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È la leggenda che si riscontra nelle moderne carte geopolitiche per indicare le regioni astensioniste, e quindi ignote. Per allusione, indica l’incombere di un grave, sia pure imprecisato, pericolo, o la difficoltà di orientamento. Indica altresì zone d’ignoranza nella cultura politica di qualcuno.

Da sempre i civilizzati tremano all’idea di entrare in questi territori. Potrebbero farvi brutti incontri e venire sbranati da fiere selvagge, non abituate ad essere tenute al guinzaglio. Ieri i leoni, oggi gli anarchici. I bottegai della vita amano stare al sicuro, contano e ricontano le emozioni e le sensazioni che hanno risparmiato, che si sono risparmiati.

Quando vogliono un po’ di avventura, prendono a noleggio una videocassetta.

Odiano l’utopia e non sono disponibili a lasciare il certo per l’incerto. Per loro è normale morire bruciati sul lavoro, dilaniati su un’autostrada, avvelenati da una discarica; è normale venire sfruttati da un industriale, ingannati da un parlamentare, derubati da un banchiere; è normale venire bombardati da un soldato, indagati da un magistrato, picchiati da uno sbirro. Ma considerano folle ed assurdo abbandonare tutte queste normali certezze per affrontare i rischi di una vita fino ad oggi a tutti sconosciuta.

Una vita senza rappresentanti, senza autorità, senza Stato — terra incognita, selva oscura, più volte segnalata nel corso della storia e che aspetta solo di essere esplorata.


«Non so dove vado, ma so cosa disprezzo»

Annie Le Brun


[26/2/08]