Brulotti

Semplici galleggianti carichi di materiale esplosivo lanciati alla deriva nel tentativo di incendiare le navi nemiche, in senso figurato i brulotti sono piccole idee suscettibili di provocare danni nei luoghi comuni che rendono triste ed opaca la nostra esistenza. Ogni pretesto è buono per simili tentativi: la riflessione su un fatto del giorno, l'intervento in una lotta, l'annuncio di una iniziativa, la riproposizione di testi dimenticati...

Prigionieri di un unico mondo

Brulotti

Prigionieri di un unico mondo

Gruppo anarchico Insurrezionalista "E. Malatesta"

Se ci opponiamo allo Stato, se siamo sempre pronti a cogliere l'occasione per attaccarlo, non è perché ne siamo indirettamente plasmati, non è perché abbiamo sacrificato i nostri desideri sull'altare della rivoluzione, ma perché i nostri desideri sono irrealizzabili finché esiste lo Stato, finché esisterà un potere. La rivoluzione non ci distoglie dai nostri sogni, ma al contrario è la sola possibilità che consenta le condizioni della loro realizzazione. Noi vogliamo sovvertire questo mondo, al più presto, qui ed ora, perché qui ed ora ci sono solo caserme, tribunali, banche, cemento, supermercati, galere. Qui ed ora, c'è solo lo sfruttamento. Mentre la libertà, ciò che noi intendiamo per libertà, quella non esiste proprio.
Questo non vuol dire che dobbiamo tralasciare di crearci spazi che siano nostri in cui sperimentare i rapporti che preferiamo. Significa solo che questi spazi, questi rapporti, non rappresentano la libertà assoluta che vogliamo, per noi come per tutti. Sono un passo, un primo passo, ma non l'ultimo, tanto meno il definitivo.

Simón Radowitzky

Brulotti

Simón Radowitzky vita di un anarchico

Quel 14 Febbraio 1909 Simón Radowitzky, operaio ucraino ventenne, decise di armare la propria rabbia e colpire un uomo simbolo dell’oppressione, dello Stato, dell’autorità: il Colonnello della polizia, nonché deputato nazionale, Ramón Falcón.
El Coronel Falcón, feroce repressore e fedele suddito del Presidente Figueroa Alcorta, era un volto noto all’interno del movimento operaio, conosciuto per i suoi metodi repressivi e brutali, pienamente condivisi dall’intera borghesia espropriatrice argentina del tempo.
Uno sbirro come si deve insomma, obbediente e spietato.
Fu durante la Semana Roja — una settimana di scioperi e mobilitazioni indetta dalla F.O.R.A., il sindacato anarchico argentino, e dal Partito Socialista, che Falcón rafforzò la sua reputazione di ottimo servitore dello Stato.
Ordinando cariche e pestaggi durante tutta la settimana di mobilitazione operaia fece arrestare centinaia di persone e chiudere moltissimi locali, mettendo al bando anche una serie di periodici considerati sovversivi.

Gli avventurischi

Brulotti

Gli avventurischi

Il 30 maggio 1968 tutti i vecchi dai 70 ai 18 anni si sono dati la mano, e ciò non è stato soltanto ridicolo, come era prevedibile, ma anche terrificante come migliaia di conventi, di caserme, di prigioni in marcia, sfoggiando nella rispettabilità dei loro limiti la scandalosa violenza di un mondo della segregazione, del fuggi-fuggi dell'inganno e della viltà. Si è assistito alla risposta imbecille, paurosa e sedicente pacifica di una società che aveva appena ricevuto in piena faccia il più bel ceffone che si sia visto negli ultimi tempi: quello di un bambino al padre addormentato dopo un lauto pasto. Prima che sia troppo tardi, migliaia di giovani hanno lasciato un mondo sbattendo la porta alle loro spalle, accendendo innumerevoli focolai per rispondere infine alle ingiurie senza pietà fatte alla spontaneità, all'unicità di ogni individuo, seguendo la ben nota formula: «Bisogna battere il ferro quando è caldo»

Bruxelles: operazione "Ceneri"

Brulotti

Bruxelles: operazione "Ceneri"

Il 22 maggio 2013, verso le 6 del mattino, decine di poliziotti della sezione anti-terrorismo della polizia federale giudiziaria invadono e perquisiscono 3 abitazioni di alcuni compagni anarchici e anti-autoritari, oltre alla biblioteca anarchica Acrata. Tutte le persone presenti (11) vengono fermate e condotte negli uffici della polizia federale.
Le accuse sono: appartenenza ad una organizzazione terrorista, associazione a delinquere e incendi dolosi. L'operazione è battezzata "Cendres" (Ceneri) ed è diretta dal pubblico ministero Isabelle Panou, tristemente celebre per la sua lunga carriera al servizio dello Stato.

L'Inquisizione. La tortura in nome di Dio

Brulotti

L'Inquisizione. La tortura in nome di Dio

Niente riesce a esacerbare gli animi più dello studio delle nefandezze commesse dalla Chiesa cattolica e da quella riformata, in particolare con le rispettive Inquisizioni. Questo libro si occupa quasi esclusivamente degli orrori della prima ma la seconda non merita affatto un posto meno importante, si tratta solo di una documentazione non approfondita da me per motivi meramente occasionali.

Senza ordini del giorno

Brulotti

Senza ordini del giorno

È giorno di tempesta oggi. Temporale nell'atmosfera, burrasca in mare e lotta fra gli uomini. Le nuvole sono gravide di minacciose folgori, i giganteschi marosi urlano il loro tragico mistero, ed i viventi cozzano gli uni contro gli altri con l'avidità degli spiriti insoddisfatti ed insoddisfabili. Eppure ieri il cielo era limpido, il mare tranquillo e gli umani parevano sorridersi in una simpatica comunicazione sentimentale. L'alba veniente, che s'immaginava rosea, portò la bufera, e forse domani porterà accanimento alla battaglia universale. Ma forse riuscirà anche a placare gli elementi con le sue aure dorate senza che noi, minuscoli esseri, si possa alimentare o spegnere con la nostra volontà l'incendio ora divampante.
L'uno è troppo poco e la quantità non ha valore perché non è mai proporzionata alla qualità che dovrebbe avere. L'uno non ha la forza bastevole e la massa manca della volontà di rompere la cappa di piombo che s'appesantisce sull'universo, impedendo al raggio solare di arrivare fino alla terra a portarvi la sua festosità.

Il fuori perduto

Brulotti

Il fuori che è andato perduto

Günther Anders

Quando nell’anno 2058, mezzo secolo dopo la fondazione dello Stato mondiale, un alunno lesse nella ‹ Storia del 20° secolo › la frase: «Nei momenti in cui qua e là il peso delle dittature diveniva insopportabile, c’erano sempre folle di fuggiaschi», chiese – perché per lui che il mondo fosse uno ed ermeticamente chiuso era assolutamente scontato: «Folle di fuggiaschi? Ma che significa?»

Ammazziamo il primo maggio festaiolo!

Brulotti

Ammazziamo il primo maggio festaiolo!

Camillo Berneri

Anche quest'anno sbandiereranno i cortei popolari, col ragliare degli asini in calore e lo sbocciare delle rose e il rifiorire di tutti i fiori cafoni della retorica da segretario galante? La profumata brezza del Maggio gonfierà le variopinte sete delle bandiere? Il sole rischiarerà le porpore stinte e farà brillare le dorate lance delle alabarde corporative? Avremo i luccichii d'argento e d'oro e il rosseggiare di serici colori da parata? Avremo le processioni con fanfare, applausi, pigia-pigia, facce estasiate, gole urlanti, sudori, entusiasmi di un'ora? Passeranno per le vie, si addenseranno sulle piazze i coscienti ed evoluti lavoratori dai volti indomenicati, festaioli, rossi di entusiasmo, gocciolanti di sudore, tumidi per gli sforzi vocali? Sfileranno e comizieranno col rosso garofano all'occhiello della giacca più bella?

Lenin visto da...

Brulotti

Lenin visto da...

Nestor Makhno

Dappertutto e particolarmente negli Stati formanti l'Unione delle repubbliche Sovietiche, s'eleva un clamore assordante ed insensato: «Lenin è guida ai lavoratori di tutti i paesi, egli ha edificato per essi una teoria, egli ha mostrato loro il vero cammino della rivoluzione liberatrice».
È inammissibile che il borghese Lenin sia guida al proletariato mondiale. Tale pretesa a noi, contadini rivoluzionari che abbiamo oltrepassate tutte le tappe della rivoluzione russa e fatta l'esperienza del "leninismo", pare ingiustificata e priva di fondamento. Porre Lenin su un piedistallo in tale qualità è una irrisione, la quale prova unicamente la debolezza di spirito di quelli che si sforzano d'attribuire a quest'uomo la direzione del proletariato, mentre, in realtà, egli non trovavasi neppure nel paese durante la grande fase della rivoluzione russa. L'assassinio di questa si deve alla infantile ingenuità del popolo e, più ancora, alle baionette mercenarie, vendutesi, nel loro accecamento, al partito leninista.

Contro il linguaggio della militanza

Brulotti

Contro il linguaggio della militanza

Wolfi Landstreicher

Tristemente, negli ultimi anni, fin troppi scritti che provengono dal conflitto sociale sono stati forgiati con un linguaggio rigido, legnoso, un modo di esprimersi stanco, cadaverico, che sembra contraddire l’energia delle rivolte di cui intendono parlare. È il linguaggio della militanza, non della libertà, non dell’individualità che nonostante tutto crea se stessa. Forse questo è dovuto in parte al fatto che molti conflitti odierni sorgono dalla durezza dei tempi; sono la risposta alle attuali realtà sociali, politiche ed economiche. Ma come può una risposta di questo tipo controbattere tali realtà? Il metodo stesso della nostra risposta non dovrebbe riflettere il nostro rifiuto di queste realtà imposte?

I neon delle città...

Brulotti

I neon delle città illuminano soltanto la nostra collera

Alcuni selvaggi

Vorrebbero farci credere che la città è il progresso, ma il progresso non distrugge mai così profondamente come quando costruisce. Le città in cui viviamo sono l’immagine della nostre vite civilizzate: noiose, fredde, svuotate di senso, talmente grandi da schiacciarci, talmente prive d’aria da soffocarci. Per riempire il vuoto delle nostre esistenze urbanizzate, abbiamo dato un'identità alle città, per convincerci che sono uniche, che possa esserci una qualche fierezza nel viverci. Ma, in ogni caso, le città si assomigliano tutte. Chi può riuscire a distinguere, da una città all’altra, un supermercato, un centro commerciale, una stazione, un aeroporto o una prigione?
Chi può desiderare di riappropriarsi della città, gestirla o perfino autogestirla, piuttosto che distruggerla?

Il furto

Brulotti

Il furto

Rafael Barrett

Ho sentito parlare di un furto recente.
Senza preavviso, i ladri sono entrati in casa, hanno aperto il baule e hanno arraffato alcuni gioielli, lasciando intatte delle carte manoscritte, appunti, bozze di letteratura e matematica, insomma, il frutto di due o tre anni di vita intellettuale.
Il fatto in sé non avrebbe nulla di particolare né sarebbe giusto rinfacciare ai ladruncoli la loro scarsa propensione allo sviluppo dell’ideale puro.
Ad ognuno il suo ruolo.
Ma è proprio l’aspetto volgare di un fatto che ci deve indurre alla riflessione. Non è il caso, ma è la sistematicità a doverci meravigliare.
Non è miracoloso ciò che accade qualche volta, ma ciò che succede sempre.

Tabula Rasa

Brulotti

Nuovo sito: Tabula Rasa

Tabula Rasa vuol essere un arsenale di testi anti-autoritari e anarchici in cui ciascuno possa trovare riflessioni e idee per affinare il proprio pensiero e approfondire le proprie battaglie. Il nostro auspicio è che questo arsenale contribuisca a scoprire affinità oltre le frontiere, ad aprire esaltanti ignoti nel pensiero e nella pratica – che formano un tutt'uno –, a gettarsi a capofitto nel turbinio della guerra sociale.
Tuttavia questo arsenale non è un supermercato di idee talmente alla moda la cui assenza di coerenza è flagrante. La critica anarchica non è innocente. Se vediamo come anche nel campo anti-autoritario le idee vengano trasformate in ideologie ed i pensieri in politica, come si combinino a più non posso le cose più incompatibili pur di non scontrarsi con l'illusione quantitativa, il nostro desiderio è rimettere in primo piano una critica anarchica intimamente distruttrice. Essa intende distruggere l'autorità, la sua morale e i rapporti sociali che ne derivano, non cerca di gestirli né di trasformarli a poco a poco. Senza esitazioni né timore delle rovine, fare tabula rasa dell'esistente.

Abbasso gli eserciti!

Brulotti

Abbasso gli eserciti! Abbasso le guerre!

C’è stato un tempo, alla fine dell’Ottocento, in cui urlare “Abbasso l’esercito!” era considerato reato. Si veniva incriminati per “grida sediziose”, si veniva condannati, si finiva in galera. Certo, erano tempi di grossi fermenti sociali, regnava la monarchia a capo di uno Stato liberale impegnato in missioni coloniali dall’altra parte del Mediterraneo. Era uno scenario completamente diverso da quello odierno, in cui tutto è pacificato, in Italia vige la democrazia a capo di uno Stato liberista impegnato in missioni di colonialismo economico in varie parti del mondo, ed in cui si viene incriminati, condannati e si finisce in galera se si afferma un secco “NO!” all’ampliamento e alla costruzione di basi militari.
Insomma, è trascorso un secolo, e le differenze saltano agli occhi… Non si viene più incriminati e condannati per avere urlato “Abbasso l’esercito!”: oggi basta molto meno. È sufficiente esibire, in una pubblica piazza e nel corso di un evento musicale aperto al pubblico, uno striscione su cui sia scritto: «Da Otranto a Vicenza, NO alle basi militari».

Della demagogia oratoria

Brulotti

Della demagogia oratoria

Camillo Berneri

Fénelon diceva che ad Atene tutto dipendeva dal popolo e che il popolo dipendeva dalla parola. E Hobbes definiva la democrazia l’aristocrazia degli oratori. L’uomo politico è anzitutto «oratore». L’oratore è l’artista della parola. L’uomo politico non è soltanto questo; egli è l’«attore» della parola. Plutarco ci narra che Carlo Gracco conduceva con sé nel foro un suonatore di flauto che doveva dargli il «tono» del discorso e moderarne l’impeto. Siamo ancora, con Carlo Gracco, all’arte oratoria quale la conobbe Atene che udì Demostene.
Ma l’oratore politico fa di più: agisce. Si fa attore drammatico.

Pagine