Eternel apprentissage

Ostrogoto [fr]

Eternel apprentissage

« Sur tous les plans : politique, mœurs, esprit, matière on expérimentera ce qu'il y a derrière le progrès : la mort.
Quel défi !
Ou l'Auschwitz de la nature
Ou le Stalingrad de l'industrie
Toute prédication est inutile. Le progrès ne s'arrêtera que par lui-même, par les catastrophes qu'il engendrera. »
 
Voilà ce qu'écrivait, au milieu des années 70, un poète suisse dont le nom n'apparaît pas dans la liste des précurseurs de la pédagogie des catastrophes si chères aux partisans de la Décroissance. Serge Latouche, leur maître incontesté, s'est toujours déclaré optimiste concernant la capacité des désastres de réveiller la conscience. Oui, mais quelle conscience ?

En otage

Ostrogoto [fr]

En otage

La réalité n'a jamais autant pris en otage l'imagination qu'au cours de ces derniers jours. Nos désirs et nos rêves les plus fous sont dominés par une catastrophe invisible qui nous menace et nous confine, en nous liant les pieds et les mains au licol de la peur. Quelque chose d'essentiel se joue en ce moment autour de la catastrophe en cours. Ignorez les quelques Cassandre qui lancent des avertissements depuis des décennies, nous sommes désormais passés de l'idée abstraite au fait concret.

Critica del pensiero del rischio

Contropelo

Critica del pensiero del rischio


Ivan Illich - Silja Samerski

Quello che segue è l’ultimo articolo di Ivan Illich (1926-2002), scritto a quattro mani con Silja Samerski. La mattina stessa della sua morte lo aveva rivisto, aggiungendovi alcune note. Nel corso delle settimane precedenti si erano incontrati regolarmente per pensare insieme quale fosse il modo migliore di descrivere la distruzione dell'esperienza concreta e sensuale del presente attraverso l'ossessione per il rischio statistico.
 


Circa una trentina di anni fa, il National Institute of Mental Health pubblicava uno studio attestante che un gran numero di consultazioni mediche si concludevano con la prescrizione di un derivato dal valium o di un altro tranquillante. All'epoca, questo articolo provocò un acceso dibattito sui danni iatrogeni di una simile anestesia di massa.

Un sussurro

Brulotti

Un sussurro da nessun luogo

 
«Ritorno alla vecchia normalità!», implorano i reazionari nostalgici. Come sempre interessati a salvarsi il culo e a chiudere a chiave la propria porta il più in fretta possibile.
«Avanti verso una nuova normalità!», predicano i liberali della cibernetica. Piccoli collaboratori di Stato risvegliati, sempre animati di buone intenzioni...
E i potenti cosa fanno? Sono divisi, unanimi, esitanti, determinati, totalitari, ragionevoli, scientifici, religiosi... La tavolozza è infinita ma illustra comunque la stessa cosa: agiscono secondo la massima della conservazione del potere. Sempre ed esclusivamente a tale scopo.
Disquisire fra «vecchia» e «nuova», o in altre parole di come vogliamo essere amministrati e tenuti al guinzaglio, non è questione che possa interessare gli individui che aspirano all'autodeterminazione. Come possiamo opporci al diktat delle leggi e dei loro valori, come sabotarlo col pensiero e con la dinamite e aprire così una breccia per qualcosa di nuovo — ecco una musica per le orecchie di chi è in cerca di terra sotto l'asfalto.

A bassa voce

Brulotti

A bassa voce

Attaccare. Lo Stato e i suoi alleati occasionali a tratti sconcertanti che raccomandavano di autorecludersi in massa nel nome del bene comune mentre il dominio si dava carta bianca, ci sono rimasti male. Sia in periferia, dove gli scontri con la polizia non si sono fermati — con incendi di telecamere, di volanti e di edifici istituzionali —, che durante le passeggiate al chiaro di luna che hanno provocato un po’ dovunque la distruzione di decine di strutture di telecomunicazione, questi 55 giorni di confinamento nell’esagono sono stati anche contrassegnati da una certa conflittualità. Non quella di manifestanti che rivendicano un cambiamento dall'alto, ma quella di piccoli gruppi mobili che agiscono direttamente senza aspettarsi né chiedere nulla a nessuno, prendendo di mira due pilastri indispensabili a questo mondo: gli sbirri e i gendarmi garanti di un ordine spietato, e le reti di dati che gli consentono di funzionare in ogni circostanza (dal telelavoro alla telescolastica, dall'economia alla telegiustizia). Se già si sapeva che la guerra sociale non conosce tregua, è rimarchevole che alcuni ribelli e rivoluzionari non abbiano ceduto al ricatto volto alla pacificazione...

Scusa, hai da accendere?

Brulotti

Scusa, hai da accendere?

Se fino allo scorso secolo l'essere umano era pronto a combattere e a morire pur di strappare e difendere la propria libertà, oggi è pronto a rinunciarvi pur di sopravvivere. Pronto ad accettare di uscire di casa solo umiliandosi con una auto-certificazione scritta. Pronto ad accettare di venire controllato in ogni minimo spostamento. Pronto ad accettare di rendere conto di ogni sua decisione. Pronto ad accettare di venire sorvegliato da droni, di venire «tracciato» da dispositivi elettronici, di venire marchiato con vaccini o microchip... Ecco cosa è diventata la specie umana.
Non stupisce perciò molto la notizia dell'ennesima retata di anarchici, scattata lo scorso 14 maggio su ordine della Procura di Bologna. Anche questa volta gli inquirenti non hanno mancato di ostentare una becera sincerità sul conto delle loro motivazioni. Se un anno fa non si facevano scrupoli nel dichiarare che per finire nel loro mirino basta che qualcun altro esprima in casa propria un pensiero loro sgradito, oggi — dopo aver tranquillamente precisato che solo uno dei dodici inquisiti (sette dei quali arrestati) è ritenuto responsabile del principale reato specifico perseguito — finiscono il loro comunicato stampa con queste parole...

Aucune normalité

Ostrogoto [fr]

Aucune normalité

« Du jamais-vu en vingt ans », a déclaré mercredi 6 mai un haut dirigeant d’une compagnie de téléphonie française. A quoi faisait-il référence ? A la panique nationale qui se déchaîne en cette période de pandémie, aux profits que son entreprise tirera grâce au confinement qui contraint des millions d’usagers à rester coller devant des dispositifs électroniques depuis des semaines, à l’effondrement du niveau de pollution de l’air lié à la quarantaine… ?

Ognuno ha le sue debolezze

Fuoriporta

Ognuno ha le sue debolezze

 
In periodo di confinamento, alcuni non hanno più granché da mettere sotto i denti. Questo è dovuto principalmente alla chiusura di molti negozi di alimentari. Ma per soddisfare il loro feroce appetito, i nostri amici roditori, che sono dotati di un olfatto assai sviluppato tra le specie che popolano il pianeta, hanno trovato una prelibatezza altrettanto succulenta e abbondante.
A partire dal XVIII secolo, Rattus norvegicus ha progressivamente sostituito alle nostre latitudini Rattus rattus, più comunemente chiamato «ratto nero». Più grande, più grosso e più goloso del suo predecessore, possiede un gusto assai sviluppato e non esita a scegliere il proprio cibo per trovare gli alimenti che più gli piacciono. D’altra parte, è in grado di registrare il gusto di ciò che mangia e riesce perfino a capire se un alimento che già conosce sia stato modificato.
A Poitiers, nella Vienne, la notte tra l’11 e il 12 aprile i nostri fini buongustai si sono concessi una leccornia situata sotto il cemento tra il municipio e la biblioteca multimediale. Ma cosa ci potrà mai essere a pochi metri sotto i nostri piedi che i roditori sappiano apprezzare adeguatamente?

La bell’arte del sabotaggio

Brulotti

La bell’arte del sabotaggio

 

Tra gli idioti della rete che vedono il capitalismo e lo Stato unicamente sotto forma di grandi figure mediatiche o di oscuri interessi che governerebbero il mondo, e gli sciocchi felici del movimento rrrivoluzionario incapaci di comprendere che una relazione sociale s’incarna anche negli uomini e nelle strutture del dominio all'angolo della strada, stiamo assistendo a una vera e propria gara a chi la spara più grossa. Alcuni s’inventano dei cattivoni capri espiatori, distanti e caricaturali il più possibile, mentre altri fanno acquisire coscienza dei bisogni primari o documentano i minimi recessi intricati della miseria e dell'oppressione del momento.
Non sorprende quindi che molti di loro non sappiano offrire altro che un imbarazzato silenzio di fronte alla moltiplicazione di attacchi che stanno colpendo alcune strutture del potere, soprattutto di telecomunicazione, in pieno confinamento.

Nessuna normalità

Brulotti

Nessuna normalità

«Mai visto in vent'anni», ha dichiarato lo scorso mercoledì 6 maggio un alto dirigente di una delle principali compagnie telefoniche francesi. A cosa si riferiva? Al panico nazionale scatenato in questo periodo di pandemia, al profitto che la propria azienda ricaverà grazie al confinamento che da settimane costringe milioni di utenti a stare incollati ai dispositivi elettronici, al crollo del livello di inquinamento dell'aria dovuto alla quarantena...? No, si riferiva a tutt'altro: al sabotaggio avvenuto il giorno precedente nell’Île-de-France, la regione in cui si trova la capitale del paese con i suoi ministeri politici e le sue sedi centrali finanziarie ed economiche. Un sabotaggio definito «intenzionale e su larga scala», avvenuto per di più solo 48 ore dopo che un giornale parigino aveva lanciato il pubblico allarme sulla «ripresa dell'azione diretta» in tutto l'esagono contro le (infra)strutture del dominio. 
La misura del confinamento, proclamata lo scorso 17 marzo dal governo francese per arginare la pandemia, non è infatti servita a fermare l'offensiva — di logoramento, si potrebbe dire — che da anni è in corso su tutto il territorio contro il potere. Da nord a sud, da est ad ovest, sono centinaia e centinaia gli attacchi avvenuti nel recente passato non solo contro caserme, banche ed imprese, ma anche e soprattutto contro i mezzi tecnici che permettono il normale funzionamento di questo mondo: tralicci, ripetitori, parchi eolici, antenne, centrali elettriche e centraline di ogni tipo...

L’Influenza

Brulotti

L’Influenza

Charles de Brhay
 
Passa un soffio, carico di pestilenza.
Le case vengono sigillate; i lumi diventano incandescenti; per la strada i passanti, col bavero rialzato, infagottati, la testa bassa, si affrettano ansiosi di non fare il brutto incontro.
E se fosse là, dietro l’angolo, rannicchiata in un cantuccio, la misteriosa assassina che porta con sé la grippe, la bronchite, la polmonite, la tisi?

La quarantaine ou la mort !?

Ostrogoto [fr]

La quarantaine ou la mort !?

« Les maladies infectieuses sont un sujet triste et terrible, bien sûr, mais dans des conditions ordinaires ce sont des événements naturels, comme un lion dévorant un gnou ou un hibou saisissant une souris »
David Quammen, Spillover, 2012
 
Ou comme un tremblement de terre qui fait trembler le sol, ou comme un tsunami qui submerge les côtes. Là où ils ne provoquent pas de victimes, ou presque, ces phénomènes ne sont même pas remarqués. Ce n’est que lorsque le comptage macabre commence à grimper qu’ils cessent d’être considérés comme des événements naturels pour devenir d’immenses tragédies.

Quarantena o morte!?

Brulotti

Quarantena o morte!?

«Le malattie infettive sono un argomento triste e terribile, certo, 
ma in condizioni ordinarie sono eventi naturali,
come un leone che sbrana uno gnu o un gufo che ghermisce un topo»
David Quammen, Spillover, 2012
 
O come un terremoto che fa tremare il suolo, o come uno tsunami che sommerge le coste. Laddove non provocano vittime, o quasi, questi fenomeni non vengono nemmeno notati. È solo quando il macabro conteggio comincia a salire che cessano di essere considerati eventi naturali per diventare immani tragedie. Ed assumono contorni terribili e insopportabili soprattutto quando si verificano sotto i nostri occhi, qui ed ora, non in un continente o in un passato lontani facili da ignorare.
Ora, quand'è che questi eventi di per sé naturali seminano la morte?

Il Furto

Brulotti

Il Furto

Se consideriamo l’antichità, notiamo che il furto era permesso, ricompensato in tutte le repubbliche della Grecia; Sparta o Lacedemone lo favoriva apertamente. Qualche altro popolo lo considerava una virtù bellica. È certo che alimenta il coraggio, la forza, l’astuzia, insomma tutte le virtù utili ad un regime repubblicano e quindi anche al nostro. 

A questo punto oso domandare, senza nessuna parzialità, se il furto, il cui effetto è quello di livellare le ricchezze, possa essere un gran male in un regime che ha come fine l’uguaglianza. No, senza dubbio; giacché, se da una parte mantiene l’uguaglianza, dall’altra rende più vigili nella custodia dei propri beni. 
Esisteva un popolo che puniva non il ladro, ma chi si era lasciato derubare, affinché imparasse a difendere le sue proprietà. Questo ci conduce a riflessioni più ampie. Dio non voglia che io sembri qui combattere o distruggere il giuramento di rispetto della proprietà, appena pronunciato dalla nazione, ma mi sarà permessa qualche osservazione sull’ingiustizia di questo giuramento?