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Erano considerati i nomadi del surrealismo. Si sono incontrati e innamorati a Parigi, nell’ottobre del 1933. Il poeta e rivoluzionario Juan Brea (1905-1941) vi era appena giunto in esilio, dopo la fine della rivoluzione cubana. Nella natia L’Avana, oltre ad aver fondato la prima organizzazione trotzkista dell’isola, era stato anche il principale animatore della locale avanguardia poetica, il Gruppo-H.

Invece Mary Low (1912-2007) era una giovane poetessa di origini alto borghesi, nata in Inghilterra ma di famiglia australiana. I due entrano a far parte del movimento surrealista, ed iniziano a girare per l’Europa (Bruxelles, Vienna, Belgrado, Bucarest). Nel 1936 si precipitano a combattere nella rivoluzione spagnola, anch’essi tra le file del Poum come l’amico Benjamin Péret. Ricercati dai sicari stalinisti, sono costretti a fuggire nel gennaio dell’anno successivo e pubblicano subito il libro Red Spanish Notebook, che all’epoca venne salutato da George Orwell e che oggi è considerato quasi un classico. Due anni dopo, nel 1939, le Éditions Surréalistes pubblicano la loro raccolta di poesie La saison des flûtes. Dopo la drammatica morte di Brea avvenuta per tetano, e un tentativo di suicidio, Mary Low continuerà la sua vita fra poesia e rivoluzione. Prende parte alla rivoluzione cubana ed insegna letteratura inglese all’Università de L’Avana. Ma vede presto il regime castrista instaurare gli stessi metodi autoritari che aveva combattuto in Spagna. Il suo nuovo compagno viene arrestato e rilasciato solo su intervento di Che Guevara. Nel maggio 1964 Mary Low abbandona l’isola e da allora si avvicina all’anarchismo, collaborando fino alla fine con gli anarchici cubani in esilio negli Stati Uniti dove anche lei andrà a vivere e poi a morire.


***


La mia vita è una domenica


La mia vita è una domenica,

una domenica quando non si lavora

o si gioca,

quando si è solo stanchi.

Una domenica altrettanto stupida

e altrettanto strana

di una statua di Gesù che cammina sul mare.


Mi son rimasti ancora

un piccolo lascivo cavallo a vapore,

e dieci calorie nel mio cuore –

in questo cuore che sogna

una morte tenera, dolce e codarda,

come tutti coloro che non hanno il coraggio di affrontarla a viso aperto.


Chi non ha abbastanza coraggio per vivere a margine della legge

ha sempre abbastanza codardia per vivere

dall’altro lato della vita.


Già il calore se ne sta andando

nelle gonne corte indossate nelle notti estive;

ma non voglio morire in inverno –

non perché farebbe molto freddo,

ma perché sarebbe molto presto.


Oh la dolce codardia di morire

solo un poco!

In ogni pomeriggio in cui piove,

In ogni amore che finisce,

Morire un poco, in ogni essere e in ogni cosa.


***


Gli spagnoli neri


Gli spagnoli neri

dagli occhi di cioccolato – dolce mandorla

di peperoncino di fiamma

di vino rosso e di velluto

dai capelli di piuma di gallo

dai capelli lucidati di luna nuova

dalle cosce raddoppiate dal riflesso del ferro e del fuoco

Schizzano lampi

nel dare calci

Le loro bestemmie risuonano come scudisciate

Oh! Ti prenderò per questa gola

dove palpita l’ala d’una colomba scura!

Ti prenderò per queste anche titubanti

che fanno ballare il pavimento

sotto la loro rossa promessa.

Il profumo di uno sguardo di sbieco

di carbone

di lenzuola di litton

sguardo scollato

danza sui bordi di una palpebra – sipario.

Il pennacchio di un complimento – falsa moneta di un’acqua agitata –

va e viene in queste bocche dai petali violenti

e dai colori sonori.



[La saison des flûtes, 1939]