Girella
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Girella (emerito
Di molto merito),
Sbrigliando a tavola
L’umor faceto,
Perde la bussola
E l’alfabeto;
E nel lottare
Cantando un brindisi,
Della sua cronaca
Particolare
Gli uscì di bocca
La filastrocca.
Viva Arlecchini
E burattini
Grossi e piccini:
Viva i compagni
D’ogni paese;
La Repubblica, i Centri sociali e le Congreghe.
Da tutti questi
Con mezzi lesti,
Barcamenandomi
Tra il vecchio e il nuovo,
Buscai di che vantarmi,
Da farmi il covo.
La gente ferma,
Piena di scrupoli,
Non sa coll’anima
Giocar di scherma;
Non ha pietanza
Dalla Militanza.
Viva Arlecchini
E burattini;
Viva i Giacobini!
Viva i compagni
D’ogni paese,
Le opportunità dell’ultimo mese.
Io, nelle scosse
Delle sommosse,
Tenni, per àncora
D’ogni burrasca,
Da dieci o dodici
Coccarde in tasca.
Se cadde il Dio-Proletariato,
Io feci l’ateo,
Bruciando bibbie,
Programmi e bandiere,
Falci e martelli
Di monasteri.
Viva Arlecchini
E burattini,
E Giacobini;
Viva i compagni
D’ogni paese,
La Valle tutta ed il riot inglese.
Se poi l’operaio
Tornò di moda,
Ligio al Popolo
Che è mio Sovrano,
Alzai preghiere
Da buon cristiano-musulmano.
La roba infranta
Non fece ostacolo;
Ché col difendere
Comune e Chiesa,
Non resi mai
Quel che sottrassi.
Viva Arlecchini
E burattini,
E birichini;
Briganti e compagni
D’ogni paese,
Chi protestò, chi prese e chi non rese.
Quando ho parlato,
Ho celebrato
E individui e popoli,
E conflitti e tregue;
Stirner, Carletto,
Bakunin, Blanqui,
Bresci,
L’Internazionale prima e ultima,
Bonnot, Fra Dolcino,
l’Ocalan, il Severino,
Errico da Benevento;
E me ne tengo.
Viva Arlecchini
E burattini,
E Ghibellini,
E Guelfi, e compagni
D’ogni paese;
Evviva chi salì, abbasso chi scese.
Quando si creò
Uno status quo
Feci manovre;
Staccai cavalli,
Mutai le statue
Sui piedistalli.
E adagio adagio
Tra l’onde e i vortici,
Su queste tavole
Del gran naufragio,
Gridando evviva
Chiappai la riva.
Viva Arlecchini
E burattini;
Viva gl’inchini,
Viva i compagni
D’ogni paese,
Viva il gergo dell’ora e chi l’intese.
Quando volea
(Che bell’idea!)
Uscito il millennio
Fuor da’ coglioni,
Levar l’incomodo
Dei suoi untori,
Fruttò l’ardore
Saputo vendere,
Al Bene Pubblico
Nuovo mio maestro
Titol di Re,
E il timone a me.
Viva Arlecchini
E burattini
E pasticcini;
Viva i compagni
D’ogni paese,
La candela di sego e chi l’accese.
Da anni poi,
A dirla a voi,
Alzo alle nuvole
Le brave giornate,
Lodo del cittadinismo
Le spacconate;
Sento opinioni
Di tutti i generi;
Giro l’Italia
A caccia di unioni;
E di chi non mi attornia,
Ne dico corna.
Viva Arlecchini
E burattini,
E tutti i manichini;
Viva i compagni
D’ogni paese,
La Politica delle tre carte senza pretese.
Or son più vecchio;
Ma coll’orecchio
Per abitudine
E per trastullo,
Certi vocaboli
Pigliando a frullo,
Placidamente
Qua e là m’esercito;
E sotto l’egida
Del Comitato
Godo il prestigio
Del papato.
Viva Arlecchini
E burattini,
E teste fini;
Viva i compagni
D’ogni paese,
Viva chi sa tener l’orecchie tese.
Quante cadute
Si son vedute!
Chi perse il credito,
Chi perse il fiato,
Chi la collottola
E chi lo Stato.
Ma capofitti
Cascaron gli asini;
Noi valentuomini
Siam sempre ritti,
Mangiando i frutti
Del ben di tutti.
Viva Arlecchini
E burattini,
E gl’indovini;
Viva i compagni
D’ogni paese.
Viva la Pecora che ci fa le spese.