Un’idea in armi
Esperienze anarchiche negli Stati Uniti e in Russia agli inizi del 900
Una delle roccaforti ideologiche del Potere è la sua pretesa eternità, la sua presenza perenne. Per non essere messo in discussione, pretende di essere compreso ed accettato da tutti come se la sua esistenza fosse ineluttabile e naturale. Se l’autorità esiste da sempre, naturale come il sole e l’acqua, se il bisogno di comandare e la necessità di obbedire sono considerati inevitabili come il bisogno di mangiare e la necessità di dormire, allora ogni critica radicale del potere, ogni tentativo di abbatterlo, ogni diserzione dai suoi ranghi, è del tutto priva di senso. Una idiozia, prima ancora che un’utopia.
Ecco perché il dominio vuole che il suo mondo venga percepito come il solo ed unico possibile, magari da perfezionare e correggere, mai da demolire. Questa opera di convincimento non avviene solo fuori di noi, materialmente, giorno dopo giorno, attraverso gli obblighi quotidiani che ci vengono imposti. Avviene anche dentro di noi, nella nostra testa, nell’immaginazione.
Per sradicare l’idea stessa che un mondo privo di autorità sia possibile, il dominio deve di continuo riscrivere la storia a propria immagine e somiglianza. Tramanda le imprese di re e imperatori, di nobili e papi, di capi di governo e uomini d’affari, ma tace, rimuove, mistifica le imprese dei ribelli e dei rivoluzionari. Soprattutto di quei ribelli e di quei rivoluzionari che lo hanno sfidato e combattuto senza volerlo conquistare (liquidati per metà come romantici sognatori, per metà come pazzi criminali). Ciò spiega il motivo per cui gli anarchici difficilmente trovano spazio nei libri ufficiali di storia. Soprattutto considerato che quella che conosciamo come Storia viene ricostruita da specialisti, accademici frequentatori di archivi e biblioteche, il 99% dei quali sono stipendiati dallo Stato. Non potendo sputare nel piatto dove mangiano, anche i pochissimi storici che “simpatizzano” con le idee anti-autoritarie tendono a chiuderle nel lontano passato anziché aprirle al presente ed al futuro. Nelle loro opere, talvolta anche ben documentate, è come se si avvertisse un certo sospiro: «tutto ciò è giusto e bello, ma era necessario, possibile e comprensibile all’epoca, mentre oggi…».
Eppure noi pensiamo che anche oggi opporsi al potere, allo Stato, al capitalismo, sia necessario, possibile e comprensibile. E qualora e laddove non risulti possibile e comprensibile, spetta a noi renderlo tale. Perché al di fuori della rivolta e dell’insurrezione contro questo mondo miserabile c’è solo la rassegnazione a questo mondo miserabile.
Ora, a nostro avviso, se non vuole condannarsi alla riproduzione del già visto o all’impotenza, questa rivolta deve scoppiare ovunque, nelle strade e nelle piazze come nei cuori e nelle teste. Da qui l’urgenza di restituire all’insurrezione la sua pensabilità, la sua immaginabilità.
Un contributo in questa direzione è riportare alla luce quei momenti, quei personaggi, quelle esperienze del passato che la storiografia istituzionale ha cancellato.
Il 23-24 giugno 2018 si sono svolti a Parigi:
TEMPI D’INCHIOSTRO
Incontri attorno ad alcune pubblicazioni anarchiche
Uno degli appuntamenti previsti per domenica 24 era: L’intervento anarchico • discussione a partire da:
Vive la révolution, à bas la démocratie ! (Anarchici di Russia nell’insurrezione del 1905)
Parole chiare (La «buona guerra» degli anarchici italiani immigrati negli Stati-Uniti • 1914-1920)
Da questo incontro è scaturita l’idea di stampare un libretto bilingue contenente gli interventi, letti o ricostruiti a posteriori, di chi ha presentato la discussione, accompagnati dalle introduzioni (una integrale, l’altra parziale) dei due volumi:
UN’IDEA IN ARMI / UNE IDÉE EN ARMES
Esperienze anarchiche negli Stati Uniti
e in Russia agli inizi del 900
pag. 88, 3 euro
per richieste: