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L’uomo è tutto ciò che si vuole, tranne qualunque. Uno dei tristi successi della società è di averlo convinto di essere qualunque e, con ciò, indotto a diventarlo. L’Uomo Qualunque (la novità si trova solo nelle maiuscole) non è un’eredità del fascismo — è una creazione della Rivoluzione francese. Essendo tutti cittadini, ed essendo tutti i cittadini uguali, diventa necessaria una magnifica burocrazia per amministrare questa uguaglianza, misurare le parti, frenare le violazioni. Ora, ogni burocrazia ha bisogno che gli uomini si assomiglino. A furia di scrivere: «Segni particolari: nessuno», il burocrate persuade la sua vittima non solo che non vi è nulla in se stessa che la contraddistingua, ma innanzitutto che non deve contraddistinguersi. Immaginate una carta d’identità (questa sarebbe per altro la sola valida) sulla quale si legga:

«Segni particolari: al levar del giorno, depone violette sul cuscino degli sconosciuti» oppure — «Segni particolari: soggetto pericoloso: immagina che la sua infanzia continui», o ancora l’aspra declinazione con cui Césaire dà libero corso alle sue ferite.

«Il mio cognome: offeso»

«Il mio nome: umiliato»

«Il mio stato: uomo che si ribella»

«La mia età: l’età della pietra».

Tatuaggi interiori che svaniscono a contatto con la pelle, viaggi la cui utilità non sarà mai dimostrata, colpi di fulmine che rendono la sua notte più densa, più compatta, ci sarà sempre un punto attraverso cui l’essere più addomesticato resisterà alla cattura finale. Questo punto esige di essere portato al rosso rovente.

Da adesso in poi non ci sarà rivoluzione più liberatrice di quella contro la burocrazia. Che il sollevamento degli individui contro la burocratizzazione del mondo (ed il suo corteo di libertà non richieste) tardi a prodursi, e la questione non più del segreto, ma dell’ermetismo sarà da riprendere, altrimenti si porrà da sé in maniera feroce.


(1947)