Non aggiustate ciò che vi distrugge

Contropelo

Non aggiustate ciò che vi distrugge

Pamphlet per il buon vivere

 
1.
La politica non può creare alternative. Il suo scopo non è quello di aiutarci a realizzare le nostre possibilità e capacità: attraverso la politica, facciamo solo valere gli interessi legati al nostro ruolo all'interno dell’ordine esistente. La politica è un programma borghese. Ogni suo passo ed ogni sua azione fa sempre riferimento allo Stato e al mercato. La politica è l'animatrice della società, il suo medium è il denaro. Le regole a cui obbedisce sono simili a quelle del mercato. Da una parte come dall'altra, al centro c'è la pubblicità; da una parte come dall'altra, il punto è la valorizzazione e le sue condizioni necessarie.

Gaetano Bresci (29 Luglio 1900)

Brulotti

Gaetano Bresci (29 Luglio 1900)

Noi non siamo idolatri: ravvivando tra le ceneri dell'indifferenza e dell'oblio le faville dei ricordi cari all'anima irrequieta ed il nome dei temerari che 
avvolto all'asta il glorioso labaro 
senza orgoglio di duci
l'agitarono in un'ora bieca di proscrizione, in un'ora squallida di viltà, noi cediamo a ben più umano desiderio, a ben più libero voto che non sia quello di erigere tra la garrota e la mannaia i simboli di una nuova fede, gli altari, il culto ed i riti di una nuova religione.
Ogni religione, sia pur quella dell'audacia, dell'abnegazione o dell'eroismo, si alimenta di rinunce squallide e rassegnate degli asceti senza nervi e senz'anima che nei taumaturgi riassumono la magica virtù e la miracolosa potenza di fare per tutti quello che nessuno osa più tentare né fare da sé.
Altro insegnamento rampolla dall'azione ed altro vogliamo noi.

Pranzo di teste

Miraggi

Pranzo di teste a Parigi

Jacques Prévert
 
... quand'arrivò il presidente con una pompeggiante testa d'uovo di Colombo fu un delirio.
«Era semplice, ma bisognava pensarci», dice il presidente spiegando il tovagliolo, e davanti a tanta astuzia e a tanta semplicità gli invitati non possono padroneggiar l'emozione; da due occhi incartonati di coccodrillo un grosso industriale versa sincere lacrime di gioia, un altro più piccolo mordicchia Ia tavola, graziose signore si sfregano con delicatezza le zinne e l'ammiraglio, trasportato dall'entusiasmo, beve in malo verso la sua coppa di champagne, fa scricchiolare sotto i denti la base del calice e, l'intestino perforato, muore in piedi, aggrappato al parapetto della sedia gridando: «Prima i bambini». 

Silenzio! Bruciano le antenne…

Brulotti

Silenzio! Bruciano le antenne…

Se il silenzio fa paura, forse è perché l’assenza di rumori familiari tende a farci ripiegare in noi stessi. Quando si avanza nell’oscurità silenziosa, non è raro parlare a se stessi, fischiettare un ritornello, riflettere ad alta voce per non ritrovarsi in preda all’angoscia. Ciò non è semplice e può anche esigere un po’ di esercizio, dato che le nostre menti sono state condizionate ad identificare silenzio con pericolo, oscurità con rischio. È l’angoscia a provocare il vuoto, il sentimento di trovarsi sul bordo dell’abisso e di non essere capaci di distogliere gli occhi dal baratro che si apre davanti a noi. Eppure, è proprio in quei momenti che si ha la propensione a trovarsi ancora più vicini a se stessi, senza intermediari, con una presenza di spirito e un’emozione molto più decise.

Difficile trovare ancora silenzio o oscurità nel mondo moderno.

Puzza di marcio

Brulotti

Puzza di marcio

 

C’è qualcosa di marcio nel regno della Democrazia. Un odore fetido, penetrante, si spande nei corridoi della prigione a cielo aperto che è diventata la società sotto il regno dello Stato e del capitalismo. Il velo cade. Dopo decenni di tolleranza repressiva, di un discorso che predica l’inclusione dei dannati della terra all’interno della società dei consumi, di rispetto dei diritti dell’uomo, ci ritroviamo oggi a vivere sul territorio di uno Stato che ha nuovamente dispiegato i militari nelle sue strade, che riprende a bombardare popolazioni altrove, che è quanto meno corresponsabile dell’ecatombe di sventurati che crepano durante i viaggi della disperazione attraverso il Mediterraneo, che legalizza un nuovo totalitarismo per controllare la sua popolazione col pretesto della «minaccia». Questa minaccia è malleabile in funzione degli interessi del dominio...

Il lavoro è un crimine

Brulotti

Il lavoro è un crimine

Herman J. Schuurman

Nel linguaggio ci sono parole ed espressioni che dobbiamo eliminare, perché indicano dei concetti che costituiscono l’essenza disastrosa e corruttrice del sistema capitalista. Innanzitutto la parola «lavorare» e tutti i concetti ad essa collegati – lavoratore o operaio – tempo di lavoro – salario – sciopero – disoccupato – nullafacente.
Il lavoro è il più grande affronto e la più grande umiliazione che l’umanità abbia commesso contro se stessa.
Questo sistema sociale, il capitalismo, è fondato sul lavoro; ha creato una classe di uomini che devono lavorare – e una classe di uomini che non lavorano. I lavoratori sono costretti a lavorare, se non vogliono morire di fame. «Chi non lavora non mangia», sostengono i ricchi, i quali del resto pretendono che anche calcolare e accumulare i propri profitti significhi lavorare.

Apocalisse e ragion di Stato

Brulotti

Apocalisse e ragion di Stato

N. C. 
 
A Parigi, Robert Oppenheimer ha dichiarato che, lui, all'Apocalisse atomica ci crede; e ha anche spiegato che, per Apocalisse, egli intende la distruzione dell'umanità, non solo un qualche immenso disastro: €«Non è più lecito credere che il genere umano possa sopravvivere a una guerra atomica». Interrogato sull'efficacia di un controllo internazionale o di un accordo di disarmo, il celebre fisico ha risposto che si tratta di palliativi, e per di più irrealizzabili, perché, data l'evoluzione attuale della scienza, ogni misura di controllo su cui ci si accordasse sarebbe probabilmente superata dopo due anni. Quanto alla «bomba pulita» di cui va così fiero il suo collega Edward Teller, Oppenheimer ha fatto notare che si tratterebbe pur sempre di un congegno capace di distruggere ogni cosa nel raggio di ottocento chilometri quadrati, quindi non eliminerebbe il carattere di «suicidio cieco» implicito nell'uso di armi simili.
La ragione del pessimismo di Oppenheimer è semplice: egli non ha alcuna fiducia nella saggezza non solo, ma neppure nel semplice comprendonio, degli uomini di Stato, dei militari e degli esperti da cui dipendono, oggi, le €«grandi decisioni».

Che cosa è fallito

Brulotti

Che cosa è fallito

A. Visalli
 
È terribilmente vergognoso come i partiti sovversivi non abbiano saputo fare uno sforzo per impedire la presente guerra. Il proletariato è stato ancora una volta corbellato dai cattivi pastori. In Germania come in Francia, in Austria come in Italia, in Inghilterra come in Russia, in questi paesi nei quali i partiti sovversivi contano milioni di aderenti, se la loro forza fosse stata reale e non fittizia, le cose sarebbero andate in maniera molto diversa. Disgraziatamente nei paesi suddetti s'è pensato molto ad organizzare, s'è pensato poco a fare delle coscienze e delle volontà. Ed invero, le organizzazioni non hanno mai fatto coscienze, hanno irregimentato, hanno militarizzato, ed allorquando ci siamo illusi di avere qualche cosa di reale, ci siamo accorti di non aver nulla.

Il primo incontro con il male

Brulotti

Il primo incontro circostanziato con il male

Robert Musil
 

Dobbiamo ora far seguire due parole a proposito di un sorriso, e cioè un sorriso fornito per giunta d’un paio di baffi, fatti apposta per la prerogativa maschile di sorridere sotto i medesimi; si tratta del sorriso degli scienziati che erano accorsi all’invito di Diotima e che avevano sentito parlare i famosi letterati e artisti. Benché sorridessero, non bisogna credere, Dio guardi, che sorridessero ironicamente. Al contrario, era la loro espressione di rispetto e d’incompetenza, di cui s’è già accennato. Ma neppure questo deve trarre in inganno. Nella loro coscienza era così, ma nel subcosciente, per adoperare questa parola d’uso corrente, o per dir meglio nel loro stato d’animo collettivo, erano uomini nei quali la tendenza al male rumoreggiava come il fuoco sotto una caldaia.

Le colonie anarchiche

Brulotti

Le colonie anarchiche

Élisée Reclus
 
Questa terra promessa di cui abbiamo visto sparire il miraggio, potremo vederla riapparire più durevole quest'altra volta? In mezzo ad una società malvagia e così bizzarramente incoerente, giungeremo a raggruppare i buoni in microcosmi distinti, che si costituiscano in falangi armoniche, come chiedeva Fourier, e che sappiano far coincidere la soddisfazione di tutti i loro piccoli interessi con l'interesse comune, e armonizzare le loro passioni in un insieme potente e pacifico nello stesso tempo, senza che nessuno dei componenti la comunità possa averne a soffrire? 
In una parola, gli anarchici riusciranno a crearsi delle Icarie al di fuori del mondo borghese?
Non lo penso né lo desidero.