Il Desiderio Libertario

Il surrealismo arabo a Parigi, 1973-1975
Il 25 dicembre 1973 vede la luce il primo numero di Le Désir Libertaire, «rivista del surrealismo proibita nei paesi arabi». Ad animarla sono Abdul Kader El Janabi e un pugno di altri profughi arabi i quali, ritrovatisi a Parigi all’inizio degli anni 70, decidono di «mettere senza riserve i piedi del surrealismo nel piatto di tutti gli integralismi religiosi, sociali ed estetici». Davanti alla prime traduzioni nella lingua di Maometto dei testi di Breton, Artaud e Péret, quasi tutti i media arabi li accuseranno di essere sionisti o agenti della CIA.
Nella primavera del 1975, il surrealista statunitense Franklin Rosemont chiede ai surrealisti arabi un testo di presentazione della loro rivista (di cui escono cinque numeri e vari supplementi e volantini fra il 1973 e il 1975, seguiti da una seconda serie dal 1980 in poi). Il testo, conosciuto come Manifesto del movimento surrealista arabo, è composto a partire da un editoriale apparso su tale rivista, il cui ambizioso programma è — mescolando poesia surrealista, teorie situazioniste e la critica della Scuola di Francoforte — la distruzione della patria araba e la fine dell’era islamica.
Manifesto del movimento surrealista arabo (1975)
Noi respingiamo con disgusto l’immondezzaio della sopravvivenza e le sue idee razionali che riempiono le menti-pattumiere degli intellettuali.
Incitiamo l’individuo e le masse a scatenare i propri istinti contro ogni forma di repressione, inclusa la «ragione» repressiva dell’ordine borghese.
I grandi valori delle classi dominanti (patria, famiglia, religione, scuola, caserma, chiesa, moschea ed altri putridumi) ci fanno scompisciare. Pisciamo gioiosamente sulle loro tombe.
Sputiamo sulla patria araba fino ad annegarla nei miasmi della morte, non solo perché combattiamo l’idea di patria, ma anche perché l’affermazione di una patria è un insulto alla universalità dell’uomo.
Pratichiamo l’atto sovversivo 24 ore su 24. Eccitiamo le pulsioni sadiche contro tutto ciò che è prestabilito, non solo in quanto nemici di questa nuova età della pietra che ci viene imposta, ma soprattutto perché scopriamo nuove dimensioni nella nostra attività sovversiva.
Contaminiamo l’atmosfera intellettuale con l’elisir dell’immaginazione, affinché il poeta si realizzi realizzando la trasformazione storica della poesia:
— da forma a materia;
— da mere parole appese in un guardaroba di carta a desiderabile carne dell’immaginazione da inghiottire fino alla dissoluzione di tutto ciò che separa il sogno dalla realtà. Il surrealismo è nient’altro che la realizzazione di questa surrealtà!
Faremo esplodere le moschee e le strade con lo scandaloso ritorno del sesso nel corpo che si infiamma ad ogni incontro fino ad allora segreto.
Liberiamo il linguaggio dalle prigioni e dai mercati azionari del marasma capitalista. È chiaro che il linguaggio odierno, invece d’essere una forza di agitazione nel processo di trasformazione sociale e un vocabolario di attacchi rivoluzionari, è solo un docile vocabolario che affolla i magazzini del cervello umano al solo scopo di portare l’individuo a provare la sua totale subordinazione alle leggi della società dominante — come un avvocato nel tribunale della realtà quotidiana, la repressione. Il surrealismo è un’intrusione violenta in questo abietto spettacolo, per annichilire tutti gli ostacoli che intralciano il «funzionamento reale del pensiero» (André Breton).
Quando scriviamo, la nostra memoria rutta il linguaggio del vecchio mondo. È un gioco in cui le nostre lingue diventano capaci di reinventare il linguaggio nel cuore della rivoluzione.
Il nostro surrealismo è la distruzione di quella che chiamano patria araba. In questo mondo di sopravvivenza masochista, il surrealismo è una maniera offensiva ma poetica di vivere. È la fiamma proibita del proletariato che accende l’alba insurrezionale al fine di ritrovare il momento rivoluzionario: la diffusione dei consigli operai come modo di vita profondamente amato dagli innamorati!
Il nostro surrealismo, nell’arte come nella vita, è una rivoluzione permanente contro il mondo dell’estetica e delle altre categorie atrofizzate; sprona la distruzione e lo sradicamento delle inibizioni e di tutte le forze retrograde!
La sovversione è inerente al surrealismo come la storia ai suoi avvenimenti.
Maroin Dib (Siria), Abdul Kadar El Janabi (Iraq),
Faroq El Juridy (Libano), Fadel Abbas Hady (Iraq),
Farid Lariby (Algeria), Ghazi Younes (Libano)
[Arsenal, n. 3, 1976]
Non costruite edifici. Erigete tetti
Se per giocare il bambino sale sul tetto della casa di famiglia, allora si ribella al potere domestico e paterno.
Se l’adolescente si arrampica su un tetto per spiare la casa della vicina, allora si ribella al potere religioso e morale.
Se chi si allontana dalla moltitudine sale sui tetti per essere in sintonia coi suoi ricordi, allora si ribella al potere sociale.
Se il cosiddetto ladro, per sfuggire alla polizia, raggiunge un tetto ed esercita il proprio diritto di essere libero di aggredire la sua realtà, allora è senza dubbio un ribelle agli occhi della legge.
Gioco, amore, armonia e libertà sono segnali di rivolta dinanzi alla situazione della città smascherata dai tetti arabi che sono cenotafi nei cimiteri dei ribelli, teppisti, barboni e banditi. Quando si sale sui tetti, si prendono a calci le case miserabili e si rompono le catene dei muri distruggendo l’immagine della città. Così si strappa il velo che impedisce di vederla per ciò che è e di sputarle addosso.
[Le Désir Libertaire, n. 5, aprile 1974]
Non basta questo abbaiare?
Avete fatto bene Signore
A trasformare la mia testa in un sandalo
Il mio corpo in un’ombra
Ormai vi seguirò tranquillamente concedendovi la mia fiducia
E quando arriverà mezzogiorno mi getterò come un cane ai vostri piedi
Avete fatto bene a trasformare la mia bocca in una moneta
E la mia lingua in un serpente
Sì vado gioiosamente
Ad acquistare cose e cose
Una bottiglia di vino e un’altra
Che mi facciano dormire
E nei vespasiani
Voglio recitare la mia poesia
E cantare tutto ciò che volete
(Sì... ecco il vostro poeta – il poeta del popolo
Che si bagna nella piscina del sultano... Seguitelo)
Bene, Signore
Prendete il mio cadavere e fatene ciò che volete
Prendete le mie matite... i miei libri, le mie carte
E se volete Signore
Scusate... Permettete
Che io tenga per me il palmo della mano per... per... applaudire.
Mohammed Awadh
[Le Désir Libertaire, n. 1, gennaio 1973]
Cadavere squisito
Domanda: Perché la denuncia viene depositata in tribunale, e non in fondo ad un cassetto?
Risposta: Perché la lingua è in vendita.
[Le Désir Libertaire, n. 2-3, aprile 1974]
Biglietti, slogan, aforismi
I libri ci leggono più di quanto noi li leggiamo! * L’uomo ha dei resti; il sonno li inghiotte! * La morte dell’arte è arte! * Non è nostra intenzione arricchire la cultura araba ma, in tutta franchezza, assassinarla. * Bruciate Il Libro e che i vostri desideri siano Il Libro. * Il tempo lecca il suo cadavere! * Io sono il mio sogno! * Dio assume, l’uomo licenzia! * Ad ogni epoca la sua poesia, ad ogni poesia i suoi pagliacci! * Nessun talento nell’immaginazione... ma un odio enorme contro tutto ciò che confisca la vita! * Attraverso le sue sconfitte e battaglie, la sola vittoria del poeta è d’essere eterno testimone della propria lucidità. * Quanto è importante che la parola sia una pietra che lancio nel subconscio del mio interlocutore! * La mia testa, nella macina del sogno, è frantumata. * L’età dell’amore; gli anni del tradimento! * Delle luci non restano che lanterne! * La poesia rumina ciò che c’è nel ventre dell’abisso. * Nuova lettura: nuovo assassinio! * Le idee sono formiche. Scambiano il cervello per un pezzo di zucchero. * I poeti si saccheggiano a vicenda. Le parole fanno pulizia! * Quando il poeta non vede, la sua tomba lo vede! * La poesia è una corda su cui stendiamo la nostra umidità! * Nel paese delle mille e una notte, il passato è solo un sogno e l’avvenire un’illusione. * Non ho mai incontrato un cattivo poeta che non mi abbia mostrato il suo disgusto per la cattiva poesia odierna! * Dato che la poesia nasce dal disorientamento sociale, il sogno è per ogni essere umano una dura e crudele scuola di veglia! * Ho letto questo avviso in una camera d’albergo: lava il tuo spirito prima di andare a letto! * Per gli arabi la libertà non è ancora un’impresa, è per questo che invidiano agli occidentali quella libertà vigilata chiamata libertà d’espressione. * Satana unifica le fazioni di fedeli! * Per noi poeti, contano solo i nostri gesti. Crepino tutti nei loro cieli, noi restiamo qui sulla terra! Quanti secoli ci restano? * Ad ogni evento di morte, Dio se ne lava le mani. * Il sufi manipola le metafore, il poeta le libera. * La lacrima del beduino è il seme del cammello. * Chiudete Il Libro e aprite la finestra. * Sfuggita alle tenebre, la notte vaga nel chiarore del giorno. * Le torri sono d’avorio per coloro che non hanno più epoca per la loro ragione d’essere. * Nella malinconia della solitudine, tutto oscilla tranne l’idea. * Nell’ignoto della miseria, gli atei sono sballottati dai venti della fede. * La voce della penna che scorre evoca i lamenti di una idea schiacciata sotto la sua punta. * Finché la radicalità si esprimerà attraverso la scrittura, la nostalgia sarà la sua cicatrice. La prassi è solo una favola raccontata ai bambini! * Per accecarci meglio, i mass-media fanno luce su ogni cosa. Un giorno, grazie a loro, si potrà cambiare società altrettanto facilmente di un programma in televisione. L’immaginario è infine coinvolto! * Scoppiando di solitudine, la vista si espande. Gli jinn cantano attorno alle rovine, l’audacia è di larghe idee. * Il nostro surrealismo è distruggere la patria araba.
[Tratti dalle due serie di Le Désir Libertaire]