Brulotti

Tu ti lamenti, ma che ti lamenti...

Lo zoo politico italiano – già infestato da squali, coccodrilli, serpenti e struzzi – si è arricchito di un nuovo esemplare: il Grillo. Il Grillo è quel bizzarro animale che, dopo aver urlato e strepitato per anni contro il Palazzo del potere ed i suoi ignobili abitanti, ora sta cercando di conquistarlo. In effetti, è proprio «una cosa pazzesca».  Ma a noi non fa ridere affatto. La politica ha raggiunto un tale livello di putrefazione e di meschinità da aver generato attorno a sé solo disprezzo, diffidenza ed ostilità. A parte la clientela abituale dei partiti, chi volete che creda ancora nella parola dei politici? Se c’è un insegnamento che si può trarre dal continuo alternarsi della destra e della sinistra alla guida del governo, in Italia come all’estero, è che chiunque metta le mani sul potere finisce poi immancabilmente per abusarne. 

Che se ne vadano tutti, il grido di battaglia lanciato qualche anno fa dai manifestanti argentini esasperati da secoli di oppressione, non conosce angolo del pianeta in cui possa risultare incomprensibile. 
Ebbene, come si fa a pensare che tutti i parassiti che siedono in Parlamento debbano andarsene solo per lasciare libero ad altri lo scranno dei privilegi? Vattene tu, che mi ci siedo io? Qui bisogna decidersi. O si ritiene che la politica abbia dimostrato il proprio totale fallimento non riuscendo a dare agli esseri umani nemmeno uno straccio di sopravvivenza (e allora è giunta l’ora di liquidarla una volta per sempre), oppure si è convinti che la politica in sé sia immune da ogni tara e che tutte le infamie ad essa attribuite siano in realtà provocate da singoli esseri umani sbagliati (e allora è giunta l’ora di cambiarli). 
Alle prossime elezioni, o il pio voto per volti nuovi o il rabbioso astensionismo generalizzato.
 
Il Grillo saltella un po’ di qua e un po’ di là, creando solo false speranze e confusionismo interessato. Il suo cuore magari lo spingerebbe verso la libertà, ma la sua testa è ormai abituata a piegarsi all’autorità. Pensa che basti presentarsi alle elezioni col nome di Movimento per non essere un partito. Pensa di poter mettere piede in Parlamento senza venirne risucchiato e triturato. Da un lato denuncia gli orrori della Democrazia, dall’altro si considera il «salvatore della Democrazia». Da un lato critica lo Stato, dall’altro vuole «uno Stato che faccia lo Stato». Da un lato minaccia tsunami contro il potere, dall’altro lo vuole proteggere dagli attacchi di «quelli che prendono i bastoni». Anima bella che crede nelle favole dove i principi sposano le sguattere e le principesse baciano i rospi, il Grillo è l’ultimo baluardo del parlamentarismo.  
Anziché dargli il colpo di grazia per cominciare a sperimentare infine la libertà – una libertà che può iniziare solo dove lo Stato finisce – lo vuole salvare per permettergli di continuare a regnare.
Questo Grillo sarà anche di Genova, ma non ha lo stesso amore per la libertà di un suo celebre concittadino. Altrimenti non verrebbe a proporci quella «ginnastica d’obbedienza» che fa «diventare così coglioni da non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni». Altrimenti capirebbe che solo mettendo mano ai bastoni riusciremo a mandarli tutti via, i signori del Potere. Ecco perché il suo tsunami elettorale è una barzelletta, una tempesta in un bicchiere d’acqua. 
 
Noi non vogliamo più partiti. Non vogliamo più politica. Non vogliamo più Parlamenti. Non vogliamo più Stati. Né di destra, né di sinistra, né di “oltre”. 
Che se ne vadano tutti, nessuno escluso. E che si radano al suolo i loro Palazzi. 
Solo così saremo certi che nessun altro ne prenderà il posto.
 
 
malarazza anarchica
 
 
Volantino distribuito a Lecce il 19 gennaio 2013, in occasione del comizio elettorale del capo del Movimento 5 Stelle. Esposto anche uno striscione nella piazza, di fronte al palco su cui si esibiva il comico: "Non ci sono poteri buoni".