«Voglio la mia tomba...»
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Questi versi sono attribuiti a Ramón Vila Capdevila detto Caracremada (1908-1963), l’ultimo partigiano anarchico spagnolo. Dopo aver partecipato alla rivoluzione del 1936, dopo aver preso parte in Francia alla Resistenza contro il nazismo, Caracremada fece ritorno in Spagna per combattere contro il fascismo del generale Franco. Rinnegato dai burocrati della CNT, che lo definivano «bandito», Caracremada morirà in un conflitto a fuoco con la Guardia Civil dopo una lunga serie di sabotaggi contro i tralicci dell’alta tensione (l’ultimo dei quali compiuto cinque giorni prima della sua morte, avvenuta il 7 agosto 1963).
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Voglio la mia tomba
distante dai cimiteri
senza camicie bianche
né monumenti dorati
Voglio esser sepolto
lontano da quei luoghi fasulli
dove ogni anno arriva gente
a deporre i propri lamenti
Voglio esser sepolto
in cima a una montagna
accanto a quel pino bianco
solo nel burrone
Voglio che la mia tomba stia
tra due macigni
e i miei compagni siano
serpenti colorati e lucertole verdi
Non voglio al mio funerale
preti laici o romani,
e i fiori devono essere
mazzi di cardi pungenti
Non voglio nemmeno che siano
pronunciati discorsi e salmi
con bandiere ed orpelli
perversione del mondo civilizzato
Come orazione, il gracchiare
di corvi e cornacchie
l’ululato della vecchia volpe
quando cieca viene abbandonata
Nessun lume di cero
dai lugubri bagliori
mi illumineranno
fulmini e lampi
Voglio la mia tomba
ricoperta di alte spine
di rovi grandi e spessi
cespugli e cardi selvatici
Che accanto cresca
l’erba per il bestiame
e che alla mia ombra si riposi
il cane nero stanco
Voglio che il mio corpo riposi
lontano dal trambusto umano
accanto al grande pino situato
nella gola solitaria