Smartphone, suonerie, capitale
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«Credo che entro la prossima generazione i padroni del mondo scopriranno che il condizionamento infantile e la narco-ipnosi sono più efficienti come strumenti di governo di manganelli e prigioni, e che la loro brama di potere potrà essere completamente soddisfatta suggestionando le persone ad amare la loro schiavitù, invece di fustigarle e ridurle all’obbedienza».
(Aldous Huxley, lettera a George Orwell del 21 ottobre 1949)
Mezzo secolo fa, piazza Fontana. L’avvio della cosiddetta strategia della tensione. Una bomba esplodeva all’interno di una banca affollata, a pochi passi dal Duomo di Milano. Oltre cento vittime fra morti e feriti, una strage di sangue perpetrata al fine di diffondere in tutto il paese la paura, il terrore e l’angoscia necessari per far scattare il riflesso condizionato dell’ordine. Seminare un panico tale da giustificare, se non far invocare, l’intervento dello Stato (anche mediante il suo braccio armato poliziesco, anche mediante la sospensione di alcune libertà date per acquisite).
Mezzo secolo dopo piazza Fontana, siamo in piena strategia della distensione. Dopo le bombe, lo smartphone. Dopo il sangue, le suonerie. Milioni di persone iperconnesse, un’ecatombe di neuroni compiuta al fine di diffondere in tutto il paese il divertimento, lo svago ed il compiacimento necessari per neutralizzare la riflessione incondizionata della rivolta. Seminare una distrazione tale da legittimare, se non rendere naturale, la presenza dello Stato (anche del suo braccio armato della legge, anche della sospensione di alcune libertà date per acquisite).
Insomma, dalla repressione si è passati alla prevenzione. Attualmente chi detiene il potere non deve scongiurare la minaccia rivoluzionaria, non c’è alcun attacco massiccio diretto all’organizzazione capitalistica del lavoro, quanto al proletariato come soggetto storico della propria azione eversiva si tratta di una vera e propria allucinazione ideologica. Semplicemente oggi la tecnologia permette di realizzare bonariamente ciò che ieri fascisti e servizi segreti volevano imporre brutalmente. La violenza indiscriminata del terrorismo statale intendeva dimostrare che nessuno e in nessun luogo poteva sentirsi al sicuro, premessa indispensabile affinché tutti e in tutti i luoghi dovessero essere controllati. Ebbene, questo obiettivo è stato raggiunto giacché è in atto un controllo capillare del territorio e della stessa psiche degli individui attraverso dispositivi assai più discreti ed efficienti dei militari nel mettere in sicurezza le strade e bandire ogni avventura dalla vita.
Ed il modo migliore per essere indifferenti al presente, non è forse quello di commuoversi del passato? Così, il 12 dicembre sta diventando come il 25 aprile, una ricorrenza nazionale per ricordarsi di dimenticare. È l’istituzionalizzazione dell’ipocrisia, che rispetta i morti di entrambe le parti (i partigiani ed i repubblichini, Pinelli e Calabresi), festeggia la Liberazione assieme a chi impone schiavitù, elemosina la Verità a chi vende menzogne, celebra la Resistenza per decretare la fine della resistenza, condanna la strage di Stato per sancire l’eternità dello Stato.
Dopo il depistaggio delle indagini, l’obnubilamento delle coscienze...
[12/12/19]