#title Girella #topics Brulotti #pubdate 2015-03-27 #lang it #cover g-1-a-aaa-without-a-face-jpeg.jpeg Girella (emerito Di molto merito), Sbrigliando a tavola L’umor faceto, Perde la bussola E l’alfabeto;
E nel lottare Cantando un brindisi, Della sua cronaca Particolare Gli uscì di bocca La filastrocca.
Viva Arlecchini E burattini Grossi e piccini: Viva i compagni D’ogni paese; La Repubblica, i Centri sociali e le Congreghe.
Da tutti questi Con mezzi lesti, Barcamenandomi Tra il vecchio e il nuovo, Buscai di che vantarmi, Da farmi il covo.
La gente ferma, Piena di scrupoli, Non sa coll’anima Giocar di scherma; Non ha pietanza Dalla Militanza.
Viva Arlecchini E burattini; Viva i Giacobini! Viva i compagni D’ogni paese, Le opportunità dell’ultimo mese.
Io, nelle scosse Delle sommosse, Tenni, per àncora D’ogni burrasca, Da dieci o dodici Coccarde in tasca.
Se cadde il Dio-Proletariato, Io feci l’ateo, Bruciando bibbie, Programmi e bandiere, Falci e martelli Di monasteri.
Viva Arlecchini E burattini, E Giacobini; Viva i compagni D’ogni paese, La Valle tutta ed il riot inglese.
Se poi l’operaio Tornò di moda, Ligio al Popolo Che è mio Sovrano, Alzai preghiere Da buon cristiano-musulmano. La roba infranta Non fece ostacolo; Ché col difendere Comune e Chiesa, Non resi mai Quel che sottrassi.
Viva Arlecchini E burattini, E birichini; Briganti e compagni D’ogni paese, Chi protestò, chi prese e chi non rese.
Quando ho parlato, Ho celebrato E individui e popoli, E conflitti e tregue; Stirner, Carletto, Bakunin, Blanqui, Bresci, L’Internazionale prima e ultima, Bonnot, Fra Dolcino, l’Ocalan, il Severino, Errico da Benevento; E me ne tengo.
Viva Arlecchini E burattini, E Ghibellini, E Guelfi, e compagni D’ogni paese; Evviva chi salì, abbasso chi scese.
Quando si creò Uno status quo Feci manovre; Staccai cavalli, Mutai le statue Sui piedistalli. E adagio adagio Tra l’onde e i vortici, Su queste tavole Del gran naufragio, Gridando evviva Chiappai la riva.
Viva Arlecchini E burattini; Viva gl’inchini, Viva i compagni D’ogni paese, Viva il gergo dell’ora e chi l’intese.
Quando volea (Che bell’idea!) Uscito il millennio Fuor da’ coglioni, Levar l’incomodo Dei suoi untori, Fruttò l’ardore Saputo vendere, Al Bene Pubblico Nuovo mio maestro Titol di Re, E il timone a me.
Viva Arlecchini E burattini E pasticcini; Viva i compagni D’ogni paese, La candela di sego e chi l’accese.
Da anni poi, A dirla a voi, Alzo alle nuvole Le brave giornate, Lodo del cittadinismo Le spacconate; Sento opinioni Di tutti i generi; Giro l’Italia A caccia di unioni; E di chi non mi attornia, Ne dico corna.
Viva Arlecchini E burattini, E tutti i manichini; Viva i compagni D’ogni paese, La Politica delle tre carte senza pretese.
Or son più vecchio; Ma coll’orecchio Per abitudine E per trastullo, Certi vocaboli Pigliando a frullo, Placidamente Qua e là m’esercito; E sotto l’egida Del Comitato Godo il prestigio Del papato.
Viva Arlecchini E burattini, E teste fini; Viva i compagni D’ogni paese, Viva chi sa tener l’orecchie tese.
Quante cadute Si son vedute! Chi perse il credito, Chi perse il fiato, Chi la collottola E chi lo Stato. Ma capofitti Cascaron gli asini; Noi valentuomini Siam sempre ritti, Mangiando i frutti Del ben di tutti.
Viva Arlecchini E burattini, E gl’indovini; Viva i compagni D’ogni paese. Viva la Pecora che ci fa le spese.