Intempestivi

Quando una miserabile attualità urla la sua urgenza, il solo modo per rimanere fuori dal coro è quello di prenderla controtempo. Cercare in essa il lato sconveniente e inopportuno, anziché specularci sopra come avvoltoi. Per sottrarsi ad ogni convenienza e ad ogni opportunismo, per schiudere orizzonti imprevisti e infiniti. I momenti più cruciali della realtà quotidiana, visti però con gli occhi incantati dell'irrealismo.

Vittoria di Abaaoud?

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Vittoria di Abaaoud?

«E non sarebbe la prima volta che chi viene sconfitto militarmente riesce a sconfiggere politicamente i vincitori... Una dottrina dell'umanità, del mondo, una religione per raggiungere la potenza economica e militare. A poco a poco, anche noi stiamo percorrendo quella strada. Chiediamo una mistica, quale che sia, purché serva il potere, una mistica che sappia ottenere l'adesione di tutti i cuori francesi, che li faccia agire con entusiasmo, guidandoli al sacrificio nell'esaltazione»
J. Ellul, Vittoria di Hitler? (1945)
 
Queste parole hanno riacquistato nuovamente senso ed attualità – ammesso che le abbiano mai perdute – alla luce delle misure già prese o al vaglio dei governi francesi e belgi per arginare la minaccia jihadista che, partita da Bruxelles, ha fatto strage a Parigi lo scorso 13 novembre. Settant'anni fa il filosofo francese notava come Hitler fosse riuscito a portare i propri avversari sul suo stesso terreno, costringendoli a ricorrere ai suoi stessi mezzi: massacro di popolazioni civili, disprezzo per la vita umana, soppressione della libertà, mito come strumento politico, delega allo Stato di ogni decisione riguardante la vita di tutti.

Le cronache ci dicono che anche Abdelhamid Abaaoud è stato sconfitto, abbattuto dalle pallottole delle squadre speciali della polizia francese.

Lacrime selettive

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Lacrime selettive

Tanta gente si è riversata per le strade, la domenica del 15 novembre, per esprimere solidarietà alla Francia, scioccata dalla furia terroristica di fondamentalisti islamici, e Lecce non ha fatto eccezione, portando in piazza alcune centinaia di persone in una manifestazione organizzata dal PD, dai maggiori sindacati e dalle amministrazioni comunali. Circondati da gente sensibile, gli organizzatori non avranno mancato di condannare la strage e commuoversi per le vittime, tutte cose degne se non fosse che hanno perso di vista un fatto. Che i morti, per loro, non sono tutti uguali.

Né la loro guerra, né la loro pace!

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Né la loro guerra, né la loro pace!

«Noi dobbiamo annientare i nemici della Repubblica… e privare della nazionalità
coloro che si fanno beffe dell’anima francese»
Manuel Valls, Primo Ministro, 14 novembre 2015
 
 
Se c’è da riconoscere una qualche continuità alla Repubblica francese, è proprio quella degli omicidi di massa. Dal Terrore dello Stato del 1793-94 che ha appunto generato la parola terrorismo fino alla repressione degli insorti del 1848 e di quelli della Comune del 1871; dalla colonizzazione e la deportazione degli ebrei permessa dalle schedature precedenti fino al massacro dei manifestanti algerini nel 1961 nel cuore di Parigi, tutte le Repubbliche francesi hanno massacrato generosamente affinché i potenti continuassero a dominare e a sfruttare. La repubblica francese è una montagna di cadaveri la cui sconcezza che ne costituisce l’apice ha potuto preservarsi schiacciando i suoi veri nemici, i rivoltosi e i rivoluzionari che hanno lottato per un mondo di giustizia e di libertà. L’«anima francese», se mai questa stronzata senza nome esistesse, sarebbe un cartello rigurgitante voci che gridano vendetta contro i borghesi, i politici, gli sbirri, i militari e i preti che le hanno calpestate per affermare il proprio potere.

Addio alla neutralità

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Addio alla neutralità

Un altro mito se ne va, quello della neutralità svizzera. Il paese famoso nel mondo per il suo rifiuto della guerra – da sempre paradiso di disertori e pacifisti – ha deciso, tramite i suoi governanti, di organizzare l'esercitazione militare detta Conex 15, e che consiste nell’addestrare l'esercito a ristabilire la sicurezza in caso di invasione alle frontiere. Invasione, va da sé, non di turisti o di capitali stranieri, quanto di straccioni in fuga dall'orrore.
Ma l'addio ufficiale alla neutralità non è avvenuto a senso unico.

«A tuffo sulla città»

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«A tuffo sulla città»

«“La realtà supera la fantasia”, ci ripeteranno in tutte le salse a partire dall’11 settembre ma il più delle volte con la soddisfatta idiozia di chi sa che cos’è la realtà e prova un gusto particolare nel prendere in castagna la fantasia. È rimarchevole anche come, nel loro calcolo da bottegai nel reperire ciò che da questo o quel romanzo o film catastrofico degli ultimi anni è stato realizzato nel doppio attacco alle torri del World Trade Center e del Pentagono, la maggior parte abbia per l’ennesima volta trovato conforto alla propria cecità nei confronti di ciò che non si esprime razionalmente. Fino al punto di non intravedere sotto quale “prospettiva depravata” questa architettura di rovine ormai permanenti nel cuore del paesaggio ci obblighi a considerare ogni realtà […] La cosa peggiore è che, tranne poche eccezioni, i pensatori avranno incoscientemente dato man forte all’instaurazione di quel “troppo di realtà” di cui siamo diventati ostaggi».

Quattordici anni dopo, ...

Fuochi sacri

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Fuochi sacri

«Il fuoco di Prometeo, rubato con astuzia, è proprio un fuoco “tecnico”, un processo intellettuale, che differenzia gli uomini dalle bestie e ne consacra il carattere di creature civilizzate», assicurava un celebre studioso dell'antichità greca.
Ma, se dalla mitologia si passa alla storia, quale esempio si potrebbe fare di questa tecnica ardente che esalta la civiltà a scapito dell'animalità, vediamo... Hiroshima o Fukushima?
Che la promessa di vita della scienza si sia rivelata già da tempo una minaccia di morte, se ne sono accorti praticamente tutti. Ciò non toglie che questa divinità continui ad essere idolatrata dai più, incuranti del numero di vittime sacrificate sui suoi altari. Religione laica moderna, essa impone i suoi dogmi pretendendo di stabilire cosa sia la realtà e quali le sue leggi, attraverso «l'insieme delle conoscenze quale si è configurato nella sua struttura gerarchica, nei suoi aspetti istituzionali e organizzativi». Da cui lo stretto legame fra camici bianchi, toghe, uniformi e doppiopetto.

La protesta del cuore

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La protesta del cuore

Il cuore di Mohammed, sudanese di 47 anni, ha protestato in maniera estrema e definitiva, smettendo di battere, stanco della fatica, della polvere e del calore. Qualche giorno di scandalo, un po’ di cordoglio e di pietismo delle anime belle della società, e poi il ritorno della quotidianità. Non bisogna meravigliarsi, perché la morte di quest’uomo rientra a pieno titolo nella normalità di questo mondo, una normalità fatta di sfruttamento di poveri disgraziati ad opera di padroni, sostenuti da Governi e amministrazioni locali (di destra quanto di sinistra) e associazioni no-profit che tra tante belle parole hanno lasciato che la situazione rimanesse inalterata.
Questa morte in mezzo ai campi di pomodoro non è un’anomalia, frutto di condizioni di lavoro schiavistiche, bensì la normale conclusione dello sfruttamento capitalista.

Manca l'aria

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Manca l'aria

C'è una questione sulla quale i cittadini, al di là delle chiese politiche di appartenenza, paiono concordi: il pianeta, il cui suolo essi calpestano ogni giorno, è seriamente minacciato dalle opere del mondo tecnologico-industriale. A questa consapevolezza si accompagna la volontà di consegnare un ambiente vivibile, quando non migliore di quello attuale, alle future generazioni. Sfortunatamente il proposito di «bonificare» l'ambiente, fino a far scomparire i nefasti prodotti della civiltà, fa a pugni con le reali condizioni di quest'ultimo, da decenni ormai simile ad un malato terminale colpito da un morbo degenerativo chiamato Progresso; una peste di cui l'umanità e il suo modo di vivere sono gli untori. E, sentite un po', i medici investiti del difficile compito di alleviare le sofferenze della Terra sono gli stessi responsabili delle sue miserie. È buffo, no? E così si organizzano vertici internazionali sul clima, protocolli d'intesa, leggi e leggine per tenere a bada gli ambientalisti più agguerriti. Ma come possono i governanti decidere di distruggere impunemente la Terra e i suoi abitanti? Appunto, come possono?

La paglia brucia

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La paglia brucia

Centoquindici anni fa, il 29 luglio 1900, l'Italia si ritrovò all'improvviso senza re. Ma il monarca Umberto I non venne detronizzato da un colpo di Stato o da una rivoluzione, da un voto parlamentare o da un referendum popolare. No, era stato abbattuto dalle rivoltellate esplose da un singolo individuo — l'anarchico Gaetano Bresci — giunto dall'America per vendicare il massacro avvenuto due anni prima a Milano ad opera del generale Bava Beccaris durante i moti per il pane.
All'epoca il gesto di Bresci fu applaudito da gran parte della popolazione, ma duramente condannato da tutte le forze politiche (anche da quelle composte da sovversivi). La cosa non stupisce, anzi, è talmente ovvia. Gli esseri umani in carne ed ossa, che vivono e soffrono, che hanno un cuore ed una dignità, non possono che gioire davanti alla morte del tiranno. Ma gli esseri di paglia, quelli che amano calcare il palcoscenico della politica, non possono tollerare che qualcuno decida di uscire dalla rappresentazione.

Appena in tempo...

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Appena in tempo...

Le banche sono chiuse, le finestre sbarrate, una sensazione di vago disagio
si va diffondendo attraverso la città calma in superficie.
Cominciano a circolare le voci — ci sarà o non ci sarà un nuovo memorandum?
Le dracme sono state già stampate?
I ricchi hanno pronti i propri passaporti, denaro e gioielli per una precipitosa uscita,
la loro «Grexit» privata verso la Svizzera?
E le folle vanno ancora al mare e nei bar, magari per l'ultima volta...

La squadra

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La squadra

A furia di lavorare e fare esperimenti con i virus, un terribile virus li ha lasciati ko. Più di là che di qua. Anche perché, diciamolo, adesso chi si fiderà più di loro? Loro sono quelli della Hacking Team, ditta italiana che da anni offre le proprie competenze informatiche a forze dell'ordine, servizi segreti e governi di mezzo mondo. Di loro, prima si sapeva poco o nulla, solo che avevano sede in un palazzo pieno di uffici a Milano, a due passi dalla questura. E che erano di quei "tecnici" che nessuno conosce, che lavorano nell'ombra, ma il cui operato è fondamentale per la sicurezza dello Stato e per la sua capacità repressiva.
Alcune sere fa, qualcuno ha sottratto 500 GB di dati sensibili dai loro archivi e li ha resi pubblici. Chi sia stato, non si sa. C'è chi mormora sia stato qualche attivista, chi qualche governo straniero, chi è certo che si tratti di un regolamento di conti interno... Non lo sappiamo, né ci interessa saperlo. La mole dei dati resi pubblici è notevole e ce n'è per tutti i gusti.

Se la risposta è Oxi...

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Se la risposta è Oxi, qual è la domanda?

«Nulla esplode come un pozzo di petrolio, e gli insorti tendono a dare fuoco»
 
 
Sono le parole rilasciate alcuni anni fa da un economista ad Al-Jazeera. Sono anche le parole che ci vengono in mente in questi giorni, quando l'attenzione generale è rivolta verso il paese noto per aver dato i natali alla democrazia, alla civiltà, alla filosofia. La tragedia greca del terzo millennio sta arrivando di nuovo al suo atto cruciale. Dopo anni di prestiti, tiraemolla e dilazioni che hanno permesso allo Stato ellenico di tirare una boccata d'aria, di procrastinare il momento del dramma — il naufragio definitivo — ora pare che ci siamo sul serio. La bancarotta, l'uscita dall'euro e dall'Unione Europea?, sono alle porte. E le Borse europee crollano in preda al panico.

«Merci in transito»

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«Merci in transito»

È la definizione doganale che possono ricevere le merci estere quando entrano nel territorio nazionale con il solo scopo di attraversarlo per giungere ad altra destinazione. Il transito diretto è quello che prevede che la merce non si fermi sul territorio nazionale ma prosegua immediatamente il suo percorso; in quello indiretto la merce viene immessa in punti franchi di extraterritorialità in attesa di destinazione definitiva. Ovviamente le merci deperibili devono essere immagazzinate a temperatura controllata, in depositi specifici, e spedite via il prima possibile. Al momento dell’ingresso il transitario deve presentare tutta la documentazione e rilasciare una cauzione.
Ciò forse spiega il clamore suscitato in tutta Europa da quanto sta avvenendo al confine fra Italia e Francia, nei pressi di Ventimiglia.

Emozioni, non petizioni

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Emozioni, non petizioni

Il Municipio, assieme alla chiesa, è il luogo d'incontro fra ciò che sta in alto e ciò che sta in basso. È l'istituzione, il luogo fisico in cui si recano i comuni mortali per chiedere il permesso e per implorare il perdono. Per chiedere, insomma, con una marca da bollo o col segno della croce. Qui parla la voce del padrone, di terra o di cielo. E parla tutti i giorni, al dettaglio. Non è la sede centrale, lontana e quasi irraggiungibile, in grado di intimidire con la sua fastosa grandezza. No, è la sede periferica. Piccola, a misura d'uomo. Ovunque ci si trovi è sempre lì, in piazza, appena dietro l'angolo. Il cittadino deve essere sempre a portata di mano per l'autorità. L'autorità deve essere sempre a portata di mano del cittadino. In caso contrario, la catena di trasmissione del comando e dell'obbedienza potrebbe non funzionare.

Tutti in riga?

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Tutti in riga?

Mentre in Italia i mass-media si lamentano perché un paio d'ore di rabbia contro banche, negozi e automobili in un paio di strade di Milano avrebbero «distrutto la città», rovinando l'inaugurazione di un Expo dove i responsabili della fame del mondo — governi e multinazionali — si sono dati appuntamento per discutere su come combattere la fame nel mondo (suicidio collettivo delle classi dirigenti?), in Belgio i giornalisti hanno iniziato a loro volta a lanciare un allarme. All'inizio di questa settimana i loro lettori sono infatti venuti a sapere che «in questo momento, un gruppo particolarmente attivo semina il terrore a Bruxelles».
Bella scoperta, si dirà. Tutti sanno che la capitale belga ospita la sede del Parlamento Europeo. Da lì partono le leggi per controllare e reprimere e sfruttare. No, non è di questo che stanno parlando. Gli uomini di potere in giacca e cravatta sono buoni, seminano solo simpatia. Ah, ok, abbiamo capito. Si tratta della Nato, il cui quartier generale si trova anch'esso a Bruxelles. Da lì partono gli ordini di invadere e bombardare e massacrare. Macché, non è nemmeno di questo che stanno parlando. Gli uomini di potere in tuta mimetica sono buoni, seminano solo democrazia.
Macché, il problema è un altro, dicono, ben più temibile: «gli anarchici vogliono creare il panico in Belgio».

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