Brulotti

Semplici galleggianti carichi di materiale esplosivo lanciati alla deriva nel tentativo di incendiare le navi nemiche, in senso figurato i brulotti sono piccole idee suscettibili di provocare danni nei luoghi comuni che rendono triste ed opaca la nostra esistenza. Ogni pretesto è buono per simili tentativi: la riflessione su un fatto del giorno, l'intervento in una lotta, l'annuncio di una iniziativa, la riproposizione di testi dimenticati...

Il mite migrante

Brulotti

Il mite migrante

F. T.

Si fa un gran parlare, in questi ultimi tempi, di extracomunitari, di manifestazioni razziste per la loro espulsione, di ronde padane per il controllo del territorio e così via.
Vuole sapere che ne penso? Beh, io sono felice che siano arrivati tutti questi magrebini, albanesi, senegalesi e polacchi. Felicissimo. Perché adesso sono loro ad aver occupato l’ultimo gradino in fondo alla scala sociale, mentre noi emigrati meridionali siamo stati promossi al penultimo. È una vera pacchia! Ora sono i marocchini a vendere la droga, e non più i calabresi. Sono gli algerini a taccheggiare sugli autobus, invece dei pugliesi. E i mafiosi? Macché siciliani, ora sono tutti kosovari. E anche le puttane sui viali, mi creda, sono tutte albanesi e nigeriane, e non c’è più una napoletana manco a pagarla.
Ora sono loro a buttare le cartacce per terra, seguiti dagli sguardi di disprezzo di noi emigrati di lungo corso, che per queste cazzate siamo diventati più intolleranti dei padani. L’Italia unita l’avranno fatta pure i carbonari e i garibaldini, ma a unire davvero gli italiani del Nord e del Sud è stato, finalmente, solo il razzismo verso gli immigrati.

Le Personalità

Brulotti

Le Personalità

Paolo Schicchi

Tutte le volte che si veggono toccati certi idoli e certi compari in camarilla e compromesse le proprie maschere ed i propri interessi; allorché insomma scende la sferza su qualche farabutto, o babbeo, o vigliacco, e si sentono delle verità che non piacciono, si piagnucola: «Non facciamo personalità».
Ma, di grazia, che cosa intendete per personalità?
Io, per conto mio, intendo questo: Ogni attacco che mira a semplici ire ed interessi di persone, senza relazione alcuna colle idee.
Tutto ciò però che riguarda più o meno davvicino la lotta che si combatte, ogni rapporto dell'individuo coi principi che professa, esce dal campo delle personalità ed entra in quello delle idee.
Dite, moralisti a dieci centesimi la dozzina, attaccando questo o quel monarchico, il tale e tale altro sindaco, o ministro, o deputato, o funzionario, o borghese qualsiasi, non fate delle personalità?

Specchio

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Specchio

Qualche anno fa un giovane compagno appena uscito dal carcere ci raccontò una conversazione che aveva avuto all'interno di quelle mura.
Dopo aver constatato al suo arrivo che l'incompatibilità tra detenuti e secondini si era di molto attenuata, ed esserne rimasto turbato e meravigliato, aveva chiesto lumi ad un vecchio galeotto.
Ma cos'era successo?
Come è stato possibile?
Non si può dire che la risposta che gli diede il vecchio galeotto mancasse di chiarezza:
«Una volta in sezione eravamo quasi tutti rapinatori e ladri. Gente perbene, con una propria etica...

Per farla finita col popolo

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Per farla finita col concetto di popolo

Paul Braun

La settimana scorsa, durante una manifestazione ad Havre contro lo svolgimento del vertice del G8, si sono potuti vedere no-global brandire lo slogan «i popoli, non la finanza». È davvero triste vedere persone che si iscrivono in un'idea di emancipazione proclamare motti così insulsi. Per loro, si tratta di fare riferimento in maniera positiva all'idea di popolo, e di opporgli il male che sarebbe la finanza, il buon popolo contro i cattivi banchieri — due non-sensi in una sola frase.
Anzitutto, il buon popolo: nella sua origine latina, il concetto di popolo indica l'insieme di cittadini di una città, ovvero coloro che possiedono diritti. Nella storia moderna, il termine popolo è inseparabile da quello di nazione o di territorio. Per questo motivo di solito viene seguito da un aggettivo, il popolo francese, americano, spagnolo, ecc...

Rumore di pantofole

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Il rumore delle pantofole

Sfatiamo un luogo comune. Un dominio forte non è fondato sulla mera coercizione, bensì sull’estensione del consenso. Il rumore del passo cadenzato degli stivali sa incutere reverenza e timore, ma anche scatenare rabbia e risolutezza; il silenzioso passo strascicato delle pantofole concilia il sonno della rassegnazione. Nessuna polizia al mondo, per quanto feroce, può competere con un apparato capace di instillare giorno dopo giorno i valori dominanti. Ciò spiega come lo sviluppo recente della tecnologia e dei mezzi di comunicazione di massa abbia permesso e accompagnato la scomparsa degli ultimi regimi dittatoriali sparsi per il mondo, sostituiti da democrazie di stampo occidentale. Le parabole satellitari sui tetti degli edifici hanno preso il posto dei carri armati agli angoli delle strade. Per anni era sembrato che lo Stato moderno non avesse più bisogno di mostrare i muscoli, essendo in grado di ottenere quel che voleva con le lusinghe e con l’inganno. L’uso del manganello veniva riservato ai pochi riottosi ostili al potere, mentre per tenere a freno la maggioranza delle persone bastava quella babele del chiacchiericcio chiamata televisione.

L’amore del Prossimo

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L’amore del Prossimo

Friedrich Nietzsche

Voi vi affollate attorno al prossimo e avete belle parole per questo vostro affollarvi. Ma io vi dico: «il vostro amore del prossimo è il vostro cattivo amore per voi stessi».
Voi fuggite verso il prossimo fuggendo voi stessi, e di ciò vorreste fare una virtù: ma io leggo dentro il vostro "disinteresse". 
Il tu è più antico dell'io; il tu è stato santificato, ma non ancora l’io: così l'uomo accorre ad affollarsi attorno al prossimo.

Forse che io vi consiglio l'amore del prossimo? Preferisco consigliarvi la fuga dal prossimo e l'amore per il remoto! 
Più elevato dell'amore del prossimo è l'amore del remoto e futuro; più elevato dell'amore per gli uomini è l'amore per le cose e i fantasmi...
 Il fantasma che corre via davanti a te, fratello, è più bello di te: perché non gli dai la tua carne e le tue ossa? Ma tu hai paura e fuggi presso il tuo prossimo.


La politica a nudo

Brulotti

La politica messa a nudo

Jean-Paul Michel
 
«Ed io aggiungerei che un bel paio di chiappe 
ha più potere a questo mondo 
di tutte le elucubrazioni dei filosofi»
L’Aretino
 
 
Ci fanno ridere, oggigiorno, gli uomini dell’«efficienza»! Non solo perché il loro attivismo da topolini merita commiserazione — ma perché ogni loro proposito è di un sordido così ridicolo! Ovviamente non riescono a muovere un dito senza invocare, drammaticamente, la Necessità Storica! Eppure credono così poco alla necessità delle loro «necessità» da agitarsi senza tregua, sempre più rumorosamente, per scongiurare la cattiva sorte che, immancabilmente, minaccia la riuscita di questo o quell’altro progettino ideologico. E che dire di quella miriade di teste rafferme e di culi grassi dei burocrati di partito e di sindacato!

L'uomo, un essere desiderante

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L'uomo, un essere desiderante

Benjamin Péret

Di tutti i sentimenti che agitano il cuore dell’uomo, il desiderio di libertà è certamente uno dei più imperiosi e la sua soddisfazione una delle condizioni essenziali dell’esistenza. È per questo che non ha pace, quando se ne vede privato, finché non l’abbia riacquisita; sicché la storia potrebbe limitarsi allo studio degli attentati contro la libertà e agli sforzi degli oppressi per scuotere il giogo che è stato loro imposto. Se il desiderio di libertà è a tal punto ancorato nel cuore dell’uomo, non è paradossale che egli se la sia lasciata strappare più di una volta? In realtà la sua sparizione brutale, provocata da violente crisi, sembra essere subita solo qualora la dinamica che vi conduce passi inosservata. Il fatto saliente, l’accidente della storia, rendono il pericolo imminente e sensibile per tutti; ma le forze in azione hanno già acquisito un’autonomia sufficiente affinché il movimento, una volta lanciato, prosegua automaticamente fino alle sue ultime conseguenze.

Hic sunt leones

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Hic sunt leones

È la leggenda che si riscontra nelle moderne carte geopolitiche per indicare le regioni astensioniste, e quindi ignote.
Per allusione, indica l’incombere di un grave, sia pure imprecisato, pericolo, o la difficoltà di orientamento.
Indica altresì zone d’ignoranza nella cultura politica di qualcuno.
Da sempre i civilizzati tremano all’idea di entrare in questi territori.
Potrebbero farvi brutti incontri e venire sbranati da fiere selvagge, non abituate ad essere tenute al guinzaglio.
Ieri i leoni, oggi gli anarchici.
I bottegai della vita amano stare al sicuro, contano e ricontano le emozioni e le sensazioni che hanno risparmiato, che si sono risparmiati.
Quando vogliono un po’ di avventura, prendono a noleggio una videocassetta.

Abbaiare non basta

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Abbaiare non basta

Aaron Baron

Petizioni, proteste, risoluzioni, a centinaia di migliaia — tutto invano! I padroni trionfano: Joe Hill è morto, ammazzato, assassinato.
E adesso? Cosa accadrà prossimamente? Non solo cosa, ma chi sarà il prossimo? Tu ed io, che stiamo lottando per un mondo migliore, possiamo essere i prossimi domani. Tu che hai una visione di una società senza padroni, e stai diffondendo il tuo ideale fra gli oppressi e gli sfruttati, domani potrai essere trascinato sulla forca. Perché no? Dici di non aver commesso alcun crimine? Non ne hai bisogno! Se sei conosciuto per la tua profonda devozione alla causa dei lavoratori, non preoccuparti dell'imputazione: qualsiasi scaltro pubblico ministero ne troverà una contro di te, proprio come hanno fatto con Joe Hill.

Lettera a Van Patten

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Lettera a Van Patten

Friedrich Engels

In risposta alla vostra del 2 aprile sulla posizione di Karl Marx nei confronti degli anarchici in generale e di Johann Most in particolare, sarò conciso e chiaro.
A partire dal 1845, Marx ed io abbiamo pensato che una delle conseguenze finali della futura rivoluzione proletaria sarà l'estinzione progressiva delle organizzazioni politiche chiamate con il nome di Stato. In ogni epoca lo scopo essenziale di questo organismo è quello di mantenere e garantire, con la violenza armata, l'assoggettamento economico della maggioranza lavoratrice da parte della stretta minoranza fortunata. Con la scomparsa di questa stretta minoranza fortunata scomparirà anche la necessità di un potere armato di oppressione, o Stato. Ma, allo stesso tempo, abbiamo sempre pensato che per giungere a questo e ad altri risultati, molto più importanti ancora della futura rivoluzione sociale...

La sferza

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La sferza

Per quanto mi ci provi io non so giustificare le feste di Beneficenza.
Via: è inumano trarre argomento di feste dalla desolazione e dalla miseria.
Ed è ipocrita ricoprire tali feste col manto candido della carità.
Perché ciò che spinge i giovani eleganti e le dame svenevoli o incipriate dell'alta aristocrazia
alle danze ed all'orgia, non è il senso della pietà e dell'amore, ma il volgare desiderio di un'ora d'ebbrezza!
Le feste di beneficenza sono molto comode: fruttano onori e piaceri... e non costano molto.

Come si cura

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Come si cura

Octave Mirbeau

Ho seguito, or è qualche giorno, la visita dì un celebre medico in uno dei grandi ospedali di Parigi.
Ah, quell'ospedale!... La testa mi gira e il cuore mi batte ancora!
Ma, dopo tutto, perché non nominarlo ? È Beaujon.
Il portinaio mi aveva detto : — Il corridoio, a destra.... Traversate due anditi.... un altro corridoio.... Dopo, prendete a sinistra.... Là domanderete, eh?...
Io credeva di camminare in una città morta. Muri neri, un impiantito disuguale, gobbo, dove la polvere s'accumula nelle buche; anditi sporchi, cupi, ingombri di calcinacci; tettoie crollanti; qua e là qualche albero stentato che ignora la primavera e che mette, non si sa come, dei germogli: niente verde, niente fiori. Una luce d'una spaventevole tristezza, una luce malata, al fondo di questi anditi che formano il quadrilatero degli edifizi, ove le finestre son più oscure, i vetri più sudici, più opachi delle vecchie pietre rose della facciata.
Una prigione m'è sembrata meno sinistra.

Altri orizzonti

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In cerca di altri orizzonti

 
«Nel modo più singolare e solitario di condursi e nella situazione più miserevole e segreta
ognuno ha migliaia di compagni di cui non suppone l'esistenza»
 
Vorremmo invitarvi ad un incontro. Questo incontro nasce da una esigenza per noi non più rinviabile, quella di (ri)trovare una prospettiva sovversiva ed antistituzionale, quindi anarchica, che metta al centro della propria attenzione l'individuo ed i suoi desideri nella loro infinita varietà e libertà. Sollecitati di continuo dalle manovre di chi sta in alto (come le ondate di perquisizioni ed arresti che da tempo si susseguono) e dalle agitazioni di chi sta in basso (come lotte sociali che per forza di cose non vanno al di là di rivendicazioni spicciole), si finisce col correre di qua e di là sballottati da mille impegni da programmare e mantenere, rimanendo impigliati in una frenesia fine a se stessa, in una coazione a ripetere che non dà spazio alla riflessione precludendo ogni slancio utopico.

Riformisti anarchici

Brulotti

Riformisti anarchici

Il Carnefice [Giovanni Gavilli]

Le ragioni dell'imperversante ibridismo italiano, vanno ricercate principalmente nella mania di correr dietro alle riforme.
Ad esse si va – secondo gli autoritaristi – per graduali modificazioni della legge. Costoro sono logici; per essi la legge è indispensabile fondamento della vita pubblica e di quella privata. Mutare gli uomini, modificare i sistemi, applicare con giustizia la legge, moderare le pretese, avere riguardi agli svariati intricatissimi interessi dello Stato e dei cittadini, ecco il programma, i mezzi e l'obiettivo della lotta. E per chi crede all'efficacia della legge, codesti mezzi, codesto programma non fanno una grinza; le moltitudini devono pascersi di illusioni, di speranza, non potendo trarle a considerare la nuda e cruda realtà, e meno ancora a combattere francamente per essa, almeno secondo la logica autoritaristica, fatta di pregiudizi vecchi e nuovi e di preoccupazioni costanti per la malferma autorità dominatrice dello Stato e dei singoli.

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