g-a-index-jpg.jpg

Siccome siamo persone che si interessano alle lotte, ci capita di seguire anche coloro che le portano avanti... In questo tortuoso peregrinare, ci è successo talvolta di seguire chi si oppone a TAP, la grande opera che dovrebbe portare milioni di metri cubi di gas dall’Azerbaijan fino al Salento. Certo, non li abbiamo seguiti nelle aule dei tribunali amministrativi, laddove conducono senza requie la loro battaglia burocratica a suon di ricorsi e carta da bollo, e neanche li abbiamo seguiti nei palazzi del Potere che sono adusi a frequentare – Comuni, Provincia, Regione, Parlamento – dove, in compagnia di combattivi uomini di Potere, cercano di bloccare un’opera del Potere voluta da altri uomini di Potere. No, li abbiamo seguiti dove in maniera più forte, dura e quanto mai determinata, conducono la loro instancabile opposizione al gasdotto, nel vero e proprio agorà della contestazione due punto zero: il profilo facebook del Comitato No TAP!!!
È su questo profilo che ci siamo imbattuti in una notizia che ha solleticato la nostra curiosità. In data 4 luglio compariva un post che avvisava che, in un’area del cantiere di TAP, in cui sono in corso «scavi di archeologia preventiva», «ignoti hanno rimosso la rete» tagliando «il fil di ferro». La nota continua affermando che «a riferire dell’accaduto non è stata la società TAP, ma il Comitato No TAP, che ha subito preso le distanze dal gesto».
Strana pratica, da parte di chi afferma di volere impedire un’opera – abbiamo pensato – quella di prendere le distanze da un gesto mirato, evidentemente, a impedire la realizzazione di quell’opera, arrivando ad affermare che «non è il momento dei danni e neanche della violenza». Beh, può essere: in fondo sono loro che portano avanti questa lotta, quindi sapranno bene quando arriverà (se arriverà) «il momento dei danni e della violenza». Lo comunicheranno certamente sul profilo facebook, mettendo tutti al corrente. Basta attendere. Certo, comunicare che è accaduto qualcosa per prenderne le distanze, significa fornire preziose indicazioni agli inquirenti.
La cosa che ci ha stupito di più, però, non è stata questa presa di distanza dal gesto, e neanche la consueta dietrologia che sempre si manifesta quando accade qualcosa per davvero, dal momento che hanno anche affermato che «come per la storia della trivella in zona “Capitano” di un anno fa, ci viene da pensare che siano loro a crearsi i danni». (Il riferimento è una trivella di TAP, impegnata nei carotaggi, sabotata tramite il taglio di alcuni tubi).
No, la cosa che ci ha colpito è stata come abbiano fatto, dal Comitato No TAP, ad essere al corrente della notizia, dato che la stessa TAP non l’ha diffusa, e neanche ci pare sia apparsa sulla stampa locale. Per carità, non che si stia pensando che possano essere stati loro a realizzare questo «atto vandalico», significherebbe riporre in loro una fiducia che non meritano. Ma allora? Certo, può anche essere che l’area di cantiere sia visibile da lontano: in fondo, gli attivisti No TAP sono tipi occhiuti, tanto da essere arrivati ad autodefinirsi “sentinelle”, ma è anche vero che il post parla di «area sorvegliata notte e giorno da una compagnia di sicurezza privata del luogo» tanto che «gli autori del gesto avrebbero quindi eluso la sorveglianza e agito indisturbati per alcune decine di minuti». Dovremmo quindi pensare che siano stati proprio i vigilantes a mettere al corrente dell’accaduto gli attivisti del Comitato No TAP, ipotizzando un rapporto confidenziale tra gli oppositori dell’opera e i suoi difensori privati? O addirittura la polizia, ipotizzando un rapporto amichevole tra gli oppositori dell’opera e i suoi difensori statali, peraltro sempre in cerca di informazioni utili? Ci auguriamo che non sia così perché, se fosse, chissà cosa mai potrebbero pensare tutti coloro che hanno affidato la loro opposizione nelle sapienti mani del Comitato No TAP, della loro carta bollata, dei loro amici di Potere e del loro facebook...
Ma almeno, in mezzo a tutta questa nebbia, tra le labirintiche vie del confusionismo possibilista, quelli come noi che si interessano alle lotte, un motivo per essere ottimisti ce l’hanno. Qualcuno, una notte, non ha ascoltato l’appello che il Comitato No TAP ormai da mesi va ripetendo; non solo quello che «non è il momento dei danni e neanche della violenza», ma neanche quello di non recarsi sui luoghi del cantiere e dei lavori, per evitare tensioni e provocazioni, come più volte hanno ripetuto. Ma del resto, gli appelli vengono fatti a scuola, ed a rispondere sono solo i presenti. Gli altri, gli assenti, non lo fanno. Gli assenti hanno altri modi per manifestare la presenza.


[6/7/16]