Vecchi e nuovi padroni

Brulotti

Vecchi e nuovi padroni

Jan Waclav Makhaïski
 
Da giovane studente nazionalista, il polacco Jan Waclav Makhaïski (1866-1926) è stato prima socialista, poi marxista, infine anarchico. Se lo zarismo punì il suo amore per la libertà con undici anni di galera, la storiografia militante punì la sua critica al «socialismo degli intellettuali» con l’oblio. Makhaïski è stato uno spietato nemico dell’intellighenzia e tutta la sua opera mirava a dimostrare come lo scopo dei partiti rivoluzionari, di qualsiasi colore fosse la loro bandiera, era servire da trampolino da lancio per intellettuali assetati di potere. 
Qui presentiamo uno stralcio da una sua opera apparsa nel 1905, anno della prima rivoluzione russa, in cui Makhaïski ribadisce la propria diffidenza nei confronti di teorie che considerano la rivoluzione non come un obiettivo immediato, ma come il risultato lontano dell’azione degli intellettuali. A finire nel suo mirino è la «scienza socialista», tanto inaccessibile agli sfruttati quanto utile al predominio dei suoi dotti servitori.

•Lettera agli anarchici

Brulotti

•Lettera agli anarchici

Joaquín Miguel Artal
 
Il 12 aprile 1904, a Barcellona, il capo del governo spagnolo Antoni Maura viene ferito con una pugnalata da un ragazzo di vent’anni. Il suo nome è Joaquín Miguel Artal e con quel gesto intendeva vendicare i contadini di Alcalà del Valle, che nell’estate precedente erano stati torturati per essersi ribellati. Dopo il suo arresto, Artal dichiarò di aver agito da solo. Due mesi dopo, l’11 giugno, verrà condannato a 17 anni di reclusione e inviato alla prigione di Ceuta. Quella che segue è la lettera di saluti inviata agli anarchici e pubblicata da un giornale libertario due settimane dopo la sentenza. Il sole non brillerà più su Artal, il quale non riuscì mai a raggiungere gli anarchici nella lotta contro il potere, come aveva sperato. Morirà infatti nel 1909 per mano degli aguzzini spagnoli.

Aspettando l’ora della vendetta

Brulotti

Aspettando l’ora della vendetta

 

Il 23 agosto 1927 il più attivo e famigerato boia degli Stati Uniti, Robert G. Elliott, eseguì la sentenza di morte emessa il 9 aprile dello stesso anno dal giudice Webster Thayer contro Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Una potente scarica elettrica mise fine ai giorni dei due anarchici italiani, ma non alla loro vicenda giudiziaria che venne seguita in tutto il mondo da milioni di persone e che continua tutt’oggi a dividere gli storici. Erano colpevoli o innocenti? Furono loro, il 15 aprile 1920, a rapinare e ad uccidere a South Braintree i due impiegati di un calzaturificio che trasportavano il denaro destinato alle buste-paga? Oppure fu uno solo di loro, Sacco, come riportano voci di corridoio degli ambienti anarchici italo-americani? E se a premere il grilletto fossero stati gli uomini della banda di Joe Morelli, specializzata in rapine analoghe, come suggerito da quel Celestino Madeiros la cui confessione non venne presa in considerazione dalla Corte Suprema e che fu giustiziato assieme a Sacco e Vanzetti per un altro delitto? Sono queste le domande che da quasi un secolo si pongono gli adoratori della dea bilanciamunita, i quali preferiscono arrovellarsi con speculazioni del genere pur di non mettere in discussione la loro fede e non affrontare il nodo della questione. Ovvero che la loro divinità non esiste, non è mai esistita, e che — agli occhi dello Stato che ne tramanda ed amministra il culto — Sacco e Vanzetti erano colpevoli al di là di ogni possibile dubbio

La Rivoluzione russa e il Partito Comunista

Brecce

La Rivoluzione russa e il Partito Comunista

Hugo Treni [Ugo Fedeli]
 
Nel 1917 scoppia la rivoluzione in Russia. È la rinascita di tutte le speranze soffocate da tre anni di guerra mondiale; è l'inizio di un vasto periodo rivoluzionario in tutta l'Europa.
La fine del vecchio mondo borghese pareva ormai essere incominciata. Tutti guardavano alla Russia, a quest'immenso popolo che, spezzate le sue catene si era messo alla testa di tutto il movimento di rinnovazione che stava maturando nel mondo. Certo, la lotta che dovette sostenere il popolo russo per la conquista della libertà e l'edificazione di un più grande benessere per tutti fu estremamente dura. Ma tutti andavano alla lotta con gioia e si sacrificavano perché avevano fiducia nella Rivoluzione, la quale allora era ancora l’espressione di un sentimento e di un bisogno unanime.

Sur le G20 à Hambourg et sur la révolte

Ostrogoto [fr]

Réflexions sur le G20 à Hambourg et sur la révolte

Les textes suivants sont un petit aperçu de discussions qui ont occupé quelques anarchistes à Hambourg au cours des dernières semaines et des derniers mois.
Le premier texte tente de replacer la réalisation des sommets de l’OSCE et du G20 dans le contexte de Hambourg et de décrire les pas qu’ont décidé de faire des individuali- tés anti-autoritaires. Il a été écrit avant le sommet du G20. Le deuxième texte a surgi la semaine après le sommet et constitue un bilan intermédiaire, un concentré de discussions en cours entre compagnon-ne-s à la suite des événements chamboulants des journées autour du 7 juillet. 

Sul G20 ad Amburgo e sulla rivolta

Fuoriporta

Sul G20 ad Amburgo e sulla rivolta

 

I testi che seguono costituiscono una piccola panoramica delle discussioni che alcuni anarchici hanno avuto ad Amburgo nel corso delle ultime settimane e degli ultimi mesi. 
Il primo testo tenta di collocare la realizzazione dei vertici dell'OCSE e del G20 nel contesto di Amburgo e di descrivere ciò che hanno deciso di fare alcune individualità antiautoritarie. È stato scritto prima del vertice del G20.
Il secondo testo è stato fatto la settimana successiva al vertice e costituisce un bilancio intermedio, un concentrato di discussioni in corso tra compagni in seguito agli sconcertanti avvenimenti delle giornate attorno al 7 luglio.

Le linee parallele non coincidono

Brulotti

Le linee parallele non coincidono

Luigi Galleani
 
Noi non facciamo questione di proprietà esosa o meno, di padroni buoni od usurai, di stato paterno od iniquo, di leggi eque od ingiuste, di tribunali imparziali od addomesticati, di gendarmi o di birri caritatevoli o bestiali; noi facciamo questione di proprietà, di stato, di padrone, di governo, di leggi e di tribunali, di gendarmi e di birri e non ne vogliamo di alcuna specie; ed inseguiamo con fervore, con tenacia, con fede una società che sia con tali mostri incompatibile; e, nell'attesa, ne contestiamo e contrastiamo, con tutti i mezzi a nostra disposizione — e la protesta scontiamo spesse volte col sacrificio della libertà, della quiete, degli affetti più cari per lunghi anni o per sempre — la funzione arbitraria ed atroce.

Chiacchiere e distintivo

Brulotti

Chiacchiere e distintivo

Prima o poi qualcuno la proporrà, una bella legge a livello europeo che impedisca a giudici ancorati ad arcaici arnesi del diritto di intralciare la carriera di ipermoderni magistrati. Altrimenti tutta la fatica di questi ultimi e dei loro sbirri tirapiedi rischia di non dare i frutti auspicati. Come può la Repressione 2.0 perdere il proprio prezioso tempo ad ammirare e rispettare inutili fossili come l’habeas corpus o l’affirmanti incumbit probatio? Già i nomi in latino sono indicativi: una lingua morta non può che esprimere concetti morti. Ma poi, perché mai un giudice dovrebbe convalidare o invalidare un arresto già compiuto? Che spreco di tempo. E perché l’onere della prova dovrebbe spettare a chi accusa? Ah, no! Qui si invertono i ruoli! Ad accusare sono i magistrati, veri e propri galantuomini. Ad arrestare dietro loro ordine sono gli esecutori, tutte persone dabbene. Tutti servitori dello Stato nonché uomini di Legge. Quindi, se costoro se la prendono con qualcuno, un buon motivo ci sarà pure! Spetta all’imputato, sta solo a lui dimostrare la propria innocenza in un'aula di tribunale.

La notte dei morti viventi

Brulotti

La notte dei morti viventi

 

La sera dello scorso 13 luglio, a Padova, nel corso dello Sherwood Festival 2017, si è tenuto il dibattito «Settantasette. Quarant'anni fa, la rivoluzione qui ed ora». Prevista la partecipazione di alcuni ex partecipanti ad Autonomia Operaia fra i protagonisti di quell'anno scandaloso: Toni Negri (intervenuto attraverso un videomessaggio, che a certe distanze lui ci tiene), Oreste Scalzone, Franco Piperno, Vincenzo Miliucci… A quanto pare si è trattato di un vero e proprio evento che, come suol dirsi, ha attirato il pubblico delle grandi occasioni. Pochi giorni dopo — nella notte tra il 16 e il 17 luglio — la notizia deve essere arrivata fino in Canada, a Toronto, stroncando il celebre regista horror George Romero, il cui cuore non deve aver retto nell'apprendere di questa ennesima manifestazione delle sue apocalittiche visioni.