Schiavi oppure operai?

Brulotti

Schiavi oppure operai?

James Henry Hammond
 
Il 4 marzo 1858 James Henry Hammond, senatore ed ex-governatore del South Carolina, nonché ricco proprietario di schiavi, tenne al Senato degli Stati Uniti un memorabile discorso in favore della schiavitù. La sua assai poco ironica analogia fra gli schiavi del Sud e gli operai del Nord fece infuriare molti suoi colleghi politici nordisti. Persino i più razzisti fra loro mostrarono di non gradire le sue parole. In effetti non capita tutti i giorni di sentire pronunciare, e con sprezzante sincerità, l'apologia della gerarchia sociale basata sulla divisione di classe. Ricordiamo che l'onorevole James Henry Hammond — secondo cui gli schiavi erano i più fortunati dei neri, «felici e contenti» di venire elevati grazie alla schiavitù — stuprò ripetutamente almeno due delle sue schiave (una delle quali, la prima volta, aveva appena 12 anni).
Quello che segue è un estratto del suo disgustosamente istruttivo discorso.

La liberté vient toujours avec un couteau entre les dents

Ostrogoto [fr]

La liberté vient toujours avec un couteau entre les dents

Regardez autour de vous, mais faites-le avec vos propres yeux. Voyez-vous comment la planète est devenue une gigantesque poubelle industrielle ? Voyez-vous comment les États étranglent les esprits et portent la guerre et le massacre partout ? Voyez-vous comment tout repose autour de nous sur l’exploitation et l’oppression de milliards de personnes ? Pouvez-vous encore compter les millions de morts de cet immense bain de sang sur lequel ce monde a construit ses gratte-ciels, ses supermarchés et ses usines ? Les affamés, les noyés, les massacrés, les bombardés, les irradiés, les torturés, les voyez-vous toutes ces piles de cadavres entassés ?

Psicoreati

Brulotti

Psicoreati

Che l'intelligenza sia contagiosa è una verità su cui hanno sempre scommesso gli indomiti sognatori di altri mondi. Ma nello spietato calcolo delle probabilità, inutile nascondere che è una verità ben diversa a godere di maggior fortuna. Perché, purtroppo, anche la stupidità è contagiosa — ed i suoi tempi di diffusione sono infinitamente più rapidi.
Leggere è più faticoso che ascoltare o guardare, riflettere per comprendere è più lungo che memorizzare per ripetere, formulare un'idea singolare è più difficile che condividere un'opinione comune. È quanto avevano ben capito i nazisti, i quali sostenevano che maggiore è il numero di persone da governare e minore deve essere il livello della propaganda a loro indirizzata. Per controllare milioni di esseri umani, per ottenerne il consenso o l'indifferenza nei confronti delle peggiori infamie, bisogna farne degli imbecilli. Non fornire loro gli strumenti necessari per sviluppare una consapevolezza, una sensibilità, un sapere, semmai strapparglieli. Perché non si buggera e non si incatena un popolo con alti e nobili ragionamenti, ma con basse e squallide banalità.

Siamo stati noi...

Brulotti

Siamo stati noi, ma non siamo Stato noi

 

Siamo stati noi.

Siamo stati noi perché vogliamo gioire quando le Poste, parte della macchina delle deportazioni, vengono sabotate ardentemente.

Siamo stati noi perché vogliamo provare felicità incommensurabile quando dei prigionieri danno fuoco alla loro gabbia, che si chiami CPR o carcere.

Siamo stati noi perché vogliamo godere quando le sedi della Lega vengono attaccate come ad Ala e altrove, quando viene azzoppato un ingegnere della morte del nucleare e colpite le strutture di ricerca militare o quando saltano le sedi fasciste come a Firenze, compresa la mano e l'occhio di chi le protegge.

Due più tre uguale undici

Brulotti

Due più tre uguale undici

«Me se loro hanno tanto osato, voi avete tutto permesso. 
Più l'oppressore è vile, più lo schiavo è infame»
 
Martedì 19 febbraio si annunciava essere un giorno importante per tutti gli scrupolosi cittadini italiani rispettosi della legge, quelli fedeli alle «istituzioni democratiche che rappresentano la volontà popolare espressa nel corso di libere elezioni». Era il giorno in cui nel loro Parlamento avrebbero deciso se il Bullo degli Interni doveva andare sotto processo per aver impedito lo sbarco in Italia dei profughi raccolti nel Mediterraneo dalla nave Diciotti. Dal punto di vista giuridico, il quesito sembrava quasi una banalità considerato che il secondo articolo della loro Costituzione garantisce i «diritti inviolabili» riconosciuti all'«uomo». 
«Inviolabili» – capite? – inteso in senso assoluto. Non validi sotto un governo, nei giorni pari, di giorno, e trascurabili sotto un altro governo, nei giorni dispari, di notte; ma intoccabili sempre e comunque. «All'uomo» – capite? – inteso in senso universale. Non ai soli cittadini italiani, non ai soli cittadini europei, né ai soli maschi o maggiorenni, ma a tutti gli esseri umani a prescindere dal paese in cui sono nati, dalla lingua che parlano, dal colore della loro pelle, dalla loro età o dal cromosoma.

La coupure est possible

Ostrogoto [fr]

La coupure est possible

Si le silence fait peur, c’est peut-être parce que l’absence de bruits familiers tend à nous renvoyer à nous-mêmes. Quand on avance dans l’obscurité trop silencieuse, il n’est pas rare qu’on se parle, qu’on siffle un petit refrain, qu’on réfléchisse à voix haute pour ne pas se trouver en proie à l’angoisse. Cela n’est pas facile et peut même exiger un peu d’exercice, car nos cerveaux ont été conditionnés pour identifier silence avec danger, obscurité avec risque. C’est l’angoisse que provoque le vide, le sentiment de se trouver au bord de l’abîme et de ne pas être capable de détourner les yeux du gouffre qui s’ouvre devant nous. Pourtant, ce sont aussi à ces moments-là qu’on a tendance à se trouver au plus près de soi-même, sans intermédiaire, avec une présence de l’esprit et de l’émotion bien plus affirmée. 

Tagliare è possibile

Brulotti

Tagliare è possibile

 

Se il silenzio fa paura, forse è perché l’assenza di suoni familiari tende a rimandarci a noi stessi. Quando si avanza nell’oscurità troppo silenziosa, non è raro parlare, fischiettare un motivetto, o riflettere ad alta voce per non farsi prendere dall’angoscia. Non è cosa semplice e può anche richiedere un po’ d’esercizio, perché la nostra mente è condizionata a identificare il silenzio col pericolo, il buio col rischio. È l'angoscia a generare il vuoto, la sensazione di trovarsi sul bordo dell'abisso e di non essere capaci di distogliere lo sguardo dal baratro che si apre davanti a noi. Ma è proprio in momenti come questi che si tende a sentirsi più vicini a se stessi, senza intermediari, con una presenza mentale ed emotiva assai più sostenuta.
Difficile ritrovare ancora silenzio od oscurità nel mondo moderno. I rumori industriali ci accompagnano incessantemente, i dispositivi emettono costantemente i loro suoni elettronici, e d’altronde c'è quasi sempre qualcuno che riempie il vuoto col suo chiacchiericcio insopportabile quanto superficiale. Oggi la paura del vuoto, l’angoscia del silenzio, è sublimata tra le altre cose da una connessione permanente. Mai da soli, mai in silenzio, mai davanti all'abisso.

Punti di vista

Brulotti

Punti di vista

Ben sapendo che i punti di vista si possono suddividere a grandi linee in due categorie, il proprio e quello sbagliato, è con una certa ilarità che stiamo assistendo alle due baruffe istituzionali scoppiate in queste ultime ore. La prima, di carattere politico-storiografico internazionale, riguarda la questione delle foibe. La seconda, di carattere ingegneristico-contabile nazionale, riguarda invece la costruzione della linea dell'Alta Velocità in Val Susa. Ci sembra che la discrepanza venutasi a creare in entrambi i casi fra le parti in causa, e su quanto viene presentato con dati di fatto alla mano, mostri bene la finzione su cui poggia la politica.

 
Dunque, con negazionismo s’intende quella corrente del revisionismo che non si limita a reinterpretare determinati fenomeni della storia contemporanea, ma che per fini ideologico-politici arriva a negare l'esistenza stessa di eventi storici particolarmente aberranti quali genocidi, massacri, pulizie etniche.
 
Allora, questa linea ferroviaria ad Alta Velocità fra Torino e Lione è conveniente farla, sì o no? L'analisi costi/benefici effettuata da alcuni periti ed appena resa pubblica dall'attuale governo dice di no. Troppe spese, pochi guadagni. Con un saldo negativo di sette miliardi di euro, meglio lasciar perdere. Ma come?! 

Parva favilla...

Intempestivi

Parva favilla...

A chi è toccato questa volta? Avendo già raso al suolo le baracche dei rom («nicht lebenswert», secondo il lessico nazista, esseri che non meritano di vivere dato che non votano, non lavorano, non pagano le tasse), avendo già chiuso le frontiere agli stranieri poveri (quelli che sbarcano dai gommoni con le tasche vuote, che l'invasione di chi arriva in yacht col portafoglio gonfio è benedetta), avendo già sbattuto in galera un latitante sfuggito per decenni alla giustizia italiana ed aver annunciato pari trattamento per altri suoi simili (ex-estremisti di sinistra militanti della lotta armata contro lo Stato, mica gli ex-piloti della Nato in volo sopra Cermis o gli ex-amministratori delegati alla ThyssenKrupp di Torino), ha trovato una nuova preda da ostentare agli infoiati di legalità.
Giovedì 7 febbraio, poche ore prima che il governo francese richiamasse il proprio ambasciatore a Roma (fatto accaduto in passato solo dopo l'ascesa di Mussolini), le forze dell'ordine hanno fatto irruzione in uno spazio occupato anarchico di Torino, l'Asilo, con lo scopo di sgomberarlo ed effettuare alcuni arresti fra chi è sospettato di battersi con troppa veemenza contro le politiche razziste istituzionali.

Ai vagabondi, ai disoccupati, ai diseredati, ai poveri

Brulotti

Ai vagabondi, ai disoccupati, ai diseredati, ai poveri

Lucy Parsons
 
Mi rivolgo a voi, alle 35000 persone che in questo momento vagano per le strade di questa grande città con le mani affondate nelle tasche, a voi che fissate svogliatamente lo sfoggio di ricchezza e godimento cui non prendete parte, a voi che non siete in grado nemmeno di procurarvi da soli un tozzo di pane con cui placare gli spasmi della fame che vi morde le viscere. È a voi ed alle centinaia di migliaia di persone che si trovano nella stessa situazione, in questo grande paese dell'abbondanza, che desidero rivolgere queste parole.

Non avete forse sgobbato per tutta la vostra vita, da quando eravate sufficientemente grandi da venire usati nella produzione di ricchezza? Non avete lavorato a lungo, sodo e con fatica, per produrre tutte queste ricchezze? E sapete di aver prodotto, nel corso di tutti questi anni di fatiche, migliaia e migliaia di dollari di ricchezza — ricchezza che non avete posseduto, non possedete ora e di cui non avrete mai la minima parte, a meno che non agiate?

Noi rifugiati

Brulotti

Noi rifugiati

Hannah Arendt 
 
In primo luogo non desideriamo essere chiamati “profughi”. Solitamente il termine “profugo” designava una persona costretta a cercare asilo per aver agito in un certo modo o per aver sostenuto una certa opinione politica. È vero, noi abbiamo dovuto cercare asilo; tuttavia, non abbiamo fatto nulla e la maggior parte di noi non si è mai sognata di avere un'opinione politica radicale.
Con noi, il significato del termine “profugo” è cambiato. Ora “profughi” sono quelli di noi che hanno avuto la grande sfortuna di arrivare in un paese nuovo senza mezzi, e che per questo hanno bisogno dell'aiuto dei Refugee Committee
Prima che la guerra scoppiasse eravamo ancora più sensibili al fatto di essere chiamati “profughi”. Facevamo del nostro meglio per dimostrare agli altri che eravamo solo comuni immigrati.