Intempestivi

Neve

 

È primavera da qualche giorno, ma non si direbbe. Piove, fa freddo, qua e là cadono persino copiosi fiocchi di neve. Eppure, sabato 23 marzo è stata una giornata di manifestazioni.
A Roma si sono radunati i sostenitori del Padre Ubu italiota, il Popolo della Libertà. Secondo gli organizzatori – si sussurra, colpiti da uveite – erano in trecentomila. Tutti convinti (passiamo pure sopra i numerosi figuranti pagati) che solo questo Stato, nella sua versione liberal-televisiva, è possibile. Nient'altro. Altrimenti è la bancarotta, si fa la fine di Cipro o della Grecia, si finisce in mano ai “comunisti”. Via libera alle grandi opere e alle privatizzazioni, basta con le inchieste giudiziarie troppo invadenti nei confronti di ricchi e potenti.
Sempre a Roma, ma anche a Milano e a Genova, si è dato appuntamento il popolo Viola, ovvero i fustigatori del Padre Ubu italiota. Una petizione che ne dichiara l'ineleggibilità ha raccolto duecentotrentamila firme, incalzano gli organizzatori. Codice civile alla mano, legalità nel cuore, strillavano che solo uno Stato costituzionale è possibile. Nient'altro. Altrimenti è l'arbitrio dell'illegalità, e si finisce in mano a tiranni grandi e piccoli. Più rispetto per le sentenze, più strumenti alle forze dell'ordine, più obbedienza alla legge. 
E poi – soprattutto – c'è stata la manifestazione in Val Susa dove ha marciato il popolo NoTav. Settemila per le forze dell’ordine, ottantamila per gli organizzatori. Che importa. Ciò che conta è che sono partiti insieme e sono tornati insieme: uomini e donne, giovani e vecchi, imprenditori e operai, credenti e atei, conservatori e sovversivi. Tutti legati da un pensare positivo che rende il loro movimento tanto vivo (e che, senza spingersi troppo oltre, va da Hugo Chavez a Padre Pio). Composto da attivisti quasi tutti convinti che un altro Stato è possibile. Uno Stato che rispetti il parere dei suoi cittadini e non si imponga autoritariamente; uno Stato che non sperperi il denaro pubblico ma lo spenda in servizi sociali; uno Stato che non instauri stati di eccezione perché rispettoso del diritto: uno Stato bravo, buono e giusto. Nient'altro. Altrimenti la democrazia viene tradita. A vegliare su di essa ora si sono aggiunti anche i neo-parlamentari che hanno dimostrato l'inettitudine del dogmatismo astensionista permettendo agli attivisti di prendere dall'interno le misure del cantiere «illegale» «illegittimo» «inesistente». Meno male che ci sono i senatori.
Gira che ti rigira, la conclusione è sempre la medesima. Voce di popolo vuole che solo lo Stato è possibile. Tutti forti di questa certezza – Padre Ubu pensa di aver piantato il seme dell'impunità sotto la neve del consenso elettorale, i suoi fustigatori violacei pensano di avere piantato il seme della giustizia sotto la neve della legalità, mentre gli attivisti NoTav pensano di aver piantato il seme della libertà sotto la neve del cittadinismo.
Ma piove, fa freddo, qua e là cadono persino copiosi fiocchi di neve. E questa primavera si sta rivelando un incubo, sembra non arrivare mai. Ecco perché ci si rivolge ai numeri, che rassicurano e gratificano. Senz'altro, ma presentano anche un difetto: più crescono, più è facile che non tornino i conti. Più che una minaccia agli amici del popolo, un invito ai suoi nemici.
 
[25/3/13]