Brulotti

Semplici galleggianti carichi di materiale esplosivo lanciati alla deriva nel tentativo di incendiare le navi nemiche, in senso figurato i brulotti sono piccole idee suscettibili di provocare danni nei luoghi comuni che rendono triste ed opaca la nostra esistenza. Ogni pretesto è buono per simili tentativi: la riflessione su un fatto del giorno, l'intervento in una lotta, l'annuncio di una iniziativa, la riproposizione di testi dimenticati...

La pace armata

Brulotti

La pace armata

Domela Nieuwenhuis

Vicino A. – Mio caro vicino, come sono contento che abbiamo sempre vissuto in buona armonia! Ecco perché ho comperato questo buon randello: guardalo.
Vicino B. (esaminando il randello) – Infatti è veramente una buona verga; può servire a meraviglia per sfondare un cranio. Che fortuna che noi viviamo in ottimi rapporti! Vado dunque a comperare anch'io un simile randello, quantunque avrei bisogno di impiegare il denaro per la casa.

Progresso o regresso?

Brulotti

Progresso o regresso?

Pièces et main d'œuvre

Ormai da decenni, se non da un secolo o due, alcune persone cercano la parola, ce l'hanno «sulla punta della lingua», sfugge loro, lasciandogli una viva e dolorosa frustrazione — senza la parola come dire la cosa? Coma dare e nominare la ragione dello sgomento, della rivolta, del lutto e per finire dello scoraggiamento e di una indifferenza senza fondo. Come se si fosse stati amputati di una parte del cervello: amnesia, zona bianca nella materia grigia. La politica, in ogni caso la politica democratica, comincia con le parole e l'uso delle parole; essa consiste per una parte preponderante nel nominare le cose e quindi nel nominarle con la parola giusta, con precisione flaubertiana. Dare un nome a una cosa è formare una idea. Le idee hanno conseguenze che si producono inevitabilmente. La maggior parte del lavoro di elaborazione della neolingua, in 1984, consiste non nel creare, ma nel sopprimere delle parole, quindi delle idee — cattive idee, idee nocive dal punto di vista del Partito —, quindi ogni velleità d'azione conseguente a quelle parole che formulano cattive idee.

Rivoluzione

Brulotti

Rivoluzione

Una parola ed un'idea che attraverso la storia ha gettato nella battaglia milioni di persone. Che molte volte ha fatto tremare le fondamenta di questa società di ricchi e di poveri, di oppressori e di oppressi. Che è stata anche accaparrata da nuovi dittatori, e che, deformata e mutilata, ha pure generato nuove oppressioni, nuovi massacri.
Ieri, era da alcuni decenni che non se ne parlava più, l'idea che aveva spinto tante persone a insorgere coraggiosamente contro il dominio era stata ricoperta da uno spesso strato di polvere, di oblio e di disperazione. Oggi, questa idea di uno sconvolgimento totale della società attuale comincia di nuovo a forzare le porte delle coscienze. Timidamente ma fieramente, la si pronuncia, sperando di trovare persone il cui cuore non ha cessato di battere.

Il martirio della bontà

Brulotti

Il martirio della bontà

Luigi Galleani

La bontà non si è fino ad oggi acclimatata nella nostra società rimasta per tre quarti selvaggia; v'è poco posto per essa tra la ferocia generale. L'uomo buono, l'uomo che comprende e perdona, l'uomo di cuore è un martire fra la turba dei cannibali raffinati che costituiscono la specie umana.

Perché ama in luogo di odiare, perché perdona in luogo di vendicarsi, perché si scansa in luogo di combattere; la muta feroce lo crede debole e gli si mette alle calcagna sognando la preda facile senz'accorgersi che questo preteso pusillanime la domina, gigante, con tutta la forza della sua benevolenza, con tutta la superiorità del suo amore.

La sua forza è tutta nel dolore rinascente, inesauribile che ad ogni passo della vita l'amareggia ed in cui l'anima sua si ritempra di una nobiltà che nessun vituperio, nessuna calunnia saprebbero offuscare. Perché il dolore è la culla degli eroi: non dei bruti violenti che il volgo chiama eroi, megalomani allucinati di falsa gloria che per un lampo di vanità soddisfatta butterebbero come un cencio la vita loro e quella degli altri...

Una fogna!

Brulotti

Una fogna!

Emile De Saint-Auban

Alle plebi la vostra rivoluzione prometteva il benessere, e mai il proletariato fu vittima di frode più atroce. Rubando, la borghesia gli aveva promesso la ripartizione del bottino, ma non tenne la promessa, tenne per sé sola il frutto delle conserte rapine. Al proletariato non diede nulla, gli tolse anzi quello che gli apparteneva inaridendo nell'animo suo la fonte delle rassegnazioni consuete.

I paria videro così che alla nobiltà drappeggiata di seta – la quale era succeduta all'aristocrazia cinta di ferro – una nobiltà insolita, più implacata e più esosa che le altre due, veniva a succedere: la nobiltà corazzata d'oro, la quale in materia di pane e di rifugio non sa offrirgli che la galera.

Così, la nostra società democratica offre ai malfattori ed ai poveri lo stesso tetto. Ai suoi occhi il non aver domicilio stabile, il non avere neanche un portafogli, è delitto imperdonabile.

Deluso, esacerbato, il reietto manda un grido immenso d'angoscia che si ripercuote in tutta la nostra letteratura.

Enrico Heine maledice:


Dal finestrino

Brulotti

Dal finestrino

Il fischio del capotreno, l'allarme sonoro delle porte che si chiudono.
Stiamo partendo.
Il treno avanza lentamente, lasciandosi alle spalle la stazione.
C'è una enorme metropoli da attraversare prima di sbucare nella campagna.
Non ho voglia di leggere, non ho sonno: guardo fuori dal finestrino.
Lo sguardo vaga per un po', poi la mia attenzione si concentra su quanto si può vedere lungo i binari. Lunghe mura e poderose colonne colorate con disegni, riempite di scritte.
Ce n'è per tutti i gusti. Dichiarazioni d'amore, sfoghi, sigle, tifo sportivo.
Talvolta compaiono slogan dal suono familiare: “Liberi tutti”, “No Tav”, “Bloccare tutto”...

Il governo

Brulotti

Il governo

William Morris

Hammond - In che consisteva il Governo di quei tempi? Era forse il Parlamento o una parte qualsiasi del Parlamento?

Io - No.

H. - Il Parlamento non era forse, da una parte, che una specie di Comitato di vigilanza istituito per impedire che gli interessi delle classi superiori subissero delle perdite e, nello stesso tempo, una specie di maschera per ingannare il popolo dandogli l'illusione che egli partecipava un po' all'assesto dei propri interessi?

Io - La storia sembra provarlo.

H. - In che modo il popolo assestava gli affari suoi?

Io - Credo, da quel che ho letto, che obbligava talvolta il Parlamento a fare una legge onde legalizzare qualche modificazione già avvenuta.

H. - Null'altro?


In ogni occasione

Brulotti

In ogni occasione

Zo d'Axa

Quando si va per la propria strada, da soli, in ogni occasione ci si appropria del piacere di dire la parola che le persone del quartiere non osano. È finita la preoccupazione di edificare i vicini e la portinaia. Basta morale! Basta traffico! Troppi acchiappa-clienti…

All'argomento della massa, ai catechismi delle folle, a tutte le ragioni di Stato della collettività, si contrappongono le ragioni personali dell'Individuo.

Quali ragioni?

Ciascuno ha le sue. L'isolato si guarderà bene dal predicare una regola comune. Il refrattario non fa posto per una dottrina. Pensa da te! Qual è il tuo caso? La tua età? Il tuo desiderio? La tua forza? Hai bisogno delle grucce che le religioni ti offrono? Se sì, torna alla tua chiesa, ormai valida per tua scelta. Preferisci tu, sempre discepolo, il sogno dei sociologi? Bene, ci racconterai i tuoi progetti per l'anno tremila. Oppure ti senti in equilibrio? Vuoi dunque vivere? Sei pronto? Allora non attendere più nessuno, marcia verso il tuo odio, verso le tue gioie – le gioie della franchezza assoluta, dei rischi e della fierezza.

Licenziato!

Brulotti

Licenziato!

Felix

Chi di voi, o compagni operai, non ha provato come una stretta al cuore sentendosi dire da un incaricato, da un capo officina: Non c'è più bisogno di voi? In quel momento un sudor freddo ha invaso il vostro corpo, le vostre labbra non hanno potuto pronunciare una parola, la vostra mente è rimasta come offuscata. Un pensiero vi ha oppresso, una triste realtà, vi ha abbattuto: essere senza lavoro!
Chi non ha conosciuto questa situazione terribile del riposo forzato? È per amor del lavoro, come si pratica nella società borghese, che si prova un dolore così acuto il giorno in cui si è licenziati?

Oh no! Non è proprio per amore d'eccessive fatiche, che rompono le braccia, consumano le membra e ottenebrano il cervello, non è perché si sia sentito il desiderio, anzi il bisogno di riposo, che siamo addolorati il giorno in cui restiamo disoccupati...

Fare due passi avanti...

Brulotti

Fare due passi avanti per farne tre indietro?

Quante volte è successo? Non solo nel lontano passato, ma anche oggi, in questo stesso momento. In paesi lontani più o meno esotici, ma anche in altri più vicini, sotto ai nostri occhi. Popolazioni che si radunano e protestano spontaneamente, per disgusto dei loro governanti e delle politiche che attuano. Popolazioni che sfidano le forze dell'ordine e non cedono nemmeno quando vengono massacrate. Anzi, si rafforzano. Forze politiche «di opposizione» che cercano di salire sul treno in corsa. Il loro scopo è palese, quello di prendere il posto dei vecchi burocrati realizzando riforme le cui conseguenze si rivelano insignificanti, quando non peggiorative. Potere uscente e potere entrante, in mezzo a minacce e ad accuse reciproche, collaborano per mantenere il quadro politico generale – il loro elemento vitale comune. Ogni volta che vi è alternanza, pacifica o violenta che sia, vecchi e nuovi dirigenti devono comunque trovare un accordo.

Petali al vento

Brulotti

Petali al vento

Auro d'Arcola

Nel sano Vizio sta la Vita; nella Virtù il Castigo.

 

Le azioni come i vizi sono ammirevoli o detestabili non già in se stessi, ma per quanto si ammira o si detesta la persona che li consuma.

 

Nessuno è più altruista del misantropo solitario.

 

Se l'uomo non fosse un animale politico, sarebbe un essere capace di vivere in libertà.

 

Il Potere e la Legge sono i genitori naturali del Delitto.

 

Nulla è più odioso della politica. Essa è l'ignobile negriera che rende possibile e sorregge con la frode, la corruzione e l'inganno ogni potere oppressore ed usurpatore. Diffidate dell'individuo che coltiva il senso dell'arte politica come di un vostro implacabile nemico. Costui, anche se oggi vi è amico e compagno, ha in sé quanto basta per divenire, domani, l'usurpatore dei vostri diritti.

Perché non voto

Brulotti

Perché non voto

Io non voto. Non ho mai preso parte ad un’elezione e mai lo farò. Per molti l’idea che qualcuno a cui interessa ciò che accade nel mondo rifiuti di votare sembra incredibile.
Il senso comune dello Stato democratico ci dice che votare è il modo in cui noi possiamo cambiare le cose e che quelli che non votano sono apatici.
È stato anche detto che quelli che non votano non devono lamentarsi.
Ma il senso comune spesso nasconde moltissime supposizioni indiscusse.
Questo è certamente vero a proposito dei luoghi comuni sulla democrazia e sul voto.
Spero di riuscire, nello spiegare le ragioni per cui non voto, ad indicare alcune di queste supposizioni e a sollevare alcune domande.
Se il mio rifiuto di votare scaturisse dall’apatia, ovviamente non sprecherei tempo a scrivere.

Non restiamo a braccia conserte

Brulotti

Non restiamo a braccia conserte

La nostra vita scorre nei campi. Campi di lavoro. Campi rieducativi. Campi di consumo. Campi di divertimento. Campi di reclusione. In tutti questi campi, viene applicata la stessa logica: renderci obbedienti e farci contribuire al progresso della società attuale. Far funzionare la macchina sociale. Poco importa dove essa vada. Poco importa che distrugga tante vite. Poco importa che trasformi tutti in prigionieri. L'importante è esserci, parteciparvi, non metterla in discussione e perfino acclamarla. A testa bassa, col cervello annichilito, col cuore pietrificato, e andare avanti.
Lo Stato ha avviato una generale stretta di vite, è innegabile. La moltiplicazione di forze dell'ordine nelle strade, la loro brutalità crescente e istigata dalle autorità, l'installazione di telecamere di sorveglianza, la militarizzazione dei trasporti pubblici, la messa in sicurezza dei templi del denaro come banche e supermercati per contrastare i furti, tutto ciò va di pari passo col rafforzamento del controllo sui disoccupati e su chi prende un sussidio.

Su sabotaggio e repressione

Brulotti

Lettere aperte su sabotaggio e repressione

alcuni anarchici italiani / creature della palude

Se la matematica non è un'opinione, sono passati solo 5 anni da questo scambio di lettere fra compagni italiani e francesi. Ma sembra essere trascorso un secolo. I primi tiravano le orecchie oltralpe a chi pensava di reagire alla repressione negando le cattive intenzioni che stanno dietro ad ogni atto di sabotaggio, i secondi rispondevano invitando a non fare generalizzazioni e criticando i tatticismi della politica.
Oggi che qui in Italia molti sovversivi si uniscono a qualsiasi recuperatore di sinistra pur di chiedere la liberazione di «quattro ragazzi» accusati di aver compiuto un atto di sabotaggio (nella vulgata innocentista, aver danneggiato semplici attrezzature per altro già "riparate e vendute" –
sic!), oggi che la politica con le sue convenienze cerca di ammutolire l'etica con le sue invarianze, è bene tornare a rileggere questa corrispondenza.

Il bandito e il geografo

Brulotti

Il bandito e il geografo

Stavamo passeggiando lungo i canali della Venezia del nord Europa, parlando del più e del meno, quando ad un tratto mi domandò: «Ma perché gli anarchici hanno sempre fatto così tanti libri? All'Istituto, non c'è paragone fra loro e gli altri. Lasciamo perdere la qualità, su cui ognuno ha le proprie idee, ma la quantità! Anche messe tutte assieme, le pubblicazioni della sinistra non arrivano al numero di quelle degli anarchici!».
L'Istituto in questione è quello di Storia Sociale di Amsterdam e a porre l'interrogativo era stato uno dei suoi bibliotecari, allora addetto alla sezione italiana. Aver accudito per decenni a quei libri, conoscendo e parlando con diversi compagni provenienti da tutte le parti del mondo, evidentemente non gli aveva sciolto quel dubbio.
Pur essendo poco incline a simili statistiche, non me ne meravigliai più di tanto. Gli dissi che questa disparità che aveva constatato non era comunque né casuale, né bizzarra, perché in fondo rispecchiava l'essenza stessa dell'anarchismo.

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