Richiamo sotto le armi

Brulotti

Richiamo sotto le armi

Klabund (Alfred Henschke)
 
Malgrado fosse trascorso molto tempo dalla mia morte, un bel giorno ricevetti l'ordine di presentarmi sotto le armi.
Ciò mi stupì non poco, e nonostante la grande impressione che suscitavo lungo le strade, mi recai al comando del distretto militare.
«Scusi, signor maresciallo», dissi battendo i denti e scuotendo la polvere dai miei piedi scheletriti, «qui ci deve essere un errore! Io sono morto fin dalla grande rivoluzione del 1797. Sono morto stranamente, ma secondo legge di natura, soffocato da un osso di tacchino. E adesso devo ancora fare il servizio militare? Questa è una contradictio in adiecto»
Il maresciallo del distretto mi squadrò con un piglio critico.

L’amore senza nome

Contropelo

L’amore senza nome: una confessione

Sagitta [John Henry Mackay]
 
Dal 1906 al 1913 apparvero in Germania sei testi che costituiscono «la prima deliberata e consapevole campagna dei tempi moderni per ottenere la pubblica comprensione dell'amore fra un uomo e un ragazzo». Scritti in diverse forme letterarie (dal pamphlet al romanzo, dalla poesia all'atto teatrale), diffusi dietro sottoscrizione o invio di copie omaggio, e firmati da un misterioso Sagitta, questi testi pur nella loro diversità compongono ciò che l'autore — rifiutando tutti i termini medici, legali e moralistici — definì I libri dell'amore senza nome. Il tentativo di Sagitta di dare luce ad un amore considerato dall'intera società una ignobile perversione venne snobbato dal pubblico e perseguitato dalle autorità. Il 12 marzo 1908 la polizia sequestrò i primi tre libri ed il 6 ottobre 1909 un tribunale tedesco, pur riconoscendone i meriti artistici, ne ordinò la distruzione, condannando ad una multa l'editore che si era rifiutato di rivelare il vero nome dell'autore. La raccolta de I libri dell'amore senza nome fu stampata nel 1924 e due anni dopo Sagitta pubblicherà un altro libro sull'argomento, un romanzo sui ragazzi di vita nella Berlino degli anni Venti. Dietro allo pseudonimo di Sagitta c'era John Henry Mackay (1864-1933), poeta, scrittore, biografo di Max Stirner, nonché anarchico individualista. Quella che segue è la traduzione, condotta sulla versione inglese, del primo dei Libri dell'amore senza nome.

Catturati nella rete

Brulotti

Catturati nella rete

Oggi si parla in modo inflazionistico di social network, di collegamento in rete, di networking, di rete, etc... Questi concetti si fanno strada nel vocabolario delle imprese, della politica, dei gruppi di interesse e delle cerchie di amici... in realtà ne sentiamo parlare praticamente dappertutto. Si tratta di una trasformazione totale delle teorie sull'organizzazione, cosa che non dovrebbe sorprendere, perché nello stesso tempo l'insieme della società si sta ristrutturando su nuove basi.
Ma qual è lo scopo di una rete? È chiaro: un ragno tesse la sua rete per catturare insetti che in seguito divorerà vivi. Un pescatore ha bisogno della rete per catturare i pesci. Allora, a cosa serve la nuova magnifica rete che si estende sul mondo intero, elaborata da diverse imprese e da istituzioni statali, il cui sviluppo sembra essere senza fine?

Che cosa è il fascismo?

Brulotti

Che cosa è il fascismo?

André Prudhommeaux
 
«Il fascismo non passerà!». Questo slogan, rilanciato dal Cremlino con una potente orchestrazione e ripetuto in coro dai Partiti Comunisti di tutti i paesi, a quanto pare è tanto più efficace quanto più rimane vago. L'avversario non viene designato con un nome, il che permette ad ognuno di raffigurarselo con l'immaginazione in base ai propri interessi, i propri pregiudizi, o le proprie concezioni ideologiche.
Non viene nemmeno definito, e ci si guarda bene dal dire che cosa è il fascismo, sia attraverso l'analisi di esempi concreti presi dal passato, sia in funzione di una teoria politico-sociale del mondo odierno. Infatti, la divisione del lavoro è la seguente: le masse vagamente spaventate o irritate manifestano «contro il fascismo», intendendo in tal senso tutto ciò che possono temere o detestare

I ribelli di Münster

Brecce

I ribelli di Münster

Georges Lapierre
 
All’inizio del XVI secolo la situazione sociale a Münster è confusa, e fino a quel momento solo lo spirito campanilistico ha permesso di evitare una grave degenerazione dei conflitti tra la gerarchia cattolica — una nobiltà che perde a poco a poco la sua influenza — e la nuova classe di mercanti e artigiani.
La complessità della situazione a Münster è il fedele compendio di una situazione più generale in cui alcune forze si affrontano e si dilaniano senza curarsi in alcun modo dei poveri. Un’ossessione assilla le classi dominanti, la borghesia, la nobiltà e la Chiesa: il denaro. Il fatto è che nel tempo il denaro è diventato lo strumento della potenza sociale. Chi possiede denaro è prossimo a possedere la realtà del potere e inversamente chi ha potere deve avere denaro. Un tempo si poteva essere nobili senza terra — cavalieri — senza per questo decadere, ma ormai un principe senza denaro non è che uno zoticone. La potenza sociale è un privilegio che costa caro.
In questa corsa sfrenata al denaro la Chiesa non appare più un ostacolo morale come un tempo, ma una concorrente sleale che utilizza la sua posizione privilegiata nell’ordine antico per spingere il suo privilegio nel presente.

Antropomorfismo

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Antropomorfismo

Ottorino Manni

Premessa: io non voglio offenderti, o lettore cattolico, nella tua fede in dio. Anzi, s'essa è sincera io la rispetto. Ma, d'altra parte, non posso non usare del mio diritto di critica anche in quelle cose che per te sono sacre, anche su quelle persone che per te sono divine. Se tu ne ritrarrai qualche lumicino e persuasione, tanto meglio! Se no, seguita pure per la tua strada, e... buon soggiorno in paradiso!

 
È Dio in ogni luogo?
I cattolici concepiscono dio come uno spirito infinito. Eppure ce lo raffigurano a nostra immagine e somiglianza, con tanto di corpo circoscritto e limitato. Ed è, questa, una contraddizione e un'assurdità. Tale corpo, inoltre, deve occupare un dato spazio, col trono sul quale è assiso e con tutta la corte celeste. E quello spazio, infatti, viene collocato lassù, in alto, in un punto abissale e sconosciuto del cielo.
Come può dunque Iddio essere contemporaneamente in terra e in ogni luogo?

Disonoriamo la guerra!

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Disonoriamo la guerra!

Guy de Maupassant

Quando sento pronunciare la parola guerra, mi assale lo sbigottimento, come se udissi parlare di stregoneria, d'inquisizione, di una cosa lontana, finita, abominevole, mostruosa, contro natura. Quando si parla di antropofagi noi sorridiamo con orgoglio, proclamando la nostra superiorità su quei selvaggi. Quali sono i selvaggi, i veri selvaggi? Quelli che si battono per mangiare i vinti o quelli che si battono per uccidere, nient'altro che per uccidere? Coloro che vanno a morire in guerra sono giovani che potrebbero lavorare, produrre, essere utili. I loro padri sono vecchi e poveri. Le madri loro, che per venti anni li hanno amati, adorati come adorano le madri, sapranno nel giro di sei mesi, forse di un anno, che il loro figlio, il fanciullo, il fanciullo cresciuto, allevato con tanta pena, con tanto denaro, con tanto amore, è caduto in un canneto col petto trapassato da pallottole (stato sepolto in un buco come un cane, dopo essere stato sventrato da un colpo di mitraglia, e calpestato schiacciato, fatto a pezzi dalle cariche della cavalleria).

Una domanda... / Prendiamo atto

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Una domanda sorge spontanea / Prendiamo atto

La costruzione del gasdotto sembra essere diventata una minaccia relativa, chi sta dietro Tap anche. Possiamo sentirci tranquilli, la situazione è sotto controllo, studiamo ogni mossa, siamo super-iper informati, e poi lo dicono anche i giornali che sono dei mafiosi!
Ad oggi di primaria importanza resta però il reimpianto degli ulivi… ma prima di questo, sicuramente l’immagine mediatica. Come appariamo alle persone che ci vedono da casa? Non vogliamo di certo considerarci responsabili della morte di questi esuli alberi azzoppati! E poi come si potrà far combaciare bene gli incartamenti comunali con le pratiche di resistenza sul territorio?
Quelle pietre divelte lungo la strada suscitano più disprezzo del deserto che si palesa all’interno delle cancellate create dalla multinazionale, della brutalità delle forze dell’ordine, della repressione esercitata attraverso i mezzi di comunicazione, delle decisioni con stretta di mano tra capi di governo che incitano alla guerra e all’annientamento della vita!

I governi devono scomparire

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I governi devono scomparire

Bartolomeo Giaroli
 
Gli uomini sono fatti per giovarsi, e non per combattersi a vicenda. Quei pochi miglioramenti che si possono riscontrare nelle condizioni dei popoli non furono introdotti per cura dei rispettivi governi, ma loro malgrado. Il benessere presente è frutto della costanza dei popoli nel combattere contro i governi per la rivendicazione della loro naturale libertà, e la raggiunsero al prezzo di molti sacrifizi, e sanguinosi martìri. 
La parola governare non vuol dunque dire beneficare; ma soggiogare popoli per farli servire all'ambizione, agl'interessi, alla cupidigia di quell'ente, che sfrontatamente si arroga il nome di governo.

Vaccinarsi non è immunizzarsi

Brulotti

Vaccinarsi non è immunizzarsi

Kurt Perkins
È assolutamente necessario chiarire il termine vaccinazione in rapporto a quello di immunizzazione. I media e il mondo farmaceutico hanno influenzato il pubblico facendogli credere che vaccinazione sia equivalente ad immunizzazione. Per quanto mi riguarda, sono favorevole all’immunizzazione. Vaccinare significa iniettare sostanze nel corpo. Questa pratica non immunizza. Sono due cose completamente diverse.
La creazione dell’immunizzazione è un processo naturale. Il corpo utilizza diversi mezzi di difesa.
 

Il segreto della situazione politica

Miraggi

Il segreto della situazione politica

Henri Michaux
 
Gli Umenesi di Bonnada hanno per fastidiosi vicini i Nippiani di Pomedea. I Nibboni di Bonnàride s'intendono vuoi col Nippiani di Pomedea, vuoi con i Rigiaboni di Caràbola per concertare un'azione di minaccia a danno degli Umenesi di Bonnada, non prima però d'aver stretto alleanza coi Bìtuli di Rotrarca e dopo aver temporaneamente neutralizzato con clausole segrete i Rigiobati di Biligata i quali sono posti sul fianco dei Colviti di Boleto che a lor volta coprono il territorio degli Umenesi di Bonnada nonché la parte nord occidentale del cucurbitorio dei Nippiani di Pomedea sito di là dai Prochi di Ostebocia.
Ma naturalmente la situazione non si presenta sempre in termini così semplici...

Tra parassiti e avvoltoi

Brulotti

Tra parassiti e avvoltoi

Da 8 a 500 in pochi giorni. Sono i numeri dei manifestanti che nei pressi di Melendugno, in Salento, si sono messi in mezzo per bloccare i lavori in un cantiere del Tap. La questione era nota da tempo, ed è bastata la determinazione dei pochi per accendere quella dei molti. Senza dover elemosinare consensi preliminari, senza ricorrere a patetici travestimenti da piacioni. Salita alla ribalta delle cronache, la vitalità della lotta contro il Tap sta ovviamente attirando l'attenzione dei soliti parassiti della politica, incravattati parlamentari o trasandati militanti che siano. Stanno calando come mandrie sul Salento, spingendosi l'un l'altro con la sella in mano. Ce n'è per tutti i disgusti.

La guerra in casa

Brulotti

La guerra in casa

Nemici di Tap

In questi giorni ci sentiamo più vicini all’Iraq, all’Afghanistan, all’Azerbaijan, alla Nigeria, al North Dakota dove le risorse vengono depredate e i luoghi colonizzati. Ed è questo che è diventato il Salento ormai da decenni. Le nocività ambientali si aggiungono una a una, dall’affare Xylella che vuole favorire la trasformazione dell’agricoltura tradizionale in industriale, alle cosiddette energie rinnovabili, passando per Ilva e Cerano fino ai rifiuti tossici interrati da decenni nelle campagne salentine. Ora si aggiunge il gasdotto Tap il cui responsabile per la sicurezza, presente nel cantiere, è un contractor, un ex parà al soldo delle multinazionali in giro per il mondo. Un altro pezzo di guerra che ci deve far aprire gli occhi. L’autodeterminazione e la rabbia dimostrata in questi giorni da tanti individui che tentano di bloccare i mezzi di Tap, accerchiati da centinaia di uomini di forze di polizia, per impedire di espiantare gli alberi è una delle risposte che si potevano mettere in campo. Insieme al forte vento di tramontana, anche aneliti di vita e di sogno continuano a soffiare e le scintille attizzano il fuoco.