You'll never riot alone

Brulotti

You'll never riot alone

C'è un'altra pandemia oggi in corso in tutto il pianeta. L'OMS non se ne occupa minimamente, non essendo di sua competenza, e i media cercano di farla passare sotto silenzio o di minimizzarla. Ma i governi del mondo intero sono preoccupati del rischio che comporta. Questa pandemia si sta diffondendo sulla scia del virus biologico che oggi sta riempiendo gli ospedali. Passa dove passa il Covid-19, insomma. Anch'essa toglie il fiato. La paura del contagio sta infatti provocando il contagio della rabbia. I primi sintomi di malessere tendono ad aggravarsi, trasformandosi prima in frustrazione, poi in disperazione, infine in rabbia. Rabbia per la scomparsa, su decreto sanitario, delle ultime briciole di sopravvivenza rimaste. 

È significativo che all'annuncio delle misure restrittive prese dalle autorità per prevenire il dilagare dell'epidemia, una sorta di arresti domiciliari volontari, siano stati proprio coloro che la reclusione dietro quattro mura la soffrono già quotidianamente per costrizione — i detenuti — a dare fuoco alle polveri.

Il bacillo pernicioso

Miraggi

Il bacillo pernicioso

Carlo Michelstaedter
 
Rico. Ora dimmi: sai tu indicarmi la malattia cosa sia? Poiché se son mali bisogna bene che siano qualche cosa.
Nino. Certamente: quali la tisi o la polmonite o il tifo...
Rico. Bene — ma ognuna di queste che cos'è?
Nino. Dicono che siano bacilli...
Rico. Ma questi bacilli come sono essi dei mali, che cos'è il loro esser mali?
Nino. Perché sono perniciosi all'uomo.
Rico. Allora sono mali quando l'uomo li ha addosso?
Nino. Certo.
Rico. Ma quando non sono addosso all'uomo non sono né mali né beni.
Nino. Di necessità.
Rico. Allora nuovamente abbiamo bensì uomini ammalati, ma non abbiamo il Male.

Note epide(r)miche

Brulotti

Note epide(r)miche

Sì, è in mezzo a quelle pagine che ho capito come il virus mortale che deve essere oggi debellato non sia affatto il Covid-19. Siamo noi. Noi che, come gli ebrei, non possiamo più uscire di casa. Noi, che non possiamo più frequentare biblioteche, cinema, ristoranti, parchi. Noi, che abbiamo il permesso di varcare la soglia solo per il tempo necessario a procurarci i generi di prima necessità. Noi, costretti a giustificare la nostra presenza alla prima uniforme che ci incrocia per strada. Noi, che ci consoliamo con l'identico ritornello di allora («La follia totale non può durare, una volta che sia svanita l'ubriacatura popolare, lasciando dietro di sé solo un gran mal di testa»). Noi, che parliamo la lingua del nemico. Noi, fra cui non manca neppure chi ammira le autorità. Noi, che attendiamo ogni giorno attaccati ai nostri dispositivi elettronici la lieta notizia della fine dell'incubo.
Ma non finirà mai, anzi, peggiorerà, se non saremo noi stessi a porvi fine. Come diceva l'autore di La Peste, «La speranza, al contrario di quanto si pensi, equivale alla rassegnazione. E vivere non è rassegnarsi».

Il dolce dispotismo

Brulotti

Il dolce dispotismo democratico

Alexis de Tocqueville
 
La cosa è nuova, bisogna tentare di definirla, poiché non è possibile indicarla con un nome. Se cerco di immaginarmi il nuovo aspetto che il dispotismo potrà avere nel mondo, vedo una folla innumerevole di uomini eguali, intenti solo a procurarsi piaceri piccoli e volgari, con i quali soddisfare i loro desideri. Ognuno di essi, tenendosi da parte, è quasi estraneo al destino di tutti gli altri: i suoi figli e i suoi amici formano per lui tutta la specie umana; quanto al rimanente dei suoi concittadini, egli è vicino ad essi, ma non li vede; li tocca ma non li sente affatto; vive in se stesso e per se stesso e, se gli resta ancora una famiglia, si può dire che non ha più patria. Al di sopra di essi si eleva un potere immenso e tutelare, che solo si incarica di assicurare i loro beni e di vegliare sulla loro sorte.

In corpore vili

Ostrogoto [fr]

In corpore vili

« Le but de la terreur, et de sa mise en œuvre, est d'extorquer aux êtres humains l'adaptation totale à son principe même, afin qu'eux aussi ne reconnaissent en toute fin qu'un seul but : l'auto-préservation. Plus les humains ont en tête, et sans scrupules, leur survie, plus ils deviennent des marionnettes psychologiques d'un système dont l'unique objectif est de se maintenir au pouvoir »
Leo Löwenthal, 1945
 
Voilà, on y est. Il y a quelques heures, l'état d'urgence sanitaire a été déclaré sur tout le territoire national. Verrouillage quasi total. Rues et places semi-désertes. Interdit de quitter la maison sans motif valable (pour qui ? Mais pour les autorités, bien sûr). Interdit de se rencontrer et de s'embrasser. Interdit d'organiser toute initiative avec même un minimum de présence humaine (des fêtes aux rassemblements). Interdit de rester trop près. Suspension de toute vie sociale.

Incatenati alla corona

Contropelo

Incatenati alla corona

«La tirannia più temibile non è quella che assume la forma di arbitrio, è quella che viene coperta dalla maschera della legalità»
A. Libertad, 1907

 
Con l'epidemia passeggera di Covid-19 che si propaga nel mondo e le drastiche misure che si susseguono le une dopo le altre dalla Cina all'Italia, una delle prime questioni che vengono in mente è chiedersi chi, fra la gallina dell'autorità e l'uovo della sottomissione, stia facendo attualmente i maggiori danni. Questa brusca accelerazione statale di controlli, divieti, chiusure, militarizzazione, obblighi, bombardamenti mediatici, zone rosse, definizione delle priorità dei morti e delle sofferenze, requisizioni, confinamenti di ogni genere — tipici di qualsiasi situazione di guerra o di catastrofe — non cade infatti dal cielo. Prospera su un terreno ampiamente arato dalle successive rinunce dei coraggiosi sudditi dello Stato ad ogni libertà formale in nome di una sicurezza illusoria, ma prospera anche sullo spossessamento generalizzato di ogni aspetto della nostra vita e sulla perdita della capacità autonoma degli individui di pensare un mondo completamente diverso da questo.


Il peggiore dei virus… l’autorità

Brulotti

Il peggiore dei virus… l’autorità

 
Il macabro bilancio dei decessi aumenta di giorno in giorno, e nell'immaginario di ciascuno prende posto la sensazione, dapprima vaga e poi via via più forte, d’essere sempre più minacciati dal Triste Mietitore. Per centinaia di milioni di esseri umani, questo immaginario non è certamente nuovo, quello della morte che può colpire chiunque, in qualsiasi momento. Basti pensare ai dannati della terra sacrificati quotidianamente sull'altare del potere e del profitto: coloro che sopravvivono sotto le bombe degli Stati, in mezzo a infinite guerre per il petrolio o per le risorse minerarie, coloro che coabitano con la radioattività invisibile provocata da incidenti o da scorie nucleari, coloro che attraversano il Sahel o il Mediterraneo e che sono rinchiusi in campi di concentramento per immigrati, coloro che vengono ridotti a brani di carne e ossa dalla miseria e dalla devastazione generate dall'agroindustria e dall'estrazione di materie prime... E anche nelle terre in cui abitiamo, in epoche non molto lontane, abbiamo conosciuto il terrore delle macellerie su scala industriale, dei bombardamenti, dei campi di sterminio... creati sempre dalla sete di potere e di ricchezza degli Stati e dei padroni, sempre fedelmente istituiti da eserciti e polizia...

Italia, terra dei morti!

Intempestivi

Italia, terra dei morti!

Alphonse de Lamartine
 
Monumento crollato, abitato solo dall'eco!

Polvere del passato, sollevata da un vento sterile!

Terra, dove i figli non hanno più il sangue degli avi!

Dove, su un suolo invecchiato gli uomini nascono vecchi;

Dove il ferro svilito colpisce soltanto nell'ombra;

Dove sulle fronti velate aleggia una nuvola oscura;

Dove l'amore non è che un inganno, e il pudore un belletto;

Dove l'astuzia ha alterato la dirittura dello sguardo;

Dove le parole irose non sono che un rumore sonoro,


In corpore vili

Intempestivi

In corpore vili

«Scopo del terrore e dei suoi atti è di estorcere totalmente l'adattamento degli uomini al proprio principio, affinché anch'essi riconoscano, in definitiva, ancora solo uno scopo: quello dell'autoconservazione. Quanto più gli uomini hanno in mente senza scrupoli la propria sopravvivenza, tanto più diventano marionette psicologiche di un sistema che non ha altro scopo che mantenere se stesso al potere»
Leo Löwenthal, 1945
 
Ecco, ci siamo. Da poche ore è stato dichiarato lo stato d’emergenza sanitaria su tutto il territorio nazionale. Serrata quasi totale. Strade e piazze semi-deserte. Proibito uscire di casa senza una ragione ritenuta valida (da chi? ma dalle autorità, naturalmente). Proibito incontrarsi e abbracciarsi. Proibito organizzare qualsivoglia iniziativa che preveda anche solo un minimo di presenza umana (dalle feste ai raduni). Proibito stare troppo vicini. Sospensione di ogni socialità. Ammonimento a stare chiusi in casa il più possibile, aggrappati ad un qualche dispositivo elettronico in attesa di notizie. Obbligo di seguire le direttive. Obbligo di portare sempre con sé una «autocertificazione» che giustifichi i propri spostamenti, anche se si esce a piedi. Per chi non dovesse sottomettersi a simili misure è prevista una sanzione che può prevedere l'arresto e la detenzione.

Non è mica la fine del mondo, no?

Miraggi

Non è mica la fine del mondo, no?

Autore britannico noto per mescolare fantascienza e questioni sociali, John Brunner (1934-1995) pubblicò nel 1972 quello che è forse il suo romanzo migliore: Il gregge alza la testa. Lo sfruttamento delle risorse naturali del pianeta ha spinto l'umanità sull'orlo del baratro dell'autodistruzione, tra epidemie diffuse dai prodotti di un'industria che si vanta di far avanzare il progresso, misteriose diffusioni di parassiti nocivi, ed un'atmosfera con livelli di inquinamento così elevati da sviluppare allergie e malattie praticamente in tutti gli abitanti (il Mediterraneo è diventato una fogna, il sud-est asiatico un deserto chimico, l'Africa un'enorme discarica...). Se in basso molti fanno disperati tentativi per evitare o impedire il disastro (attraverso la creazione di comunità o l'attuazione di sabotaggi), se in alto pochi continuano la loro corsa sfrenata verso il profitto ed il potere, la maggior parte della popolazione cerca semplicemente di sopravvivere in situazioni sempre più intollerabili. Condividendo tutti lo stesso pianeta, sfruttati e sfruttatori condivideranno anche lo stesso destino — è inutile che il gregge alzi la testa, quando si trova invischiato in una spirale senza ritorno. A meno di non mettere in atto ciò che, con notevole provocazione, Brunner propone al termine del romanzo: eliminare i 200 milioni di esseri umani più nocivi del pianeta.
 

Un atteggiamento positivo

Brulotti

Bisogna assumere un atteggiamento positivo

Jacques Ellul
 
Raramente formulato come un adagio, questo luogo comune si incolla come gelatina a tutti i giudizi espressi sulle persone e diffusi da Marie–Claire, da Paris–Match, dal Reader's Digest, dai comandamenti di Public Relations, dai test attitudinali, dalle opere di teologia (e in maniera eminente dal buon padre Teilhard!), dalle critiche letterarie, dal pensiero (se così si può dire) dei nostri moralisti e dei sociologi più in vista e di maggiore autorità... Ma è tempo di fermarsi per fare un po’ di luce, prima di essere completamente sviati. Giacché quarant’anni fa era in voga un luogo comune la cui formulazione era quasi analoga, ma il senso del tutto differente. Nel 1920 occorreva «essere positivi». Questa espressione così netta aveva un significato molto semplice: «Si tratta innanzitutto di guadagnare quattrini».