umani in cerca di una esistenza da vivere dignitosamente ci hanno rimesso la vita: tutti si indignano, ma allo stesso tempo distolgono l’attenzione e si guardano bene dall’indicare i reali responsabili di queste tragedie che si susseguono intorno alle nostre coste.

2/Il bambino, il mare e...

Contropelo

2/Il bambino, il mare e la conchiglia

F. L.

Una nota parabola cristiana ci parla di un bambino che, sorpreso da Sant'Agostino mentre si dava da fare per prosciugare il mare servendosi di una conchiglia, veniva da questi deriso con aria di sufficienza, per l'evidente inutilità degli sforzi umani per giungere alla conoscenza di dio. Per chi si è abbastanza presto liberato di tutto il castello di frottole con cui la chiesa cattolica tenta di farci bere la sua cosiddetta «verità rivelata», la parabola del bambino che voleva prosciugare il mare è, almeno in apparenza, solo un vago ricordo d'infanzia, sempre che in quel periodo si abbia avuto la sventura di aver a che fare con preti o simili pagliacci.
Ma, se riflettiamo un momento con maggior attenzione, ci accorgeremo probabilmente che quella storiella, cucinata con le salse più varie e adattata alle situazioni più disparate, non ha mai cessato di perseguitarci, di esserci sbattuta in faccia, con derisoria sufficienza, da qualche saccente emulo del famoso santo. E portando fino in fondo la riflessione, scopriremo che proprio sulla morale di quella favoletta si regge tuttora la sopravvivenza di tutto il sistema sociale basato sul potere e sullo sfruttamento dell'uomo sull'uomo.

Il proletariato limitante

Contropelo

1/Il proletariato limitante

F. L.
«La rivoluzione tra cent'anni la vogliono tutti, anche i gendarmi»
(Tkacev a Engels)
 

Lo spirito religioso trascina in catene l'umanità da migliaia d'anni. Figlio della paura e padre di ogni servitù, le sue spettrali sembianze sbarrano da sempre il cammino della libertà e annientano negli uomini la volontà di superare il proprio stato di miseria, fisica ed intellettuale. Le chiese ed i templi di ogni genere (dalle moschee alle case del popolo) non ne sono che i simboli più evidenti, ma la sua malvagia influenza sopravvive, ben più pericolosamente, nella coscienza di ognuno di noi, assai spesso, purtroppo, anche quando ci riteniamo individui liberi e militanti rivoluzionari.
Il trionfo dell'Epoca della Ragione e l'avvento della Scienza della Lotta di Classe non hanno fatto altro che riprenderne il meccanismo essenziale, sostituendo nuovi idoli a quelli ormai caduti in disuso e nuovi Vangeli a quelli ormai invecchiati. L'idolo davanti al quale più facilmente ci inginocchiamo, noi evoluti uomini del XX secolo e dinanzi al quale sacrifichiamo la nostra volontà di liberarci finalmente da ogni schiavitù ed oppressione, è il Proletariato.