Brulotti

Sulla comunicazione

Se vogliamo affrontare insieme la questione delle possibilità di intervento per gli anarchici nella conflittualità sociale, attuale e a venire, diventa secondo noi necessario parlare dei cambiamenti strutturali della società avvenuti negli ultimi decenni, in questa sede ci concentreremo in particolare sul ruolo che ha avuto lo sviluppo delle tecnologie telematiche. 

Il testo sarà sviluppato in tre parti — nella prima cercheremo di schizzare una breve analisi del ruolo dell'informazione e dello sviluppo della tecnologia di comunicazione in relazione con i cambiamenti strutturali della società, la seconda parte invece sarà sull'influenza dello sviluppo di queste tecnologie sul contesto sociale. Per concludere ci sarà qualche nota disordinata del significato di questi cambiamenti per noi anarchici, sulle possibilità che ci troviamo di fronte e qualche questione che secondo noi è necessario approfondire ulteriormente insieme.
 
La rapidità di circolazione dell'informazione come condizione necessaria
per l'esistenza delle società post-industriali
Molte analisi sono state fatte da parte di compagni, soprattutto negli anni 80 in italia, sui cambiamenti strutturali della società da una forma industriale verso una forma che veniva definita allora come post-industriale. Visto che non è nostra intenzione qui approfondire troppo nel dettaglio l'analisi, ma piuttosto dare un quadro generale, invitiamo i compagni interessati ad approfondire ulteriormente la questione o se ancora non l'avessero affrontata a fare riferimento alle analisi già esistenti tenendo conto del contesto in cui esse sono state sviluppate.
È da tenere presente che parlando di cambiamenti strutturali non stiamo parlando di cambiamenti assoluti, ma di tendenze, ci affidiamo dunque all'intelligenza dei compagni nel leggere il seguente testo in questa ottica.
 
I cambiamenti strutturali degli ultimi decenni hanno permesso al sistema capitalista di superare le forti perturbazioni che scoppiarono negli anni 60-70, perturbazioni provenienti da contraddizioni apparentemente insuperabili che facevano sembrare a molti imminente e inevitabile la possibilità di una rottura rivoluzionaria, cosa che come possiamo facilmente constatare oggi non avvenne perchè la ristrutturazione che seguì fu in grado di garantire al capitalismo la flessibilità necessaria per sopravvivere e svilupparsi; si passò dal modello dei grandi e rigidi complessi industriali a quello della produzione decentralizzata e flessibile, dalla società dei consumi massificati a quella dei consumi individualizzati. Questa trasformazione fu possibile solamente grazie allo sviluppo delle moderne tecnologie di (tele)comunicazione che permisero da una parte una incredibile accelerazione dei processi informativi, quindi un processo di decentralizzazione del sistema produttivo in più piccole entità flessibili e sparse sul territorio rendendo superflui l'accumulazione e lo stoccaggio della merce (e quindi la stessa economia di scala), basata sulla concentrazione di enormi complessi industriali e sull'uso di macchine costose e poco flessibili, creando quella che possiamo chiamare una economia a flusso continuo. Non è un caso che con lo sviluppo della rete telematica più che la produzione di merce nel senso classico si sia sviluppata la produzione “immateriale”, la produzione dei servizi.
L'accelerazione dei processi informativi è dunque al centro dei processi di ristrutturazione della società avvenuti negli ultimi decenni, e ancora in corso ai giorni nostri.
 
Lo sviluppo delle tecnologie di comunicazione e le sue conseguenze sociali
Il cambiamento delle strutture produttive della società permesso dallo sviluppo delle tecnologie di comunicazioni ha avuto una enorme influenza anche sul piano sociale. Questo fenomeno è osservabile in tutte le sfere della vita sociale, e in particolare in quella della conflittualità. Se in passato eravamo in presenza di grandi movimenti relativamente omogenei di “classe”, accomunati da condizioni di sfruttamento e di vita comuni, o di poco divergenti (sfruttamento organizzato in grandi complessi industriali e vita in quartieri operai), oggi ci troviamo di fronte a un paesaggio molto più frammentato, dove la decentralizzazione produttiva ha prodotto una differenzazione quantitativa nelle condizioni di sfruttamento (anche se nella sostanza rimangono uguali) e quindi una maggiore incapacità di comprendere uno sfruttamento comune e di comprendersi come “classe”, avendo gli sfruttati sempre meno punti di riferimento comuni. 
Non solamente le trasformazioni indotte dallo sviluppo delle tecnologie di comunicazione, ma anche le tecnologie stesse hanno trasformato il modo di pensare, comunicare e concepire il mondo. La comunicazione istantanea e ubiquitaria e la sovrabbondanza di informazioni hanno permesso l'instaurazione di un sentimento di eterno presente, in un mondo dove è possibile sapere quasi immediatamente qualunque cosa succede, sia nelle immediate vicinanze che in luoghi geograficamente distanti. L'immediatezza della comunicazione non è stata senza conseguenze nemmeno sulla qualità della stessa informazione: per essere istantanea essa deve diventare sintetica, breve, semplice, svuotata da qualunque riflessione, ridotta alla dimensione dei semplici fatti. Anche il linguaggio ha dovuto quindi essere adattato a questo nuovo tipo di comunicazione: semplicità, facilità di comprensione, appiattimento. Ora, se il linguaggio e la comunicazione sono i mezzi che permettono lo sviluppo del pensiero e della riflessione e quindi del desiderio, non dovrebbe sorprenderci che l'amputazione del linguaggio e l'immediatizzazione della comunicazione abbiano mutilato anche la capacità di pensare, riflettere e desiderare. Non dovrebbero quindi soprenderci né il declino delle ideologie, né il declino delle idee e della tensione utopica, sostituite sempre più dalla creazione di opinioni e dalla ricerca della soddisfazione dei bisogni immediati. Ogni orizzonte sembra tramontare di fronte all'eternità del presente.
 
Alcune riflessioni disordinate 
Tenere conto dei cambiamenti nella realtà in cui viviamo in una prospettiva rivoluzionaria non significa né dover rinunciare, né dover adattare ai tempi che corrono, smussandone le asperità, le nostre idee. Si tratta piuttosto di chiedersi come è possibile trasformare questa realtà in cambiamento partendo dalle nostre idee, di trovare i punti deboli in cui non solo è possibile ma auspicabile attaccare.
Il declino dei grandi movimenti dei lavoratori del passato, che non devono essere guardati con nostalgia, può confermare la validità, in questo momento storico, della scelta di organizzarsi per affinità e informalmente. Non si tratta, come alcuni pretendono, di ricostruire quelle mastodontiche comunità di lotta, né di ricostruire legami che sono stati distrutti dallo sviluppo del capitale, ma di trovare dei modi di attaccare qui e ora partendo dalle nostre basi, di comunicare con altre rivolte e approfondire i disordini esistenti, insomma trovare il modo di arrivare a una rottura insurrezionale dove tutto sarà possibile, sia nel bene che nel male.
L'impoverimento del linguaggio ci pone davanti a un problema molto importante: se la nostra capacità di immaginare, di riflettere, di pensare e desiderare viene ridotta, come possiamo esprimere quello che non possiamo immaginare e immaginare quello che non possiamo esprimere? Come e con quali mezzi comunicare?
 
 
[Zurigo, 10-13/11/2012]