Banditi ed eroi

Brulotti

Banditi ed eroi

Ed i briganti che vivevano fuori delle leggi, che erano banditi dal consorzio civile, e in un impeto di disperazione avevano gettata l'ultima carta nella bilancia del destino che ad essi non accordava altro se non un colpo di moschetto della pubblica forza, o le carezze del boia — e nell'ipotesi più benigna, una condanna all'ergastolo — non combattevano per difendere il dritto alla vita?
Non è forse la filosofia degli statisti che in nome del dritto alla vita e del dritto di arricchirsi a spese dei più deboli, proclama la spogliazione e lo sterminio dei popoli più deboli, vestendo il delitto col pomposo nome di conquista? Quale differenza tra i masnadieri dei boschi ed i banditi per bene, i galantuomini
 inclinati e rispettati dal gregge?

Certo vi è una differenza ed è enorme, tutta a favore dei primi.

La sindrome di Asti

Brulotti

La sindrome di Asti

A quanto pare non esiste solo la sindrome di Stoccolma, quella sorta di complicità che si instaura fra vittima e carnefice (che viene fatta risalire alla simpatia per un rapinatore di banche manifestata da parte dei suoi ostaggi, piuttosto che al consenso fornito dagli elettori ai loro governanti). Ce n’è un’altra alquanto stupefacente, che potremmo definire sindrome di Asti.
Trae spunto da un aneddoto raccontato da un noto comico-blogger-leader politico in un suo spettacolo. Invitato anni or sono ad esibirsi nel capoluogo piemontese, costui si era come al solito preparato informandosi sulle malefatte della classe politica locale al fine di trarne ispirazione. Aveva così scoperto che quella cittadina poteva vantare in passato un sindaco resosi complice dell’avvelenamento dell’acquedotto municipale.

La merde aime côtoyer la merde

Ostrogoto [fr]

La merde aime côtoyer la merde

contre la maxi-prison, ses défenseurs et ses faux critiques

A la mi-mai, on a eu droit à une petite avalanche de merde dans la presse. Les journalistes se sont pressés pour jeter leur lumière sur la lutte contre la maxi-prison. Scandalisés par le fait que cette lutte ne parcourt pas les chemins légaux et préconise l’action directe et l’auto-organisation pour empêcher la construction de ce nouvel enfer carcéral, qu’elle ne s’adresse pas aux institutions et aux politiciens mais fraye son chemin dans les quartiers populaires de Bruxelles (et pas seulement), qu’elle n’a rien à partager avec les journalistes et tout à dialoguer avec d’autres révoltés, ils n’ont pas hésité à la qualifier de « guérilla urbaine » et de l’incontournable « terrorisme ».

La merda ama stare vicino alla merda

Brulotti

La merda ama stare vicino alla merda

Contro la maxi-prigione, i suoi difensori ed i suoi falsi critici

A metà maggio abbiamo avuto diritto ad una piccola valanga di merda nella stampa. I giornalisti si sono precipitati a puntare i riflettori sulla lotta contro la maxi-prigione. Scandalizzati dal fatto che tale lotta non percorra le vie legali e preconizzi l’azione diretta e l’auto-organizzazione per impedire la costruzione di questo nuovo inferno carcerario, che si rivolga non alle istituzioni e ai politici ma si faccia largo nei quartieri popolari di Bruxelles (e non solo), che non abbia nulla da condividere con i giornalisti e tutto da dialogare con altri ribelli; non hanno esitato a definirla «guerriglia urbana» e al solito «terrorismo».
Nei due anni in cui questa lotta prosegue ostinatamente, e a differenza della cricca politicante e degli accomodanti cittadinisti, non abbiamo mai usato mezzi termini: per impedire la maxi-prigione occorre portar avanti una lotta diretta ed offensiva.

Compagni, se voi sapeste…

Brulotti

Compagni, se voi sapeste…

Lo scorso primo maggio a Milano è successo qualcosa. Ma cosa, nessuno lo ricorda più tanto bene. Un fatto ormai esiste solo in quanto notizia, e le notizie sono come i pesci; dopo due giorni puzzano. Se non si vuole gettarle nella spazzatura, se si vuole venderle e consumarle, bisogna coprirle con una plastica in grado di conservarle. Solo che poi non si vede più il fatto, e nemmeno la notizia, si vede solo la plastica. Plastica di fatto, che quindi diventa a sua volta notizia. E così via all’infinito…
Funziona un po’ come i forum in rete, avete presente? Si comincia con un articolo sulla crisi economica in Grecia e si finisce per discutere sulla vera ricetta dello zaziki. Allo stesso modo, le notizie dei fatti del primo maggio a Milano — i disordini in occasione dell’apertura dell’Expo — hanno attirato l’attenzione di tutti per poche ore, trascorse le quali si è iniziato a discutere se il rolex fosse vero oppure falso, o se per pulire i muri fossero più efficaci le spugnette o la spazzola. Un paio di giorni, sono bastati solo un paio di giorni all’incirca ai media per digerire quella giornata. Come se non fosse mai esistita.
Invece alla Messinscena (perché il Movimento ormai è morto e sepolto, inutile continuare a prenderci in giro) ci sono voluti ben due mesi per organizzare...

«Merci in transito»

Intempestivi

«Merci in transito»

È la definizione doganale che possono ricevere le merci estere quando entrano nel territorio nazionale con il solo scopo di attraversarlo per giungere ad altra destinazione. Il transito diretto è quello che prevede che la merce non si fermi sul territorio nazionale ma prosegua immediatamente il suo percorso; in quello indiretto la merce viene immessa in punti franchi di extraterritorialità in attesa di destinazione definitiva. Ovviamente le merci deperibili devono essere immagazzinate a temperatura controllata, in depositi specifici, e spedite via il prima possibile. Al momento dell’ingresso il transitario deve presentare tutta la documentazione e rilasciare una cauzione.
Ciò forse spiega il clamore suscitato in tutta Europa da quanto sta avvenendo al confine fra Italia e Francia, nei pressi di Ventimiglia.

Canzone dei disoccupati

Miraggi

Canzone dei disoccupati

Günther Anders

Ci troviamo su 'sto mondo,
nessun diavolo ne può dubitare,
partoriti e abbandonati,
fino al momento di riaffondare.

Nessuno sa che ci stiamo a fare,
nessuno è arrivato fino in fondo,
nessuno sostiene le spese del viaggio
tranne noi.
partoriti e abbandonati
ce ne stiamo su 'sto mondo.

Quelques banalités de base

Ostrogoto [fr]

Quelques banalités de base (d'ici et d'ailleurs)

Quelques anarchistes d'ici et de là

Approfondir des idées afin qu'elles aident à développer ses propres convictions, étudier et évaluer des expériences de lutte afin de trouver des points d'appui pour orienter ses propres combats, échanger et discuter sur des perspectives subversives afin d'affiner ses propres analyses et ses propres choix de lutte : tout cela fait incontestablement partie des chemins proposés par un mouvement anarchiste informel qui se tient loin des programmes pré-établis, qui rejette les mécanismes de la délégation et qui refuse d'être à la remorque de quelques pontifes de la pensée et de la stratégie.

Alcune banalità di base

Brulotti

Alcune banalità di base (di qui e di altrove)

Alcuni anarchici di qui e di là

Approfondire delle idee perché aiutino a sviluppare proprie convinzioni, studiare e valutare le esperienze di lotta al fine di trovare punti di appoggio per orientare le proprie battaglie, scambiare e discutere di prospettive sovversive allo scopo di affinare le proprie analisi e le proprie scelte di lotta: tutto ciò fa indubbiamente parte dei percorsi proposti da un movimento anarchico informale che si tiene alla larga da programmi prestabiliti, che respinge i meccanismi della delega e rifiuta di andare a rimorchio di qualche pontefice del pensiero e della strategia.
Per contro, affinché tali spazi informali possano esistere, il rifiuto virulento di ogni strumentalizzazione, di ogni recupero e di ogni logica di rappresentazione non può essere considerato come un semplice annesso, come una carta da giocare ogni tanto a seconda delle circostanze. No, questo rifiuto deve essere permanente e non può fare eccezioni strategiche. In caso contrario, parlare di spazi informali di approfondimento e di scambio perderebbe il suo significato. Essi diverrebbero allora fittizi e si trasformerebbero in fertili stagni in cui potrebbe andare a pesca qualsiasi politicante in cerca di manovalanza, qualsiasi persona alla ricerca di un riconoscimento, qualsiasi compagno tattico intenzionato a lucidarsi il blasone.

Raggi di libertà

Brulotti

Raggi di libertà

«L'essere umano non è nato per stare in riga, a capo chino, in attesa del permesso di vivere.
Sollevare la testa, armare il braccio e sfidare il potere: è qui che inizia la vita, nel far saltare tutte le righe.
Dalla vernice ai sassi, dai martelli alle fiamme, dai danneggiamenti ai sabotaggi, è un universo d'attacco che straccia ogni codice penale, ogni calcolo politico, ogni accomodamento con lo Stato. E questa sete di libertà può diventare contagiosa. Ovunque.»
North Wales, Limoges, Anversa, Bruxelles,... A dispetto della repressione, c'è chi non china il capo e non si rassegna a vedere il mondo diventare un'enorme prigione a cielo aperto. Ancora.
Ovunque — costruisci gabbie, raccogli la nostra rabbia.

Aux incontrôlables

Ostrogoto [fr]

Aux incontrôlables

L’ordre doit régner : c’est la devise de tout pouvoir. Et son ordre, on le connaît : ses massacres aux frontières, son exploitation au travail, sa terreur dans les prisons, son génocide dans les guerres, son empoissonnement dans nos poumons, sa dévastation de tout ce qui est beau et libre, son idéologie dans nos cerveaux et son avilissement dans nos cœurs. Et à Bruxelles, le pouvoir est passé à la vitesse supérieure. Que ce soient les magasins pour les eurocrates ou les nouveaux lofts pour riches, les flics qui se multiplient comme des lapins ou les caméras qui sortent du sol comme des champignons, les nouveaux centres commerciaux ou l’aménagement urbain pour renforcer le contrôle, le message est clair : l’ordre doit régner et les pauvres, les exclus, les sans-papiers, les criminels, les révoltés, nous sommes indésirables dans cette ville, nous ne sommes bons qu’à obéir, qu’à courber le dos ou crever.

Agli incontrollabili

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Agli incontrollabili

Nessun passo indietro:
attacchiamo la maxi-prigione,
i suoi costruttori e i suoi difensori!
 
Coraggio e determinazione a chi lotta contro il potere e per la libertà!
 
L'ordine deve regnare: è il motto di ogni potere. Il suo ordine lo conosciamo: i suoi massacri alle frontiere, il suo sfruttamento sul lavoro, il suo terrore nelle carceri, il suo genocidio delle guerre, il suo avvelenamento dei nostri polmoni, la sua devastazione di tutto ciò che è bello e libero, la sua ideologia nelle nostre menti e il suo svilimento dei nostri cuori. E a Bruxelles il potere ha fatto un salto di qualità. Si tratti dei negozi per gli eurocrati o dei nuovi loft per i ricchi, degli sbirri che si moltiplicano come conigli o delle telecamere che spuntano come funghi, dei nuovi centri commerciali o del piano urbanistico per rafforzare il controllo, il messaggio è chiaro; l'ordine deve regnare e i poveri, gli esclusi, i clandestini, i criminali, i ribelli, noi, siamo indesiderabili in questa città, buoni solo ad obbedire e a curvare la schiena o a crepare.

«La maxi-prigione non sarà costruita sulla nostra rassegnazione»

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«La maxi-prigione non sarà costruita sulla nostra rassegnazione»

A Bruxelles stanno per iniziare i lavori per la costruzione di una maxi-prigione, la più grande del paese. Sorgerà ad Haren, nella periferia a nord della città, non troppo lontano dal quartier generale della Nato. Contro questa grande opera della repressione è in corso da anni una lotta portata avanti da chi non nasconde il proprio odio per qualsiasi autorità: volantini, manifesti, libri, video, manifestazioni selvagge, occupazioni, concerti, appuntamenti, dibattiti... tutto ciò ha contribuito a creare e diffondere quell'ostilità che non è rimasta sulla carta, ma si è concretizzata in decine e decine di azioni dirette. Atti materiali di rivolta avvenuti non solo nei quartieri più caldi della capitale, ma in tutto il Belgio. E, anche solo per questo motivo, impossibili da attribuire a poche teste calde.
Si tratta di una «squisita elevazione del braccio e della mente» che sta preoccupando le autorità belghe, essendosi dimostrata alla portata di tutte le collere e di tutte le intelligenze. Nonché determinata a non accettare i compromessi della politica. Ciò spiega il motivo per cui sono in molti ad essersi mobilitati, utilizzando ogni mezzo, per arrestare questa lotta contro la futura maxi-prigione di Bruxelles.

We can, podemos...

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We can, podemos...

È il più grande carcere di massima sicurezza dello Stato di New York: il Clinton Correctional Facility.
La sua costruzione risale al 1844, quando la struttura si limitava ad ospitare prigionieri condannati ai lavori forzati nelle miniere locali.
Nel 1877 venne trasformato in un vero e proprio carcere ed a quell'anno risale anche la costruzione di mura esterne invalicabili, alte 10 metri. Si trova nel comune di Dannemora ed è definito «la Siberia di New York», per via del suo clima gelido. Ed anche perché, da quell'area isolata, nessuno è mai riuscito a fuggire. Né mafiosi come Lucky Luciano, né rivoluzionari come Carl Paivio o David Gilbert, né poeti come Gregory Corso.
Ma lo scorso 5 giugno è successo qualcosa.

Les chèvres de Haren

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Bruxelles : les chèvres de Haren

Un irresponsable

Il y a quelques semaines, suite à plusieurs attaques anonymes contre des responsables du projet de maxi-prison que l’Etat belge espère construire à Bruxelles, un blog internet de Haren, où se trouve précisément le terrain choisi, a dénoncé "des éléments incontrôlables [qui] viennent entacher la crédibilité" de la lutte. Le 3 juin dernier, n’hésitant pas à franchir un pas supplémentaire dans sa courageuse croisade pour la paix des cimetières, le même blog tenu par un cadavre local s’est empressé de se distancier de l’action incontrôlée... des chèvres de son village.

Le capre di Haren

Fuoriporta

Le capre di Haren

Un irresponsabile

Qualche settimana fa, in seguito a diversi attacchi anonimi contro alcuni responsabili del progetto della maxi-prigione che lo Stato belga spera di costruire a Bruxelles, un blog internet di Haren, dove per l’appunto si trova il terreno prescelto, ha denunciato «elementi incontrollabili [che] finiscono col guastare la credibilità» della lotta. Il 3 giugno scorso, facendo avanzare senza esitazione la sua coraggiosa crociata per la pace dei cimiteri, lo stesso blog gestito da un cadavere locale si è affrettato a prendere le distanze dall’azione incontrollata… delle capre del suo villaggio.
Quel giorno, di buon mattino, gli ovini ribelli hanno infatti abbandonato il loro recinto situato nello spazio occupato della futura (oppure no) maxi-prigione, per andare ad esplorare nuove strade, forse in cerca di spazi meno angusti. Cammin facendo, le caprette sono perfino giunte a perturbare per diverse ore il traffico ferroviario della linea Vilvorde-Haren. La storia non dice se l’erba fosse davvero più verde che altrove, ma mostra in ogni caso che solo uscendo dai sentieri battuti possono nascere orizzonti ricchi di promettenti incognite.

The Persistent Refusal of Paradise

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The Persistent Refusal of Paradise

Penelope Nin

It is rumored that we (a “we” not well-defined whose lack of definition suits the rumor-mongers) have nothing to do with anarchism, being in reality nihilists disguised for the purpose of penetrating into the sanctuary of anarchy with bad intentions. It is noted that one who takes up the task of guarding the temple ends up seeing thieves everywhere, and maybe the hour has come to quiet “our” troubled detractors.
First of all, they must explain what they mean by nihilism.

Un'arte di economia mista

Contropelo

Un'arte di economia mista

Barthélémy Schwartz

 
Avanguardia ed economia mista
Succedanei della concezione bolscevica e autoritaria dell'organizzazione, le avanguardie artistiche radicali hanno avuto le loro ore di gloria fra le due guerre ma si sono prolungate fino agli anni 50-60. Esse hanno avuto il loro «periodo eroico» al tempo dei surrealisti che negli anni 30 hanno ignorato le critiche marxiste e anarchiche del bolscevismo, preferendo Trotsky a Pannekoek. Esse hanno avuto il loro «periodo sventurato» dopo la seconda guerra mondiale al tempo dei situazionisti, costretti negli anni 60 ad affermarsi come una avanguardia che rinunciava alle sue prerogative di avanguardia.
Le avanguardie artistiche radicali della prima metà del secolo (dada, il surrealismo, l'espressionismo tedesco, ecc.) si caratterizzavano per la combinazione di creazione, di critica dell'arte come sfera separata dall'attività sociale, e di critica sociale. In assenza di cambiamento radicale della società capitalista durante questo periodo, malgrado le rivoluzioni abortite in Russia, Italia, Germania e Spagna, queste avanguardie hanno permesso paradossalmente un rinnovamento senza precedenti dell'arte e della cultura.

La religion du sacrifice

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La religion du sacrifice

Les habitants de la Lune

S'il est une vertu que cette société a posée comme un absolu, c'est bien celle du sacrifice. Matin, midi et soir, il frappe aux portes paré de ses plus beaux atours. Rien ni personne ne lui échappe, Il est le bras droit de Dieu, des temples lui sont érigés, un véritable culte lui est voué, même parmi ceux qui appellent à changer le monde. Expier encore et toujours, se repentir sans relâche et souffrir obstinément, tel est notre lot sur cette terre. Au détail ou en gros, chaque instant de notre vie est débité en tranche de sacrifice supplémentaire. Et si les divinités qui hier soumettaient les hommes et accaparaient leur esprit étaient nombreuses et variées, aujourd'hui, l'Économie est l'Unique, le seul Dieu de toute l'espèce humaine.

La religione del sacrificio

Brulotti

La religione del sacrificio

Gli abitanti della Luna

Se esiste una virtù che questa società ha posto come un assoluto, è proprio quella del sacrificio. Mattina, mezzogiorno e sera, bussa alla porta più accattivante che mai. Niente e nessuno gli sfugge, in quanto braccio destro di Dio, ad esso vengono eretti templi, dedicato un vero e proprio culto, anche fra coloro che pretendono di cambiare il mondo. Espiare ancora e sempre, pentirsi senza requie e soffrire ostinatamente; ecco il nostro destino su questa terra. Al dettaglio o all’ingrosso, ogni istante della nostra vita viene smerciato in parti di sacrificio supplementare. E se le divinità che ieri sottomettevano gli uomini e accaparravano il loro spirito erano numerose e diverse, oggi l’Economia è l’Unico, il solo Dio di tutta la specie umana.
Per gli adoratori della merce, l'Economia è discesa sulla Terra come un nuovo Messia. E come tutte le divinità, il nuovo Moloch ha fame e sete.
Ma se per attirarsi le grazie o allontanare le ire degli dèi di ieri bastavano un po' di vino, qualche spezia o dei bastoncini d'incenso avvolti in preghiere, oggi il nuovo padrone è assai più vorace. Pretende sudore e sangue.