Fuori legge

Intempestivi

Fuori legge

Sono 3500 circa i chilometri che negli Stati Uniti separano la Contea di Harney, in Oregon, dalla cittadina di Flint nel Michigan. La prima è un’area di 26.500 km2, ma ha una popolazione che supera di poco i 7.000 abitanti (per dare un’idea, la più vasta regione italiana è la Sicilia con i suoi 25.800 km2 che ospitano 5.000.000 di abitanti). Nonostante quanto si potrebbe pensare, non è affatto una zona desertica. Tutt'altro, è piena di fauna e flora selvaggia. La seconda invece è una città che si trova ad un centinaio di chilometri dalla più celebre Detroit, ha un’area di 88 km2 ed ha circa 100.000 abitanti. Dati i numeri, veniamo al dunque.
Nella Contea dell’Oregon è appena stato arrestato quello che viene definito il leader di una milizia che lo scorso 2 gennaio ha occupato la sede del Malheur National Wildlife Refuge — un’area protetta — in segno di protesta contro la condanna di due fattori accusati di incendio doloso.

Ai ferri corti - Nueva edición

Ostrogoto [es]

Ai ferri corti - Nueva edición

Prólogo por algunos de los antiguos animadores de NN Ediciones

Publicado en Mayo de 1998 por NN ediciones, creadas siete meses antes por algunos anarquistas que formaron parte de la experiencia de la publicación semanal Canenero, este panfleto, en el transcurso de 17 años, le ha dado la vuelta al mundo, siendo traducido al Español, Portugués, Inglés (con ediciones en el Reino Unido, en los Estados Unidos y en Australia), Francés, Holandés, Alemán, Sueco…
Puesto que ha nutrido múltiples reflexiones, dado ideas, reforzado inclinaciones, suscitado dudas, así como también ha provocado irritaciones, (el concepto de “existente”, sobre todo, se ha mostrado en su totalidad sin freno indigesto para aquellos que aspiran a administrar, al menos, algo de lo que es el Estado), uno podría afirmar que, a su pequeña escala, Ai Ferri Corti ha hecho su contribución a la difusión de una perspectiva anarquista insurreccional autónoma.

Sarcogyps

Brulotti

Sarcogyps

«Il colpo di Stato di Giugno, questo vampiro anonimo,
In voi Tribuni, in voi Borghesi, si è incarnato,
E dicembre ne è solo il figlio legittimo.
Ex bravi dell'autorità,
Battetevi il petto e, davanti a questa bara, 
Emendando il passato, il presente vi si schiarisca.
Non vi è che un talismano per tutti — la libertà!»
Joseph Déjacque
 
Era il 24 giugno 1852 quando l'anarchico Joseph Déjacque pronunciò queste parole. La triste occasione gli era stata data dal funerale di Goujon, compagno di lotta e di esilio, morto pochi giorni prima a Londra. Le sue esequie furono seguite da tutti i proscritti francesi presenti nella capitale inglese, fra cui spiccavano gli ex capi della rivoluzione del 1848. Come ricorderà Gustave Lefrançais, «Ledru-Rollin, Louis Blanc, Caussidière, Félix Pyat, Nadaud, i due Leroux, Greppo, Martin Bernard — tutti ex rappresentanti del Popolo — camminavano in testa al corteo funebre e si ritrovarono così in prima fila davanti alla fossa». 

Si-può-fare

Brulotti

Si-può-fare

Mary Shelley

Come mi trovai fra le mani un potere così sbalorditivo, esitai a lungo circa il modo di utilizzarlo. Per quanto possedesse la capacità di suscitare la vita, pure la creazione di una forma atta a riceverla, con tutti i suoi intrichi di fibre, di muscoli e di vene, restava sempre un'impresa di difficoltà e di fatica inconcepibili. Fui incerto dapprima se tentare la creazione di un essere come me o quella di un organismo più semplice, ma la mia immaginazione era troppo esaltata dal successo conseguito per permettersi di dubitare della mia capacità di dar vita ad un animale complesso e meraviglioso come l'uomo. I materiali cui potevo in quel momento ricorrere apparivano inadeguati ad un'impresa così ardua. Mi preparai a una serie di insuccessi: forse i miei sforzi sarebbero stati continuamente delusi, e forse alla fine la mia opera sarebbe riuscita imperfetta; pure, quando consideravo i quotidiani progressi della scienza e della meccanica, ero incoraggiato a sperare che i miei tentativi avrebbero almeno gettato le basi di una futura vittoria.

Perché si fa qualcosa piuttosto che niente?

Contropelo

Perché si fa qualcosa piuttosto che niente?

Guillaume Paoli

In tutti i settori della società odierna, infuria la battaglia per la motivazione. I disoccupati ottengono un diritto all'esistenza solo fornendo le prove di un impegno incessante nella ricerca di impieghi inesistenti. Durante il colloquio di lavoro, non sono tanto le competenze che contano quanto l'esibizione entusiasta di una sottomissione senza pecche. Coloro che hanno ancora un posto possono sperare di conservarlo solo identificandosi anima e corpo con l'azienda, lasciandosi condurre dove questa lo esige, sposandone la «causa» nel bene — e, il più delle volte, nel male. E il dovere di motivazione non si ferma all'uscita dell'ufficio. Si impone allo stesso modo al consumatore, a cui viene intimato di essere attento alle nuove linee di prodotti e di confermare la sua fedeltà ai marchi che hanno saputo attrarlo. All'adolescente che deve formarsi — o forse bisognerebbe dire formattarsi — in base alle esigenze del mercato, nonché al vecchio che deve pagare il suo debito a un mondo che ha avuto la bontà di mantenerlo in vita. E quale che sia la sua età, al telespettatore — che deve offrire quantità sempre maggiori di cervello disponibile a ricevere il flusso continuo di informazioni che si presume costituiscano il suo rapporto con la realtà. Una volta spenta la televisione, restano ancora tutti gli artisti che vogliono farlo muovere, i militanti che vogliono mobilitarlo, il tempo e le relazioni che deve gestire, la propria immagine che è obbligato a dinamizzare, insomma non un istante che non venga posto sotto il segno dell'utile, sotto l'imperativo categorico del movimento. Quante carote, per asini tanto sventurati!

“But so delicious, so delicious”

Ostrogoto [en]

“But so delicious, so delicious”

Shit loves to be close to shit – it’s a fact. Whether it’s because it came out of the same asshole or because it floats in the same sewer, that’s how it is. But certain shit – in subversive environments, the supporters of alternating conflictuality – also loves to be close to chocolate, or at least would like to have it understood. To boast of being a nutrient is not enough, it isn’t sufficient.
To give examples, certain workers’ power leaders might even go so far as to present their old organization as favorable to autonomy and permanent conflictuality, but would you want to believe them? Believe who?

De l’incompatibilité

Ostrogoto [fr]

De l’incompatibilité

S’il est sans doute souvent plus confortable de se taire, certaines silences peuvent aussi devenir insupportables. C’est pour cela que malgré tout, nous avons préféré de prendre la parole.
Comme vous, nous avons vu qu’il y a trois initiatives dans trois différentes villes italiennes où quelques compagnons de Bruxelles viendront parler sur la lutte contre la maxi-prison. S’il s’agit d’une lutte spécifique dans un espace déterminé, il est vrai que la question peut possiblement concerner tous les anarchistes et d’autres révoltés, aussi au-délà des frontières étatiques. Depuis le début de cette lutte, il y a eu en effet des anarchistes d’un peu partout qui s’y sont intéressés, qui l’ont défendu, qui y ont participé de différentes manières. Cela n’est pas juste une petite chose en plus, cette dimension internationaliste s’est vraiment enracinée dans la projectualité même de cette lutte. Et au-délà du fait si le conflit se déroule autour de la construction d’une maxi-prison, d’un aéroport, d’une mine d’or ou si c’est une révolte qui vient enflammer les rues des métropoles ou les sentiers des campagnes, c’est la question de la projectualité insurrectionelle qui pourrait être au coeur des échanges entre compagnons, et cela à un niveau international.
Pour autant que cela nous réjouit que des compagnons d’ailleurs organisent des initiatives pour discuter sur cette lutte, que des compagnons impliqués dans la lutte prennent le temps pour voyager et porter le débat bien loin de la capitale belge, il y a quelque chose d’amer qui nous est resté dans la gorge. Et on écrit cette lettre pour en parler.

Dell’incompatibilità

Brulotti

Dell’incompatibilità

Se spesso è indubbiamente più comodo tacere, certi silenzi possono anche diventare insopportabili. È perciò che, malgrado tutto, abbiamo preferito prendere la parola.
Come voi, abbiamo visto che sono in corso tre iniziative in tre diverse città italiane in cui sono giunti alcuni compagni di Bruxelles a parlare della lotta contro la maxi-prigione. Se si tratta di una lotta specifica in un luogo determinato, è pur vero che la questione riguarda potenzialmente tutti gli anarchici e altri ribelli, anche al di là delle frontiere statali. Fin dall’inizio di questa lotta ci sono stati infatti anarchici, provenienti un po’ dappertutto, che se ne sono interessati, che l’hanno difesa, che vi hanno partecipato in diverse maniere. Ciò non costituisce solo un piccolo extra, questa dimensione internazionale si è radicata nella progettualità stessa di questa lotta. E al di là del fatto se il conflitto avvenga attorno alla costruzione di una maxi-prigione, di un aeroporto, di una miniera d’oro o se è una rivolta che infiamma le strade delle metropoli o i sentieri delle campagne, è la questione della progettualità insurrezionale che dovrebbe essere il fulcro degli scambi fra compagni, e questo a livello internazionale.
Per quanto siamo lieti che compagni di altri paesi organizzino iniziative per discutere di questa lotta, che compagni coinvolti nella lotta prendano il tempo di viaggiare e portare il dibattito ben più lontano della capitale belga, c’è qualcosa di amaro che ci è rimasto in gola. E scriviamo questa lettera per parlarne.

In fondo agli occhi

Brulotti

In fondo agli occhi

Due fili, indissolubili ed antitetici, legano fatti e persone apparentemente distanti tra loro: la guerra e la libertà.
Una donna somala, morta nel corso di uno sbarco nel sud del Salento, è l'ennesima vittima della guerra totale che il Capitale ha dichiarato all'umanità, a quella parte dell'umanità sul cui sfruttamento e sulle cui sofferenze fonda il suo processo di accumulazione. Partita per provare a sfuggire a condizioni di miseria, questa donna – come milioni di altri esseri umani – è andata alla ricerca della propria libertà, che pensava di poter trovare in quella zona del mondo in cui risiedono i maggiori responsabili delle cause che l'hanno costretta a scappare. Quando credeva di intravedere una possibilità, le condizioni della guerra l'hanno però nuovamente raggiunta, nelle acque a pochi metri dalla costa.
Altri sono stati più fortunati, almeno apparentemente... Arrivati incolumi sulla terraferma,credevano di poter soddisfare quel desiderio di libertà, tranne accorgersi poi di aver trovato, nel ricco Occidente, condizioni di sfruttamento e di miseria simili a quelle che avevano abbandonato, fatte di sfruttamento salariale brutale, discriminazione, repressione...

Insurrection and Doublethink

Ostrogoto [en]

Insurrection and Doublethink

The language of the Invisible Committee fears it that much less. The aspect that most leaps out before its writings is precisely the lack of a consequential logic underlying its affirmations. It seems to be a characteristic of this entire milieu, since already in 2003 the last editors of Tiqqun announced in their (announcement for enlistment and so called) Appel (Call): “The question is not to demonstrate, to argue, to convince. We will go straight to the evident. The evident is not primarily an affair of logic or reasoning. It attaches to the sensible, to worlds.” One already starts to smile over the curious and self-interested mixture of terms. In general, the sensible is as far as can be from an evident. The sensible is subjective, individual, obscure as a riddle that is interpreted by each one individually. The evident, instead, is objective, common, clear as a certainty clarified for all collectively. The sensible is controversial, the evident, no, it is verified. If both are not “affairs of logic”, it is for diametrically opposed reasons. Reason doesn’t have the capacity of making an affair of what lies beyond its range (like the elusive sensible), while it has no need to do it with what is right here (like the evident already taken for granted at a discount). But what interests the authors of Appel, what makes them drool before the evocation of the sensible as evident, is that both are recognized, accepted in any case, and, above all, are not debated. Each one has her own inaccessible sensibility, all yield before the undeniable evident.

Insurrezione e bispensiero

Contropelo

Insurrezione e bispensiero

Dire tutto e il suo contrario è il modo migliore per avere sempre ragione, la tattica più sicura per sottrarsi ad ogni critica. Ecco perché la contraddizione può sì verificarsi di tanto in tanto nel corso dell’evoluzione del pensiero, ma nell’opportunismo costituisce una caratteristica permanente eretta a sistema. Dai partiti politici che si contendono gli scranni del Palazzo ai racket militanti che si contendono le prime file nelle piazze, è tutto un dire e contraddire nel tentativo di strappare il maggior consenso possibile. Questa tara, che si manifesta nelle continue mutazioni della cosiddetta conflittualità alternata, viene presa in considerazione in questi tre capitoli di Ai clienti, opuscolo-recensione dell’ultima opera del Comitato Invisibile Ai nostri amici.

 

Ora, quando ci si imbatte in qualcuno che si lascia abitualmente andare ad affermazioni fra loro contrastanti, sorge spontaneo ed immediato un dubbio: ma costui si rende conto delle assurdità che sostiene? Se non se ne accorge, forse la sua intelligenza è alquanto limitata. Se viceversa ne è consapevole, perché lo fa? Ci sarà dietro una qualche motivazione poco chiara, che ci sfugge. Insomma, la conclusione a cui si perviene in questi casi si riduce ad una alternativa secca. O si è davanti ad una persona consapevole, ed allora è un opportunista. Oppure, in caso contrario, si tratta di un imbecille. Ma il Comitato Invisibile, facile avvedersene, imbecille non lo è di certo.

«Ma che bontà, ma che bontà...»

Brulotti

«Ma che bontà, ma che bontà...»

La merda ama stare vicino alla merda — è un dato di fatto. Che sia perché uscita dal medesimo buco di culo o perché galleggiante nella medesima fogna, così è. Ma certa merda — in ambito sovversivo, quella sostenitrice della conflittualità alternata — ama stare anche accanto alla cioccolata, o per lo meno vorrebbe dare ad intenderlo. Vantarsi di essere nutriente non le basta, non è sufficiente.
Tanto per fare degli esempi, certi leader potereoperaisti potranno anche far presentare la propria vecchia organizzazione come favorevole all'autonomia e alla conflittualità permanente, ma chi volete che gli creda? A chi? A chi ha dato «scheda rossa» agli stalinisti del PCI e si è commosso per aver stretto la mano al loro segretario, quello che affiancava il sicario Vidali nella Spagna del 1936? A chi elemosinava l'amnistia allo Stato? Suvvia…
Allo stesso modo, certi anarchici a singhiozzo potranno anche sbandierare il proprio sostegno ad una azione progettuale autonoma nemica della politica, ma chi volete che gli creda? A chi? A chi ha accettato ogni compromesso pur di partire e tornare assieme a sindaci, assessori, preti, magistrati, indicatori di polizia? Suvvia…

Acte de révolte, bien privé ?

Ostrogoto [fr]

Acte de révolte, bien privé ?

Certes, jusqu’au dernier millénaire, les choses étaient plus simples. Face à un acte de révolte, les uns condamnaient et prenaient publiquement leurs distances, les autres mettaient la tête dans le sable et faisaient mine de rien, et les derniers le défendaient ouvertement. On ne parle pas ici des revendications diffusées par les auteurs de ces actes. On parle de tous ceux qui exprimaient publiquement leur propre approbation, leur propre appui, leur propre solidarité avec ces actions. Prendre la défense de la révolte, lui donner toute les raisons, en exprimer toutes les passions ne devrait-il pas tenir à cœur de tout subversif ? Et prendre cette liberté de pensée et de parole ne devrait-il pas être le minimum à faire ?

Atto di rivolta, bene privato?

Brulotti

Atto di rivolta, bene privato?

Certo, fino allo scorso millennio le cose erano più semplici. Di fronte ad un atto di rivolta c'era chi condannava e prendeva pubblicamente le distanze, c'era chi metteva la testa sotto la sabbia e faceva finta di niente, e c'era chi lo sosteneva apertamente. E non si sta qui parlando delle rivendicazioni diffuse dagli autori di quegli atti. Stiamo parlando di tutti coloro che pubblicamente esprimevano la propria approvazione, il proprio sostegno, la propria solidarietà a quelle azioni. Prendere le difese della rivolta, darle tutte le ragioni, esprimerne tutte le passioni, non dovrebbe stare a cuore ad ogni sovversivo? E prendersi questa libertà di pensiero e di parola non dovrebbe essere il minimo da fare?
Essendo difficile individuare gli autori materiali di quegli atti, ma conoscendo bene l'identità di coloro che li sostenevano pubblicamente, non di rado gli inquirenti hanno iniziato a incriminare i secondi imputando loro la paternità del fatto. Si trattava di una ipotesi, naturalmente, dato che la coincidenza fra primi e secondi non poteva di certo essere data per scontata. Forse sì, forse no, forse solo per alcuni, forse solo in qualche caso.

La «banda» De Luisi

Brecce

La «banda» De Luisi

Giuseppe De Luisi già condannato a 30 anni di reclusione dovrà subire un altro processo assieme ai compagni Cresci Umberto (Iconoclasta di Spezia) e Giampaoli Mentore.
Questi ultimi due furono arrestati qualche giorno dopo la morte dì R. Novatore. Quali reati avevano commesso? Quello di essere stati amici di Renzo.
Infatti, malgrado tutte le accuse fattegli, la loro innocenza appare lampante malgrado tutti i reati che l'ambizione di carriera del lebbroso commissario Caccioppo ha inventato di sana pianta.
Sono imputati di un'infinità di rapine e aggressioni a mano armata compiute in divisa da carabiniere; ma nessuno degli aggrediti ha dichiarato di conoscerli, eccetto qualche fascista camuffato patriotticamente ed eroicamente da aggredito.
Sono imputati anche di fabbricazione di esplosivi destinati a far saltare il treno di lusso Parigi-Roma.
Nelle abitazioni degli arrestati non fu trovato né armi né esplosivi. Su quale fondamento allora sono basate le accuse? Il degenerato commissario Caccioppo con l'aiuto dei fascisti di Arcola pensò di trovare gli esplosivi anche dove non c'erano; infatti narrano i giornali che il giorno dopo al loro arresto parecchi fascisti videro dei ragazzi trastullarsi con della polvere da fuoco, si fecero indicare il luogo dove l'avevano presa e vi trovarono un abbondante quantità di esplosivo, di bombe e vestiti da carabiniere.

Nella calza della Befana

Intempestivi

Nella calza della Befana

A quanto pare no, non è solo la Befana a venire di notte. La sera successiva all’Epifania, tra il 6 ed il 7 gennaio, qualcuno con le palle tutte rotte è arrivato davanti alla filiale della Banca Etruria di Ponte San Giovanni, a Perugia. Sprovvisto di carbone da regalare ai perfidi banchieri, ha lasciato sul posto un ordigno rudimentale il quale, rinvenuto al mattino, è stato fatto esplodere dai carabinieri che lo hanno definito a basso potenziale.
Materialmente parlando, può anche essere. Ma il senso di un’azione, per fortuna, non è dato esclusivamente dai suoi risultati quantitativi, che in fin dei conti dipendono da mille circostanze più o meno imprevedibili. Lo si può cogliere soprattutto nel suo aspetto qualitativo. La Banca Etruria è uno dei quattro istituti in questi giorni al centro dello scandalo per aver truffato centinaia e centinaia di risparmiatori con la vendita di obbligazioni spazzatura, venendo poi salvata da un decreto dell’attuale governo fra cui siede una parente stretta di alti funzionari della medesima banca. Fra i risparmiatori disperati c’è chi si è suicidato, chi ha strillato per ottenere la restituzione dei propri risparmi, chi si è affidato ad avvocati e politici. Sono in molti poi ad essersi indignati. Ora, c’è anche chi è passato alle vie di fatto.
Eh no, non sono cose che si fanno, hanno starnazzato i mediatori della Federconsumatori e della Adusbef, secondo cui «la rabbia deve essere incanalata nelle giuste forme di contestazione. Va condannata senza se e senza ma ogni forma di violenza». Alle banche birichine incapaci di dedicarsi con successo all’usura, alla speculazione, alla frode e allo sfruttamento, va consegnato il carbone della legge, giammai il fuoco della rivolta.
E perché no? In fondo il carbone è pesante e sporca, ma basta accostargli un fiammifero per trasformarlo in un fuoco che illumina e riscalda.

A petits pas

Ostrogoto [fr]

A petits pas

Il était une fois, il y a longtemps, la liberté de penser. Bien que souvent absente dans les faits, elle était présente un peu partout dans les mots, les théories, les discours. Il suffisait de l’évoquer pour déclencher l’approbation qui accompagne depuis toujours les lieux communs, et il était en effet très facile de tomber sur quelque homme de pouvoir prêt à assurer que chacun est libre de croire et de penser ce qu’il veut.
 

Quel pain mangeons-nous ?

Ostrogoto [fr]

Quel pain mangeons-nous ?

On sait bien que c’est un intermède terminologique bête et inutile, mais bon. Plus le temps passe, et plus on est forcé de s’interroger sur le sens d’un petit mot de huit lettres dont on fait un usage désinvolte, surtout ici en Italie : compagnon. Il semble qu’il provienne du latin médiéval « companio », composé de la préposition « cum » et du substantif « panis ». Un compagnon est celui qui mange le même pain, presque un convive intime ou en tout cas celui qui participe au même repas.

Il s’agit d’un terme devenu gênant, sinon suspect, depuis un certain temps, au moins dans les milieux subversifs. Depuis que s’est diffusée la manie des bouffes populaires, où on peut trouver quasi n’importe qui autour de la même tablée, ce mot a pris un visage indubitablement nauséabond.

Which Bread Do We Eat?

Ostrogoto [en]

Which Bread Do We Eat?

We know that it’s a silly and useless terminological interlude, but so be it. The more time passes, the more we are constrained to question ourselves about the meaning of little word of nine letters which is often used casually: companion. It seems to derive from the medieval Latin “companio”, a term composed from the preposition “com” and the noun “panis”. A companion is the one who eats the same bread, something of an intimate fellow diner or at least one who takes part in the meal.

A piccoli passi

Brulotti

A piccoli passi

C'era una volta, tanto tempo fa, la libertà di pensiero. Benché sovente assente nei fatti, essa era presente dappertutto nelle parole, nelle teorie, nei discorsi. Bastava evocarla per strappare quell'applauso che da sempre accompagna il luogo comune, e infatti era facilissimo imbattersi in qualche uomo di potere pronto a rassicurare che ognuno è libero di credere e pensare ciò che vuole.
Ci sovviene la solenne dichiarazione, una ventina di anni fa, di un grande esperto di "libertà", un ex-magistrato diventato presidente della Repubblica italiana. In riferimento all'assalto di uno storico campanile veneziano da parte di alcuni cosiddetti indipendentisti, non esitò a sostenere che nel nostro paese in cui vige la democrazia ognuno è libero di esprimere le proprie idee, perfino quelle più estreme; ma, se dalle parole si passa ai fatti, ecco che lì interviene la magistratura. Il che vuol dire che il potere concede permesso di manifestazione ad ogni pensiero, purché si limiti a costituire mera opinione.
Il guaio, con le parole, è che possiedono una non sempre gradita caratteristica: tendono ad essere messe in pratica.

Quale pane mangiamo?

Brulotti

Quale pane mangiamo?

Lo sappiamo che è uno sciocco ed inutile intermezzo terminologico, ma tant’è. Più passa il tempo e più siamo costretti ad interrogarci sul significato di una parolina di otto lettere di cui si fa un uso disinvolto, soprattutto qui in Italia: compagno. Pare che derivi dal latino medioevale «companio», termine composto dalla preposizione «cum» e dal sostantivo «panis». Compagno è colui che mangia lo stesso pane, quasi un intimo commensale o comunque chi partecipa allo stesso vitto.
Si tratta di un termine che da qualche tempo è diventato imbarazzante, se non sospetto, per lo meno in ambiti sovversivi. Da quando qui si è diffusa la mania delle cene popolari, dove attorno allo stesso desco ci si può trovare pressoché chiunque, questa parola ha assunto tratti decisamente nauseanti. Vien da invidiare la maggiore precisione semantica adottata oltralpe, dove fra gli anarchici vige una precisa differenza fra camarades e compagnons. I primi sono genericamente tutti coloro che fanno parte del cosiddetto Movimento, i secondi invece sono quelli più vicini ed affini. Ma è solo con questi ultimi che si spezza e si mangia lo stesso pane.