Chissà perché
Uffa! Tutti i giorni, 24 ore su 24, chissà perché, da quasi due anni a questa parte non si fa che parlare di virus, vaccini, tamponi, contagi, lockdown, terapie intensive, dpcm, green pass, zone colorate… basta, la testa scoppia, non si può continuare così! Ora ci mancava solo l’assillo dell’obbligo vaccinale, con le sue multe da pagare, i suoi posti dove non si può andare, i suoi tamponi che si è costretti a fare... Basta, basta, basta! Ma perché non parliamo d’altro, una volta tanto, di qualcosa di più leggero e di più rilassante? Che so, parliamo di cinema, per esempio.
Sì, ecco, parliamo di cinema. A voi che genere di film piace? I western? I thriller? La fantascienza? Io, chissà perché, in quest’ultimo periodo sto rivalutando un filone non esattamente blasonato, che i cinefili chiamano con un immancabile termine anglofono: rape and revenge. Il primo film di questo (sotto)genere che vidi, quasi quarant’anni fa, mi rimase impresso nella mente soprattutto per la folgorante scena finale; una ragazza sordomuta travestita da suora che compie un eccidio durante una festa. L’ultimo che mi è capitato sotto gli occhi, invece, è ambientato nella Tasmania della prima metà dell’Ottocento e pochi anni fa fece infuriare il pubblico del festival di Venezia per la truculenza di certe scene.
La trama di questo genere di film, ovviamente, è quasi sempre la stessa. Il finale, pure. Eppure, chissà perché, non mi annoio mai a vederli. Come dite? Non li conoscete? Oh, ma è presto detto… c’è quasi sempre una banda di esseri umani (uomini) ignobili, arroganti, cinici e violenti, che prende di mira un essere umano qualsiasi, assai più debole (donna). Quest’essere umano più debole viene offeso, deriso, magari ricattato, umiliato, stuprato nello spirito e nel corpo, per poi venire lasciato per strada, più di là che di qua, dai potenti che si sono stancati e vorrebbero passare ad altro. Solo che quest’essere umano massacrato è sì mezzo moribondo, ma è ancora vivo. Una volta lasciato solo, si cura, si riprende, si organizza, e va in cerca dei suoi carnefici per… per cosa? Ma per tornare a vivere, ovviamente. Perché è solo affrontando il trauma subito, è solo riscattando la dignità calpestata, che si può continuare la propria esperienza su questa terra come esseri viventi, e non come sopravvissuti.
Ho un debole per questi film, chissà perché. Forse perché chi vi compare come vittima non fa la vittima, non sporge denuncia, non si affida alla Costituzione, non rilascia interviste, non va in televisione, non diffonde comunicati, non interviene nelle assemblee, non partecipa a cortei… E non perché sia rassegnato o indifferente, tutt’altro. Solo che non è un(a) militante. È un essere umano. E talvolta un essere umano, se viene insultato, umiliato, calpestato, stuprato nello spirito e nel corpo, si incazza. E fa ciò che deve fare, ciò che ritiene giusto fare. Quale che sia il prezzo da pagare, anche da solo contro tutti.
Ma perché poi sto parlando di cinema, con tutto quello che sta accadendo? Boh, chissà perché...
[7/1/22]