Nessuna Ave Maria
«Non immaginare di salvarti, Winston, per quanto ampio sia il grado di sottomissione e di resa a cui ti piegherai. Nessuno che abbia deviato viene mai risparmiato. E anche se decidessimo di farti vivere fino al termine naturale della tua vita, pure non riusciresti a sfuggirci. Quel che ti succede qui ora, resta per sempre. Cerca di capirlo bene prima. Noi ti faremo scendere fino a un punto dal quale non c’è più alcuna possibilità di risalire. Ti accadranno cose dalle quali tu non riuscirai a guarire anche se dovessi vivere mille anni. Tu non sarai mai più capace di comuni sentimenti umani. Ogni cosa sarà morta dentro di te. Tu non sarai mai più capace di sentire amore, amicizia, gioia di vivere, di ridere, di sentire, curiosità, onestà. Sarai vuoto. Ti spremeremo fino a che tu non sia completamente svuotato e quindi ti riempiremo di noi stessi»
Solo poche ore separano la notizia della morte violenta di due giovani donne, avvenuta ad un oceano di distanza. Si chiamavano entrambe Maria e di certo non si conoscevano, non potevano conoscersi. La prima – Maria Paulina Inefavel Lorandi – era scomparsa in Messico lo scorso 8 gennaio. Il suo cadavere è stato ritrovato il 20 gennaio in un bosco nei pressi di una stazione di servizio, sull’autostrada che collega Città del Messico con Cuernavaca. Uccisa con tre coltellate. Ma prima, violentata. Il Messico è noto per essere una delle nazioni con il più alto numero di violenze contro le donne, il paese che comprende nella propria geografia dell’orrore una cittadina come la famigerata Ciudad Juarèz. Ma Maria Paulina non viveva ai confini con gli Stati Uniti, e la sua morte è difficilmente opera di uomini che odiano le donne.
Perché Maria Paulina era un’anarchica. E, in quanto anarchica, era da tempo nel mirino della polizia che in questo ultimo periodo l’aveva più volte “avvicinata”. Era madre di una bambina di pochi mesi, ed è facile immaginare gli argomenti con cui la polizia le avrà fatto pressione affinché confessasse la sua partecipazione in attentati contro alcune banche. È facile anche immaginare l’ansia in cui doveva vivere Maria Paulina, perseguitata e ricattata dall’autorità. Non ha ceduto, non si è piegata. Ha deviato dalla retta via dell’obbedienza, e quindi non è stata risparmiata. Prima stuprata, poi trucidata.
La seconda ragazza si chiamava Maria Chidiri. Il suo cadavere è stato rinvenuto il pomeriggio del 17 gennaio sul selciato davanti il palazzo dove abitava, a Bruxelles. Era precipitata dal secondo piano, dopo aver inutilmente tentato di salvarsi aggrappandosi all’antenna parabolica. Sfracellata al suolo. Viveva ad Anderlecht, splendido quartiere della capitale europea dove la legge non è di casa. Ma Maria non è vittima di un regolamento di conti, e nemmeno la sua morte è opera di uomini che odiano le donne.
Perché Maria era clandestina, una senza documenti. E, in quanto clandestina, non voleva essere identificata dagli agenti in borghese che hanno bussato alla porta del suo appartamento poco dopo aver sequestrato un mazzo di chiavi ad un arrestato per traffico di stupefacenti, in una delle tante operazioni repressive in quel quartiere particolarmente riottoso. I poliziotti non sapevano dove vivesse l’arrestato, e stavano bussando a tutte le porte dell’edificio. È facile immaginare la paura in cui doveva vivere Maria, perseguitata e ricattata dall’autorità. Non ha ceduto, non si è piegata. Ha deviato dalla retta via dell’obbedienza, e quindi non è stata risparmiata. Costretta ad una fuga improvvisa, oltre il precipizio.
Così sono morte nei giorni scorsi un’anarchica in Messico e una clandestina in Belgio. In fondo, come tante e tanti altri prima di loro. E come tante e tanti altri dopo di loro. Ma è questo un buon motivo per dimenticarle? Le circostanze della loro morte possono essere liquidate come «ennesimo femminicidio» e «tragico incidente»? Sono giorni neri quelli in cui l’autorità perseguita e ricatta la libertà e la dignità. Ad ogni latitudine, longitudine, epoca, in ogni singolo secondo di tutte le 24 ore quotidiane. E non ci si può, non ci si deve abituare a questa perenne oscurità. Ma non saranno certo le Ave Maria a portare infine un po’ di luce.
In questi giorni bui, accendiamo una torcia.
[22/1/14]
[Anche se la notizia dello stupro e dell’omicidio della anarchica messicana si è rivelata essere solo
un macabro scherzo telematico, quella della morte della clandestina in Belgio purtroppo no.
Questi giorni continuano ad essere bui. E le torce continuano a non accendersi con le Ave Maria. 27/1/14]