Incivili!

Intempestivi

Incivili!

Ancora uno sforzo, è quasi finita. Meno male, perché non se ne poteva più. Erano settimane che ci scassavano i neuroni con la legge sulle unioni civili (con o senza "stepchild adoption"). E le associazioni LGBT che la volevano (ma non così, di più), e la Chiesa che non la voleva (ma non così, per niente), e certi partiti che-non-ci-sono-cittadini-di-serie-B, e certi altri partiti che-bisogna-impedire-una-rivoluzione-contronatura...
Alla fine, già passata alla Camera, anche il Parlamento italiano sta per votare una legge che regolamenterà la situazione di chi non ha voluto (o non può) saperne di matrimoni, né religiosi né civili. Fra poco, le coppie di fatto avranno i loro bei diritti da rivendicare davanti allo Stato. Basterà sbrigare qualche piccola formalità (registrare un accordo in Comune, o sottoscrivere un patto dal notaio), e la legittimità è assicurata. L'amore riconosciuto dalla legge, garanzia di pensione reversibile o di un'eredità incassata allo sportello.
Contenti?
Noi no. Indifferenti, semmai, dato che al diritto crediamo quanto al figlio di una Vergine. Non esiste e, se esistesse, bisognerebbe eliminarlo come tutto ciò che ha la malsana pretesa di stabilire cosa (e come e con chi) dire, fare, baciare... vivere e morire.

All'altezza della situazione?

Brulotti

All'altezza della situazione?

 

All'inizio si stenta a crederci — sembra proprio uno scherzo. Eppure la notizia è lì, riportata dai principali organi di informazione. In fondo, perché non credere che le cose siano andate così?
La mattina dello scorso 23 febbraio a Calenzano, alle porte di Firenze, la polizia è intervenuta per sgomberare un edificio abbandonato della ASL, occupato da alcune famiglie di migranti. Iniziato alle otto del mattino, pare che lo sgombero sia avvenuto senza intoppi. I migranti sono stati messi lì, sulla strada, in attesa di essere accompagnati ai centri di assistenza. Fra loro, tre mamme e quattro bambini. Le ore passavano, nessuno arrivava a prelevarli e loro erano sempre lì, senza cibo né acqua. Cosa sia successo, lo lasciamo raccontare alla struggente prosa del giornalista di turno...

Persone sconosciute

Brulotti

Persone sconosciute

Poison Girls

Questo è un messaggio alle persone sconosciute
persone che si nascondono / persone sconosciute
sopravvivere in silenzio non va più bene
tenere la bocca chiusa / la testa nella sabbia
terroristi e sabotatori / ognuno di noi
nascosti nell'ombra / persone sconosciute

 

hey, signor medio / non esisti / non sei mai esistito
nascoste nell'ombra / persone sconosciute
l'abitudine di nascondersi sarà presto la nostra morte
morire in segreto per veleni sconosciuti

Tout autour de toi

Ostrogoto [fr]

Tout autour de toi

Une énorme machine s’est mise en route les 20 et 21 février à Lecce (Pouilles), à l’occasion du BTM Puglia (Business Tourism Management) pour discuter sur « Comment offrir un accueil mémorable aux entreprises du tourisme » ; c’est comme cela qu’on entend transformer le Salento et les Pouilles : un parc d’attraction ouvert toute l’année, mais seulement à ceux qui peuvent se le permettre. A des personnes en provenance de partout dans le monde et liées par une caractéristique fondamentale : avoir un portefeuille suffisamment bien rempli.

Tutto attorno a te

Brulotti

Tutto attorno a te

Una enorme macchina si è attivata nei giorni del 20 e 21 febbraio a Lecce, in occasione del BTM Puglia (Business Tourism Management) per discutere «Come offrire un’accoglienza memorabile nelle imprese turistiche»; così si intende trasformare il Salento e la Puglia: un parco divertimenti aperto tutto l’anno, ma solo a coloro che possono permetterselo. Persone provenienti da tutto il mondo, unite da una caratteristica fondamentale: un portafoglio sufficientemente gonfio. Sono comunemente noti col nome di turisti, un grosso affare per tutti gli speculatori del settore.
Ben prima di essere prese d’assalto da stranieri danarosi, però, le coste del Salento e della Puglia sono state, e sono tuttora, terra d’approdo di altri stranieri, sbarcati rocambolescamente e senza denaro da spendere, con un sogno nel cuore e una speranza, sopravvivere e lasciarsi alle spalle gli orrori da cui sono fuggiti: guerre, catastrofi, miseria, fame, persecuzioni.

Murmurs and cries from the underground

Ostrogoto [en]

Murmurs and cries from the underground

Stopping to reflect, now more than ever, seems a waste of time. In the tumultuous succession of events, with which even our most up-to-date smartphones seem unable to keep pace, the only possible watchword seems to be: Just do it. But do what? This I still don’t understand.
If you listen around, everyone seems capable of talking about everything: an opinion on every event, a solution for every problem, from small-time drug dealers at home to global terrorism. And I, who ceaselessly have the feeling that I don’t understand shit, observe and plod on. I can cope with the apathy of the many, most likely because I have no deep relationship with the many, mainly due to my arrogance. But “the comrades” are the ones who block my sun! the assemblies, the fliers, the blogs, the initiatives, the rallies, the actions … the benzodiazepines! Perhaps these are what I could truly make use of.

L'anarchia

Miraggi

L'anarchia

Marcel Schwob

…Lo schiavo ci accompagnò fino al porto dell'isola dei Buoni-Tiranni, dove alcuni ulivi agitano le loro foglie grigie e lucenti. Ci augurò buon viaggio e ritornò verso i suoi maestri. Vedemmo ancora per un po’ di tempo la sua testa che sembrava avanzare da sola nel sentiero scavato fra le dune, in mezzo ai roseti. Poi ci imbarcammo; per tutto il giorno seguente la nave fu avviluppata nella bruma. Durante la notte, il cielo si illuminò ed il timoniere ci guidò alla luce delle pallide stelle. Navigammo così dodici giorni e, il tredicesimo, scorgemmo una linea bruna all'orizzonte e minute colonne di fumo che salivano isolatamente nell'aria. Il timoniere ci disse che era l'isola degli Eleutheromani, e ci colse il desiderio di visitarla. Egli intendeva convincerci a non sbarcarvi proprio; ma noi eravamo stanchi del mare e curiosi di quegli uomini selvaggi. La nostra prua fu quindi volta verso la nuova isola dove arrivammo due ore dopo il levar del sole.
Lo sbarco fu faticoso; non so se gli Eleutheromani fossero stati avvisati (avendo pochissimi rapporti gli uni con gli altri); ma corsero in massa sulla spiaggia, reggendo ciascuno una lunga pertica, con cui tentarono di allontanarci dalla costa, immaginando che provenissimo dall'isola dei Buoni-Tiranni che temevano non poco.

Sussurri e grida dal sottosuolo

Brulotti

Sussurri e grida dal sottosuolo

 

Fermarsi a riflettere, ora più che mai, sembra una perdita di tempo. Nel succedersi tumultuoso degli eventi, a cui nemmeno i nostri modernissimi smartphone sembrano in grado di tenere il passo, l’unica parola d’ordine possibile pare essere Fare. Ma fare che cosa?? Questo non l’ho ancora capito…
A sentire in giro, tutti/e sembrano in grado di parlare di tutto: per ogni fatto un’opinione, per ogni problema una soluzione, dagli spaccini sotto casa al terrorismo globale. Ed io che ho perennemente la sensazione di non capirci un cazzo, osservo e arranco. Al qualunquismo di molti/e riesco a far fronte, probabilmente perché con quei molti/e non ho grossi rapporti, causa principalmente la mia spocchia. Ma sono “i compagni” che mi tolgono il sonno! sono le assemblee, i volantini, i blog, le iniziative, i presidi, le azioni… le benzodiazepine! Forse sono quelle che mi servirebbero davvero.
Sì perché ci sono i migranti respinti alle frontiere, i bombardamenti occidentali su mezzo mondo, l’allarme sicurezza e la restrizione delle libertà individuali, il Rojava sotto attacco, il razzismo, la precarietà, la repressione ed un elenco smisurato di altri fronti di lotta. Ce n’è per ogni gusto e per ogni ideologia. Chi si ferma è perduto, chi riflette troppo è un intellettuale e chi non si getta nella mischia è un collaborazionista.

Si vis pacem kalashnikov

Brulotti

Si vis pacem kalashnikov

Claude Guillon
 

È un inatteso danno collaterale degli assassini commessi in Francia nel corso del 2015 da fanatici islamisti, un danno — di cui non dubito che alcuni miei amici libertari si rallegreranno come se fosse un progresso morale — che si fa sentire sia negli ambiti radicali, anarchici e autonomi che nella grande stampa borghese.
Voglio parlare del discredito lanciato sull'odio e sulla violenza.
Il «discorso di odio» — strettamente parlando, un sintagma privo di senso — si presume ormai che illustri il colmo della malignità umana, della mostruosità e dell’arretramento verso la barbarie.
Non solo l'assenza di significato subito percepibile — si tratta di uno stimulus e non di un messaggio utile ad una comunicazione razionale e orizzontale — sfida l'analisi, ma inoltre attribuire un senso a questa formula induce meccanicamente a considerare che — un esempio fra mille — il testo di un comunicato dell'associazione industriali sulla precarietà del lavoro non sia un «discorso di odio».

Derive

Macchianera

Derive

Sebben che siamo donne. Storie di rivoluzionarie
Paola Staccioli
DeriveApprodi, Roma, 2015

 

Un titolo che incuriosisce, quello di questo libro che racconta la vita, ma soprattutto la morte, di alcune sovversive e rivoluzionarie. Tra esse vi è, unica anarchica, Soledad Rosas, condannata, come molti sanno, alla fine degli anni ’90 per sabotaggi contro l’alta velocità in Val Susa; le altre donne di cui tratta il libro sono brigatiste o combattenti nella lotta armata negli anni '70 e '80. Solo una – oltre Soledad – degli anni '90/2000. L’unica testimonianza di una donna ancora in vita è quella di Silvia Baraldini, che ha scontato alcuni decenni di detenzione negli Stati Uniti tra gli anni '70/80/90 sempre per motivi legati alla lotta politica radicale. Il filo che lega queste donne, oltre al loro genere, è quello di essere delle rivoluzionarie e di essere accomunate da una morte drammatica, in qualche caso avvenuta per suicidio.

Dal ruolo al genere

Contropelo

Dal ruolo al genere

Urbain Bizot

La critica generalizzata cui la vita sociale era stata sottoposta prima, durante e dopo il maggio 68, si applicava non solo al dominio della società da parte dello Stato e dell'economia, ma all'insieme del funzionamento derivante da tale dominio, alla parte che ciascuno traeva da questo funzionamento, quindi alla realtà dei ruoli sociali.
I ruoli sociali ricoprono integralmente il campo sociale. Questi modelli di comportamento standardizzati vanno dal padre e madre della famiglia al direttore di fabbrica passando per il poliziotto, il prete, lo psicologo, il professore, il quadro, l'uomo politico, senza tralasciare l'operaio e l'impiegato stesso (giacché all'epoca si parlava dell'auto-superamento del proletariato). E comprendevano anche i ruoli sessuali, dell’uomo o della donna, i quali, per quanto sovrapposti ai ruoli familiari, conservavano nondimeno la loro specificità...

Dalla bella guerra alla guerra totale

Brulotti

Dalla bella guerra alla guerra totale

André Prudhommeaux

Alla metà del secolo XVIII, nonostante quello che certi storici prigionieri di miti retrospettivi hanno scritto, la guerra nazionale non esisteva ancora. Mentre trenta o quaranta mila mercenari di tutti i paesi si misuravano in campi chiusi per il Re di Francia, di Prussia o di Inghilterra, i veri inglesi, prussiani e francesi viaggiavano, discutevano, commerciavano liberamente e si preoccupavano pochissimo dell'esito delle operazioni. La guerra non cambiava niente alle abitudini ed ai costumi delle popolazioni delle quali qualche dinastia essenzialmente europea si contendeva la fedeltà; non aveva nessuna influenza sulla proprietà privata, poiché le frontiere restavano aperte in pace come in guerra; e quanto agli uomini armati che passavano la loro esistenza senza far niente, nella dissolutezza, in attesa di difendere i colori dei reggimento in un incontro storico, in caso di gravi disgrazie avevano assicurata una pensione all'Hotel degli Invalidi.
Era la «bella guerra», per quanto bella possa essere la guerra.

I luddisti

Contropelo

I luddisti e l'usura del «vecchio mondo»

Association Contre le Nucléaire et son Monde

L'energia nucleare, la sua gestione e la sua contestazione formano uno specchio ingranditore del caos in cui si dibatte la società moderna. Esse mostrano anche i rapporti di forza di cui questa società costituisce la posta in gioco. Ora appare chiaro che l'indebolimento dei nucleocrati non corrisponde ad un rafforzamento dei loro contestatori. Se i rapporti di forza non funzionano in maniera inversamente proporzionale, come i piatti di una bilancia, è perché il nichilismo dell'epoca genera disperati appelli ad arbitrati statali.
La nozione di «vecchio mondo» allarga e approfondisce quella di Antico Regime. Significa che la liberazione dei sudditi dalle gerarchie di tipo feudale o monarchico è un passo insufficiente dell'emancipazione umana. Coloro che si oppongono al «vecchio mondo» sanno che i nuovi regimi fondati su costituzioni politiche derivate dai primi assalti rivoluzionari hanno ricomposto, e non sradicato, le disuguaglianze sociali su cui si fondano le dominazioni e le sottomissioni.

Chiamiamo gatto un gatto

Brulotti

Chiamiamo gatto un gatto

“Sostenere una rivalutazione degli aspetti innovativi e di promozione sociale del ventennio”: questo, secondo una nota della Direzione Centrale di Polizia, sarebbe uno dei meriti di Casapound, il gruppo di estrema destra autodenominatosi “fascisti del terzo millennio”; difficile dire quali siano questi “aspetti innovativi del ventennio”: tornano alla memoria la promulgazione delle leggi razziali nel 1938; la partecipazione attiva e complice allo sterminio di milioni di ebrei, zingari, omosessuali, disabili e oppositori politici; le avventure coloniali che hanno comportato una carneficina tra le popolazioni di Libia, Eritrea e Somalia; o ancora le violenze squadriste, i campi di concentramento, gli omicidi selettivi, l'italianizzazione forzata di alcune zone di confine... Questo, e tanto, tanto altro ancora, richiama a noi quella parola “fascisti”, che non pare scandalizzare – ma ciò è ovvio – la polizia italiana, e neanche illustri esponenti politici nazionali e locali che, con simile materia escrementizia, non hanno pudore ad accompagnarsi.

Sarcogyps

Ostrogoto [fr]

Sarcogyps

« Le coup d’Etat de Juin, ce vampire anonyme,
En vous, tribuns, en vous, bourgeois, s’est incarné,
Et Décembre n’en est que l’enfant légitime.
Ex-bravi de l’autorité,
Frappez-vous la poitrine, et, devant cette bière,
Qu‘amendant le passé, le présent vous éclaire.
Il n’est qu’un talisman pour tous : la liberté ! »
Joseph Déjacque
 
C’est le 24 juin 1852 que l’anarchiste Joseph Déjacque prononça ces mots. La triste occasion lui en fut donnée par l’enterrement de Goujon, compagnon de lutte et d’exil, mort quelques jours plutôt à Londres. Ses funérailles furent suivies par tous les proscrits français présents dans la capitale anglaise, parmi lesquels se détachaient les ex-chefs de la révolution de 1848.

A lume acceso

Intempestivi

A lume acceso

«Andate, mie canzoni, dai solitari e dagli insoddisfatti,
Andate anche da chi ha i nervi a pezzi, dagli schiavi delle convenzioni,
Portate loro il mio disprezzo per i loro oppressori.
Andate come un'onda d'acqua fresca,
Portate il mio disprezzo per gli oppressori»
Ezra Pound
 
L'italiota stirpe che tanto ammira il noto poeta statunitense — e che presso la sua opera ha trovato casa — non ha pace. Non solo la figlia del loro idolo le ha fatto causa, furiosa nel vedere il nome del padre accostato a cotanta marmaglia. Ma poi di tanto in tanto, qui e là, le sue sedi finiscono nel mirino di chi non pensa affatto che Hitler fosse un «santo» ed un «martire». A Firenze, ad esempio...

Passaggio di stelle

Miraggi

Passaggio di stelle

Jacques Sénelier - Albertine Sarrazin

Nata nel 1937 da genitori sconosciuti e adottata due anni più tardi da una coppia con cui entra ben presto in conflitto, Albertine Damien diventerà legalmente Anne-Marie Renoux nel 1941. Alunna eccellente ma ribelle, la ragazzina vagabonda, campa di espedienti, viene rinchiusa in riformatorio, evade, va a Parigi dove nel 1953 conduce per un breve periodo una vita di eccessi assieme all'amica del cuore Emilienne. Le due ragazze vengono arrestate per una rapina e Anne-Marie Renoux è condannata a 7 anni di carcere. Riesce ad evadere di nuovo, si ferisce e viene raccolta da un piccolo ladro, Julien Sarrazin, di cui si innamora e che sposa. Per alcuni anni i due entrano ed escono dal carcere. Da sempre appassionata di scrittura, fra il 1965 e il 1966 pubblica sotto il nome di Albertine Sarrazin tre romanzi autobiografici che le daranno grande fama. Salutata come la Jean Genet femminile, Albertine Sarrazin non potrà però godere di questo successo. Morirà nel 1967 nel corso di una operazione chirurgica, vittima di negligenza medica.
Ma all'avventura vissuta nel 1953 delle due adolescenti scappate dal riformatorio non si era interessata solo la cronaca nera. Nella circostanza della loro condanna in tribunale, il poeta surrealista Jacques Sénelier ne scrisse l’apologia in un articolo apparso sulla rivista
Le Surréalisme, même. È il testo che qui presentiamo, seguito da alcune poesie scritte in quei giorni in carcere dalla futura Albertine Sarrazin.

In carcere si tortura

Papiri

In carcere si tortura

Ancora una volta il mostro assassino mostra il suo vero volto alla vittima e ai suoi familiari.
Lo Stato, nella sua missione principale di cane da guardia della proprietà privata, decide di prendersi in custodia coatta un ragazzo di 27 anni e, dopo averlo tenuto sotto la sua “tutela” per 4 anni, ne restituisce il corpo privo di vita ai parenti; senza tralasciare tutta la serie di traversie fisiche, morali e burocratiche che in casi come questo riserva loro.
Nell’ottobre del 2015 i familiari vengono a sapere che il loro congiunto, detenuto nel carcere di Borgo San Nicola a Lecce, non si trova più lì.
Dopo richieste insistenti riescono a farsi dire che era stato trasferito in infermeria e da lì a quella del carcere di Taranto per abuso di psicofarmaci. Trovando il tutto molto strano, i parenti riescono a sapere che da Taranto Antonio (questo il suo nome) era stato trasferito niente meno che ad Asti. Poco dopo il giovane viene di nuovo trasferito all’ospedale di Taranto, dove i familiari riescono finalmente a vederlo.
Lo stato in cui lo trovano è disumano: irrigidimento degli arti e atrofie muscolari, in dialisi per intensa disidratazione, lividi evidenti sul corpo, commozioni cerebrale e intercostale, impossibilità a parlare. Il primario conferma che è arrivato in ospedale in stato comatoso, con polmonite così avanzata che era ormai divenuta una setticemia diffusa ormai anche nel sangue; operato d’urgenza ai reni per la forte disidratazione.
Al carcere di Lecce danno la colpa ad alcuni detenuti che si sarebbero accaniti su di lui, ma tutto ciò non trova conferma in nessun incartamento dell’istituto. Antonio muore l’8 dicembre in ospedale, senza riuscire a dire molto, nelle condizioni in cui era, su cosa sia realmente accaduto, anche se ha fatto intendere ad un pestaggio da parte delle guardie. Un giudice di Taranto ha già chiesto l’archiviazione del caso. Un altro detenuto, compaesano di Antonio, aveva iniziato a fare delle domande un po’ scomode su quanto accaduto al suo compagno, ma è stato subito trasferito a Reggio Calabria. Questi i fatti, in breve.
Ciò che ci preme è che il caso di Antonio non venga taciuto e nascosto e che ancora una volta una morte di Stato passi per mero incidente. Siamo consapevoli che il carcere non ha affatto  la funzione di rieducare ma semmai quella di vendicarsi di chi è uscito fuori dai ranghi e di fungere da monito per chi non si adeguerà alle regole sociali.
Il carcere è il luogo della disumanizzazione, della spersonalizzazione, della violenza istituzionale, della privazione degli affetti.
Il carcere è un abominio e la vicenda di Antonio Fiordiso, come quella di tanti altri detenuti o di persone ammazzate mentre erano nella custodia di qualche forza di polizia ne sono la conferma. Vogliamo sapere chi sono i responsabili della morte di Antonio, vogliamo che nel ricordo Antonio riacquisti la sua dignità vilipesa.
 
[Aprile 2016]