Brulotti

Sono in tanti ad avere paura

 

La città che vive ogni giorno

 
Nuove telecamere in città che vanno ad aggiungersi a quelle esistenti. Ed eccola la risposta della Lecce-bene, quella che governa questa città e la vorrebbe sempre pulita, decorosa, vetrina intoccabile, una sorta di bomboniera piena di confetti solo per i più danarosi. Negli ultimi giorni è ritornato spesso sui giornali locali il termine del decoro, offeso secondo i suoi strenui difensori da scritte sui muri e abusivi vari, bancarelle ambulanti e artisti improvvisati; manifestanti e manifesti di vario tipo e utilizzatori di gradini (che cosa strana sedersi a mangiare un panino eh?). I giornali aprono la strada, il controllo aumenta, verso tutti! La città che vive ogni giorno è un mondo a parte, separato rispetto a quello rappresentato dai vari media che allarmano e terrorizzano dando spazio a politici di vario colore, imprenditori, esponenti ecclesiastici e intellettuali. Insomma il vostro mondo non è il mondo di chi vive quotidianamente questa città, che la attraversa ogni giorno per sopravvivere, alla ricerca di una casa o di un lavoro e di un po’ di dignità, ed assapora la violenza costante di questo sistema di sfruttamento delle persone e dei luoghi.
Il vostro mondo non è il nostro mondo.
Lecce si riempirà di ulteriori 23 telecamere. Alcune di esse saranno posizionate in alcuni punti, teatro alcuni mesi fa di una rissa, sempre secondo giornali e magistratura, tra neofascisti di Casapound e antagonisti.
Quattro compagni sono ancora sottoposti alla misura cautelare dell’obbligo di dimora a causa di questa vicenda, mentre più di quaranta tra antiautoritari e antifascisti sono stati denunciati per svariati reati legati a varie manifestazioni contro Casapound, Forza Nuova e i Marò. L’ultima in ordine cronologico e più grossa numericamente, la manifestazione del 6 settembre scorso contro il raduno nazionale di Casapound.
Repressione e controllo avanzano di pari passo sotto la spinta di potentati che si ritengono i soli detentori della vita e della morte della città e di quelli che considerano i loro sudditi. Ma poiché non ci sentiamo sudditi di nessuno né docili cittadini di una democrazia che consente di partecipare solo nei suoi recinti, con un voto al parassita di turno o in un talk show televisivo, di cui i finti dibattiti sui giornali rappresentano la versione cartacea, non possiamo e non vogliamo rassicurare nessuno. Ci prendiamo gli spazi di cui abbiamo bisogno, ci prendiamo la libertà.
 
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Sono in tanti ad avere paura

«Ora ho paura per mio figlio». È quanto ha dichiarato ai giornali Simona Manca, assessore provinciale, il giorno dopo aver scoperto sul portone di casa e nei pressi della propria abitazione alcune scritte che la indicavano come «infame fascista». A nostro avviso, a parte la retorica delle parole dell’assessore, miranti a suscitare compassione e terrore, da quanto abbiamo letto può avere paura, al massimo, che suo figlio si sporchi il costoso giubbottino appoggiandosi ad una scritta vergata di fresco... Ma se pure così non fosse, se davvero ci fossero le condizioni per avere paura, sappia che ci sono migliaia, financo milioni, di persone che vivono nella paura ogni momento delle proprie giornate. 
Chissà quante madri hanno paura per i propri figli, quando questi lasciano il proprio villaggio dell’Africa sub-sahariana, e decidono di attraversare il deserto e viaggiare per anni, per provare a sfuggire alla miseria, e chissà quanta paura hanno coloro che si imbarcano su carrette fatiscenti per sfidare il mare in burrasca, d’inverno, pattugliato da navi militari, inviate a respingerli da tutti i colori della politica, compreso quello di cui si ammanta l’assessore Manca. 
Chissà quanta paura avranno, coloro che hanno la fortuna di non morire annegati, quando, in attesa di essere rimandati indietro, vengono rinchiusi nei lager della democrazia, i CIE, voluti anche dal partito di cui fa parte l’assessore Manca. 
Chissà quanta paura avranno quelli che non vengono rinchiusi, ma che per il colore diverso della loro pelle sono presi di mira, attaccati, bastonati ed anche uccisi, da militanti di organizzazioni come Casa Pound, quei bravi ragazzi con cui tanto spesso l’assessore Simona Manca ha collaborato qui a Lecce. E chissà quanta paura avranno anche i tanti omosessuali e diversi in genere, anch’essi nel mirino di Casa Pound e delle varie organizzazioni e partiti di destra che non fanno paura a Simona Manca, che vogliono imporre le proprie scelte sull’amore, sulla vita e sulla morte di chiunque. 
E, ancora, chissà quante migliaia di giovani e meno giovani hanno paura di uscire di casa, ogni giorno, per paura di incontrare uno di quegli uomini in divisa che difendono Simona Manca e tutte le brave persone come lei, e che pensano che per difenderle al meglio bisogna ammazzare di botte qualche Stefano Cucchi nelle celle dei tribunali, o qualche Federico Aldrovandi dopo averlo ammanettato per strada, o qualche Francesco Mastrogiovanni dopo averlo incatenato al lettino del reparto psichiatrico di un ospedale, oppure un uomo di colore, povero e disarmato, sparandogli addosso, oppure... 
È strano. A fermarsi a riflettere un attimo sembrerebbe proprio che creare condizioni di paura sia la specialità in cui eccellono l’assessore Simona Manca — che tiene a dire di non essere fascista, sebbene il suo agire la smentisca - e tutti i bravi politici come lei, tranne poi lamentarsi quando una parte infima di quella paura torna indietro. Eppure un vecchio adagio parla chiaro: chi semina vento, raccoglie tempesta. 
Al momento, una lieve brezza pare levarsi... 
 
[Brecce • giornale murale Aperiodico, n. 2, aprile 2015]