Achtung banditen!
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Banditi. Così venivano definiti coloro che si opponevano ai regimi nazista e fascista e lottavano per la libertà. La storia ce li ha fatti conoscere col nome, piuttosto riduttivo, di partigiani. C’è chi, ancora oggi, crede di poter raccogliere la loro eredità, la loro storia, i loro sogni ed i loro ideali, e poterli incasellare in una associazione dal nome altisonante: ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Al di là della retorica del loro dirsi antifascisti, oltre le dichiarazioni pompose rilasciate un giorno all’anno, per festeggiare una Liberazione mai realizzata completamente, questi figuri non hanno mai raccolto la tensione che animava migliaia di uomini e donne che hanno lottato – anche a mano armata, a vita e a morte – contro il cancro nazi-fascista, molti di loro prima di vedere la caduta del fascismo, l’8 settembre 1943, e l’instaurarsi dell’impostura democratico/capitalista, identificando il nemico e agendo.
Balordi. Così ha pensato bene di definire, la locale sede dell’ANPI, coloro che sono scesi a manifestare per le strade di Lecce in occasione di un raduno nazionale del cancro fascista del terzo millennio, che prova a riemergere dalla fogna in cui la Storia sembrava averlo seppellito per sempre. Anzi, nel loro comunicato hanno denunciato – con la solita mentalità sbirresca – solo “alcuni” violenti, dividendo il corteo in buoni e cattivi.
Una Storia strana davvero, ad uso e consumo degli interessi del regime di turno… Si commemorano e si esaltano le gesta dei banditi di ieri, di coloro che per combattere il fascismo hanno impugnato le armi, sabotato strutture, fatto saltare ponti, ferrovie e tralicci, assaltato caserme, ucciso uomini, falsificato documenti, organizzato attentati, vissuto in clandestinità, per definire balordi coloro che intendono contrastare il fascismo oggi, per il semplice fatto di aver impugnato bombolette spray, affisso manifesti e scoppiato qualche petardo. Se la differenza delle pratiche messe in campo tra ieri ed oggi dà il senso del terreno che abbiamo perso nel lottare contro il nemico, le dichiarazioni dell’ANPI (per tacere dei miseri politicanti di destra e sinistra) mostrano bene come le aspirazioni dei burocrati del passato si riflettano nei burocrati del presente – a prescindere dal colore della bandiera che sventolano – e che le convenienze e le mire politiche democratiche dell’oggi, siano un cancro (diverso ma simile) di quelle autoritarie di ieri.
Anche l’infamia è rimasta uguale. Così come i collaborazionisti di ieri denunciavano i banditi, quelli di oggi affermano di conoscere i balordi, e di non averli “mai supportati”. Si tenga presente, però, che pure i banditi conoscevano i collaborazionisti, così come, oggi, li conoscono i balordi. Li abbiamo visti (quella decina…) tutti intenti a sventolare bandierine e indignarsi per scritte e manifesti sui muri, mentre a pochi chilometri parlava liberamente Borghezio, uno di quei fascisti che affermano di voler combattere, uno di quei fascisti che incitano a bruciare i campi rom e che col suo gruppo, Ordine Nuovo, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli ’80, ha insanguinato l’Italia ammazzando indiscriminatamente sui treni e nelle piazze, con la complicità dello Stato. Terrorismo: è così che si chiama.
Ma ANPI è troppo cieca per vedere tutto ciò e pensa solo a come fare per non sentirsi scalzata nella protesta, perché alle primedonne non piace che gli si rubi la scena, ed è per questo che sono costretti a rilasciare comunicati infami, perché la visibilità mediatica è l’unica alternativa all’assenza delle pratiche. E la visibilità mediatica è esclusivamente ciò che hanno cercato anche i politici di destra e di sinistra che si sono uniti al coro di indignazione. Messi sempre più da parte e lontani anni luce dalla realtà delle persone si accodano a qualsiasi carrozzone per tentare di rimanere saldi alle loro poltrone e al loro perbenismo ipocrita.
Circolo anarchico
Via Massaglia 62/B, Lecce
(aperto Martedì e Venerdì dalle 21)
[manifesto affisso a Lecce, settembre 2014]