Devono andar giù
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Notte di sabotaggi contro l’industria eolica
Nella notte fra domenica 3 novembre e lunedì 4, abbiamo attaccato 10 piloni eolici posti nella regione francese orientale. Ne sono crollati 6 e 3 sono rimasti danneggiati e non ancora caduti (sorpreeesa!). Questi apparati di misurazione arrivano a 100 metri d’altezza, sono tutti in metallo, hanno cavi su ogni lato allineati su tre assi per garantirne la stabilità, che quando si tranciano fa BADABUM. Inoltre, ciò che è fantastico è che sono situati in campagna e spesso ben isolati...
Per sezionare i cavi d’acciaio puoi tagliare tutti i fili con un tronchese o una grossa tenaglia (o qualsiasi cosa tu ritenga appropriato che sta nella tua cassetta degli attrezzi) procedendo dal più distante al più vicino al palo fino a quando tutto piomba al suolo (di solito dopo 3 o 4 cavi tranciati). Tagliali tutti dalla stessa parte perché il pilone cadrà nella direzione opposta (fatti furbo, pensaci prima in quale direzione vuoi scappare). Armati di coraggio perché a seconda delle dimensioni dei cavi devi lavorar sodo. Non esitare ad allontanarti quando cade perché farà un bel botto! (è indubbiamente divertente ma è altrettanto impressionante).
Non abbiamo attaccato l’energia eolica per il gusto di cazzeggiare, ma per quello che è: campi di macchinari bianchi che crescono in modo massiccio su tutte le colline dove ci piace giocare e che colonizzano gli spazi fuori città. Quegli stessi spazi che sono sempre più sfruttati per alimentare l’insaziabile appetito delle città di energia e altri beni di consumo.
Sabotare l’eolico fa parte per noi dell’attacco al nucleare. Colpire la sua immagine rispettabile. Infatti, non crediamo affatto al mito secondo cui le «energie verdi» cercano di sostituire l’energia nucleare. In realtà si sommano ad esso. Non stiamo vivendo un momento di transizione ma di crescita costante, che richiede quindi una produzione di energia sempre maggiore. Se l’energia fa girare il mondo, allora ci sembra determinante sabotarla. E le illusioni di consumare in modo differente, per noi vanno di pari passo.
L’ecologia sembra essere di moda in questo periodo. Sempre più movimenti di contestazione si stanno facendo carico delle questioni ambientali. Non possiamo che rallegrarcene. Tuttavia, molti di questi movimenti sembrano privi di mezzi radicali di riflessione che collochino le cose in un contesto più globale o si perdono in un elenco infinito di rivendicazioni da avanzare per un sistema un po’ più sostenibile, un po’ meno peggiore. Così come sembrano privi di strumenti di azione — l’ideologia della non-violenza prosegue coi suoi misfatti e nulla cambia né dentro né intorno a noi —, di strumenti d’azione che, per noi, consentano di affrontare il mondo che ci divora e che per queste ragioni attacchiamo.
Eppure sappiamo che esistono gruppi di individui col sangue in ebollizione. Invischiati nelle maglie della politica. Che non si accontentano di questa “crisi” che si trasforma in «catastrofe» e che ci annuncia sempre la fine inevitabile di questa civiltà per l’indomani. Che non ne possono più di pazientare saggiamente tra un lavoretto e la militanza...
L’auspicio è che questo attacco faccia piacere e invogli a partecipare con noi a questo grande gioco.
Non pretendiamo di comprendere tutto, di detenere la verità o di sapere quale sia La strategia giusta per attaccare questo mondo. Ci stiamo solo provando. Il tentativo dell’attacco questa volta. L’azione come pretesto per la riflessione. Un pensiero per le persone che combattono a Bure e all’Amassada*. Un pensiero per chi continua ad attaccare e a mettere in discussione.
Noi non vogliamo attendere la catastrofe. Vogliamo essere la catastrofe.
[trad. da qui, 5/11/2019]
* A Bure, nell’est della Francia, lo Stato francese, tramite la sua agenzia di gestione dei rifiuti nucleari, l’Andra, vorrebbe costruire una enorme discarica nucleare sotterranea.
L’Amassada era un terreno occupato nell’Aveyron (nel sud della Francia), per impedire a RTE, filiale di Énergie de France, di costruire un megatrasformatore, parte di una rete internazionale per trasportare energia elettrica ad altissima tensione attraverso tutta l’Europa ed il Maghreb.