«Nello specchio nero dell'anarchismo»

Brulotti

«Nello specchio nero dell'anarchismo»

André Breton
 
A cinquant'anni esatti dalla scomparsa di André Breton, fondatore ed animatore di quel surrealismo la cui retorica politica marxista non riuscì mai a nascondere del tutto l'essenza libertaria, riproponiamo qui due suoi testi apparsi negli anni 50 sul settimanale anarchico che vedeva la partecipazione dei surrealisti. Nel primo testo Breton ricorda senza mezzi termini come, nonostante una lunga e brontolante militanza a fianco della sinistra rivoluzionaria, è nell'anarchismo che il surrealismo affonda le proprie radici; il secondo testo è un suo pubblico intervento in solidarietà con alcuni anarchici all'epoca imprigionati e condannati in Spagna. Dalla loro lettura fuori tempo si potranno forse scorgere riferimenti senza tempo: sia sull'urgenza di «risalire ai princìpi» che hanno permesso ad un ideale umano di costituirsi — laddove «si incontrerà l'anarchismo ed esso soltanto» — e sia su «come in ogni azione di resistenza, sarebbe imperdonabile voler dissociare coloro che hanno agito con il più grande coraggio da coloro che l’accusa mischia ai primi per colpire in essi la semplice opposizione passiva al regime».

A Marsiglia nella prigione di Baumettes

Fuoriporta

A Marsiglia un grande cantiere è in corso nella prigione di Baumettes

 
Il pretesto ostentato dallo Stato è di porre fine alla vetustà di questa vecchia galera, e di creare «condizioni di reclusione più degne» per i detenuti. Dietro il linguaggio umanitario, il vero obiettivo di questa ristrutturazione è chiaramente poter rinchiudere più persone, e in modo più sicuro (rafforzare l’isolamento di detenuti e detenute, limitare i contatti tra di loro, impedire la solidarietà, gli ammutinamenti e le evasioni).
Parallelamente al cantiere di Baumettes, altre due prigioni stanno per sorgere nella regione, quella di Aix (Luynes 2) e quella di Draguignan. Le stesse si inscrivono in un più vasto piano di costruzione e di rinnovamento che mira ad accrescere ancor più la capacità di reclusione, mentre le pene si allungano inesorabilmente. Senza contare le misure e i dispositivi che si moltiplicano e si aggiungono alla incarcerazione in quanto tale: controlli giudiziari, sorveglianza, braccialetti elettronici, arresti domiciliari…

I sindacati contro...

Contropelo

I sindacati contro la rivoluzione

Benjamin Péret

Il primo sindacato sorge solo nel 1864. Ogni idea di lotta di classe ne è assente giacché nasce, al contrario, proponendosi di conciliare gli interessi dei lavoratori e quelli dei padroni. Tolain stesso non gli riconosce altro scopo. Bisogna anche constatare che il movimento sindacale non sorge affatto dagli strati più sfruttati della classe operaia — dal nascente proletariato industriale — bensì dai lavoratori appartenenti alle professioni artigianali. Esso riflette quindi direttamente i bisogni specifici e le tendenze ideologiche di questi strati operai.
Il sindacato, nato da una tendenza riformista all'interno della classe operaia, è l'espressione più pura di questa tendenza. È impossibile parlare di degenerazione riformista del sindacato, esso è riformista dalla nascita. In nessun momento esso si oppone alla società capitalista ed al suo Stato per distruggere l'una e l'altro, ma unicamente con lo scopo di conquistarsi un posto in essi e installarvisi.

Contro il gasdotto TAP

Brulotti

Contro il gasdotto TAP

Trasportando gas naturale dall’Azerbajgian, “il gasdotto Tap consentirebbe una diversificazione delle fonti energetiche”, dicono i suoi sostenitori, “e tale trasporto consentirebbe un affrancamento dalle risorse russe”; ma a parte l’opinabilità di tale fatto, smentito dagli accordi tra la russa Gazprom e l’azera Socar proprio sul gas naturale, a sentire le parole un po’ troppo accorate di esponenti del governo italiano, Tap risulta essere strategico. Un termine ripetuto come un mantra decine di volte ma che ha ormai assunto un significato ben più ampio. Tap non è solo strategico per via delle ragioni esposte sopra, ma perché la sua realizzazione è emblema del funzionamento dell’economia capitalista. La sua costruzione e funzionamento prevede un introito di miliardi di euro. Ad essere coinvolte nell’opera sono grandi multinazionali energetiche quali, tra le altre, British Petroleum (proprietaria insieme ad altri anche dei giacimenti nel Mar Caspio) e Eni, colossi responsabili di guerre, massacri, devastazioni in giro per il mondo, cioè alcune delle cause che costringono migliaia di persone a fuggire dalla propria casa e cercare una possibilità di sopravvivenza altrove. Infine il gas naturale che questo grosso tubo trasporterà, servirà soprattutto alle esigenze delle industrie e quindi all’economia e ai suoi apparati, produttivi, repressivi, militari.

Distruttore di macchine?

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Distruttore di macchine?

Günther Anders

Pensare, come avevano fatto i nostri padri, che le macchine possano e debbano sostituire noi e il lavoro che svolgiamo, è assolutamente antiquato. Dove siamo rimasti noi stessi a lavorare, perlopiù lavoriamo non «ancora», bensì «nuovamente»: in questo caso infatti, noi sostituiamo le macchine. O perché talvolta queste difettano nel funzionamento, oppure perché – e qui parlare di «ancora» sarebbe legittimo – le macchine che ci dovrebbero «davvero» essere non sono ancora scandalosamente state inventate. In questo caso noi «sostituiamo» il non-ancora-esistente. Naturalmente la nostra prestazione sostitutiva è sempre miserabile. Se gli apparecchi che sostituiamo potessero osservare il nostro sforzo di sostituirli, riderebbero dei nostri goffi tentativi.

A Paterson

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A Paterson

Zo d'Axa
 
Dalla riva destra dell'Hudson, dopo aver superato Jersey City, una ferrovia elettrica si lancia sull'esile via consolidata che attraversa la pianura paludosa, in direzione di Paterson — Paterson, che i giornali del pianeta hanno molte volte definito «la capitale dell'Anarchia», dove gli evasi dal vecchio continente vanno ad affilar pugnali e a masticare palle di piombo contro la tranquillità dei sovrani.
Attentati e complotti, tutti gli atti della Rivolta sono stati decisi laggiù.
Vi si preparano regicidi come a Pithiviers ciambelle.

I giornali bene informati d'Europa e d'America hanno decorato di questa leggenda la piccola città industriale perché Gaetano Bresci, prima di sparare sul re d'Italia, aveva lavorato per mesi in una fabbrica di Paterson; e perché durante il loro passaggio in America parecchi esuli, da Kropotkin a Malatesta, sono andati là a stringere la mano a qualche compagno espatriato.

Fuori da questo mondo

Miraggi

Fuori da questo mondo

Charles Baudelaire
 
Questa vita è un ospedale in cui ogni malato è posseduto dal desiderio di cambiare letto. Questo vorrebbe soffrire di fronte alla stufa, quello crede che guarirebbe accanto alla finestra.
A me sembra che starei sempre bene là dove non sono, e di questa questione di trasloco discuto di continuo con l’anima mia.
«Dimmi, anima mia, povera anima infreddolita, cosa ne diresti di andare ad abitare a Lisbona? Là deve fare caldo e tu ringagliardiresti come una lucertola. Quella città è sulla riva dell'acqua; si dice che sia costruita in marmo, e che la popolazione abbia un tale odio per i vegetali da sradicare tutti gli alberi. Ecco un paesaggio di tuo gusto; un paesaggio fatto di luce e minerali, e di acqua per rispecchiarli!».

Preferiamo il bordello

Brulotti

Preferiamo il bordello

Una occupazione a modo. Ordinata, pulita, fatta da cittadini diligenti e educati. Tanti bei servizi per i vicini. Educatrici dell’infanzia che seguono (?) bambini, orto sociale, burraco per gli anziani, biblioteca, università popolare con docenti dell’università che ci tengono tanto al loro titolo, mica ignoranti qualunque!
Mentre prima? Un posto abbandonato al degrado, al sesso mercenario e ai tossicodipendenti.
Ma sapete cosa c’è? Tutto ciò è insopportabile!
Al perbenismo che si indigna anche per una scritta su un muro PREFERIAMO IL BORDELLO!
Si continua a parlare di degrado o si lascia che i media parlino per gli altri e si disprezza chi si trova ai margini. Eh già! Ci sono persone che fanno uso di droghe fino alla dipendenza, che scoperta! E ci sono persone che vendono il proprio corpo per mangiare. A volte volontariamente, troppe volte dietro sfruttamento. Benvenuti nel mondo!
Ciò che non riusciamo a digerire è il giudizio, divenuto pregiudizio, l’atteggiamento da preti bacchettoni. Il presentarsi come persone per bene, utili alla società che si riappropriano di uno spazio per renderlo produttivo.
E noi invece? Preferiamo quello che viene definito degrado ad un mondo pulito e ordinato, ma pieno di contraddizioni.

Portiamo un mondo nuovo...

Brulotti

Portiamo un mondo nuovo nei nostri cuori...

All’alba del 19 luglio 1936, in seguito al tentativo di instaurare una dittatura fascista, operato dalle truppe del caudillo Franco, Barcellona e la Catalogna insorgono a difesa della Repubblica. Ma non solo. Primi a insorgere, gli anarchici, che da anni soffiano sul fuoco della rivoluzione sociale, con diversi tentativi insurrezionali; è l’occasione propizia per combattere il nemico fascista e, nello stesso tempo, aprire spazi di libertàsempre maggiori, che permettano la realizzazione concreta dei sogni e delle idee custoditi nei loro cuori ed elaborate nelle loro menti. È la stagione della concretizzazione dell’Utopia, seguita da quella degli errori e dei tradimenti, della delusione e delle speranze perdute, della sconfitta, dell’esilio e della repressione. È la stagione in cui migliaia di individui armati insorgono contro i poteri costituiti, senza delega, senza gerarchia; la stagione in cui la proprietà privata viene abolita, la differenza di classe cancellata; è la stagione in cui le chiese vengono saccheggiate e incendiate, le carceri distrutte e i detenuti liberati, la stagione in cui gli anarchici combattono per la libertà fianco a fianco degli altri sfruttati, delle puttane, degli ex carcerati. È la stagione, infine, in cui la libertà incute terrore ad ogni tipo di pensiero autoritario, rosso o nero che fosse, tanto che fascisti e stalinisti lavoreranno entrambi per il fallimento della Rivoluzione.

Seditiones volant et manent

Ostrogoto [fr]

Seditiones volant et manent

Un nouveau consultant tourne dans les couloirs du parquet et de la préfecture de police de Turin. Plus squelettique que Fassino, plus nauséabond que Borghezio, plus décrépit que Mathusalem, il tourne dans ces lieux comme un véritable fantôme. Notamment parce que c’est un fantôme. Quand il était en vie, il s’appelait Caio Tito et officiait au Sénat de la Rome antique. C’est lui, soupçonne-t-on, qui a été l’auteur du diction « Verba volant scripta manent » [les paroles s’envolent, les écrits restent].

Seditiones volant et manent

Brulotti

Seditiones volant et manent

 

Un nuovo consulente si aggira nei corridoi della Procura e della Questura di Torino. Più scheletrico di Fassino, più nauseabondo di Borghezio, più decrepito di Matusalemme, si aggira in quelle sale proprio come un fantasma. Anche perché è un fantasma. Quand'era in vita lo chiamavano Caio Tito ed officiava al Senato romano. Era lui, si vocifera, l'autore del detto «Verba volant scripta manent». Solo che — contrariamente a quanto si pensa — l'antico senatore non intendeva affatto consigliare di lasciare traccia di pensieri che altrimenti rischiano di svanire nel vento, tutt'altro! Il suo era piuttosto un invito alla cautela, alla prudenza, rivolto agli onorevoli colleghi di misfatti. Le parole pronunciate si possono sempre smentire, quelle impresse no.
C'è da domandarsi quale sia il senso attribuito alle sue celebri parole dalla sbirraglia savoiarda, la quale le ha appena riprese per battezzare l'operazione — Scripta Manent — che ha portato all'arresto di alcuni anarchici accusati di far parte della Federazione Anarchica Informale, responsabile nel corso degli ultimi anni di una serie di azioni dirette.

Gli attentati

Brulotti

Gli attentati

Da Barcellona a Pietroburgo

 
C. A.
 
Leggendo in questi giorni i particolari dell'attentato diretto al ministro russo Stolypine, il 25 agosto, ed i commenti che di questo attentato fa la stampa europea, la nostra mente, per associazione di idee, si è riportata ai particolari dell'attentato compiuto dal compagno nostro Mateo Morales contro i reali di Spagna, il 31 maggio scorso, ed ai commenti che allora fece del fatto la medesima stampa europea. Dal confronto di questi due avvenimenti, poco lusinghieri per i coronati ed i governanti, che vogliono tuttora comandarci col bastone, sono sorte alcune riflessioni che credo opportuno esporre.


Tutti in trappola

Brulotti

Tutti in trappola

 
Aquisgrana è una città tedesca situata in prossimità del confine con i Paesi Bassi e con il Belgio, considerata la più occidentale della Germania. Famosa, oltre che per le sue sorgenti termali, per essere stata in passato sede della corte di Carlo Magno, le cui ceneri sono qui custodite all'interno della Cattedrale da lui stesso fatta costruire nel 786 e dove per molti secoli sono state celebrate le incoronazioni dei re francesi e tedeschi, questa città pare sia apprezzata anche da chi abbisogna di facili vie di fuga per le proprie operazioni mordi-e-fuggi. Con due confini ad una manciata di chilometri, quello olandese e quello belga, non stupisce che Aquisgrana sia diventata un crocevia di qualche attività poco rispettosa della legalità. La polizia locale ne è a conoscenza, onde per cui ogni qualvolta indaga su qualche reato compiuto in città non manca di chiedere il sostegno dei suoi colleghi internazionali. Dopo questa premessa, veniamo ai fatti.

«Von wenig ausgehend viel erreichen»

Ostrogoto [de]

«Von wenig ausgehend viel erreichen»

Das ist der Slogan des Nationalen Instituts für Kriminalistik und Kriminologie von Brüssel [INCC], dessen primäres Ziel, seine Visitenkarte. 1992 entstanden, ist diese föderale, direkt dem Justizministerium unterstellte Institution unter anderem damit beauftragt, Textilfasern zu analysieren, zu identifizieren und zu archivieren, sowie die biologischen Spuren, welche an Tatorten gefunden werden; mit dem Ziel, die Verantwortlichen festzustellen, kurz gesagt: die Wissenschaft im Dienste der Polizei.

« De très peu, obtenir beaucoup »

Ostrogoto [fr]

« De très peu, obtenir beaucoup »

Attaque incendiaire contre l’INCC

 
« De très peu, obtenir beaucoup ». C’est le slogan de présentation de l’Institut National de Criminalistique et de Criminologie, son objectif principal, sa carte de visite. Inaugurée en 1992, cette institution fédérale qui relève du ministère de la Justice. Sa vocation, c’est d’analyser, d’identifier et d’archiver des traces suspectes et de retracer des modus operandi. Analyses d’ADN et d’empreintes de toutes sortes ; des analyses balistiques et de matériaux utilisés lors d’un crime ; expertises forensiques en tout genre ; bref, la science au service de la police. C’est à partir des traces analysées dans ces dix laboratoires de l’INCC que nombreuses personnes ont été envoyées en prison.