Brulotti

«Ma dov'è, di grazia, la garanzia del progresso...»

Charles Baudelaire
 
C'è anche un errore molto di moda, dal quale voglio badarmi come dall'inferno: voglio parlare dell'idea del progresso. Questo fanale oscuro, invenzione del filosofume contemporaneo, brevettato senza garanzia della natura o della Divinità, questa lanterna moderna getta delle tenebre su tutti gli oggetti della conoscenza: la libertà vien meno, il castigo sparisce. Chi vuole veder chiaro nella storia deve prima di tutto spengere questo perfido fanale. Quest'idea grottesca, fiorita sul terreno marcio della fatuità moderna, ha scaricato ognuno del suo dovere, ha liberato ogni anima della sua responsabilità, sciolto la volontà da tutti i legami che le imponeva l'amore del bello; e le razze diminuite, se questa straziante follia dura a lungo, si addormenteranno sull'origliere della fatalità nel sonno farneticamte della decrepitezza. Questa infatuazione è il diagnostico d'una decadenza già troppo visibile.
Domandate a ogni buon francese che legge tutti i giorni il suo giornale nel suo caffè, che cosa intende per progresso: risponderà che è il vapore, che è l'elettricità e la luce del gas, miracoli sconosciuti ai romani, e che queste scoperte testimoniano pienamente della nostra superiorità sugli antichi: tante tenebre si sono formate in questo disgraziato cervello e tanto le cose dell'ordine materiale e dell'ordine spirituale vi si sono così bizzarramente confuse! Il pover'uomo è talmente «americanizzato» dai suoi filosofi zoocrati e industriali, che ha perduto la nozione delle differenze che caratterizzano i fenomeni del mondo fisico e del mondo morale, del naturale e del soprannaturale.
Se una nazione intende oggi la questione morale in un senso più delicato che non la s'intendesse nel secolo precedente, c'è progresso: è chiaro. Se un artista produce quest'anno un'opera che testimonia più sapienza o più forza immaginativa di quella dimostrata l'anno passato, è certo che ha progredito. Se le derrate sono oggi di miglior qualità e a più buon mercato di prezzo che non erano ieri, vi è un progresso incontestabile nell'ordine materiale. Ma dov'è, di grazia, la garanzia del progresso per l'indomani? Poiché i discepoli dei filosofi del vapore e dei fiammiferi chimici la intendono così: il progresso non appare loro che sotto la forma d'una serie indefinita. Dov'è questa garanzia? Non esiste, io dico, che nella vostra credulità e nella vostra fatuità.
Lascio da parte la questione di sapere se, rendendo più delicata l'umanità in proporzione delle gioie novelle che le apporta, il progresso indefinito non sarebbe la sua tortura più ingegnosa e più crudele; se, procedendo con un'ostinata negazione di se stessa, non sarebbe un genere di suicidio incessantemente rinnovato, e se, chiuso nel cerchio di fuoco della logica divina, non rassomigliasse allo scorpione che si buca da sé colla sua terribile coda, questo eterno desideratum che forma la sua eterna disperazione?
 
[Curiosità estetiche, 1855]