Contributo sulla guerra

Brulotti

Contributo alla discussione sulla guerra

André Prudhommeaux
 
Un pericolo immaginario: la guerra dei fascismi contro le democrazie. L'esperienza ha dimostrato che gli uni e le altre erano ben decisi ad ammettere una guerra sola: lo sterminio del proletariato rivoluzionario, per mezzo di tutta la gamma degli espedienti politici, dai più violenti ai più ipocriti (Franco, Negrin).
Un pericolo reale: l'abdicazione morale del proletariato che lascia che lo spoglino dei suoi fini e delle sue aspirazioni, e soprattutto dei suoi metodi e delle sue passioni di classe, per associarsi — nelle idee e nella pratica — ad uno dei clan imperialisti in contrasto.

Anarchismo e identità

Contropelo

A proposito di anarchismo e (crisi di) identità

 
Un testo intitolato “Contro” l'anarchismo. Un contributo al dibattito sulle identità, già apparso lo scorso novembre in Spagna sul periodico Solidaridad Obrera (organo ufficiale della CNT), è stato da poco tradotto in francese e pubblicato sul sito lundi.am (organo non ufficiale del Comitato Invisibile). Questa fin troppo plateale corrispondenza di politicosi sensi fra sindacalisti libertari spagnoli ed intellettuali blanquisti francesi, entrambi bramosi di organizzare gli altri, ci sembra troppo interessante e troppo interessata per essere ignorata. Difficile imbattersi in una più ipocrita lezione impartita a chi non trova posto in questo mondo. 
Abbiamo così pensato bene di rendere pubblico anche qui in Italia questo imbarazzante testo. E abbiamo pensato male di farlo seguire da un nostro imbarazzato contributo.

Parole chiare

Brulotti

Parole chiare

La «buona guerra» degli anarchici italiani immigrati negli Stati Uniti (1914-1920)

 
Se gli anarchici non fanno la storia, la faranno i loro nemici. 
Questa osservazione formulata da un noto studioso italiano verso la metà del secolo scorso — per altro valida non solo in ambito cosiddetto storiografico — precede e accompagna tutto il dibattito sviluppatosi attorno alla cosiddetta storia dal basso. In sé il fatto concreto, materiale, ha vita breve. Ciò che ne resta è l’interpretazione, la quale non può che essere di parte, corrispondente a precisi criteri ed interessi. Perché fare la storia non significa soltanto prendere parte a grandi imprese che cambiano il corso degli eventi; significa anche, e talvolta soprattutto, partecipare alla loro ricostruzione al fine di tramandarle.
Ciò che noi conosciamo come Storia non è mai — e non potrebbe essere diversamente — un insieme di fatti oggettivi, neutri, chiari e inequivocabili. È in primo luogo il frutto di una loro selezione, e interpretazione, e sistemazione, e infine presentazione. Questo processo viene elaborato in alto, da un’accademia al servizio del potere da cui viene foraggiata. La Storia diventa così ciò che è Stato: ciò che conferma la Sua ragione, che è funzionale ai Suoi interessi, che corrisponde alle Sue esigenze. 
Da qui...

Recommencer

Ostrogoto [fr]

Recommencer

Recommencer, toujours. C’est le sort, qui peut sembler quelque peu tragique, de tous ceux qui sont en guerre contre ce monde d’horreurs infinies. En cours de route, certains tombent sous les coups, d’autres ne résistent pas aux sirènes qui appellent à se résigner et à rentrer dans les rangs, voire retournent carrément leur veste. Les autres, celles et ceux qui persistent se battre entre hauts et bas, doivent à chaque fois retrouver force et détermination pour recommencer. Pourtant, à bien à y réfléchir, la tragédie n’est pas de recommencer, de repartir de zéro, mais d’abandonner et de se trahir soi-même. La conscience, toujours individuelle, peut être un fardeau lourd à porter, et devient cruelle quand on l’a trahie sans disposer de suffisamment d’anesthésiants. Car ce monde n’en manque pas, et les distille même à volonté. Une petite carrière alternative à son propre compte, des dimanches pour aller s’émerveiller dans un parc naturel, un projet humanitaire ou culturel, voire des drogues carrément plus dures : écrans en tout genre, réalités et socialités virtuelles, abrutissement total. Non, un tel sort nous effraie bien plus que toutes les souffrances, que toutes les peines liées à l’échec de détruire l’autorité. 

Te lo do io il popolo!

Brulotti

Te lo do io il popolo!

Da qualche anno a questa parte l'astensionismo è in progressivo aumento ed il rifiuto della politica si è generalizzato. Purtroppo esistono buoni motivi per pensare che ciò non alimenti granché il diffondersi della rabbia ribelle, quanto l'impotente rimuginare della delusione. Ma per lo meno questa disaffezione elettorale lascia il Parlamento solo con la sua infamia: l'istituzione statale ha il potere e lo esercita, ma non può vantarsi di alcun consenso allargato. Giù la maschera, cari signori; se governate, governate grazie alla forza bruta dell'abitudine, della repressione e della rassegnazione. Nient'altro, perché gli applausi sono finiti da un pezzo.
Chi detiene il potere non se ne cura. Finché il sistema rappresentativo non viene messo in discussione, finché l'ordine regna nelle strade e nei mercati, chi se ne frega se le urne vengono disertate? Bastano ed avanzano gli elettori lobotomizzati e prezzolati, fossero anche qualche centinaio. Chi vince le elezioni governa, punto e basta. Poco importa se a votare sono in tanti, in pochi o quasi nessuno.
Invece chi non detiene il potere (ma lo vorrebbe, oh, se lo vorrebbe!) non se ne capacita. Questa indifferenza per le mene parlamentari gli sembra un'incredibile occasione persa, una clamorosa miopia politica, quasi un suicidio.

Litanie della donna onesta

Brulotti

Litanie della donna onesta

Anne Archet
 
Non mi vergogno di dire che ho un vibratore e che so usarlo. Amo il mio vibratore. Il mio vibratore è il mio migliore amico. Non darei il mio vibratore a nessuno. Solo i miei cari più intimi hanno il privilegio eccezionale di provare il mio vibratore. Ho sempre il mio vibratore vicino a me, sotto il guanciale o nel cassetto del mio comodino. Di notte, sono calma e serena grazie al mio vibratore. Grazie al mio vibratore, non ho mai paura di rimanere sola. Il mio vibratore è sempre pulito e ben oliato — devo prendermi cura del mio vibratore se voglio che lui si prenda cura di me. Il mio vibratore è grosso quanto basta per poterlo maneggiare in maniera sicura, senza rischiare di ferirmi. Conservo il mio vibratore fuori dalla portata dei bambini. Penso che tutte le donne sole dovrebbero munirsi come me di un vibratore per assicurarsi una tranquillità di spirito.
Non mi vergogno di dire che ho una rivoltella e che so usarla.

Ricominciare

Contropelo

Ricominciare

Ricominciare, sempre. È il destino, che può apparire alquanto tragico, di tutti coloro che sono in guerra contro questo mondo di infiniti orrori. Lungo la via alcuni cadono sotto i colpi, altri non resistono alle sirene che invitano a rassegnarsi e a rientrare nei ranghi, cioè a cambiare bandiera una volta per tutte. Gli altri, quelle e quelli che insistono a battersi fra alti e bassi, devono ogni volta ritrovare forza e determinazione per ricominciare. Eppure, a ben pensarci, la tragedia non è quella di ricominciare, di ripartire da zero, ma di abbandonare e di tradire se stessi. La coscienza, sempre individuale, può essere un fardello pesante da portare, e diventa crudele quando la si tradisce senza disporre di sufficienti anestetici. Perché questo mondo non ne è privo, e li distilla pure a volontà. Una piccola carriera alternativa in proprio, qualche domenica alla scoperta di un parco naturale, un progetto umanitario o culturale, o magari droghe decisamente più pesanti: schermi di ogni tipo, realtà e socialità virtuali, abbrutimento totale. No, un simile destino ci spaventa assai più di qualsiasi sofferenza, di qualsiasi difficoltà legata all’impossibilità di distruggere l'autorità.

Bakunin e la sua Confessione

Autopsia

Bakunin e la sua Confessione

Fritz Brupbacher
Quando Bakunin fu escluso dalla Prima Internazionale, le Federazioni nazionali del Belgio, dell'Olanda, della Spagna e dell'Inghilterra lo seguirono, così come considerevoli minoranze di altri paesi. Bakunin era allora una potenza nel movimento rivoluzionario proletario.
Oggi, tra i proletari, lo stesso Bakunin, e con lui l'anarchismo, sono quasi completamente dimenticati.
Il ricordo di Bakunin è scomparso via via che scomparivano nel proletariato certe tendenze psicologiche. Diciamolo subito: via via che si è sviluppata la grande industria, è scomparsa nel proletariato l'aspirazione alla libertà, alla personalità; — le tendenze libertarie e anarchiche del bakuninismo si sono via via cancellate, insieme al ricordo di Bakunin.
Non solo è scomparso il desiderio della libertà, ma è stato riservato un vero odio a tutti coloro che continuano a volere la libertà dell'individuo: quest'odio è di conseguenza rivolto contro Bakunin e le sue dottrine. È lo stesso odio che ha generato le calunnie sparse contro la sua persona.
Dato che la grande industria ha ucciso la volontà di essere liberi, la schiavitù ha generato nei proletari la volontà di potere, non soltanto la volontà di esercitare il potere politico a spese della borghesia, ma la volontà di potere in se stesso, la sete di imporre il proprio potere su tutto ciò che ha aspetto umano. 

Archi e trivelle

Brulotti

Archi e trivelle

La foresta di Sherwood, o per meglio dire ciò che ne rimane, sta per essere definitivamente devastata. Sotto i suoi alberi malati ci potrebbe essere infatti un giacimento di gas ed una multinazionale petrolchimica intende scoprirlo attraverso la fratturazione idraulica (quel fracking ritenuto responsabile dell'aumento esponenziale dei terremoti). Le trivellazioni pare arriveranno a poche centinaia di metri dalla Quercia Maggiore, il maestoso albero che fungeva da casa per i fuorilegge più amati, se non della storia, di sicuro della fantasia.
Di tutti i disastri di cui veniamo informati ogni giorno, questo rischia di assumere un contorno particolarmente lugubre. Non che abbiamo mai creduto di dover associare ad un luogo fisico, foss'anche leggendario, ciò che scaturisce dal nulla creatore, ciò che dipende soltanto dalla travolgente forza della nostra immaginazione.

La salute è in noi

Brulotti

La salute è in noi

Corfinio [Umberto Postiglione]
 

Chi s'avventura su per l'erta d'un monte per toccare la vetta più alta, allorché il sentiero si biforca o le nebbie l'avvolgono subitamente o le raffiche della tormenta lo investono, è costretto ad arrestarsi per scrutare l'orizzonte, per riandare il cammino che ha fatto, per misurare le sue forze e la distanza che ancora lo separa dalla meta.

V'è allora chi scorato e sfinito s'accascia in attesa che la tormenta s'acquieti e il sole fughi la nebbia; v'è chi prende la via del ritorno, v'è chi invece il pericolo non paventa ma sfida, nella bufera sente il pungolo che lo stimola e lo sprona, sente una voce arcana che dice: cammina o perisci, e lo conquide e gli infonde nuova lena e nuovo ardore, e indomito si lancia alla conquista del monte.


Sputeremo sulla sua tomba

Brulotti

Sputeremo sulla sua tomba

 

Tutti muoiono, soprattutto una volta raggiunta una certa età. La morte di una persona anziana non stupisce nessuno. In sé, è un fatto talmente banale da venir considerato un mero dato anagrafico: Ferdinando Imposimato, 1936-2018. Se la scomparsa del defunto può addolorare chi lo conosceva e stimava, viceversa non può che lasciare indifferenti tutti gli altri. Persino chi lo disprezzava e lo odiava quand'era ancora in vita, ha ben poco da gioire di fronte alla sua morte. Siamo sinceri: quando non si è fatto nulla per scavargli la fossa, quando sono solo il tempo e la malattia ad averlo spedito sottoterra... che gusto c'è?