L'equilibrista

Brulotti

L'equilibrista

Jean Bloch-Michel

L'uomo di sinistra si tiene su una corda tesa. La situazione dura da anni e si potrebbe pensare che egli ci sia abituato; ma non è così. Il suo equilibrio precario era dovuto alla sua duplice condanna dello sfruttamento comunista e di quello capitalista. Era una specie di bilanciere: i campi di concentramento sovietici da un lato, l'oppressione coloniale dall'altro; la schiavitù dei lavoratori nella Russia sovietica, la miseria degli operai nell'Occidente, torture, oppressioni poliziesche e repressioni ripartite pressoché egualmente fra i due sistemi, bastavano a giustificare un duplice rifiuto.
A dire la verità, questa situazione non aveva nulla di comodo.

C'è da fare

Brulotti

C'è da fare

Una volta, tanto e tanto tempo fa, in un'epoca ormai così lontana da sembrare mitica, la teoria e la pratica costituivano i due poli magnetici di una vita umana che si potrebbe definire responsabile. Non una esistenza trascinata nelle mutilazioni imposte da abitudini o eredità, ma una vita piena, lanciata verso una prospettiva scelta in maniera autonoma piuttosto che trovata già pronta e determinata. Qui teoria e pratica, pensiero e azione, andavano di pari passo tenendosi mano nella mano. Le riflessioni servivano ai riflessi tanto quanto i riflessi servivano alle riflessioni. Si alimentavano, si stimolavano e si correggevano reciprocamente. Pur avendo entrambi le loro esclusive esigenze — i loro tempi, i loro spazi, i loro strumenti — non venivano mai percepiti come contrapposti, ma come complementari.

Sentimenti ed interessi

Brulotti

Sentimenti ed interessi

F. Bentivoglio
 
È oramai verità assimilata e digesta anche dai cervelli più ottusi, che la ragione più vera e maggiore della guerra è l'ingordigia capitalista. Una ragione di carattere economico, dunque. Però se questa è la causa determinante della guerra, ben altra natura e diversi sede ha la causa che la guerra rende possibile.
La grande banca, la grande finanza — che sono il termometro della vita sociale odierna — vogliono la guerra.
I lavoratori, la grande massa del popolo — che della vita sociale, in tutte le sue manifestazioni, sono il lievito quotidiano e necessario — la fanno.
Che quest'ultimo, il popolo lavoratore cioè, non abbia nessun interesse economico nella guerra, è verità tanto chiara quanto dolorosa.
Va alla guerra la plebaglia, ubbidendo ad un impulso dell'animo pervertito, affascinato da una bugiarda illusione, ubriacato da malsane passioni.

Un dimenticato: Paolo Lega

Brulotti

Un dimenticato: Paolo Lega

Se fossimo dei bigotti, o almeno dei fatalisti, pensando a questo dimenticato, a Paolo Lega — poiché è di lui che vogliamo parlare — diremmo che l'uomo dalla nascita alla morte è prigioniero di una buona o di una cattiva stella. Quelli che nascono sotto una buona stella, qualunque cosa facciano, qualunque vita conducano sono certi d'essere sempre assecondati dalla fortuna; gli altri invece, quelli nati sotto una stella cattiva, malgrado tutto sono sempre sfortunati.
Così deve essere di Paolo Lega.
È una ingiustizia, è una dimenticanza colpevole per noi anarchici, che periodicamente amiamo rievocare le figure generose dei ribelli i quali diedero la vita per sopprimere un tiranno, per insegnare alla folla anonima l'unica via che deve percorrere se vuole giungere alla sua più alta redenzione; è una ingiustizia, è una dimenticanza che ameremmo vedere riparata, non perché portiamo un culto speciale alla memoria di Paolo Lega, ma perché sappiamo che egli, come tutti gli altri, è degno del nostro ricordo, della nostra riconoscenza.

È per questo che oggi, mentre ricordiamo il giustiziere gagliardo di Umberto I, ci piace di rievocare chi volle fermamente, pur non riuscendo nello scopo, giustiziare Francesco Crispi.


I misfatti del lavoro

Brulotti

Sui misfatti del lavoro

Attila Toukkour
 
«Lavoro: una delle operazioni attraverso cui A accumula beni per B»
Ambrose Bierce, "Dizionario del Diavolo"
 
Contrariamente ad una idea diffusa ad arte dai centri di condizionamento dello spettacolo moderno, il lavoro non è una catastrofe naturale. È un male sociale, il cui falso rimedio, la disoccupazione, fa peggiorare il cattivo stato del paziente e talvolta lo finisce.

Intorno ad uno sciopero

Brulotti

Intorno ad uno sciopero

Mariuzza [Luigi Galleani]
 
Bisogna persuadersene: senza il proletariato non si fanno rivoluzioni; senza aver guadagnato alle finalità estreme dell'emancipazione — non dico la parte più numerosa, che questa se ne persuaderà soltanto dinnanzi al fulgore della vittoria e dei benefici che questa recherà con sé — ma la parte sua più intelligente, più evoluta e, conseguentemente, più vigile e più attiva, le rivoluzioni non ripagano che di scherni e disinganni gli enormi sacrifici di sangue e di energie che sono costate, e non conchiudono se non ad un disperato mutamento di basto e di padrone.


Questa non è una critica alla narrazione!

Brulotti

Questa non è una critica alla narrazione!

 

Mira al proselitismo pur senza ricorrere a idee e argomenti, giocando sui meccanismi inconsci delle persone. La sua tecnica oratoria può essere definita di tipo emotivo. Scambia i fini con i mezzi. La sua glorificazione dell'azione, di qualcosa che è in atto, cancella e nel contempo sostituisce l'obiettivo del cosiddetto movimento. L'aspetto fondamentale del suo discorso consiste nel promuovere strumenti.

Le cose che può dire sono limitate per tatticismo psicologico (una certa vaghezza rispetto agli obiettivi è in parte dovuta alla sua natura intrinsecamente ateorica, in parte all'intento finale di ingannare i propri seguaci, ragione per cui il leader deve evitare qualsiasi espressione che successivamente possa fornire lo spunto per incastrarlo).

Formaldeide

Macchianera

Formaldeide

'77, e poi...
Oreste Scalzone
Mimesis, 2017
 
«Per ricordare la mia coccarda
mi sono dipinto il naso di rosso
e ho del prezzemolo nel naso
per la croce di guerra
Sono un vecchio combattente
guardate come sono bello»
Benjamin Péret
 
È la disgrazia degli anniversari. Incitano i reduci a salire sulla ribalta. Chi ha vissuto certe esperienze del passato ed è ancora vivo nei suoi desideri usa la memoria come arsenale per il presente ed il futuro. Non ha tempo né interesse per le pacche sulle (proprie) spalle, per le (auto)congratulazioni. I contratti con le case editrici, soprattutto se commerciali, lo ripugnano. Lo si vuole chiamare per questo un sopravvissuto solitario e sperduto? E sia. Ma ad ogni modo non va confuso con il reduce medagliettato, ovvero con chi è morto da tempo ed usa la memoria come strumento di imbalsamazione. 

Come e perché sono anarchico

Brulotti

Come e perché sono anarchico

Alessandro Scarfò

Compio i diciannove anni. È l'età dei virili propositi e dell'entusiasmo per ogni uomo sano. L'epoca in cui tutto ci sorride, perché vediamo e sentiamo la vita pienamente, con un ottimismo profondo, creatore e allegro. È quando si abbracciano con maggior passione i sogni ideali, le più avventurose imprese, le imprese più rudi ed anche più difficili. Momenti della vita dell'uomo in cui tutto è volontà; in cui si è spinti con maggiore slancio all'azione dal dinamico impulso della vita bella e promettente. Ecco il periodo in cui la fiamma dell'amore diventa un rogo inestinguibile, ed i propositi di lotta ci preoccupano tenacemente, quasi con ossessione, fino ad assorbire totalmente ogni pensiero ed ogni quotidiana attività.