Brulotti

Al rovescio del linguaggio

Il linguaggio mantiene celato al proprio interno uno stupefacente potere di costruzione e di de-costruzione. Ogni parola apparentemente compiuta non è che lo stato presente di una quantità di altre potenziali parole, «in sospeso», che chiedono solo di manifestarsi alla svolta di uno scarto del linguaggio. Solo l'uso strettamente utilitario della parola cui siamo spesso costretti ci dissimula questi stati, così come ce ne proibisce l'accesso con la scusa dell'univocità, della comprensione, con il pretesto definitivo che il linguaggio sia un codice che deve essere condiviso da tutti, al fine di comunicare. E tuttavia... Il linguaggio che usiamo tutti i giorni, le parole che facciamo servire al nostro pensiero sono ben lungi dall'essere innocenti. Sono in qualche modo «minate» dall'interno, pronte a fare implodere la sostanza stessa che le compone; e mi piace immaginare che noi non ci accontentiamo di costruire le nostre frasi in virtù del loro senso manifesto, ma che inconsciamente non appena pronunciamo una parola agisca di concerto un gioco perverso, al fine di creare un secondo livello di linguaggio, una seconda lettura parallela e sottostante, non più guidata dal principio di realtà ma da quello del puro piacere. Ogni frase pronunciata potrebbe così rivelarsi l'anagramma, il criptogramma, il messaggio cifrato di un'altra frase portatrice di un messaggio altrimenti rivelatore. Partendo da questa supposizione è possibile intravedere una caccia sistematica, basata su un metodo di decriptaggio auditivo, che mirerebbe a discernere gli scivolamenti, gli slittamenti verbali, gli abissi auditivi che si nascondono dietro le frasi apparentemente più banali. Sarebbe così interessante praticare questa caccia all'interno stesso dei discorsi più «chiusi», i più sostenuti, i meno elastici, laddove per la precisione ci si aspetterebbe meno di stanare simili sotterfugi verbali.
È in questo senso che proponiamo di procedere a una rilettura paranoica-critica dei discorsi dei politici. Desiderando verificare quanto c'è di realizzabile in una simile proposta, abbiamo deciso di scegliere arbitrariamente le prime espressioni che ci vengono in mente rappresentative dell'ignominia e della bassezza quotidiana (ovvero le parole meno suscettibili di risvegliare echi sensibili). Si tratta di decifrare il significato occulto di certe parole, sotto forma di anagrammi il più perfetti possibile.
Seguendo la proposta di Marcuse di forgiarsi un controlinguaggio al fine di combattere l'ideologia veicolata dal linguaggio, si può immaginare di estendere questo metodo a una moltitudine di parole, espressioni, nozioni, che ogni giorno ingombrano nella maniera più nociva il nostro orizzonte sensibile. Chissà, forse così si riuscirà a smascherare il nemico nelle sue posture, sollevando un angolo del velo opaco ed ammorbante con cui cerca di nasconderci i contorni della vera vita.
 
la guerra etnica: galera urticante
assemblea nazionale: messalina in azione, basse lamentazioni
camera dei deputati: mercati di putredine
segretario di Stato: gretto e settario, tigre assetata
ragione di Stato: destra tignosa
medaglia d'onore: leoni da merdaio
generale di corpo d'armata: dominatore rapace e ladro, grande impalatore d'orde
andamenti di Borsa: inni da bastardo, dannati merdosi
inno di Mameli: dilemmi di nano