#title stramonio uno #topics Papiro #pubdate 2015-11-14 #lang it #cover s-u-senza-titolo-png.png #ATTACH s-u-stramoniuno-pdf.pdf Il cammino del deserto esistenziale avanza inarrestabile, divorando corpi e menti. Il culto della morte trova il proprio apogeo nelle moderne appendici tecnologiche di cui la società si dota, mentre suicidi e atti di autolesionismo paiono l’unica risposta al vuoto vorticoso che ci pervade. La miseria quotidiana ci conduce a vivere ossessivamente giornate uguali a sé stesse, rinchiusi nelle nostre case, occupate o meno, apparentemente risolti nell’approvvigionamento quotidiano di cibo e compagnia. Potremmo rivoltarci drasticamente contro tutto, ma ne abbiamo la volontà e la forza? Siamo disposti a perdere quel briciolo di comodità e libertà in cambio dell’insicurezza del vivere? Qualcuno anni fa ha detto che rassegnarsi è uguale a morire e che la rivolta è vita. Noi abbiamo già scelto da che parte stare, anche se è faticoso, duro e sconfortante. Sappiamo che vogliamo vivere. Vivere e godere. E incendiare i lacci che ci strangolano. Forse non a tutti la conquista dei piaceri materiali, pur ottenuti attraverso pratiche a-legali, basta per sentirsi appagati. Non fintanto che intorno al nostro perimetro liberato continuano a perpetrarsi i medesimi meccanismi soverchianti e opprimenti. Finché il mondo rimane tale, finché ci accontentiamo di abdicare alla vita.
[Stramonio, n. 1, giugno 2015]