Macchianera

Capita – sovente, talvolta, di rado – che fiumi di inchiostro o nastri di celluloide scorrano sotto i nostri occhi. Una reazione possibile è quella di abbandonarsi a quelle parole ed immagini, lasciarsi trasportare dalla loro corrente magnetica ovunque essa porti. Un'altra ipotesi è di entrarvi dentro ma senza lasciarsi risucchiare dal vortice. Perché il pensiero ha bisogno di ispirazioni, non di intimidazioni.

I. S. 1958-69

Macchianera

Internazionale Situazionista 1958-69

Internazionale Situazionista 1958-69
Nautilus, Torino 1994

 

La pubblicazione di questo libro rappresenta un evento. Per la prima volta, tutti i numeri della rivista dei situazionisti sono presentati in una traduzione integrale e, dicono, perfetta. Basta con gli "specialisti" alla Mirella Bandini e con i censori opportunisti. La verità innanzitutto. Finalmente, cosa ha veramente detto l'IS è sotto gli occhi di tutti.

Solo che, una volta riconosciuto il valore di un simile sforzo, bisognerà pur entrare nel merito e chiedersi cosa diavolo fare dell'Internazionale Situazionista. Intendiamoci, non che l'IS non abbia affermato cose interessanti. II fatto è che una critica radicale, per quanto penetrante e fondata possa essere, non costituisce di per sé una teoria rivoluzionaria, meno che mai un progetto di tal fatta. E non ci sarebbe nulla di male in tutto ciò, se non fosse che i situazionisti e i loro cultori hanno talmente promesso e garantito di aver "superato" tutto e tutti, di aver forgiato loro, e soltanto loro, le chiavi che apriranno le porte della rivoluzione – sempre lamentandosi dell'ignoranza che li circondava – che la lettura di questa antologia lascia quasi stupefatti.

T.A.Z.

Macchianera

T.A.Z. Zone temporaneamente autonome

T.A.Z. Zone temporaneamente autonome Hakim Bey Shake Edizioni, Milano 1993

La scrittura cyberpunk è altamente pirotecnica perché ha lo scopo di annichilire il lettore, di sommergerlo con immagini incredibili in modo da non permettergli di cogliere il significato di ciò che sta leggendo. Assordati da questo «muro del suono», non ci si sofferma sul significato di ciò che si legge, ma si rimane esterrefatti. Di fronte a questa massa indistinta di nomi, riferimenti, dati, sigle che si susseguono freneticamente, il lettore rimane stordito. Ciò che gli resta non è una idea su cui poter formulare un giudizio, ma una sensazione strana e indefinibile che può solo subire. Non riuscendo ad interpretare ciò che legge, sovente ammaliato dalla confidenza che il cyberpunk mostra di avere con la cultura in generale e con le nuove tecnologie in particolare, giunge alla conclusione di trovarsi di fronte a qualcosa di enorme, di molto intelligente, evidentemente troppo intelligente per lui dal momento che non riesce a capirlo, laddove in realtà non c'è nulla da capire.

La rapina in tasca

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La rapina in tasca

La rapina in banca. Storia. Teoria. Pratica
Klaus Schönberger
DeriveApprodi, Roma 2003

 

Come dice un diffuso adagio, «Chi sa fa, chi non sa insegna». In questa briciola di saggezza è già contenuta la ragione per cui i professori sono sempre stati oggetto di scherno e disprezzo. Al di là dei pregi o difetti dei singoli, questa genìa è composta irrimediabilmente da cretini incapaci di comprendere la differenza che intercorre fra un’esperienza di vita ed una materia di studio. Uno di loro, tale Klaus Schönberger, ha da poco pubblicato in Italia un libro intitolato La rapina in banca. Storia. Teoria. Pratica, per conto di una casa editrice di sinistri recuperatori, DeriveApprodi.
Come avrete già intuito, Schonberger non è un rapinatore, bensì un cattedratico. Per la precisione un «docente di cultural studies», come ci tiene a specificare. Ciò significa che i soldi che ha nelle proprie tasche non provengono dalla critica pratica alla proprietà privata, ma da una certa pratica di genuflessione e dalla partecipazione all’Accademia di Stato.

Il ruggito delle blatte

Macchianera

Il ruggito delle blatte

Epidemia di rabbia in Spagna (1996-2007)
Ed. laramaccia, Teramo 2010

 

Dopo averne degustato tempo fa un estratto su internet che aveva destato la nostra curiosità, siamo riusciti infine a leggere per intero l’opuscolo a cura delle edizioni “laramaccia” di Teramo. Si tratta della traduzione di un testo apparso nel 2008 sulla rivista spagnola Resquicios, a firma Le Tigri di Sutullena.
Vivessero nella giungla, le tigri sarebbero selvatiche. Saprebbero d’istinto che libertà è sinonimo di avventura e rischio. Vivendo a Sutullena, sono tigri addomesticate. Mangiano quando qualcuno dà loro da mangiare ed il resto della giornata lo trascorrono a girare in tondo nella gabbia, spalancando le fauci a chi non gode delle loro simpatie. Ambiscono alla libertà, ma non osano tentare di conquistarla per timore della frusta. Sono furbe, loro, aspettano il momento propizio, quando qualcosa di esterno aprirà d’incanto i cancelli: l’avvento di condizioni storiche oggettive adeguate, l’identificazione sociologica di un soggetto collettivo rivoluzionario, la formulazione erudita di una teoria radicale globale. E aspettano, aspettano, aspettano...

In ogni caso nessun rimorso

Macchianera

In ogni caso nessun rimorso

In ogni caso nessun rimorso
Pino Cacucci
Tea due - Longanesi e C., Milano 1996
Feltrinelli, Milano 2003

 

È possibile che tra le idee, i fatti, le persone e il tempo, i rapporti si siano ingarbugliati fino a non riuscire più a riconoscerne i contorni. È altrettanto possibile che ciò che è vissuto sotto il segno della libertà, anche di quella più selvaggia, finisca col trasformarsi in strumento di addomesticamento.
Si ha un bel ripetersi che dopo tutto certi fatti e persone sono fuori moda e oramai superati, ma il rinnovato interesse manifestato da molti nell'affrontare argomenti del passato, tacendo però l'autentico significato di ciò che è stato, non può cambiarne a posteriori la realtà. Troppi percorsi pretesi nuovi sono la triste parodia di vie già battute, perché si possano sacrificare queste ultime, e chi le ha percorse, alla demagogia che presenta ogni cosa come soffocata dalle erbe cresciute col tempo.

Niente in Comune

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Niente in Comune

Posse
Istituzioni del Comune

Manifestolibri, Roma 2008

 

Manco a farlo apposta, stavo come spesso capita naufragando in rete e mi aggrappavo qua e là ai link che più mi ispiravano, quando ad un tratto mi è passato davanti il sito di Posse: «Ah! Ma esce ancora? Ora fanno un sito? Buon per loro». Ciò esclamato, ho continuato la mia deriva virtuale come se niente fosse (non sono propriamente fedele di S. Antonio da Padova). Ma poi, ripensandoci, la curiosità mi ha spinto a tornare indietro. Da quanto avevo intravisto, Posse dedicava ampio spazio alle «Istituzioni del comune». E questo subito dopo la cancellazione della sinistra parlamentare dal Parlamento! Mica potevo perdermi l’occasione. Cosa avranno da dire gli eruditi teorici della Moltitudine insorgente a proposito dell’improvvisa scomparsa dei loro mezzani di palazzo preferiti?
Così, ho cominciato a tuffarmi in quei testi. Ammetto subito che la mia non è stata una lettura approfondita; diciamo che ho dato una buona occhiata. A tutto c’è un limite, anche alla curiosità. Il gergo post-autonomo scroto-negriano riesce a nausearmi in fretta da tanto mi ricorda il latino arcaico dell’antica Chiesa. C’è in esso la stessa volontà sacerdotale di esprimersi in una lingua arcana per meglio tenere in pugno la vile plebaglia. «L’uomo è pronto a credere a tutto, purché glielo si dica con mistero», ammoniva un poeta. Deve essere per questo che preti & politicanti, cioè coloro che aspirano al ruolo di pastori delle umili greggi, amano tanto il linguaggio esoterico. A volte però, soprattutto sulla spinta di eventi particolari, le formule più bizzarre e incantatorie sono costrette a lasciar trapelare una certa schiettezza.

Ananas e kalashnikov

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Ananas e kalashnikov

Delta in rivolta.
Suggerimenti da una «insurrezione asimmetrica»

Porfido, Torino 2009

 

Con gli insorti naxaliti,
nel cuore della foresta indiana

Porfido, Torino 2010

 

Si poteva sperare che il terzomondismo, questa mitologia guerrigliera in grado di scombussolare gli ormoni ai pasciuti rivoluzionari occidentali, fosse ormai un ricordo lontano coltivato solo da pochi militanti antimperialisti decerebrati — gli unici a non avvedersi che la propria esaltazione per le rivolte che scoppiano in giungle esotiche è il frutto della cattiva digestione della loro coscienza. La recente pubblicazione di questi due libri sta a dimostrare invece come nessun pensiero si trovi al riparo dagli spifferi del venticello del momento, pronto a mutar direzione in qualsiasi istante. Ovvero, che spesso e volentieri il pensiero non si nutre affatto di idee singolari bensì di opinioni collettive, malleabili e rivedibili come tutto ciò che è opinione e collettivo. È forse servito a qualcosa annotare quanti sinceri democratici di sinistra si commuovano per la guerriglia in Messico o in America latina, o come la passività abbia sempre bisogno di guide e specialismi? Si direbbe di no, preso atto di quanti sinceri sovversivi di estrema sinistra e libertari siano pronti oggi a condividere quella stessa commozione e quella stessa passività.

L'insurrezione e il suo doppio

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L'insurrezione e il suo doppio

Nel distinguere il vero romanticismo da quello fasullo, Victor Hugo osservava come ogni autentico pensiero fosse spiato da un inquietante doppio sempre in agguato, sempre pronto a frapporsi all’originale. Personaggio di stupefacente plasticità che gioca sulle similitudini per racimolare qualche applauso sul palcoscenico, questo doppio ha la particolare capacità di trasformare lo zolfo in acqua santa e di farlo accettare al pubblico più recalcitrante. Anche l’insurrezione moderna, quella che fa volentieri a meno dei Comitati Centrali e dei Sol dell’Avvenire, si trova a fare i conti con la sua ombra, col suo parassita, col suo classico che la imita, che si veste dei suoi colori, ne indossa i vestiti, ne raccoglie le briciole.

Sull’onda del clamore mediatico che l’ha reso un best-seller in Francia, è ormai disponibile anche in versione italiana L’insurrezione che viene.
Pubblicato nel marzo 2007, a firma Comitato Invisibile, questo testo è salito alla ribalta delle cronache transalpine grazie a un’inchiesta giudiziaria che ha portato lo scorso 11 novembre 2008 nel piccolo paese di Tarnac all’arresto di 9 sovversivi, accusati di coinvolgimento in un sabotaggio contro la rete ferroviaria ad alta velocità. Come spesso accade in questi casi, il magistrato inquirente ha cercato di rafforzare il suo teorema anche dal punto di vista “teorico”, attribuendo ad uno degli arrestati la paternità del libro in questione. Stampato da una piccola casa editrice commerciale di sinistra e distribuito su tutto il territorio nazionale, già bene accolto dall’establishment al momento della pubblicazione — L’insurrezione che viene è diventato per decisione della Procura un pericoloso e temibile «manuale di sabotaggio».

Primitivismo...

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Primitivismo: una rivoluzione ufficialmente accettata?

Immagine

 

Primitivo attuale Stampa Alternativa, Roma 2004

 

Apocalittici o liberati? Stampa Alternativa, Roma 2004

 

Quattro gatti. Gli eterni perdenti. Generosi, ma fuori dalla realtà. Portatori di un sogno bello, ma impossibile, decisamente impossibile... Questi sono solo alcuni dei giudizi che da sempre seguono gli anarchici. Anzi, che li perseguitano. In un mondo forgiato in ogni suo aspetto dal dominio, in mezzo a contemporanei che considerano del tutto spontaneo e naturale guardare la televisione e avere un conto in banca, fare la fila al casello autostradale e lavorare per la pensione, i nemici del potere si ritrovano soli contro tutti, facili zimbelli degli amici del potere. Un vero incubo, talvolta difficile da sopportare a livello psicologico. Forse per questo molti di loro sono afflitti da una specie di complesso di inferiorità che li porta sempre a giustificarsi, mentre vanno alla continua ricerca di stampelle cui aggrapparsi per non cadere nel ridicolo. Quando si imbattono in qualche personaggio di piccola, media o grande fama che manifesta simpatie per le loro idee, vanno in brodo di giuggiole: «Visto? Non siamo affatto soli, anche il noto cantante... il premiato scrittore... il grande filosofo... lo stimato scienziato... ci danno ragione». Poco male poi se tutti questi nomi altisonanti esprimono il proprio amore per la libertà solo durante una pausa domenicale, dopo aver trascorso il resto della settimana a timbrare il cartellino di sottomissione all’autorità. Quel che conta è non sentirsi più soli, oltre a risollevare di qualche centimetro la statura del proprio morale. Per averne una dimostrazione, basta leggere i due libri pubblicati da Stampa Alternativa dedicati a John Zerzan, il più noto «teorico del primitivismo». Il primo s'intitola Primitivo attuale e raccoglie alcuni saggi apparsi anni or sono nella sua prima antologia edita negli Stati Uniti; il secondo è Apocalittici o liberati? e riporta stralci di due interviste da lui concesse.

Tempo scaduto

Macchianera

Tempo scaduto

Postfuturo
IntraMoenia, Napoli 2008



È inutile. Esiste un legname talmente duro da risultare refrattario all’azione di qualsiasi tarlo, anche il più mordace. Hai voglia a forarlo, per lungo o per largo. Nel vederlo ridotto così, bucherellato da tutte le parti, non scommetteremmo un centesimo sulla sua resistenza, e invece... Quel legno non si sfalda, non si sgretola, al massimo risuona in maniera un po’ sciocca.

Accade lo stesso alle celluline grigie di Pierluigi Sullo, direttore di Carta, nonché promotore di Attac Italia, nonché collaboratore de Il Manifesto e di Liberazione. Una vita spesa nel benemerito Corpo dei Pompieri della Rivolta — composto, per intenderci, da quelli che intessono lodi ai passamontagna messicani, alle vetrine sfondate statunitensi, ai fuochi francesi o agli assalti greci, ma che strillano alla provocazione e invocano il ripristino dell’ordine davanti a passamontagna, vetrine sfondate, fuochi ed assalti in terra italica.

Sotto il vetriolo, l'incenso

Macchianera

Sotto il vetriolo, l'incenso

Nel calderone del negativo
415, Torino 2005

 

Nata come pubblicazione periodica, proseguita come casa editrice, la "Encyclopédie des Nuisances" porta avanti da molti anni in Francia una serrata critica alla società industriale e alle sue nocività. Le sue analisi vengono spesso associate e rimandano a quella critica radicale formulata contro «la società dello spettacolo» negli anni 60 dall’Internazionale Situazionista, di cui in un certo senso l’Encyclopédie si ritiene legittima erede. Non si può certo dire che si tratti di un millantato credito, tenuto conto che un paio di enciclopedisti hanno iniziato a farsi le ossa proprio nell’IS e che per un breve periodo l’Encyclopédie ha goduto del viatico dello stesso Guy Debord. Ma se all’inizio i riferimenti e le citazioni situazioniste abbondavano negli scritti enciclopedisti, col passare del tempo sono andati via via scomparendo. Non a caso. Infatti tutta l’attività di Semprun e compagni inciampava di continuo in una contraddizione che iniziava a risaltare sotto gli occhi di tutti e che rischiava di minare la stessa credibilità della loro opera: come è possibile criticare radicalmente la tecnologia e rifiutare ogni ipotesi di rottura rivoluzionaria (come fa l’Encyclopédie) e al tempo stesso tessere le lodi a tecnofili sfrenati nonché rivoluzionari convinti (quali furono i situazionisti)?
Alla fine uno dei partecipanti alla "Encyclopédie des Nuisances", Jean-Marc Mandosio, ha deciso di affrontare di petto il delicato argomento.

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