Mavena

Miraggi

Mavena

Radovan Ivsic

Poeta e drammaturgo croato, Radovan Ivisic (1921-2010) è riuscito ad essere messo al bando sia sotto l'occupazione nazista che sotto il regime stalinista. Nel 1942 le sue opere vennero infatti sequestrate dai nazionalisti ustascià, che lo definirono «apostolo dell'arte degenerata», mentre nel 1945 i cantori del realismo socialista gli chiusero per trent'anni le porte di ogni teatro: «Se i fascisti hanno reso palese la mia proibizione, i comunisti sono stati molto più abili, riuscendo per la maggior parte del tempo a proibire senza proibire». Nel 1954 Ivsic emigra in Francia, dove si unisce ai surrealisti. Allergico a premi e riconoscimenti, rimarrà sempre convinto che per via della sua essenza libertaria «la poesia si scrive con l'alfabeto dei vagabondi». Mavena è la sua opera d'esordio, pubblicata in tiratura limitata nel 1940.

Libertà è partecipazione?

Brulotti

Libertà è partecipazione?

 
«Quando tutti saranno sbirri, la società sarà perfetta...»
Maurice Blanchard
 
Lo chiamano, usando un'orrenda locuzione, controllo di vicinato. Trascurati da forze dell’ordine carenti in mezzi e personale, abitanti di uno stesso quartiere, di uno stesso paese, di una stessa zona, si organizzano da sé per garantire il proprio giusto riposo dopo una giornata di fatica, per proteggere i propri sudati risparmi dopo una vita di lavoro. Attraverso le meraviglie della informatica, controllano le case gli uni degli altri, tendono l'orecchio per udire rumori sospetti, aguzzano la vista per notare movimenti sospetti. E se c'è qualche brutto ceffo – o anche solo qualche sconosciuto – nei paraggi, chiamano chi di dovere.

Convulsioni

Intempestivi

Convulsioni

 

Sono giorni di passione, quelli che stiamo attraversando, per il futuro della politica nazionale ed internazionale…

 

Le disposizioni in vigore in molti obitori stabiliscono che ogni cadavere debba essere collegato a un campanello elettrico infilandogli al dito un anello legato a una corda. In questo modo, se il cadavere dovesse svegliarsi, potrà attivare l'allarme tirando la corda. Anche se è poco probabile che una salma si sieda e suoni il campanello, non bisogna stupirsi se il cadavere comincia a muoversi. Due settimane dopo il decesso, infatti, l'addome, lo scroto, il seno, gli occhi e la lingua si gonfiano facendo oscillare il cadavere avanti e indietro.

Attraverso Utopia

Contropelo

Attraverso Utopia

Maria Luisa Berneri

La nostra è un'epoca di compromessi, di mezze misure, di male minore. I visionari vengon derisi o disprezzati e «gli uomini pratici» governano la nostra vita. Non cerchiamo più soluzioni radicali ai mali della società, ma miglioramenti; non cerchiamo più di abolire la guerra, ma di evitarla per un periodo di qualche anno; non cerchiamo di abolire il crimine, ma ci accontentiamo di riforme penali; non tentiamo di abolire la fame, ma fondiamo organizzazioni mondiali di carità. In un'epoca in cui l'uomo è tanto attirato da ciò che è realizzabile e suscettibile di immediata realizzazione, potrebbe essere salutare esercizio rivolgerci agli uomini che han sognato Utopie, che hanno respinto tutto ciò che non corrispondeva al loro ideale di perfezione.
Spesso ci sentiamo umili quando leggiamo di questi Stati e di queste città ideali, perché comprendiamo la modestia delle nostre rivendicazioni e la limitatezza della nostra fantasia. Zenone predicava l'internazionalismo, Platone riconosceva l'uguaglianza tra uomini e donne, Tommaso Moro percepiva chiaramente il rapporto tra povertà e crimine che viene negato persino ai giorni nostri. All'inizio del XVII secolo, Campanella auspicava la giornata lavorativa di quattro ore e il predicatore tedesco Andreä parlava di lavoro gradevole e proponeva un sistema di educazione che potrebbe servire da modello ancora oggi.
Troveremo la condanna della proprietà privata, il denaro ed il salario considerati immorali o irrazionali, la solidarietà umana accettata come cosa ovvia. Tutte queste idee che potrebbero essere ritenute temerarie oggi, vennero avanzate allora con una sicurezza che dimostra come, nonostante non venissero in genere accettate, nondimeno fossero immediatamente comprese.

Lo Stato operaio

Brulotti

Lo Stato operaio

Arthur Arnould

Lo Stato è oggi l'espressione, l'organo delle classi dirigenti, è dunque lo Stato borghese, sia!

Se invece del caporalume clericale o di scaltriti legulei, lo Stato fosse nelle mani di uomini ispirati e penetrati dalle idee più radicali, più libertarie, più rivoluzionarie, se esso fosse insomma nelle mani stesse dei lavoratori, sarebbe perciò meno lo Stato, il governo? Non sarebbe sempre la dittatura?

E la dittatura, essendo operaia, sarebbe meglio disposta e più adatta a risolvere la questione sociale?

A passo di danza

Brulotti

A passo di danza

 

Capita di andare su tutte le furie davanti alla impudente intromissione di chi vuole impedire che si danzi. È quanto accadde anche allo sconosciuto Nikos Koemtzi la sera del 24 febbraio 1973, in una Atene in pieno regime dei colonnelli. Assieme al fratello minore Dimosthènis si recò in un locale notturno malfamato, frequentato dal sottobosco della città: criminali, prostitute, alcolizzati, emarginati. Koemtzi fa parte di questo sottomondo, essendo da poco uscito per l'ennesima volta dalla prigione dopo aver scontato una condanna per furto. La polizia lo tormentava, invitandolo a diventare un informatore. Lo avevano minacciato, picchiato, arrivando a fargli mandare a monte l'imminente matrimonio con la donna che amava. Ma Nikos Koemtzi non era un infame, ed aveva sempre rifiutato.
Quella sera andò al locale Fata di Atene in compagnia del fratello, per vederlo ballare nella danza in cui eccelleva. Di quale musica è facile intuirlo, la musica della teppa greca — il rebetiko. Ma quella musica dannata che si dice sia nata nelle prigioni elleniche può essere ballata in diversi modi.

Il mondo in uno sputo

Contropelo

Il mondo in uno sputo

Alcuni giorni fa nelle carceri italiane sono iniziati i prelievi destinati a costituire l'Archivio Nazionale dei Dna, istituto di competenza del Ministero degli Interni che raccoglierà i profili genetici di tutte le persone detenute, indagate, arrestate o fermate, assieme ai Dna ritrovati sui luoghi del delitto. La schedatura genetica viene definita da tutti i governi un «potente strumento nella lotta contro il crimine», in grado di fornire elementi determinanti per punire i colpevoli di reati particolarmente odiosi e scagionare le persone innocenti coinvolte. Evocata soprattutto nei casi di stupro e omicidio, la prova del Dna viene presentata come se fosse definitiva, irrefutabile, sinonimo di verità assoluta. Punto di incontro fra una «giustizia uguale per tutti» ed una «scienza al servizio di tutti», il prelievo del Dna è una procedura giudiziaria che possiede il medesimo carattere esponenziale ed irreversibile della tecnica. Esattamente come la giustizia e la scienza, è funzionale solo agli interessi dello Stato.

Vaxxed

Papiri

Vaxxed

Dall'occultamento alla catastrofe

 
Il film che non vogliono tu veda
La libertà che non vogliono tu possieda
 
La nuova norma che decreta l’obbligo dei vaccini dimostra in modo inequivocabile quale sia la sola libertà apprezzata, concessa e tutelata dallo Stato: quella di obbedire.
Attraverso il ricatto di privare della patria potestà (i genitori) e di radiare dall’albo professionale (i medici), chiunque non veda di buon occhio l’indiscriminata vaccinazione di massa si ritrova con le spalle al muro.
Costretto ad accettare il fatto che i bambini, prima di essere figli o creature fragili bisognose di sviluppare un sistema immunitario naturale, devono essere cittadini sottoposti alle leggi delle istituzioni e devono essere consumatori delle merci dell’industria farmaceutica (la più ricca e potente del mondo, dopo quella degli armamenti).
La coscienza deve solo tacere, per timore o per ignoranza, davanti alla ragione politica e agli interessi dell’economia?
Davanti all’arroganza del potere è sempre più urgente ribellarsi, urlare il proprio «No!» a chi vuole soltanto udire «Signorsì!».
La visione di questo documentario, boicottato dai media e messo al bando dalle autorità per le rivelazioni che contiene, ce ne fornisce l’occasione.
 
Domenica 18 giugno ore 20,30
in P.zza delle Giravolte
Lecce

Evviva i luoghi comuni

Brulotti

Evviva i luoghi comuni

Jacques Ellul
 

L'esperienza concreta dell'uomo nel mondo tecnicizzato è quella della necessità, di una costrizione che non è solo quella del lavoro, ma di ogni rapporto e di ogni momento. Ma bisogna salvare le apparenze. Bisogna convincere quest'uomo che è più libero che mai, e che la necessità in cui si trova è la virtù stessa; il bene in sé, che mai l'umanità è stata così felice, così pacifica, così equilibrata, così virtuosa, così intelligente; che la tecnica che la costringe, è esattamente ciò che la libera! […]
Il luogo comune è la formula incantatoria dei nostri giorni fondata su una falsa evidenza, ma grazie alla quale pretendiamo di sfuggire a quanto ci inquieta, ci turba e ci minaccia. È una formula incantatoria perché non ha alcun senso, perché colui che lo ripete non gli attribuisce alcun contenuto effettivo – giacché il luogo comune, pur fondato sull’evidenza, fa parte di un codice collettivo e ottiene la sua forza e il suo senso dall’innumerevole ripetizione per bocca di «legioni». È una formula magica, perché ha lo scopo di agire e di modificare attraverso un processo misterioso il reale, che pretende d’altronde di esprimere. Il luogo comune contiene sempre un imperativo all’azione, un’indicazione di atteggiamento, e di conseguenza modifica anche veramente qualcosa – una semplice cosa che si chiama uomo.

Welke solidariteit ?

Ostrogoto [nl]

Welke solidariteit ?

"Toen ze de ... zijn komen halen..."
 
Ken je de bekende verzen van dit gedicht dat gewoonlijk toegeschreven wordt aan de dramaturg Bertolt Brecht, maar die eigenlijk geschreven werden door de minder bekende lutheriaanse predikant Martin Niemöller? Deze eenvoudige en onmiddellijke verzen zijn zowel een kritiek op de onverschilligheid tegenover het kwaad, een onverschilligheid die zware gevolgen heeft, en een beschouwing over de aard van die onverschilligheid. Ze laten ons zowel de oorzaak als het gevolg van onverschilligheid aanvoelen. We blijven werkeloos toezien op het kwaad wanneer en omdat het anderen treft, ver weg van ons.

Het godsoordeel

Ostrogoto [nl]

Het godsoordeel

V. B.

Moet je vechten voor een zaak waarvan het succes onwaarschijnlijk lijkt? Wanneer deze vraag gesteld wordt, ben ik altijd verbaasd een negatief antwoord te horen. Nee, als je ervan overtuigd bent dat het niet zal slagen, als je niet redelijkerwijze kan vertrouwen op de triomf van de ideeën waarvoor je vecht en al evenmin op de gelukkige toepassing ervan in de loop van je eigen leven, dan kan je maar beter proberen om te genieten van de jaren die nog overblijven, weg van de dagelijkse desillusies en ondergedompeld in het genot van het hedonisme. Ik beken een tegenovergestelde instelling te hebben. De wisselende mogelijkheden die altijd onderworpen zijn aan een gok van het uitvoeren van het verlangde lijken me niet altijd op te wegen tegen het verlangen dat mijn enige bekommernis is.

Sirventese della responsabilità

Brulotti

Sirventese della responsabilità

Anne Archet
 

Chi è da biasimare
Quando una prigioniera si suicida?

 

Sapendo che le condizioni carcerarie
Sono orribili e disumane
Sapendo che le prigioni sono create
Per punire e far soffrire
Per causare ansia isolamento
Solitudine e disperazione.

 

Chi è responsabile della sua morte?

Vocaboli ontologici

Brulotti

La tintinnante uniforme dei vocaboli ontologici

Günther Anders

Ciò contro cui vorrei pronunciarmi in breve con un'osservazione è il vocabolario esoterico di cui il collega T. si è servito nelle sue argomentazioni, solitamente tanto chiare.
A me sembra che se i fornai facessero il pane solo per fornai, i sarti vestissero solo sarti, i dentisti piombassero solo denti di dentisti, essi si comporterebbero né più né meno esotericamente di quei professori universitari di oggi. La particolarità e — per favore non mi fraintenda: intendo l'espressione in maniera puramente filosofica, e accuso me stesso non meno di qualsiasi altro — comicità del ruolo sociale della nostra filosofia universitaria consiste nel fatto che noi, i suoi produttori, siamo anche i suoi unici consumatori; e che le nostre asserzioni, le quali presumibilmente riguardano «l'uomo in generale» e dovrebbero essere vincolanti per tutti, le esponiamo in un idioma che riguarda solo pochi e quindi la pretesa di generalità viene smentita già nell'istante in cui viene espressa.

Quelle solidarité ?

Ostrogoto [fr]

Quelle solidarité ?

« D’abord ils sont venus prendre les... »
 
Vous connaissez les célèbres vers de la poésie habituellement attribuée au dramaturge Bertolt Brecht, mais dont l’auteur original est le moins connu pasteur luthérien Martin Niemöller ? Ces vers simples et immédiats constituent à la fois une critique de l’indifférence face au mal, lourde de conséquences graves, et une observation de sa nature. Ils nous font pressentir à la fois la cause et l’effet de l’indifférence. Nous sommes sans réaction face au mal quand et parce qu’il frappe les autres, loin de nous. Voilà pourquoi nous n’intervenons pas, autant pour ne pas entrer en contact avec le mal lui-même, que parce que la chose ne nous concerne pas fondamentalement. Cette indifférence, cependant, permet au mal de grandir, de se renforcer, de se propager, augmentant ainsi la probabilité que nous en soyons à notre tour victimes. C’est pour cela que notre manque d’intérêt, qui à court terme nous mettra peut-être à l’abri, se révèlera à long terme inutile, voire mortel. Parce que le mal ne s’arrête pas tout seul.

La grande sfida

Contropelo

La grande sfida

Nulla sembra sfuggire alla riproduzione sociale, nulla sembra essere in grado di opporsi all'eterno ritorno della più letale fra le abitudini: il potere. Scioperi selvaggi che terminano dopo la concessione di qualche briciola civile, proteste popolari cui manca solo la soddisfazione di una pacata rivendicazione per tramutarsi in consensi di massa, astensionismo politico che si precipita all'appello di nuovi politici, rivoluzioni sociali trionfanti se ottengono il cambio della guardia... «L'abitudine deve aver avuto fauci voraci se oggi ci troviamo ancora a questo punto!», diceva un surrealista. È come se ogni rivolta contro l'insopportabile condizione umana venisse triturata dalle fauci voraci del vecchio mondo, come se tutta la sua rabbia e la sua energia fossero risucchiate all'interno dell'orbita istituzionale. Quasi a confermare le tristi osservazioni di un noto antropologo libertario francese, secondo cui nel corso della storia il passaggio dalla libertà all'autorità ha sempre proceduto in un unico senso, senza eccezioni. Non sono possibili alternanze e non si torna indietro.