Ai blocchi di partenza

Fuoriporta

Ai blocchi di partenza

A fine febbraio 2015, lo Stato ha assoldato una ditta per installare delle reti attorno al terreno del futuro cantiere della maxi-prigione ad Haren, a nord di Bruxelles. Una ruspa ed alcuni operai, scortati dai poliziotti, hanno quindi cominciato a recintare il terreno per «predisporre i lavori al riparo dagli sguardi indiscreti dei curiosi». Un’altra impresa ha iniziato i lavori di demolizione di un vecchio sito industriale che si trova anch’esso sul terreno del futuro cantiere. Sono i segnali innegabili che il progetto della maxi-prigione avanza e che lo Stato intende aumentare la velocità per erigere la più grande galera del Belgio. È difficile non comprendere il suo messaggio allorché inizia… installando una recinzione per proteggersi e piazzando telecamere di videosorveglianza nella zona di Haren. La costruzione di questo carcere condurrà inevitabilmente alla militarizzazione dei dintorni.

Ridendo, sotto sotto...

Brulotti

Ridendo, sotto sotto...

È probabile che nessuno scrittore di fama ne rivendichi la giustezza, ma non sarà certo questo a sminuirne il potenziale. Un sabotaggio è stato compiuto contro le trivelle che stanno effettuando i carotaggi preliminari per conto di TAP (Trans Adriatic Pipeline), la joint-venture che dovrà costruire l’omonimo gasdotto per portare metano dall’Azerbaijan all’Italia. Si è appreso di vetri rotti, quadri di comando danneggiati e tubi tagliati, cosa che comporterà uno stop dei lavori di alcuni giorni, perché i mezzi adoperati dovranno essere portati via e sostituiti con altri. Tutto è accaduto proprio mentre TAP pubblicava sulla Gazzetta Ufficiale europea il bando per gli appalti dei vari lavori, che dovrebbero iniziare nel 2016. Un buon monito per gli aspiranti appaltatori.

La legge protettrice del debole

Contropelo

La legge protettrice del debole

André Prudhommeaux

L'immagine che si presenta alla mente di ciascuno, quando una grande nazione viola il territorio di una più debole, è quella di un gigante che brutalizza un fanciullo. E la prima idea che ne deriva è quella della necessità del giudice e del suo strumento, il gendarme, allo scopo di far rispettare la legge internazionale. Questa idea è basata su un sentimento, non del tutto cosciente, che ci fa credere che in una rissa di questo genere non abbiamo il diritto di intervenire perché è un affare che riguarda l'autorità. Creare un'autorità internazionale e darle i mezzi di castigare colui che disturberà l'ordine e la pace con un'aggressione caratteristica, ecco ciò che molta gente s'aspetta dalle Nazioni Unite o dallo Stato super-nazionale.
È necessario un certo sforzo di pensiero per ricordarsi che una grande nazione non è un uomo, ma, in realtà, una popolazione di ricchi e di poveri, di uomini maturi, di donne, di fanciulli, composta, in generale, da un piccolo numero di tiranni e da un grandissimo numero di schiavi.

Nuova edizione «Ai ferri corti»

Contropelo

Nuova edizione «Ai ferri corti»

Ferri battuti

Pubblicato nel maggio 1998 dalle edizioni NN, create sette mesi prima da alcuni anarchici che avevano partecipato all’esperienza del settimanale Canenero, questo libello nel corso di 17 anni ha fatto il giro del mondo, essendo stato tradotto in spagnolo, portoghese, inglese (con edizioni sia nel Regno Unito, che negli Stati Uniti, che in Australia), francese, olandese, tedesco... Poiché ha alimentato molte riflessioni, fornito spunti, rafforzato inclinazioni, sollevato dubbi, nonché provocato irritazioni (il concetto di «esistente» soprattutto, nella sua prorompente totalità, si è rivelato piuttosto indigesto a chi aspira ad amministrare almeno qualcosa di ciò che è Stato), si può affermare che nel suo piccolo Ai ferri corti abbia dato il proprio contributo alla diffusione di una prospettiva anarchica insurrezionale autonoma. Una prospettiva al tempo stesso irriducibilmente ostile ai «piccoli passi riformatori» e per nulla affascinata da «una rivolta per pochi intimi a suon di fuochi pirotecnici e slogan mal assemblati». Nate dal rifiuto della falsa alternativa riformismo cittadinista o lottarmatismo avanguardista, queste pagine sostengono perciò la necessità e la possibilità immediata di una poesia insurrezionale fatta da tutti, da non confondere né con la triste propaganda politica né con il roboante comunicato rivendicazionista.
Considerata la sua discreta fortuna internazionale stona quindi che Ai ferri corti non sia più stato ristampato laddove è apparso per la prima volta. Eppure, è proprio in Italia che questo testo ha avuto minore risonanza...

Dieci dita

Brulotti

Dieci dita di degrado

William Morris

Se la gioia del lavoro è possibile individualmente, quale follia è per un uomo accettare di lavorare senza gioia!
Se la gioia del lavoro è generalmente possibile, quale delitto commette la società condannando la maggior parte degli uomini a lavori disgustanti!
Per la Rivoluzione emancipatrice è il piacere integrale, la gioia completa nel lavoro che io rivendico come un diritto di nascita di tutti i lavoratori! Se manca loro una qualche parte di questa gioia, eccoli altrettanto degradati. E se manca loro tutto nello stesso tempo, essi ricadono, per ciò che concerne il loro lavoro, non dirò al livello dello schiavo perché la parola non sarebbe abbastanza forte, ma al livello di una macchina più o meno cosciente della propria miseria.

Insolito sguardo

Brulotti

Insolito sguardo

La libertà sarà anche contagiosa, ma la servitù volontaria ha mostrato d'esserlo assai di più. Nell'eterno presente del dominio e dell'obbedienza sembra non esserci via di scampo. Chi si ostina a pensare che libertà non sia sinonimo di normalità, si sorprende attonito davanti a parole e ad azioni che hanno perso ogni significato. Ma il realismo della rassegnazione e della politica può incappare in ben altro che in lamentosi spettatori.
I tre testi qui presentati sottolineano che, a prescindere dalle circostanze "oggettive" della realtà circostante, per quanto sfavorevoli, la possibilità di sparigliare le carte del dominio è sempre alla portata di fantasia e determinazione.
Le occasioni non mancano, non mancano mai. Il più delle volte è il nostro occhio a non essere in grado di vederle, perché addomesticato a guardare solo ciò che gli è già noto.
C'è bisogno di un insolito sguardo – rivolto altrimenti – per giungere altrove.

Tic e tac

Intempestivi

Tic e tac, tic e tac, tic e tac... deng!

È inutile. Per quanti sforzi faccia, la ragionevolezza dei molti non sarà mai al sicuro dagli eccessi dei pochi. La moltitudine potrà anche deridere e mettere al bando il singolo, ma resta il fatto che la sua quiete sarà sempre a rischio della rabbia dell'altro. La politica ha bisogno delle masse e per questo aborrisce la solitudine; l'etica no, basta a se stessa. La politica si potrà contemplare quanto vuole nello specchio della propria popolarità, elargire sorrisi, raccogliere applausi e contare compiaciuta sui propri numeri, veri o presunti che siano, ma nulla potrà mai impedire ad un intempestivo sasso di mandare in frantumi la sua immagine.
Prendiamo ad esempio la linea dell'Alta Velocità in costruzione in provincia di Alessandria, quella detta del Terzo Valico.

Carcere e dignità

Brulotti

Carcere e dignità

Farid Bamouhammad

Si potrebbe definire la sua vita una «discesa agli inferi». La prima volta che si è scontrato con la legge aveva solo 7 anni. Nato in Francia ma cresciuto in Belgio, Farid Bamouhammad si è conquistato fin da ragazzo il soprannome di «Farid il Pazzo» per via del suo comportamento ribelle ad ogni norma e ragionevolezza. Arrestato più volte per vari reati, fra cui l'omicidio e il tentato omicidio ai danni degli stupratori della sua compagna, per i direttori delle carceri in cui è stato rinchiuso Farid è stato il «detenuto più ingestibile e pericoloso del paese». Durante gli oltre 20 anni trascorsi dietro le sbarre, spesso nelle sezioni di isolamento, è stato trasferito 167 volte. Negli ultimi anni, alla notizia del suo arrivo, i secondini entravano in sciopero per chiedere il suo allontanamento.
Farid Bamouhammad è stato rilasciato in libertà provvisoria lo scorso dicembre per motivi sanitari. In segno di protesta contro le condizioni di detenzione che gli venivano imposte, tali da spingere l'ipocrisia dei tribunali a riconoscergli un risarcimento simbolico, aveva intrapreso da alcuni mesi uno sciopero della fame e della sete che lo aveva condotto sull'orlo della morte. Secondo alcune fonti dell'amministrazione penitenziaria belga, sarebbe il primo prigioniero in sciopero della fame ad ottenere tale misura. Nonostante le proteste del Ministro della Giustizia belga, subito intervenuto per far revocare il provvedimento, Farid è tuttora libero.

Idi e oblii

Intempestivi

Idi e oblii

È successo lo scorso 12 marzo a Ferguson, nel corso dell'ennesima manifestazione di protesta per la morte di un giovane nero — Michael Brown — avvenuta la scorsa estate per mano della polizia. La manifestazione era stata indetta dopo che il capo della polizia locale, Thomas Jackson, aveva rassegnato le dimissioni in seguito alla diffusione di un rapporto che mostrava il profondo razzismo all’interno delle forze dell'ordine. Un centinaio di manifestanti stavano stazionando davanti alla sede del Dipartimento di Polizia, battendo tamburi, intonando slogan («Se noi non avremo giustizia, loro non avranno pace!») e bloccando a singhiozzo il traffico stradale. Quando a un tratto, si presume dalla cima di una collina, qualcuno ha fatto fuoco contro gli agenti schierati in tenuta antisommossa, seminando il panico fra i presenti. Nonostante sia scattata subito una caccia all'uomo, chiunque sia stato è riuscito poi a dileguarsi. «Non facevano nulla di speciale e gli hanno sparato per la sola ragione che sono poliziotti», ha detto incredulo Jon Belmar, capo della polizia della Contea St. Louis, dopo che due dei suoi agenti sono rimasti a terra, feriti dai colpi d'arma da fuoco.
Pare che persino fra i soliti pompieri di sinistra, onnipresenti in simili circostanze, ci sia chi non è riuscito ad emettere parole di condanna.

Nuovi Indesiderabili

Brulotti

Nuovi titoli Indesiderabili

A stormo!

contro il Tav, il cittadinismo, le delazioni

pp.112, 6 euro

 

Abbiamo qui raccolto diversi testi apparsi sul sito finimondo.org relativi alla lotta No Tav in Val Susa, nonché alcuni più teorici che affrontano una spinosa questione: la partecipazione nelle lotte sociali da parte di chi ha aspirazioni non riducibili a un qualsiasi rivendicazionismo...

 

Mai lavoreremo, mai / o flutti infuocati


Antologia di scritti contro il lavoro


pp.64, 4 euro

 

È mai possibile che non si sia capaci di immaginare 
il proprio futuro al di fuori di una vita fatta di sfruttamento 
in cambio di un salario (o stipendio)...?

Dimenticare Fukushima

Brulotti

Dimenticare Fukushima

"Arkadi Filine"
«Vi ho avvisato… Non ho nulla di molto eroico da raccontare,
nulla per la penna di uno scrittore»
Arkadi Filine, liquidatore di Chernobyl
 
La catastrofe di Fukushima non esiste. La catastrofe di Fukushima non ha avuto luogo. Quale catastrofe?
La frequentazione assidua di disastri ce ne fa perdere la realtà. A malapena un'ombra passa ancora sulle nostre anime abituate all'orrore. L'immaginazione si inaridisce e l'empatia si copre con una patina di fronte a reattori in fusione, di fronte all'imperizia ridicola delle risposte tecniche, di fronte all'incommensurabile inquinamento del paese, in poche parole, di fronte al naufragio di un mondo. Il clamore delle crudeli notizie dal Giappone, se ci affligge, assorda soprattutto la nostra percezione della realtà materiale e politica dei fatti.
Perché l'evidente necessità di farla finita con il nucleare non ci colpisce tutti alle viscere?
Dopo Hiroshima e Nagasaki, la guerra fredda ci aveva abituati a vedere le cose in grande. La minaccia permanente della Bomba ci preparava al peggio. Quando all'improvviso, nell'aprile del 1986, bang, scoppia la centrale di Chernobyl. Trattenendo il respiro, tutti hanno alzato timidamente gli occhi verso l'incubo realizzato. E cosa si è visto? Nulla, o quasi nulla.

Atene, la piovra

Brulotti

Atene, la piovra

Fredy Perlman

Adesso ha inizio l'ascesa della grande, immensa Atene così tanto riverita dallo spirito occidentale moderno e dal suo cosiddetto Rinascimento. Agli occhi occidentali corazzati, le successive sei generazioni brulicheranno di «forme di libertà» infinitamente varie, visibili a chi vedrà solo la retorica ateniese senza vedere schiavi, uva e olive.
La retorica ateniese proclama che le città anatoliche sono ora libere e possono ricominciare da dove avevano lasciato. Ma l'imbattuta marina ateniese abbraccia tutte queste città in una Lega di Delo, un nome retorico per indicare l'Impero ateniese. Città della Caria e della Lidia, che rifiutano garbatamente di essere coinvolte in questo abbraccio, vi sono costrette dalla piovra ateniese venuta dal mare, che sostituisce ora il verme persiano venuto dalla terra.
La discordia raggiunge la stessa metropoli, dove si formano due partiti: il partito del verme e quello della piovra.

La resistenza libertaria contro i nazisti

Brecce

La resistenza libertaria contro i nazisti

René Berthier

I libertari avevano capito molto presto la minaccia rappresentata dai nazisti, ma avevano perso ogni capacità di mettere in atto una resistenza di massa. Tentarono di realizzare un fronte comune con i comunisti ed i socialisti, che si rivelò impossibile. Agirono quindi da soli. Passarono all'azione armata con una milizia di circa 500 membri, nota come Schwarze Scharen (Folle nere), cosa che appare risibile di fronte al partito nazista. Queste milizie affrontarono i nazisti nelle strade fino alla presa del potere da parte di Hitler nel 1933.
A Colonia alcuni mesi prima che Hotler prendesse il potere, gli anarco-sindacalisti organizzarono contro la visita di Goebbels una manifestazione che ebbe un enorme sostegno popolarre. Goebbels si lagnò d'essere stato «cacciato dalla sua città natale come un criminale». Le altre tendenze del movimento operaio si sentirono costrette ad organizzare anch'esse delle manifestazioni, rendendo difficili i giri di propaganda nazista.
A Berlino le manifestazioni naziste erano pesantemente protette dalla polizia. Albert Meltzer cita un giovane osservatore britannico, Isherwood, che descriveva le folle ostili nel quartiere operaio di Moabit.
Le bande di assassini nazisti attaccavano gli oppositori isolati, ma si guardavano bene dall'entrare in aperto conflitto coi gruppi organizzati.

Omaggio a Sade

Miraggi

Omaggio a Sade

Maurice Heine
 
«Prince, ô tres haute marquis de Sade...»
Paul Verlaine
 
Il Sade che ammiriamo,
non è il marchese, ma il cittadino
che nel millesettecentonovantatre
dichiara al Comitato di Sicurezza generale
che il suo bisavolo era un domestico,
rinnegando la propria nobiltà con tanta fierezza.
 
Il Sade che noi ammiriamo,
non è il colonnello di cavalleria,
ma il giusto che annota questo pensiero:
«I ladri uccidendo per rubare fanno
meno male dei generali dell'esercito
che distruggono nazioni solo per orgoglio».

Giornalista

Brulotti

Offerta d’impiego: giornalista

Avete ottenuto il vostro attestato in giornalismo. All’università o in una Scuola di alto livello, avete imparato a osservare la realtà sociale attraverso i libri dei sociologi, le memorie di uomini di Stato e i manuali retorici sulla manipolazione. Avete decifrato il principio della democrazia: mentre il potere è in apparenza nelle mani del popolo sovrano, a governare sono il denaro e la politica. Vi impegnate così a rafforzare e ad accrescere questa impostura in ogni articolo che redigerete.

Avete imparato ad attirare le persone che intervistate in una trappola. Dispensate banalità su banalità, e cercate sempre di dividere le persone e di metterle le une contro le altre: siete i moderatori della cacofonia delle opinioni; i capomastri dei luoghi comuni.

Onorate il principio di neutralità; non scegliete un campo. All’interno di questa neutralità, riducete tutte le idee e tutte le questioni a mere opinioni, senza peso né conseguenza. Il peggio è che sapete servirvi di una forma un po’ più di sinistra o di destra, ma abiurate ogni idea propria, ogni analisi personale e vi limitate a trascrivere l’esistente, in pratica non siete che scribacchini del potere.

Girella

Brulotti

Il Brindisi di Girella

Girella (emerito
Di molto merito),
Sbrigliando a tavola
L’umor faceto,

Perde la bussola
E l’alfabeto;

 

E nel lottare

Cantando un brindisi,
Della sua cronaca
Particolare

Gli uscì di bocca
La filastrocca.