Apio Ludd

Quando brucerà l’ultimo pezzo di carta


Cosa farò

quando non ci sarà più carta?

Scriverò con il dito

sull’aria?

Lo lascerò volar via

nel vento?

Come il sortilegio di qualche stregone

inviato

ad incamminarsi

attraverso i mondi

nella sua

strana e dissoluta danza?

O magari,

per maggiore persistenza,

scriverò nella polvere,

che il vento

può ancora portar via,

o che bestie

di ogni genere

possono trasformare

col significato

delle loro orme

calpestandola?


La meraviglia dei mondi...

e delle parole...

si trova nella transitorietà,

in questa trasformazione,

in questo cambiamento senza fine.

E se il mondo che desidero

arriva,

tutti i tentativi alla persistenza

che i civilizzati

si sono sforzati di imporre

verranno anch’essi spazzati via

dai venti selvaggi.

Possano scomparire

in mezzo a feste

di selvatici divertimenti

e danze

di deliranti piaceri

celebranti la fine

della burocrazia,

della tecnocrazia,

e di ogni altra “crazia”

e “archia”

quando l’ultimo pezzo di carta

brucerà in enormi falò

e l’ultimo “pezzo” di dato

svanirà

nell’etere spettrale

che da troppo tempo schiavizza

il meglio dell’umano.

So che è un sogno,

e che il futuro ha il terribile volto

di un incubo.

Ma il futuro è sempre finzione,

ed è coi sogni

che gli stregoni

intrecciano i loro sortilegi

e con essi afferrano

la gioia immediata.