Brulotti

...farai di te stesso fiamma

Carlo Michelstaedter
 
Voi vivete perché siete nati – ma dovete rinascere «per voi stessi» – per vivere.
Ci sono zoppi e diritti – ma l'uomo deve farsi da sé le gambe per camminare – per far cammino dove non c'è sostegno e non cadere; per far cammino dove non c'è strada.
Per le vie della terra l'uomo va come in un cerchio che non ha fine e che non ha principio, come in un labirinto che non ha uscita. E si accalcano gli uomini, e gareggiano e si soffermano, o procedono senza riposo, ma sono sempre là dove erano, ché un posto vale l'altro nella valle senza uscita.
Ora tu ti farai una via per uscire e non per muoverti fra gli uomini, per trar gli altri dietro di te e non per chiedere i premi che ci sono nelle vie degli uomini – che tali non sono – ma per cui solo l'uno segue gli altri. Vivono di ciò che è nato con loro, e muoiono la morte di quello in tutti gli istanti della loro vita.
Ma tu non vivi-morrai di ciò e per ciò – ma ti creerai da te, e in te «la vita»; rinato da te stesso non ti muoverai a differenza delle cose sognate; ma in uno sarai tu stesso e la vita; e farai di te stesso fiamma.
Poiché tu sei il primo e l'ultimo.
Non sei né il primo né l'ultimo a questo mondo; se vuoi vivere devi adattarti a godere di quello che trovi, che d'altronde non potresti cambiare – dice la folla.
Ma devo vivere così perché? Per aspettarmi che cosa? per conservarmi a che cosa per cui io debba rinunciare a quello che voglio, sacrificare quello che per me sarebbe la vita?
No, il mondo è il mio mondo e nel mio mondo sono «io» il primo e l'ultimo, non trovo niente di fatto prima di me, non mi posso affidare che niente venga fatto dopo di me, ma devo prender su di me la responsabilità della mia vita come la devo vivere, che su altri non può ricadere; aver io stesso in me la sicurezza della mia vita che altri non mi può dare, creare io il mondo come io lo voglio, che prima di me non esiste: devo essere padrone e non schiavo nella mia casa. Aver fatto non mi giova ma fare, in qual modo lo faccio, poiché non c'è premio degli altri, che non sono per me, né dalla cosa fatta, che com'è fatta così non è, ma per giungere a fare tutto in  un punto: in questo vivendo in tutte le cose tutto me stesso, poiché io sono il primo e sono anche l'ultimo.
Cosa che mi possa fare diverso da quel che sono non esiste, che mi potrebbe togliere di continuare in ciò e per ciò che non esiste, ma non potrebbe mai togliermi il mio mondo: che duri un anno o un secolo sarà stato sempre lo stesso.