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Stanislas Rodanski (1927-1981), ha attraversato il surrealismo in silenzio, affascinato da un modo di vivere più che da una pratica artistica o militante. Più volte arrestato per i suoi eccessi, sarà rinchiuso per un paio d’anni in un manicomio criminale. I suoi testi, impenetrabili ed abbandonati al caso, sono il frutto di una esperienza rigorosa, testimonianza unica di una coscienza sopravissuta alla perdita del proprio orizzonte. La notte di capodanno del 1953, quando l’allegria è un obbligo civile, Rodanski bussa alle porte dell’ospedale di Lione. Non ne uscirà mai più, trascorrendo il resto dei suoi giorni in una quasi totale solitudine. «Al ricordo degli avvenimenti della mia vita, provo la sensazione che si tratti di una finzione in cui mi è impossibile distinguere la chimera dalla verità».



«Il nostro cuore è inquieto»

Sant’Agostino


L’ombra delle creature declina nel crepuscolo delle apparenze

Sono solo sul bordo di una neve sconosciuta

Ed il mio desiderio cresce come i fasti annunciati all’orizzonte

Sono solo e l’aurora misteriosa allunga le sue meraviglie verso altezze ignorate

Corteo nuziale — ma per chi?

Piaceri lunari di una ragazza superba

Ardente da ghiacciare i cuori

Sono solo nelle valli bruciate dalla cometa

Le visioni fuggono dai miei occhi tetri

I paesaggi si oscurano nello scioglimento dei ghiacci

Cerco il silenzioso riposo del mare invernale

Ricordo nel grembo misterioso dell’essere

Sonno e ritorno all’ineffabile Presenza

Dove tutto germoglia nell’oscurità delle origini

Sono in uno strano abbandono — i secoli sono scappati

All’avvicinarsi della sera del mondo

Ed ecco adesso alzarsi la notte felice

È l’inquietante bellezza di una casta testa svelata

O potenza tutelare! Io sono

Tremante e frenetico — l’angoscia scava il mio spirito:

Nel cielo dei miei occhi dementi è arrivata

L’oscurità del paese senza paesaggio?

Oppure il tenebroso volto di una donna

Regina delle contrade spirituali

Dove si sfogherà il mio amore singhiozzante

Per conoscere infine l’inconoscibile Pace

Dove stagnano le esistenze trascorse o future?


[1947 o 1948, ripreso in Des proies aux chimères, 1983]